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Autore: pandafrancesca    20/10/2013    0 recensioni
[personaggi inventati]
[personaggi inventati]Sono Keaton, un normala ragazzo Londinese, appena tornato dalla Russia e con la coscenza sporca. In Russia sono stato con una tipa, ma a Londra c'era la mia vera ragazza, Abby. Sono stato anche così stupido da confessargli tutto, così perdendola, ma non sarò solo, ci saranno i miei due migliori amici ad aiutarmi, Wes e Billy. Con l'aiuto anche di una giovane italiana, Olivia, la quale, presto si innamorerà di me, ma altri problemi interverrano a complicare la mia adolescenza!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Il ritorno a casa.

Le gambe mi tremavano, mentre l'aereo atterrava nel suolo Londinese.
Finalmente a casa, dopo tutta l'estate passata in Russia, tornavo nella mia amata Londra. Dopo circa dieci minuti ero fuori dall'aero, nell'aeroporto alla ricerca del mio bagaglio in stiva. Dopo averlo trovato, oltrepassai le porte scorrevoli e mi ritrovai nella folla di parenti che aspettavano i propri ragazzi per poterli riabbracciare. Non riuscii a trovare né i miei genitori né mia sorella, per fortuna mi trovarono loro.
- Keaton!! Siamo qua, qua!
Mi girai e intravidi la testolina di Sarah che sbucava tra la gente.
- Sarah!
Raggiunsi la mia piccola sorellina e l'abbracciai lasciando le valigie, mi era mancata tantissimo.
- Keaton come sei cresciuto!
-Non mi vedi da tre mesi, non sono cambiato molto, mamma- dissi mentre abbracciavo anche lei.
-Non iniziare adesso, cara... Oh, Keaton! Beh, hai fatto colpo su qualche russa?
-Papà!- lo abbracciai -Lo sai che sto con Abigail!
Era vero, stavo con Abby, ma quello che aveva detto inconsciamente mio padre non era falso. Avevo conosciuto una ragazza in Russia, Eva, e diciamo che tra noi era successo qualcosa, ma per me ora non
aveva importanza, il mio grande problema era dirlo a Abby.

-Vuoi dirlo a Abby?!?! Tu sei matto! Lo sai vero, che sei un ragazzo morto se glielo dici?!?- esclamò Wesley mentre si girava verso il sedile posteriore della macchina di Billy, dalla mia parte.
Stavamo andando a scuola, proprio come facevamo da tre anni. Ero tornato il giorno prima dalla Russia e la scuola era già iniziata da qualche giorno, era la prima volta che li vedevo da quando ero partito.
-Wes, non posso mentirle. Non riuscirei più a stare con lei pensando a quello che ho fatto.
- E sentiamo, cosa hai fatto, concretamente?- intervenne Billy.
Wesley e Billy sono i miei due migliori amici, ci conoscevamo da quando eravamo piccoli, le nostre famiglie si conoscevano da quando erano adolescenti come noi. La nostra amicizia non sarebbe finita facilmente.
-Beh... ecco... ci siamo baciati e... ehm... ecco...
W - Non dirmelo...!?
B - Te la sei portata a letto?!?!?! Non ci credo, non azzardarti a dirlo a Abby o non ti avremo più.
W - Se Abby scopre che ti sei portato a letto una russa e che con lei ancora niente, sei davvero morto. Keat, hai fatto una vera cazzata!
- Ehi, ragazzi... non siamo arrivati al sesso... diciamo che ci stavamo spingendo oltre, solo che poi ho ripensato a Abb e mi sono fermato. Eva mi ha mandato a quel paese.
W - Wow! Come si dice vaffanculo in Russo??
-Cretino, non è questo il punto.
B - Va bene, non siete arrivati a fare niente.. quindi ancora verginello!
-La smetti? Ha parlato quello che non riesce a rimorchiare una ragazza neanche se la fa ubriacare.
W - Keat, potresti scriverle una lettera con cui spieghi tutto, poi ti potresti suicidare. Sai, potresti ucciderti tu in mille modi possibili, così eviteresti la tortura di Abby.
-Oh, grazie Wes. Molto utile, davvero... Glielo devo dire, appena la vedo.
-NO!- urlarono insieme, appena scendemmo dall'auto parcheggiata nel cortile nella scuola.
-Va bene, ragazzi. Mi avete convinto. Non glielo dirò, ma sarà difficile mentirle.
Ci dirigemmo verso l'entrata della scuola, una volta dentro andammo nella direzione dei nostri armadietti, come sempre uno vicino all'altro. Aprii il mio, poggiai i libri un attimo, mi tolsi la felpa e la lancia dentro riprendendo i libri e chiudendo l'armadietto. Solo che appena lo chiusi, mi trovai davanti Abby.
-Caldo, amore?- disse mentre si avvicinava a baciarmi.
-Ero abituato al freddo glaciale della Russia, Abb.
A- Come è andata? Sai, qua sono successe tante cose, ma meglio che te le racconti stasera dopo scuola. Da me o da te? Da te. Anzi no, da me, ho casa libera.
Fece tutto un discorso da sola, come sempre.
Billy e Wes ci superarono mentre si dirigevano nella nostra aula, che per fortuna non era anche di Abby. Seguivamo pochi corsi insieme, lei si interessava più alle materie giuridiche, visto che sognava di fare l'avvocato, mentre io.. beh.. io volevo viaggiare in tutto il mondo, specializzarmi in Lingue, ma non avevo molto chiara l'idea di un lavoro definitivo.
-Da te. Ci troviamo in mensa, dopo?
A-No, oggi ho il permesso per uscire prima. Ci troviamo direttamente a casa mia alla solita ora, a stasera amore- disse mentre si allontanava dopo avermi baciato.
Entrai in classe. Mi sedetti come sempre in uno degli ultimi banchi, e anche se era singoli, alla mia sinistra si sedette Wesley e davanti a lui Billy, lasciando il banco vuoto alla mia destra, come succedeva sempre all'ora della Lincoln. Era sempre stato vuoto, i bidelli non si erano mai degnati di togliere quel banco. Dopo circa cinque minuti passati a sorbire i commenti sarcastici dei miei due amici scemi, entrò in classe la prof. di Letteratura Inglese, la Lincoln e contemporaneamente entrò anche una ragazza bionda, minuta e bianca di carnagione, sembrava fatta di vetro.
-Chi è?
W- La ragazza nuova, non te ne ho parlato? Si è trasferita da poco dall'Italia, ma sa parlare perfettamente l'inglese, il padre è originario di qui e son voluti tornare, così ho capito.
La vidi mentre attraversava l'aula e poggiava i suoi libri proprio nel banco vuoto acconto al mio.
Feci un'occhiata di spiegazioni a Wes che continuò a parlare sottovoce senza farsi sentire.
-Era l'unico banco libero. Lo sai meglio di chiunque. Nessuno ci parla mai con lei, sembra persa in un mondo tutto suo, non ha fatto molta amicizia, ma non sembra male, vorrei presentarmi..
-Signor Baker e signor Price, se disturbo ditemelo pure!- ci riprese la Lincoln, che aveva già iniziato a spiegare.
La Lincoln era un'amica d'infanzia dei miei genitori e la conoscevo da quando ero nato, era come una zia, ma questo non mi esonerava dall'essere rimproverato, purtroppo.
W- No, no. Continui pure, signora Lincoln.
Durante la lezione evitammo di parlare e di seguire la lezione. Ogni tanto guardavo con la coda dell'occhio la ragazza nuova, che sembrava non accorgersene e continuava a prendere appunti.
La mattinata passò velocemente e scoprii di avere la maggior parte dei corsi in comunque con la ragazza bionda. Stava sempre in disparte, faceva anche pena, era sempre sola e nessuno la calcolava, tranne che per i professori che la ritenevano un vero genio.
Quando le lezioni della mattina finirono, mi diressi in mensa insieme a Billy e Wes, prendemmo il pranzo nel vassoio e andammo a sederci nel nostro solito tavolo nel giardino interno. Mentre mangiavamo Wes quasi si affogò con la sua pasta.
-Ei amico, che hai?
Tossì, per poi dire -C'è Olivia, là tutta sola.
Inizialmente non capii di chi stesse parlando, poi mi girai nel punto in cui stava indicando e vidi la ragazza bionda seduta nella panchina attaccata al muro a mangiare da sola, con le cuffie alle orecchie. Si chiamava Olivia, possibile che non abbia sentito il suo nome all'appello? Non me ne ero minimamente reso conto, non mi ero neanche posto il problema di come si chiamasse.
B- Oh, sì Wes! Vai dalla tua Giulietta e dichiara il tuo amore!
W- Smettila, vado a presentarmi, venite?
B- L'ennesima figuraccia di Wes che ci prova con una e viene rifiutato non me la voglio perdere! Keat, vieni dai.
Mi alzai dalla panca solo per farli contenti, non mi importava conoscere un'altra ragazza, avevo fatto abbastanza casino insieme a una russa, ci mancava solo quella italiana.
Wes si alzò leggermente i suoi soliti jeans neri stretti, si sistemò la giacca in pelle nera e si avvicinò a Olivia con noi alle spalle.
W- Ehm.. ciao. Sono Wesley, o meglio Wes. Tu dovresti essere Olivia, piacere.
Olivia alzò lo sguardo su di lui, lo guardò con i suoi occhi castani. Il suo viso era piccolo e dall'aria delicata, la pelle sembra di velluto, come quei pupazzi che ti fanno venir voglia di strapazzare di coccole. Si tolse una cuffia e con aria un po' spaesate chiese: -Ehm.. scusa, non ho sentito cosa hai detto. Potresti ripetere?
W- Piacere, Wesley Price, ma puoi chiamarmi Wes, come fanno tutti.
-Oh, io sono Olivia Smith. Beh, puoi chiamarmi...- sembrò pensarci su, come se nessuno l'avesse mai chiamata con un nomignolo e se lo stesse inventando il quel momento - Liv oppure Olly, come vuoi. Loro sono i tuoi amici?
B- Billy, piacere- porse la mano, che venne subito stretta.
- Keaton...
O- Ah, ma voi due siete quelli che chiacchieravano durante la lezione di Letteratura Inglese.
W- Ehm.. esatto. Abbiamo seguito altri corsi insieme, più che altro segui la maggior parte dei corsi di Keat. Comunque, se vuoi puoi mangiare con noi, c'è posto ancora per una persona.
O- Grazie mille, molto volentieri. Sapete, non ho ancora fatto amicizia, ne sarei davvero felice.
B- Ci siamo noi con te ora!
Mentre tornavamo al tavolo, Billy mi disse sottovoce: -La prima volta che Wes riesce a trovarne una che ci sta.
-Non penso ci stia perché le piace, più che altro perché è l'unico che le ha rivolto la parola da quando è entrata qua dentro.
Si sedette vicino a Wes, io e Billy dall'altra.
B- Ei, Olly. Ma gli italiani non sono tutti scuri di capelli?
O- La maggior parte sì, ma i mio padre è di Londra, mia madre italiana. Ho preso quasi tutto da mio padre, tranne gli occhi. Ho gli occhi di mamma, nocciola.
Non ci raccontò il motivo del ritorno a Londra, molto probabilmente non voleva che lo sapessimo.
Non parlai molto con lei, ero perso nei miei pensieri di come avrei continuato a stare con Abby mentendole, di che deficiente sarei stato a presentarmi a casa sua quella sera, avendo un'idea di ciò che avrebbe voluto fare Abby con la casa libera. Ero troppo confuso per capire qualcosa.
Dopo aver subito altre due ore di lezione, tornai a casa, più preoccupato che mai.
  
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