Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: rosedodgson    21/10/2013    1 recensioni
Raccolta che partecipa al concorso "Hetalia, pls -Fan Fiction week" organizzato dalla pagina Hetalia-pls di Facebook.
Finalmente torno su EFP! *PartyHard!!!*
Sette istanti di vita della mia OC! che molti di voi già conoscono.
I prompt scelti saranno i titoli delle FF. Vi ringrazio anticipatamente per l'attenzione e Buona Lettura!!!
P.s. Commentate se vi va e soprattutto.... tanti "Mi Piace!"!!! Shhhhh....
Genere: Malinconico, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Illic es haud Sancti Peccatorii'
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Fandom: Hetalia Axis Powers
Prompt n° 08
Rating: Giallo

A.d.A.
Il 7 marzo la Repubblica Tiberina e la Repubblica Anconitana furono annesse alla neonata Repubblica Romana. Francis... ehm no, Napoleone con il pretesto dell'uccisione di un generale dell'ambasciata francese, avvenuta il 28 dicembre 1797 in un tumulto popolare provocato da rivoluzionari italiani e francesi decise di mandare i suoi cari subalterni a marciare sulla città di Roma occupandola e dandosi poi al saccheggio dei tesori d'arte del Vaticano. Quindi lo Stato Pontificio cessa momentaneamente di esistere, il Papa viene esiliato e viene la Repubblica Romana, ispirata al modello francese (le cosìdette Repubbliche Sorelle)..

 
7 Marzo 1798
“Alors…”
Francis fece un breve, silenzioso sospiro.
“… come preferiresti essere chiamata ora?”.
Lo sguardo severo di lei, riflesso nello specchio della minuscola toilette che le aveva donato, lo trapassò come una folata gelida. Non rispose subito.
Prima si aggiustò la piccola tiara di diamanti e rubini che si intonava perfettamente alla collana e al vestito purpureo.  Anch’essi erano doni della Francia.
Controllò entrambi i lati del viso e poi si alzò.
“Immagino che anche questa debba essere una tua decisione…” disse con tono piatto voltandosi verso di lui. Il petto di Francis ebbe un tremito di soddisfazione mentre la osservava.
Eccola lì la sua piccola creazione. 
Diversa, trasformata, perfetta.

La petite rose blanche aveva perso il suo candore, rivelando i petali cremisi.

“Ti dona molto.”
Lei, per tutta risposta si guardò di sbieco nello specchio appoggiato alla parete. Non ne aveva mai avuti così tanti e mai era riuscita a vedersi a figura intera. La vanità, che l’aveva accompagnata negli ultimi secoli era un dolce peccato che aveva pian piano covato nelle sue viscere.
Di solito preferiva riflettersi nelle acque placide del Giulianello. Ma quei giorni erano ormai finiti.
“Mi auguro che per te sia una condizione piacevole…”
Il tono sicuro e al contempo mieloso di Francis avrebbe dovuto come minimo irritarla, ma non fu così. Ormai era pronta a tutto. Sarebbe andata a quel ricevimento, avrebbe mostrato la sua fredda eleganza e il suo impeccabile francese. Si sarebbe morsa la lingua ed affogato le lacrime nel Merlot.
“D’altronde non potrei immaginarti in mani migliori. Finalmente sei libera.”
Come donna?

Francis fece roteare con dimestichezza il tricorno mentre la raggiungeva. Lei continuava a seguire le linee del suo corpo, avvolto in quel vestito rosso scuro che esaltava in modo così sfacciato il petto, sempre serrato in bustini e fasciature. Sì, era un abito bellissimo. Intriso del sangue del suo popolo che si era invano ribellato solo pochi giorni prima. Bellissimo.
“Madame…”
Voltò finalmente lo sguardo. Davanti a lei, dopo un profondo inchino, il copricapo sul cuore, Francis Bonnefoy le stava tendendo una mano guantata.

L’alleato.
Il vecchio amico.
Quasi fratello.

Alzò lentamente la mano fino a posarla sul candido tessuto dei suoi guanti.
Inspirò violentemente.
Le dita di lui si strinsero. Una presa ferma, decisa. Senza pietà. Gli occhi indaco si strinsero e si oscurarono. Se avesse continuato a fissarli sarebbe affogata.
Si era venduta. Qualche specchio e due bauli carichi di vestiti in cambio di tutti i suoi tesori. Del suo popolo. Della sua indipendenza. Della sua felicità.
No. Quella parola a lei era ormai sconosciuta.

Con eleganza Francis fece passare la sua mano attorno al suo avambraccio, in modo tale da essere l’uno accanto all’altra.
Uscirono dalla sua stanza, percorsero il lungo corridoio, attraverso decine e decine di domestici che continuavano ad inchinarsi. Se a lei o a Francis, questo non lo capì.
Con il cuore in subbuglio scesero le scale fino a trovarsi di fronte alla carrozza.
“Dopo di voi Repubblica Romana…”
Ecco il nuovo battesimo. Repubblica Romana. Per un attimo fu felice. Poi se ne vergognò.

Mentre lui si sedeva accanto a lei  lo guardò di sbieco. Sorrideva.
Si morse istintivamente un labbro secco, prima di affermare con tono distante:
“Vorrei ricordarti che io mi ritiro per la notte non dopo delle undici.”
Lui iniziò a sogghignare. Si spostò una ciocca di capelli biondo cenere e si voltò verso lei.
“Molto bene.”
Strinse nuovamente gli occhi e il suo ghigno si allargò.
“Ciò vuol dire che, per entrambi, sarà una festa molto breve”.
Cristiana schivò il suo sguardo e raddrizzò la schiena.
Ah, quindi era così… Doveva aspettarselo…
Guardò fieramente le case e i palazzi della sua città correrle incontro.
Se doveva vendersi tanto valeva farlo fino in fondo.
Era la meretrice di Francia.
  
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