Storie originali > Nonsense
Ricorda la storia  |      
Autore: Silnica    21/10/2013    0 recensioni
< Avevo vent’anni.
Non permetterò a nessuno di dire
che questa è la più bella età della vita >
Paul Nizan
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Germogli

 


<< Avevo vent’anni.
Non permetterò a nessuno di dire
che questa è la più bella età della vita >>
Paul Nizan, Aden Arabia, 1931
 

Eleonora aveva vent’anni e non poteva non essere soddisfatta della sua vita. La sua vita presente, intendiamoci al passato ormai non guardava più, l’unico posto dove guardava era il suo specchio e la sua agenda rosa.
Forse l’unica pecca era la monotonia che alcuni giorni la annoiava, ma se voleva vivere una vita perfetta la poteva sopportare.
In effetti sopportava questo e altro, Lei lo sapeva bene.
Per uno strano scherzo del destino Lei era intrappolata dentro lei stessa, probabilmente era pazza, ma non era importante, almeno finché nessuno l’avesse saputo.
Lei era come una strana vocina nella sua testa, molto noiosa e polemica in verità, produceva pensieri strani, per esempio quando la sua sveglia suonava, puntuale alle sei, c’era un momento in cui rimaneva immobile, introducente, nel suo letto dalle doghe dure e pensava: << Oggi forse sarà un nuovo giorno >>, naturalmente non era lei a pensarlo, bensì Lei.
Eleonora non avrebbe mai sperato di avere una giornata diversa da quella precedente, già perfetta.
Infatti, si alzava immediatamente e iniziava la sua routine: correva a mettersi sul viso la sua crema anti-rughe (Lei ogni tanto le ricordava che aveva solo vent’anni, ma non la ascoltava, il suo obiettivo era la perfezione), prendeva la scatolina delle lenti a contatto e le metteva sui suoi occhi celesti (a Lei davano fastidio, ma non poteva assolutamente mettersi gli occhiali), prendeva la piastra per lisciare i suoi lunghi capelli biondi (tinti, le ricordava Lei), poi si metteva i vestiti scelti accuratamente la sera prima, si puliva la crema in eccesso e si truccava, prendeva la sua borsa firmata e usciva di casa per andare a scuola.
Durante le lezioni spettegolava con le sue amiche (infatti era già bocciata due volte perché non stava attenta in classe).
Dopo scuola andava direttamente al suo appuntamento quotidiano, senza pranzare, perché aveva mangiato ben due pacchetti di crechers integrali, poiché era importante mangiare la mattina, che non si ingrassa; arriva dal parrucchiere, dall’estetista o dalla manicure, secondo quello che prevedeva la sua agenda. Si incamminava verso casa e poi si cambiava con una bella tuta rosa e, dopo aver preso una mela al volo, andava a fare una corsetta (cercando di non svenire).
Alle sei andava a danza, perché l’anno successivo aveva intenzione di partecipare alla selezione delle “Veline” e doveva imparare una buona coreografia.
Il suo sogno era entrare nel mondo dello spettacolo, magari fare l’attrice o la conduttrice e diventare famosa.
Quel giorno, però, era diverso. La strada diretta per la palestra era interrotta ed era dovuta passare davanti  alla sua vecchia scuola di musica, dove andava fino a qualche anno fa. Aveva dovuto abbandonare il pianoforte in favore della danza e delle sue belle unghie lunghe e pitturate.
Eleonora si era avvicinata al grande vetro della finestra, guardando dentro lo stupendo pianoforte a coda che tante volte aveva suonato, e Lei si approfittò di quel suo momento di debolezza per farle vedere chi era in verità e l’unico modo per essere veramente felice. Rivedeva quella bambinetta bruna che giocava col suo cagnolino sull’erba piena di fiorellini di campo e tra la terra smossa, lei, ragazzina, che rideva spensierata guardando i suoi cartoni preferiti in televisione, e il suo sorriso beato mentre suonava la sua tastierino che le avevano regalato per Natale. Era stata una bella infanzia, ma era dovuta crescere ad un certo punto.
Il mondo degli adolescenti non è rosino o azzurrino, è rosa brillantinato e glitterato o rosso fuoco, e lei si doveva adattare. Doveva pensare di più all’aspetto esteriore che aveva sempre trascurato, doveva puntare alla perfezione, non alla felicità.
Ora aveva capito chi era Lei, quella vocina stupida e petulante, era lei stessa, o meglio quel suo lato che aveva soffocato per essere ciò che era: una bambina che viveva per quelle piccole cose che ora non poteva più avere.
Quel giorno Eleonora disse addio a Lei, perché, per quanto avesse voluto continuare a vivere da bambina, non poteva più, doveva continuare la sua vita che no, non era perfetta per lei, ma era perfetta per il mondo in cui viveva e purtroppo, anche con tutta la sua buona volontà, non avrebbe potuto cambiarlo e quindi si sarebbe dovuta adeguare alla massa.
Eleonora aveva vent’anni e non poteva essere soddisfatta della sua vita, ma era l’unica che poteva avere e vivere.







Recesite! mi fanno sempre piacere i pareri e le critiche
siate pure cattivi, sono pronta ai pomodori!
Silnica
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: Silnica