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Autore: niallhoran93    20/10/2013    4 recensioni
Caddi per terra.
L'unica cosa che ricordo è che quando riaprii gli occhi, ne vidi sei azzurri che si muovevano.
«Stai bene?» chiese in inglese una dolce voce.
I sei occhi diventarono due. Erano di un azzurro ghiaccio.
«Si, sto bene, ma non grazie a te!» risposi con un tono un po' scorbutico.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Incontrando una star

 


Guardai l'orologio. Le due di notte. Ero nuovamente in ritardo. A mia mamma avevo detto che sarei tornata per mezzanotte, ma fortunatamente lei non era a casa e, dopo tutto, non era colpa mia.
Valentina, una mia amica, mi aveva obbligata a girare per Milano ed entrare in un hotel solo per vedere una band, gli One Direction.
Non riuscivo a capire cosa ci trovasse in loro. Si, erano carini, ma sprecare un’intera giornata solo per cercarli mi sembrava esagerato. Ma lei era contenta, finalmente eravamo nell’hotel. Ci eravamo infiltrate dall'uscita secondaria e stavamo girando in cerca della stanza in cui alloggiavano. Sapevamo quale era perché li avevamo visti affacciarvisi, ma trovarla all'interno di quell'enorme corridoio non era affatto facile. Io ero stanca mentre Valentina non smetteva di sperare.
Sentimmo un rumore. Era una donna in divisa che saliva le scale. Non potevamo farci vedere lì, così cercammo di nasconderci. Valentina salì al piano superiore mentre iniziai a correre verso l'uscita di sicurezza che portava a delle scale anti-incendio. Mi girai per vedere se quella donna era dietro di me. Era lì. Mi voltai nuovamente, pronta per uscire dalla porta anti-panico, che però si aprì, colpendomi dritta in faccia. Caddi per terra.
Quando riaprii gli occhi, ne vidi sei azzurri che si muovevano.

«Stai bene?» chiese in inglese una dolce voce.
I sei occhi diventarono due. Erano di un azzurro ghiaccio davvero stupendo.
«Si, sto bene, ma non grazie a te!» risposi con un tono un po' scorbutico.
«Non urlare» disse velocemente mentre mi tappò la bocca «se ti do due biglietti per il mio concerto, stai zitta?» chiese.
Io tolsi la sua mano.
«Io non voglio i biglietti per il tuo stupido concerto» continuai arrabbiata.
«Oh no, devi aver preso una bella botta!»
«Ti ho detto che sto bene.»
Mi aiutò ad alzarmi. Avevo una botta intesta e un'altra anche al ginocchio.
«Non ti reggi in piedi, è meglio se ti porto da un dottore» decise senza chiedermi niente.
«Io non vengo da nessuna parte con te, procurami soltanto del ghiaccio per la mia fronte!»
«Vieni nella mia camera, lo prendiamo dal mini frigo» disse mentre mise un mio braccio intorno al suo collo e mi aiutò a raggiungere la sua stanza. Aprì la porta e mi aiutò ad entrare.
«Grazie» risposi appena mi fece sedere sul letto e prese dei cubetti di ghiaccio.
«Cosa posso fare perché tu mi perdoni?» chiese sedendosi vicino a me.
«Fossi in te, inizierei con delle scuse e magari potresti anche accompagnarmi a casa. Per colpa tua non riesco a camminare!» risposi con un finto sorriso.
«Non posso accompagnarti a casa! Ci sono i paparazzi e le mie fan qua sotto.»
«Sei solo un presuntuoso
«Va bene, mi dispiace. Dammi il tempo di trovare degli occhiali, un cappello e poi ti accompagno!»
Gli feci un altro sorriso finto.
«Valentina!» esclamai, ricordandomi di lei.
«Valentina?» domandò non capendo.
Gli feci segno di stare zitto con il dito e la chiamai.
«Dove sei finita?» urlò lei.
«Ehm, in una stanza! Sono qui con... scusa come ti chiami?» domandai a bassa voce rivolgendomi al ragazzo dagli occhi azzurri.
«Non lo sai?» rispose lui.
«No, non lo so. Non tutto gira in torno a te! Dimmi come ti chiami e basta.»
«Sono Louis, Louis William Tomlinson! Nato a Doncaster il 24 dicembre 1991!»
«Ho chiesto il tuo nome, non la storia della tua vita!» risposi maleducatamente. «Vale, sono qua con Louis» ripresi la telefonata.
«Louis... Louis William Tomlinson?» disse la mia amica, convinta che fosse solo sarcasmo.
«Sisi, lui.»
«Scherzi?»
«No! Ci porta a casa lui, va bene?»
«Va bene? Smettila, mi da fastidio che tu mi tiri in girio.»
«No, davvero! Se vieni al piano di sotto ci porta!»
«Capisco che non ti piacciono però non tirarmi in giro così!» urlò infuriata, riattaccando il telefono.
«Hai capito? Non mi crede!» dissi arrabbiata a Louis.
«No, scusa ma non ho capito, non parlo italiano» rispose ridendo «però puoi insegnarmi qualcosa.» Mi avvolse un braccio intorno alle spalle.
«Andiamo?» chiesi, alzandomi. Non so perché mi alzai, la gamba mi faceva malissimo.
«Certo, devo solo travestirmi.»
«Travestirti?»
«Si, altrimenti i fan mi inseguono! Te l’ho già spiegato!»
«Presuntuoso
Prese degli occhiali e un cappello.
«Ci facciamo portare dal mio autista.»
«Ma perché non puoi portarmi tu?»
«Perché la mia auto si trova a Doncaster. E ti devi travestire pure tu.»
«Io? Perché?»
«Non voglio che mi vedano con te!»
Lo guardai offesa.
«Ma non è per te! È per la mia reputazione» continuò.
«Più ti conosco e più mi accorgo che avevo ragione a darti del presuntuoso

Mi diede degli occhiali e una sciarpa. Scendemmo al piano sotto terra, dove c'era il parcheggio nel quale si trovava l'auto costosissima che avevano noleggiato. Parlò con il suo bodyguard che gli diede le chiavi dell’auto e fece spostare la folla. Quante grida, lacrime e cartelloni.
Non riuscivo a capirne il motivo. Louis era carino ma rimaneva un presuntuoso. Fortunatamente i finestrini erano oscurati e nessuno ci vide.
«Ce l'abbiamo fatta!» sorrise, fiero di se.
«Hai parlato troppo presto» risposi mentre una ragazza si girò verso di noi e riconobbe in qualche assurdo modo il ragazzo dagli occhi azzurri.
«Oh no!»
La ragazza iniziò a correre verso di noi e Louis accelerò.
«Bene. Ora usciranno un sacco di scoop. Perfetto.» disse arrabbiato.
«Cosa?»
«Quella ragazza mi ha visto con te. Lo dirà alle sue amiche, che a loro volta lo diranno alle loro, finché qualcuno non lo scriverà sulle riviste o ne farà un servizio.» spiegò triste.
«Non tutti parlano di te.»
«Ma lo faranno veramente!»
«Secondo me sei solo presuntuoso
«Presuntuoso? Io? Smettila di chiamarmi così. Tu non mi conosci!»
«E non intendo farlo. So come siete voi star, credete che tutto giri intorno a voi, pensate di poter far tutto quello che volete...»
«Ma non io, prova a conoscermi!» mi bloccò.
«Voglio solo andare a casa!» esclamai nervosa.
Gli spiegai la strada, per il resto del viaggio rimanemmo in silenzio: un lungo silenzio imbarazzante.
«Grazie per il passaggio» dissi con un tono quasi dolce, mentre lui accostò l'auto.
«Di niente» rispose con un sorriso a trentadue denti. «quindi ora mi conosci e ti piaccio? Dopo tutto, a chi non piaccio?» continuò sistemandosi il giacchetto.
«A me! A me non piaci! Ti ho detto grazie e non che ora mi sono innamorata!»
«Quindi ti sei innamorata?» ammiccò.
«No. Tu non mi piaci.» risposi, scandendo bene ogni parola.
Guardò in basso.
«Okay ma posso rivederti?» domandò con gentilezza.
«Ma è impossibile! Abiti in Inghilterra!»
«Potresti venire al nostro concerto!»
«Devo pensarci...»
«Ecco un pass per il backstage!» disse porgendomelo.
«Non per allarmarti ma credo ci siano i paparazzi!» esclamai preoccupata.
Si girò davvero spaventato.
«Come hanno fatto a trovarmi?»
«Non lo so, ora devo andare.»
Stavo per aprire la porta ma lui mi fermò.
«Ti prego, fammi venire con te!» supplicò.
«Ti faranno qualche foto e poi andranno.»
«Ti prego, ne ho bisogno. Ho promesso agli altri ragazzi che non avrei fatto nessuna cavolata e che non avrei creato degli scandali pure qui in Italia.»
Era davvero ansioso.
«Va bene, ma solo per mezz'ora. Finché loro non se ne andranno e tu tornerai nel tuo albergo e alla tua vita da ricco e famoso.»
«Grazie mille.»
Aprimmo le portiere e corremmo verso il mio garage. Da lì entrammo in casa.

«Io vado a prendermi da bere e da mangiare! Vuoi qualcosa?» chiesi.
«No, tranquilla.»
Entrai in cucina ed aprii il frigorifero.
Sentii della musica. Inizialmente pensai di essermi sbagliata ma poi capii che Louis stava suonando il mio piano. Avrei voluto bloccarlo: nessuno suona il mio piano! Poi, però, iniziò a cantare. Suonava bene ma la sua voce era incredibile.


«I've tried playing it cool
But when I'm looking at you
I can't ever be brave
'Cause you make my heart race.»
 
Mi avvicinai senza farmi vedere al soggiorno, dove c'era il piano. Quella voce mi metteva i brividi. Ogni frase che cantava diventava più complicato descriverla. Era... perfetta!
 
«Shout me out of the sky
You're my kryptonite
You keep make my weak 
Yeah, frozen and can't breath
Some things gotta give now
'Cause I'm dying just to make you see
That I need you here with me now
Cause you've got that one thing
So get out, get out...»
 
Mi avvicinai ancora di più, cercando di non farmi notare ma mi vide e si fermò.
«Ehm... scusa non volevo...» cercò si spiegare velocemente.
«Canti molto bene» lo rassicurai.
«Me lo dicono in tanti.»
«Io cerco di essere carina ma se tu ricominci a fare in presuntuoso, mi fai arrabbiare!»
«Scusa...»
«Sei fatto così. Non ti puoi scusare per ciò che sei.»
Tornai in cucina ma, questa volta, venne pure lui.
«Tomison, sicuro di non volere niente?» chiesi.
«Si grazie. E io mi chiamo Tomlinson!»
«Come preferisci. Ma quando sarebbe questo concerto?»
«Domani sera! Poi ce ne sarà un altro dopo domani.»
Io iniziai a mangiare mentre lui continuò a parlarmi del suo tour.
«Dev'essere carino» supposi io.
«Si, finché la gente non ti giudica anche se non ti conosce» spiegò in un tono strano, quasi per farmi sentire in colpa.
Io risi.
«Mezz'ora è passata, ti lascio in pace» continuò Louis, dirigendosi verso la porta.
«Aspetta! Per quel pass del backstage, se non hai cambiato idea, lo prendo volentieri.»
«Quindi verrai?» chiese speranzoso.
«No, pensavo di rivenderlo su Ebay» risposi in tono sarcastico «certo che vengo!»
«È una promessa?»
«Si, prometto che ci sarò!»
«Eccoti! Alle sedici fatti trovare all'entrata sul retro» disse porgendomelo «scusa per la botta e grazie per avermi ospitato!»
Uscì dalla porta.
«È stato un piacere, buonanotte!»
«Buonanotte però posso almeno sapere come ti chiami?»
«Jessica, mi chiamo Jessica. Buonanotte Louis.»
Tentò di abbracciarmi ma io chiusi la porta. Poi, lo spiai dalla finestra: stava correndo verso l'auto quando notò dei flash. I paparazzi erano ancora lì. Salì sulla macchina e andò il più veloce possibile. Io chiusi la finestra e andai in camera.
Forse Louis non era così male, forse mi ero sbagliata, forse l’avevo giudicato male.
Pensavo a cosa avrei fatto al concerto, dato che non conoscevo nessuna canzone, e quindi decisi di scaricarle tutte. Erano tutti e cinque veramente bravi, ma la voce di Louis era quella che più mi faceva emozionare, anche se lui nella mia testa rimaneva un presuntuoso. Un bel presuntuoso con una bella voce e degli occhi fantastici. Con le cuffiette nelle orecchie, mi addormentai.

Il giorno dopo mi svegliai per via di forti rumori che provenivano dal mio giardino. Mi affacciai alla finestra per vedere di cosa si trattasse. Era pieno di gente con microfoni e videocamere.
Ero confusa e spaventata.
«Eccola è lì!» urlò un uomo vedendomi.
«Sei tu la nuova fidanzata di Louis Tomlinson?» chiese un altro.
«Da quanto state insieme?»
«Come vi siete conosciuti?»
Chiusi velocemente le finestre.
Il presuntuoso aveva ragione. Erano ovunque. In che modo sarei andata al concerto se quelli non si toglievano? Più passava il tempo meno credevo che ci sarei riuscita.
«Aprimi!» gridò una voce famigliare dall'entrata secondaria «Jessica, aprimi subito!»
«Vale, sei tu?»
«Si, sono io!»
Aprii la porta.
«Cosa ci fa qui tutta questa gente? E ieri sera? Dove sei sparita?» era infuriata.
«Louis, quello carino con gli occhi azzurri, con una voce stupenda, i capelli castani scuri...» dilungai.
«So chi è Louis!»
«Insomma, lui mi ha accompagnata a casa. Poi c'erano dei paparazzi allora è entrato qua per mezz'ora. Appena è uscito loro c'erano ancora e adesso credono che io e lui stiamo insieme!» spiegai con la stessa velocità della luce.
«Quindi ieri non scherzavi?»
«No!»
Le scese una lacrima.
«Sono un stupida! Mi sono lasciata scappare un'occasione del genere. Avrei potuto incontrarlo e invece non mi sono fidata. Mi dispiace.»
«Nessun problema. Se ti può consolare stai respirando l'aria che ha respirato lui e ti sei seduta nel suo stesso posto?»
«Oddio!»
Saltò e urlò per dieci minuti.
«E guarda cosa mi ha dato» dissi prendendo il pass.
«Hai intenzione di andarci?»
«Si, gliel'ho promesso!»
«Non mi sembra giusto. Non ti piacciono nemmeno.»
«Ma gli ho detto che sarai andata!»
«Jessica, fino a ieri non ti interessava!»
«Non si può cambiare parere?»
«In modo così radicale no.»
«Io ci vado. Che ti faccia piacere o no.»
«Non capirai mai quanto avrebbe significato per me.»
Uscì di casa sbattendo la porta.
«Perché piangi? Sei gelosa della sua relazione con Louis?» chiese una donna alla mia amica.
«Piango perché lei sarà al loro concerto. Io no. E a lei non piacciono nemmeno!»
«Ma cosa c'è tra lei e Louis?»
«Questo dovete chiederlo a Louis.»
Furono le uniche cose che sentii da dentro casa. Valentina se ne andò. Poi partirono anche i paparazzi, probabilmente in cerca di Louis.

Chiamai mia madre che era in viaggio per lavoro, come sempre, e che stranamente non rispose, quindi mi diedi il permesso di andare al concerto da sola. Pranzai e mi preparai: volevo essere lì in anticipo.
Presi la metro e raggiunsi velocemente il forum, dove si teneva il concerto.
Tutta la piazza era piena. Andai sul retro del forum, come d'accordo. Aspettai dietro a una transenna insieme ad altre ragazze con cui strinsi amicizia. Si chiamavano Maria, Laura e Rebecca ed erano totalmente perse per quei cinque ragazzi.
Erano già le quattro e mezza quando due uomini alti e muscolosi si avvicinarono a me.
«Dalla descrizione direi che è lei» bisbigliò uno all'altro.
«Favorisca il nome.» mi disse il più alto con il suo vocione.
«Jessica Verdi...» risposi dubbiosa.
«Vieni con noi» dissero rinchiudendomi tra di loro e facendomi passare oltre le transenne.
«Dove mi portate?» chiesi.
Avevo un po' paura ma ipotizzai che mi avrebbero portata da Louis. Salutai le ragazze che mi guardarono male, molto male.
Mi fecero entrare ed attraversare degli immensi corridoi che sembravano un labirinto.
«Jessica!» esclamò una voce. Quella voce, quella di Louis. «sei venuta!»
«Io mantengo sempre le promesse» risposi sorridendo.
«Ti faccio conoscere gli altri ragazzi! Lui è Harry, lui Niall, lui Zayn e lui Liam!»
«Io sono Jessica!» Erano tutti ragazzi carini e sembravano anche dolci e simpatici.
«Ciao, fai qualcosa questa notte?» mi domandò il ragazzo alto riccio.
Io spalancai gli occhi.
«Hai del cibo? Hai portato del cibo? Pizza? Patatine? Pollo? Niente?» chiese insistente il biondino.
«No, non ho niente» confermai perplessa.
«Non dargli retta è fatto così. Ma non hai della cioccolata?» continuò quello muscoloso e con un quattro frecce tatuate sul braccio.
«No...» risposi.
«Liam ce l'ho io la cioccolata ma adesso mi serve un pettine e uno specchio. Il mio ciuffo non è perfettamente perpendicolare alla distanza tra la fine del mio occhio e la metà del mio naso!» urlò quello con un ciuffo biondo e i capelli scuri.
Sembravano quattro bambini che vedono la mamma tornare dopo la spesa. Ragazzi simpatici, ma strani.
«Si, è normale che facciano così» mi rassicurò Louis. «ma quale stilista ha commesso questo disastro? Il blu delle righe della mia maglia non si intona al blu delle mie scarpe!» gridò.
«Louis, stai bene così.»
«Ora abbiamo le prove, ci vediamo qui tra mezz'ora, va bene?»
«Certo.»
«Anzi no! Vieni pure tu con noi.»
«Ma no Louis...»
«Non dire no!»
Annuii.
Mi sedetti sotto il palco mentre loro cantavano. Ogni minimo rumore che facevamo migliaia di ragazze fuori strillavano e piangevano. Ero davvero fortunata a trovarmi lì.
«Abbiamo finito, usciamo a mangiare qualcosa?» mi domandò.
«Usciamo? Come facciamo con le fan?»
«Saliamo sull'auto con i vetri oscurati, nessuno se ne accorgerà.»
«Come fai ad essere sicuro?»
«Andiamo.»
Mi prese per mano e lui salì sull'auto, guidata dal suo autista. Poi mi aprì la portiera. Mi beccò in faccia, di nuovo.
«Louis!» dissi cercando di parlare piano.
«Cos'hai?»
«Solo smettila di colpirmi!»
«Quindi ti ho colpita?» chiese ammiccando.
«Si ma non in quel senso! Cioè mi hai colpita con la porta e ora con la portiera!» risposi.
Arrivammo in un bellissimo ristorante di lusso in periferia.
«Madame» disse aprendomi la portiera.
«Grazie Louis» risposi ridendo. «ma non preferiresti una buona pizza italiana?» continuai.
«Oh si!»
Entrammo invece in una piccola pizzeria.
«Buongiorno» salutò il ragazzo in italiano.
«Buongiorno, tavolo per due?» continuò il cameriere.
Louis lo guardò non capendo.
«Si, grazie» risposi io.
Ci sedemmo ad un tavolo e ordinammo due pizze margherite che in poco furono pronte.
«È buonissima» esclamò Louis. «la nostra è niente in confronto!»
Finimmo di mangiare ed andammo alla cassa.
«Sono sedici euro» disse il cassiere.
Aprii la borsa ma Louis mise sul banco una banconota da cento euro.
«Louis, pago io!» dissi.
«Che razza di gentil uomo lascia che la donna paghi?»
«Tu.»
Ma il cassiere, che non aveva capito una parola del nostro dialogo in inglese, aveva già preparato il resto.
«Ormai!» alzò le spalle Louis.
«Grazie» dissi sorridendo.
«Non devi nemmeno dirlo.»
Tornammo in auto e ci avviammo verso il forum.

I ragazzi si stavano preparando: uno di loro mangiava una banana, un altro si lavava i denti, un altro ancora faceva le flessioni e l'ultimo mangiava tutto quello che gli capitava davanti.
«I nostri riti pre-concerto» spiegò Louis ridendo. «ora vado a vedere se i miei vestiti sono perfettamente abbinati!»
Louis entrò nel camerino e gli altri ragazzi lo seguirono. Mezz'ora dopo uscirono perfettamente vestiti e con i capelli tutti in ordine.
«Come sto?» mi chiese Louis.
«Come una diva» risposi.
Ridemmo insieme.
Una donna si avvicinò a loro e gli parlò.
«Ora devo andare!» esclamò.
«Buona fortuna Louis! E anche a voi» augurai.
Non ebbero il tempo di aprire bocca che arrivarono degli uomini e li portarono verso il palco.
«Ragazza, se vuoi vederli ti accompagno qua fuori» mi propose una loro guardia del corpo.
«Certo, grazie mille.»
Mi accompagnò in un piccolo spazio a lato del palco. Erano davvero vicini. Il forum era pieno. Tantissime fan che urlavano, piangevano e agitavano cartelloni. Iniziarono a cantare ma le urla delle ragazze coprivano le loro voci. Gli occhi azzurri di Louis brillavano. Si vedeva che sul palco era a suo agio, che stare lì era il suo sogno, il suo unico desiderio. Come, del resto, per gli altri quattro ragazzi. Era molto divertente, specialmente quando tentavano di ballare. Appena il concertò finì, tornai nel backstage.
«Com'è stato?» mi chiese ansioso Louis.
«Fantastico» risposi impressionata. «voi dominate il palco scenico!»
«Grazie» risposero in coro tutti e cinque sorridendo.
«Ti andrebbe di mostrarci Milano?» domandò il ragazzo biondo.
«Ora?» esclamai.
«Si, ora! Dai ci divertiamo e poi non c'è in giro nessuno!» continuò Louis.
«Va bene, va bene» accettai.
Salimmo sul loro pulmino ed in poco raggiungemmo il centro.
«Questo è il duomo» dissi indicandolo.
«Facciamo una foto!» sclamò quello riccio.
Magari fosse stata una. Tirarono fuori i loro cellulari e, come se fosse stato un servizio fotografico, iniziarono a scattare foto a tutto spiano.

«Forse è meglio se andiamo» propose il ragazzo con quattro frecce tatuate sul braccio.
«Hai ragione» confermò quello con il ciuffo biondo.
«Portiamo a casa Jessica poi andiamo!» continuò Louis.
«Ma posso benissimo andare a casa da sola» dissi.
«Ma io ti voglio accompagnare.»
«Allora accetto.»
Ci sorridemmo.
«Ciao ragazzi, grazie di tutto! Specialmente a te, Louis» dissi appena arrivammo a casa mia.
«Ti accompagno fino alla porta!» rispose Louis scendendo con me dall'auto. «domani mattina ho un'intervista ma nel pomeriggio ci possiamo vedere?» continuò appena eravamo soli.
«Certo.»
«Facciamo alle quattordici sotto il duomo? Indosserò un cappello e degli occhiali.»
«Per me va benissimo, presuntuoso
«Buonanotte.»
«Buonanotte.»
Mi abbracciò forte e io gli diedi un bacio sulla guancia.
Aveva un profumo fantastico. Avrei potuto vivere di quello, dei suoi occhi, del suo sorriso e della sua voce.
Entrai in casa e sorrisi pensando a tutto quello che stava succedendo.
Chi l'avrebbe mai detto che io, Jessica Verdi, avrei mai accettato l'invito di Louis Tomlinson e piuttosto che lui me ne avrebbe mai rivolto uno? Era una cosa strana. Con la sua immagine fissa in testa, mi addormentai.

La mattina seguente, appena mi alzai accesi la televisione per cercare di distrarmi dall'agitazione che mi stava provocando l'uscita con Louis. Dopo un po' di zapping riconobbi Louis e i suoi quattro amici su un canale radio.
«Ci è giunta notizia di una tua nuova storia d'amore, Louis!» disse l'intervistatore.
Alzai il volume: nuova storia d’amore? Ehi, Louis non mi aveva detto di essere fidanzato. Ero gelosa.
«Non capisco di cosa parli.»
«Dai lo sai, la tua nuova fiamma italiana, ti abbiamo visto insieme a lei l’altro ieri, sotto casa sua la sera, e ieri eravate insieme al vostro concerto! Si chiama Jessica Verdi»
Oh, ecco… non dovevo essere gelosa. Louis era sincero quando diceva che lo avrebbero saputo, cercava di proteggermi. Avrei dovuto ascoltarlo: mi dava davvero fastidio che parlassero di me in televisione.
«Quindi tu affermi di non conoscere nessuna Jessica Verdi?»
«Non l'ho mai sentita.»
Mai sentita”. Tutte l'agitazione, i miei sogni, le mie speranze; tutti in frantumi in un singolo istante.
«Le fan spesso si inventano storie per avvicinarsi a noi, quindi posso capire la confusione» continuò quel ragazzo che ormai era qualcosa di più un presuntuoso: un bugiardo, un falso, un manipolatore.
Aveva detto di non conoscermi. Più pensavo alle parole “Mai sentita” gli occhi mi diventavano lucidi e le lacrime scendevano. Era un duro colpo da subire.
Lo sapevo che delle star non ci si poteva mai fidare. Io lo sapevo. Ma per un momento avevo creduto che lui fosse diverso. Mi ero lasciata illudere. Cancellai tutte le loro canzoni e tutte le foto di Louis.
Ero davvero infuriata ma allo stesso tempo delusa. Agli occhi degli altri sarei apparsa come "quella che credeva di stare con Louis". Decisi di uscire a fare una passeggiata per dimenticare tutto. Non riuscivo a smettere di pensare a Louis e a smettere di piangere. Mi sedetti su una panchina.
«Jessica! Ho appena finito l'intervista e stavo venendo a trovarti.» urlò l'unica persona che non avrei voluto vedere, allias Louis.
«Sparisci.» dissi con la voce tremolante mentre mi asciugavo le lacrime.
«Perché piangi?» domandò preoccupato avvicinandosi.
Si sedette vicino a me.
«Non sono cose che ti riguardano dato che tu non mi conosci
Mi allontanai da lui, sedendomi sul bordo della panchina.
«Hai visto l'intervista? Je, ho dovuto dirlo. Ho promesso hai ragazzi che non avrei creato scandali del genere!»
«Rimani un presuntuoso. Un presuntuoso che è riuscito ad illudermi. Ciao.»
Mi alzai e camminai velocemente verso casa mia. Il ragazzo mi corse dietro.
«Aspetta!» urlò.
Mi ero fatta prendere troppo, non avrei mai dovuto dargli corda. Aprii la porta di casa e, mentre cercavo di chiuderla velocemente, Louis riuscì ad entrare.
«Questa si chiama violazione. Posso chiamare la polizia se non te ne vai subito!»
«Aspetta prima devo fare una cosa...»
«Cosa?»
Velocemente, mi prese per mano, mi guardò negli occhi, mi spinse contro il muro e mi baciò. Avrei tanto voluto che le sue labbra sulle mie mi scaturissero una sensazione di vomito, nausea, invece mi piacque e molto. Ma non potevo dargliela vinta, no. Gli lasciai la mano per metterla sul suo petto e spingerlo lontano da me.
«Vattene.» repetii spingendolo verso l'uscio.
«Jessica, non ha significato nulla per te?»
Anche lui aveva gli occhi lucidi. In quel momento il mio unico desiderio era di tornare indietro e non sbattere contro quella stupida porta anti-panico.
«Ho detto che devi andartene.»
«Se è veramente ciò che vuoi, me ne vado, ma sappi che non è ciò che desidero.»
Lo spinsi fuori dalla porta e la chiusi con forza. Ero furiosa, non tanto perché aveva detto di non conoscermi ma più che altro perché mi aveva rubato e distrutto il cuore. Mi appoggiai contro il muro e mi lasciai cadere delicatamente, scivolando e inginocchiandomi a terra terra. Quel bacio, quello stupidissimo bacio, mi era piaciuto. E ora l'odiavo ancora di più. Rimasi lì a pensare. Il tempo passava ma io ero isolata da tutto. Perché l’aveva fatto? Come mai mi aveva presa in giro? Cosa voleva da me?
Mancavano dieci minuti alle quattordici e dunque al mio appuntamento con Louis.
Una parte di me, quella furiosa, avrebbe voluto ucciderlo mentre l'altra, consapevole del fatto che mi piacesse, avrebbe voluto incontrarlo e baciarlo di nuovo. Dovevo ammettere che era riuscito a conquistarmi. Non volevo dimenticarlo né passare il resto della vita a pensarlo così: come quello che disse di non conoscermi. Non volevo lasciarlo partire e non vederlo mai più continuando a pensare a come avrei potuto aggiustare le cose.
Quando ero nervosa, triste o arrabbiata per qualcosa, mi sedevo su una panchina, quella davanti a casa mia, e mi sentivo subito meglio. Decisi che avrei fatto così.
«Louis!» esclamai vedendolo seduto sull'uscio non appena aprii la porta «che ci fai qua?»
«Non voglio lasciarti andare per una stupidata. Non voglio lasciarti andare.» rispose con voce roca e tremolante, girandosi verso di me e mostrando il suo viso coperto li lacrime.
«E se i paparazzi ti vedono?» chiesi con una voce finta preoccupata.
«Non mi importa. Jessica, so che è presto per dirlo ma io voglio uscire ancora con te perché tu mi... io ti…»
«Non dirlo. Domani mattina te ne andrai. Tornerai alla tua grandiosa vita. Se lo dici sarà solo più difficile per me…» lo interruppi.
«Ma posso sempre tornare quando vuoi!»
«Lo faresti, davvero?» 
Sorrisi.
«Si Jessica!» disse felice. «Io… ecco, io... ti amo
Mi prese di nuovo per mano e mi stampò un bacio sulle labbra.
«Mi perdoni per essere stato uno sciocco? Mi dispiace, ma non volevo offenderti ne ferirti, cercavo solo di stare lontano dai guai. Ma non ho più intenzione di mentire. Io sono sincero. Rivelerò a tutti ciò che provo. Io ti amo!» mi disse sorridendomi «Io la amo!» continuò alzando la voce.
«Louis, sei un presuntuoso, ma mi hai rubato il cuore
Detto questo, mi avvicinai a lui. Misi le mie braccia dietro il suo collo e lo baciai. Ero felice, mi sentivo bene, con lui stavo bene.
«Quindi tornerai?» sussurrai speranzosa.
«Ogni settimana.»
Mi accarezzò il viso e mi strinse in un forte e caldo abbraccio.






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Ciao :)
Se pensi che questa storia assomigli al film "StarStruck", non ti sbagli, l'idea viene da lì.
Mi dispiace per non averlo scritto prima ma è stata un'amica a darmi l'idea ed io pensavo fosse sua.
Mi scuso davvero per l'inconveniente ma non ne avevo idea.
Vi ringrazio se capirete :)

Comuque, io sono Alessia, mi piace la pizza, dormire, disegnare e scrivere. Ah, e adoro gli One Direction!
Volevo cambiare un po' dalle solite fanfiction, che sono o rosse o troppo dolci, e ho cercato di rendere il tutto abbastanza divertente e spero di esserci riuscita :)
Spero che interessi a qualcuno e mi farebbe piacere se lasciassi il tuo parere,
Grazie per aver letto <3


 
   
 
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