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Autore: BlueAngelxx    20/10/2013    1 recensioni
One shot per il secondo prompt della 9 Stagione di Supernatural.
"Long Live the Queen"
Una piccola invenzione, su come si diventa Cavalieri dell'inferno
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Prima dell'inizio
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One-shot scritta per il secondo prompt della nuova stagione.

<< Long Live the Queen >>

 

Il vento scuoteva le fronde di un albero e una donna, seduta con le gambe incrociate e gli occhi chiusi, teneva la testa appoggiata contro il legno e le gambe incrociate, quasi stesse meditando sul da farsi. Giocherellava con due pugnali come un esperta, facendo quello che normalmente un giocoliere si diverte a fare con le uova o con delle palle di plastica. Le piaceva usare i pugnali, la rilassava e, inoltre, impediva agli altri demoni di disturbarla. Era famosa per la sua capacità di usare quei piccoli oggetti e non era mai capitato che sbagliasse la mira. Girò un polso per evidenziare un numero tatuato sul suo polso “65”. Questo era quello che riuscivano a vedere tutti ma, nonostante pochissimi capissero cosa volesse significare, 65 sigilli. Ne mancava solo uno perchè riuscisse a diventare quello che sognava da quando aveva avuto modo di vedere un combattimento tra due demoni quando era un demone all’inizio dei suoi giorni, un Cavaliere dell’Inferno.

 

Il suo signore Lucifero aveva già nominato i suoi cavalieri poco dopo essere caduto dal paradiso eppure, qualche volta capitava che qualche volta uno di loro riuscisse ad uscire dall’inferno per finire nel mondo umano e questo metteva i demoni a rischio. Specialmente a causa dei Cacciatori e dei Letterati che, collaborando tra di loro ne uccidevano qualcuno. L’ultimo ucciso Murmur, era uno dei Conti e Gran Duchi dell’Inferno e dopo la sua morte si era aperto quello che loro chiamavano “La giostra”.
In effetti per i demoni inferiori che assistevano era uno spettacolo non del tutto indifferente, si uccideva, si torturava e si mutilava. L’unico problema? Vinceva il più veloce.

Lei era stata una di quelle richiamate dai sovrani degli inferi per partecipare alla Giostra per rimpiazzare Murmur. 


Aveva sentito spesso quand’era un demone all’inizio dei suoi giorni parlare di quelle  potenti, affascinanti e misteriose creature temute, rispettate e venerate da tutta quella massa di feccia demoniaca. Compresa lei.
Strinse un pugno, facendo cadere un pugnale nell’erba vicino a una radice dell’albero. Lei adorava il potere, aveva sempre detestato dover rendere conto a tutti i demoni che non le avevano mai dato un briciolo di fiducia. Adorava vedere lo sguardo impaurito di quegli inutili esseri. Sorrise, ripensando all’espressione compiaciuta di Lucifero la prima volta che l’aveva vista combattere, era sicura che non se la sarebbe mai potuta dimenticare. Lui era stato l’unico che quando era stato il momento le aveva fatto capire le sue potenzialità ed era stato per quello che aveva deciso di intraprendere quella strada, quando aveva capito che doveva smetterla di sottostare alle regole di Demoni spocchiosi e noiosi. Sorrise mostrando i denti bianchissimi attraverso le labbra tinte di rosso, quando sarebbe diventata un cavaliere le avrebbe fatte lei le regole. 


-Cosa c’è signorina? Ti si è spezzata un’unghia?-disse una voce rivolta a me. Pruslas, uno dei più grandi rampolli demoniaci, non c’è principe dei demoni dell’idiozia, o almeno come mi divertitivo a chiamarlo io. La voce proveniva da sotto un albero poco lontano da me. Non fece tuttavia ridere della sua battuta che si ritrovò uno dei pugnali vicino allo zigomo, conficcato nel legno al quale era appoggiato con le mani dietro la schiena. La donna si alzò, per poi avvicinarsi al proprietario della voce -Signorina lo dovrei dire io a te..- iniziò avvicinandosi con un ghigno malvagio sulla faccia, passando un unghia appuntita e laccata di rosso sul segno che marchiato sul polso del giovane principe segnava un misero “36”. Lo guardò con disprezzo, era un essere inutile. Lo avevano chiamato solo perché era il figlio di un Re dell’Inferno!

-Tuo fratello dovrebbe considerarti una delusione..

 

-Chi è che osa nominarmi? La voce profonda di Astaroth squarciò l’aria in quel preciso momento, come il tuono che fa tremare la terra. Lanciò uno sguardo che lasciava intravedere ben poco delle sue intenzioni e io non potei fare a meno di indietreggiare di qualche passo. Lui era il più potente dei Cavalieri ora in circolazione e la leggenda voleva che il suo giubbotto fosse fatto con la pelle dei concorrenti che aveva dovuto sconfiggere per ottenere il sessantaseiesimo sigillo. Alcuni avrebbe potuto definirlo quasi inquietante, tutto vestito di nero e quegli occhi verdi, che sembrava quasi volessero combattere con i ricci neri del loro proprietario. Si sentì la risata di Pruslas mentre gli occhi del principe maggiore diventavano di un rosso sangue. Non bastò molto per far capire al demone la situazione che si era creata in quel preciso momento. Si avvicinò al fratello per raccogliere il pugnale e porgerlo dalla parte del manico alla donna -Dovresti lasciarlo perdere Abaddon, lo sai che è un idiota.-

 

Nonostante le proteste del fratello Astaroth non sembrò calcolarlo minimamente mentre da bravo cavaliere trattava Abaddon come una donzella in difficoltà.

-Non mi serviva il tuo aiuto.-

-Lo so, ma questo non mi impedisce di vederti quando ne ho voglia, sono pure sempre un tuo superiore- i suoi occhi tornarono verdi. Flirtava spudoratamente e di questo Abaddon se ne accorse, così come Pruslas, che non perse occasione di intromettersi nella conversazione.

Con la velocità del fulmine Astaroth spostò la sua attenzione da Abaddon al fratello colorando i suoi occhi dello stesso rosso che aveva visto prima sottili come le iridi di un gatto mentre gli usci una lingua biforcuta in un sorriso che lasciava intravedere due denti appuntiti.

 

-As, potresti anche ridurre i convenevoli e affrontare il vero discorso per cui siamo venuti qui.- Naberus, il secondo in comando e uno dei pochi che chiamava mai il primo Cavaliere con il diminutivo del suo nome. Oltre ad essere il meno serio era anche quello più diverso dagli altri due. Una schiera innumerevoli di demoni aveva mai cercato di scoprire chi mai fosse quello strano essere che senza far capire mai tutto di se stesso era riuscito ad ottenere la benevolenza e la stima di Lucifero. Aveva gli stessi occhi verdi del compagno, così e poco loquace che aggiunse, come al suo solito, il commento laconico alla situazione.

-Dì quello che hai da dire.-

 

Abaddon non poté fare a meno di guardarli tutti e tre, erano in piedi e la guardavano con tre espressioni diverse, ma con gli stessi occhi verdi, tipici dei cavalieri infernali. Spesso si era ritrovata a fantasticare se avrebbe avuto anche lei gli occhi verdi da cavaliere. 

Astaroth interruppe i suoi pensieri. 

-Voi conoscete le regole, quando uno dei pretendendi raggiunge i sessantacinque sigilli c’è la sfida.

 

La sfida? pensò Abaddon, infilando i due pugnali nei foderi sui suoi fianchi. Per poi guardare i due demoni che la fissavano con un sorriso sornione. Lei adorava quella sfida, sin da  quando era bambina, celebrava la potenza, la forza, il coraggio. Insomma, tutte le qualità che dovevano essere celebrate in un demone. Lanciò uno sguardo con i suoi occhi castani a Pruslas che fece spalluce. Era arrivato il suo momento.

 

✦✦✦✦

 

Vi rimangerete ogni singola parola che avete detto su di me!, pensò infilandosi il corpetto. Guardandosi allo specchio poteva facilmente sembrare un gladiatore.
Che buffonata, pensò, Astaroth è sempre il solito montato. Proprio al Colosseo doveva farci combattere?

In effetti di tutte le caratteristiche del demone il suo amore per il melodramma era proprio la più evidente. Guardandosi allo specchio Abaddon si sistemò il ciuffo rosso dietro le orecchie, mentre facendo un sospiro uscivo all’interno dell’arena.

 

Lungo gli spalti ti sentì un’ovazione dei demoni che, attraverso i loro involucri di carne schiamazzavano e parlavano incitando il loro campione. Solitamente era una tradizione quella della Sfida. Nonostante il fatto dei 65 sigilli chi sopravviveva alla sfida era il vincitore, aveva sentito molte volte durante le prove Lucifero lamentarsi di questa dimostrazione di forza bruta eppure, lui stesso avevo affermato diverse volte che bisognava dare al popolo quello che volevano. In mezzo ai nomi degli altri pretendenti ogni tanto era possibile sentire il suo. A testa bassa sorrise, trasformando i suoi occhi da color nocciola a nero, lanciando un’occhiata al numero sul suo polso

Un ultimo sforzo, quello per cui abbiamo combattuto per una vita. 

 

Alzando lo sguardo riusciva a vedere gli altri tre concorrenti, Pruslas alla sua sinistra, Stolas, con i suoi capelli biondi e gli occhi azzurri di fronte e Damar, alla sua destra. 

Davanti ad ognuno c’era una spada, con il manico nero e la lama argentata incisa.

Dopo averle prese all’unisono gli occhi nocciola di lei caddero sugli occhi azzurri di Stolas

-Ti strappero quei begli occhi azzurri con le mie mani

-Provaci Signorina

 

✦✦✦✦

 

Il corpo di Abaddon sedeva su quello sdraiato di Stolas ormai senza vita. Stringeva ancora in mano la spada che era entrata nel suo cuore. Lanciò un urlo dopo aver infilato le mani e aver strappato gli occhi azzurri dell’involucro del demone.

Un’ovazione scosse gli spalti e il suo nome risuonava nelle orecchie con un suono quasi afrodisiaco.
Non mi ero mai resa conto di quanto suoni divinamente il mio nome. Ruotò la testa, per osservare Damar con i capelli a spazzola giacere quasi addormentato. Di tutti quanti era quello quello che si era meritato una morte più di dignitosa

Mica come quel cane di Pruslas.  Disse facendo cadere lo sguardo sul corpo senza vita e senza testa di Pruslas giaceva poco lontano da quello della sua ultima vittima.
-Così impari ad attaccare alle spalle brutto pezzo di feccia demoniaca- diede un calcio alla testa che rotolò via per venire intercettata da Lucifero che batte le mani quattro volte lentamente.

-Sono completamente attonito...!- disse avvicinandosi alla donna con un sorriso a trentadue denti. -...e VOI?- gridò rivolto alla folla che, con un’altra ovazione aumentò ancora il sorriso di Lucifero.

Nessuno fece in tempo a muoversi di un passo che si ritrovarono lungo le sponde di un fiume.
-Quale paese meglio dell’Inghilterra per celebrare una donna?- 

Si avvicinò e le prese il polso, il numero sul suo polso si trasformò in un 66, di un rosso accesso, con i due numeri uniti e decorati dallo stesso simbolo nero che era stato inciso sulla spada. 

 

-Mi sembra che i fatti parlino da sola! Lunga vita alla nuova regina!- urlò Lucifero. - Lunga vita al CAVALIERE!- Si girò, erano proprio nel corridoio più alto del Tower Bridge. 

 

Questo postò diventerà uno dei miei posti preferiti. 

 

Astaroth si avvicinò, pulendo con un pollice una guancia di Abaddon rimasta sporca di sangue per poi affermare disinteressato. -Non somigli alla regina però-
Lei gli lanciò un’occhiataccia, mentre gli occhi cambiavano dal nocciola al verde, per diventare come quelli del demone accanto a lui.
Astaroth facendo il vago le prese la camicia della donna per poi tirarla a sè. Dopo un bacio che sembrò durare un'eternità e un'ovazione da parte dei demoni spettatori  le sussurrò sulle labbra, 

-Ti ho mai detto che ho un debole per gli occhi verdi?- le sussurrò sulle labbra, davanti ad un sorriso compiaciuto di Lucifero. 

Chiuse gli occhi, 

-Ce l’ho fatta!- mormorò sulle labbra di Astaroth,

-Si, lunga vita alla regina! C’è un nuovo cavaliere in città!-


 


Mi raccomando, ditemi che ne pensate, l'ho immaginata un pò così... più che altro è stato un mezzo sogno e mi hanno aiutato, ringrazio la mia consigliera "DemonwithaShotgun" che ha sopportato il mio vaneggiare oggi e le mie folli idee per questo prompt =D 

   
 
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