I love when you call me...

 

Etichette. Ce ne sono troppe e sono tutte su di noi. Piccoli ed invisibili cartellini bianchi macchiati con un inchiostro indelebile. Ce li portiamo dietro e vediamo cambiare in continuazione quella scritta muta: davanti alla gente, agli amici, all’amore e ai famigliari.
Quale è la mia? Non lo so, ecco la verità. Ogni volta la 'vedo' cambiare in toni differenti. Una volta è un qualcosa di dolce e un’altra una spina capace di ucciderti nel profondo. Eppure, non posso torgliermele. Sono costretta a tenerle. Cancellarle o modificarle non mi servirà, ritorneranno sempre come prima.

'Perfettina', ecco come mi chiamavano durante quello stupido reality a cui partecipai da adolescente. Odiavo quel soprannome. Sì, in effetti mi rappresentava abbastanza, ma detestavo che me lo si dicesse con disprezzo o con l’intento di prendermi in giro. Lo odiavo!
Poi è arrivato 'Principessa', e anche qui ho provato una profonda sensazione di fastidio. Detestavo il nome e colui che me lo aveva "donato". Io non sono una principessa. Non ho una scarpetta di cristallo, una famiglia di nani oppure la bellezza di una Dea. Però, devo ammettere, sentire il punk urlare per i corridoi universitari questo nomignolo mi faceva un certo effetto, mi sentivo diversa.
Poi 'Signorina'. Tutti i miei istruttori, i miei avvocati e gli adulti che mi circondavano, lo usavano. Mi esprimeva solo indifferenza, grigia e dura. Era per la classica conversazione 'domanda-risposta', come ad un interrogatorio.
Ora, però, credo di aver trovato un'etichetta abbastanza accettabile. Credo.


“Mamma, guarda che sono riuscita a fare?”
È cristallina e divertita, quella voce. Arriva improvvisa e per poco non mi fa rovesciare le stoviglie pulite. Mi viene da ridere.
“Sì, piccola mia?” la sua figura piccola, forse troppo per una bambina di cinque anni, mi è accanto e, con la mano pallida, continua a tirarmi la stoffa scura dei pantaloni. Sorride, mentre stringe con forza il foglio che tiene nella mano libera dai miei jeans.
“Mamma, io e papà abbiamo fatto un disegno e vorrei attaccarlo al frigo con le calamite. Posso?” chiede curiosa. So già che è inutile rispondere negativamente a quella bimba, come il padre non ascolta mai i miei discorsi. Prende lo sgabellino verde da sotto il tavolino in salotto e si avvicina al frigo. Mi viene da ridere quando, maldestramente, mette il piede in fallo e cade a terra.
“Siamo sicuri che è figlia tua, Principessa?” e, dopo questa domanda, quel dannato di un punk, o mio marito, si è meritato un bel pugno nello stomaco, mentre la risata di mia figlia si diffonde radiosa.
Si, l’etichetta ‘Mamma’ mi piace sempre di più.
 
 

 

Angolo di Una dolce ed indifesa Ferita~
Seconda storia qui e prima DuncanxCourtney!
Beh, che devo dire? Non sono molto sicura di quello che ho scritto. Magari avrei dovuta fare un qualcosa di meglio e invece….Beh, non importa per ora. Io ci tengo al fatto ‘etichette’, per me è un argomento piuttosto delicato.
Spero che vi sia piaciuta
BACIONI dalla Regina delle Ferite