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Autore: OmonimiaCasuale    21/10/2013    1 recensioni
[Limit]
[Limit]Limit è un manga scritto da Keiko Suenobu, autrice già di Life e del manga unico Vitamin, che tratta la tematica del bullismo prima e dei rapporti interpersonali poi. Una storia che era partita molto bene per degenerare nell'ingenuo buonismo (comunque già accennato sopratutto in Life), rendendola assai poco realistica. Ma se per esempio fosse sopravvissuto qualcun'altro al brutto incidente del pulmino scolastico? Le cose sarebbero forse andate diversamente?
Ecco dunque che entra in scena un mio OC: Ayame Saito. Se lei fosse sopravvissuta insieme a Konno, Haru, Kamiya e Arisa come sarebbero andate le cose?
Ho cercato di mantenere fedele almeno parte dello spirito dell'autrice ma ho modificato molto lo sviluppo della storia e il finale. Oltre ad Ayame compariranno altri personaggi originali ma secondari: un compagno di nome Endo, i genitori di Sakura, la famiglia al completo di Ayame e verranno chiarite alcune cose sulla famiglia di Kamiya.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Ayame Saito arrivò nella sezione quattro al secondo anno.
L’anno della disgrazia.
Il primo giorno di scuola il professore dopo aver fatto sedere tutti la chiamò e lei si mise davanti alla classe. Il suo aspetto era un po’ fuori dalla norma. I capelli lunghi, scurissimi, la pelle “più chiara del dovuto”, gli occhi particolarmente espressivi che in quel momento osservavano tutti in maniera indagatrice. Era più alta rispetto a tutte le sue compagne e aveva le braccia forti.
“Questa è Saito Ayame, la vostra nuova compagna. Ha superato il test con novantotto punti e quindi siamo stati lieti di ammetterla nella nostra scuola dove speriamo rimanga fino al diploma. Saito vuoi dire qualcosa ai tuoi compagni?”
“No.”
La risposta suonò gelida. E per il professore fu come una pallottola. Alcuni maschietti si misero a ridere.
“Ehm…. Molto bene, in questo caso puoi andare a sederti così inizieremo la lezione.”
Lei andò a sistemarsi nell’ultimo banco a fianco alla finestra. Poggiò i gomiti sulla scrivania e mise la testa a riposare sulle mani.
Konno l’aveva osservata attentamente. Era molto bella tutto sommato e sembrava anche intelligente. Però quella risposta tanto violenta… Forse a Sakura non era piaciuta.
“Peccato” pensò “Non mi sarebbe dispiaciuto parlarle.”
Le lezioni sembrano sempre durare un’eternità a scuola ma alla fine arriva sempre l’ora del pasto.
Mizuki Konno, Haru Ichinose, Sakura Imezawa e Megumi Iwase come al solito si riunirono tutte assime. Sakura era la più bella, Haru sua amica fin dalle medie aveva invece un aspetto più maschiaccio soprattutto per via dei capelli corti, Megumi era la giullare del gruppo dalla battuta facile, Konno era entrata ufficialmente nel gruppo a metà del primo anno dopo essere riuscita a ‘fare colpo’ su Sakura con una media altissima di voti.
“Sai cosa serve per essere perfetti Konno? Buoni voti e tanto make up. Il mondo è crudele solo con le persone brutte e quelle stupide.”
Questa era la filosofia di vita di Sakura. E Konno si sentiva molto al sicuro con questa idea.
“Non posso credere che si mettono a dare compiti dal primo giorno!” si lamentò Iwase.
“Nemmeno io. E’ veramente una noia.” Attaccò Konno.
Poi si girò per vedere che faceva la nuova arrivata. Stava mangiando da sola.
“Che c’è Konno?” domandò Haru.
“Quella nuova. Non so voi ma a me è piaciuto come ha risposto al professor Kendo. Lui si impiccia sempre troppo.”
“Sì è vero!” esclamò Iwase “Vi ricordate quando sono arrivata a metà anno l’anno scorso? Era una vera palla, non la smetteva più.”
Sakura messaggiava al cellulare ma le amiche sapevano che le stava comunque a sentire. Dopo un po’ fece: “Secondo me lo ha fatto solo per attirare l’attenzione.”
Intanto la ragazza si era messa a parlare con uno dei maschi. Endo per essere precisi. Anche lui si stava complimentando per la risposta e le spiegava alcune cose della classe.
“E’ possibile che sia come dici tu Sakura.” Fece Konno  subito.
“Però ha l’aria intelligente.” Fece Haru.
“E sembra saperci fare con i ragazzi.” Aggiunse Iwase, segretamente in caccia per trovare un uomo da un po’.
“E’ vero.” Sakura sfoggiò il suo sorriso d’approvazione.
“Perché non la invitiamo?” propose allegramente Konno.
“Mi sembra una buona idea. Oggi quando usciremo da scuola le chiederemo di unirsi a noi.”
Si sentì il rumore di qualcosa che cadeva. Era Morisoge Arisa, che aveva rovesciato l’astuccio. Era l’outsider della classe. Sempre sola al suo banco a scribacchiare o disegnare. Molto tetra d’espressione era evitata da tutti.
“Cosa ci fa ancora qui? Credevo non avesse raggiunto la sufficienza.” Disse Sakura seccata.
“Evidentemente ce l’ha fatta.” Disse Iwase.
“Maledetta cozza.”
“Via Sakura lascia perdere, proprio perché è una cozza non deve mica rovinarci la giornata.”
“Sì, giusto.” Riprese a messaggiare. “dalle mie parti si è trasferita una storpia.”
“Come?”
“Una in sedia a rotelle. E’ pure venuta a suonare alla mia porta. Non ho capito cosa voleva.”
“Forse voleva solo fare amicizia…”
A parlare era stata la seconda outsider della classe: Chieko Kamiya, occhialuta e silenziosa. Non apparteneva a nessun gruppo e aveva sempre quell’aria gelida di chi tende a darsi un sacco di arie. L’altezza dei suoi voti aveva spinto un paio di volte Sakura a cercare di attaccare bottone. Ma lei le aveva sempre risposto a monosillabi tanto che tutti nel suo gruppo si erano praticamente dimenticati della sua esistenza. Mentre Morisoge veniva solitamente presa in giro, Kamiya era attaccata pochissimo. La forma di ostracismo utilizzata con lei era quella di ignorarla, non importa cosa facesse o dicesse. E così decisero di fare anche quella volta.
“Comunque mi da proprio fastidio.” Proseguì Sakura. “E’ una fortuna che qui in Giappone le scuole siano separate: i malati da un lato i sani dall’altro.”
“Dovrebbero rinchiuderci anche Morshige.”
“Ben detto Haru!”
“Perché, ha ucciso qualcuno?”
Sakura fece un salto sulla sedia.
Ayame era comparsa davanti al loro banco ma probabilmente stava lì già da un po’ e loro non ci avevano fatto caso.
Vista da vicino sembrava molto più alta forse anche per la magrezza.
“Dunque… Sakura giusto? Questa persona esattamente cosa ti ha fatto di tanto dannoso?”
“Ecco…” Sakura si sentì stranamente in soggezione “Secondo me non è una persona sana di mente ecco tutto.”
Ayame fece le spallucce.
“Tutto qui? Da come ne parlavi sembra chissà cosa ti avesse fatto.”
“Bhè vedrai che quando la conoscerai penserai anche tu la stessa cosa.”
“Non lo escludo.” Disse. E fece per andarsene.
“Aspetta!” disse Haru “volevi… pranzare con noi?”
“Veramente ho già finito.”
“Oh… così presto?”
“Ho mangiato solo quattro pezzi di salmone e un po’ di riso.”
“Ah, e adesso dove vai?”
“A prendermi da bere.”
“Ti piacerebbe fare la strada con noi a ritorno?” disse all’improvviso Sakura, ma dal tono si capiva che la domanda era retorica nella sua testa: si aspettava un no.
Invece la nuova arrivata le stupì si nuovo. Dopo averci pensato un momento su disse: “Sì… Sì perché no, in fondo non conosco ancora nessuno e non mi dispiacerebbe incominciare…”
Sakura e lei si fissarono per un po’.
“Ora scusatemi ma devo andare prima che finisca il tempo.”
Si voltò e se ne andò via.
“Strana quella…” disse Haru.
“Chissà come fa a sopravvivere con così poco.” Si chiese Iwase.
“Comunque ha una splendida linea.” Commentò secca Sakura massaggiando al telefono.
“Chissà come si comporterà con noi.” Pensò Konno.
 
Kamiya si sciacquò le mani e pulì la bocca dalle briciole. Mentre si asciugava vide allo specchio Ayame che le compariva alle spalle.
“Fratelli piccoli vero?” disse.
Kamiya si girò per osservarla con aria interrogativa.
“Prego?”
“Hai fratelli più piccoli vero?”
“…Sì.”
“Quanti?”
“Quattro.”
Ayame si morse il labro e guardò per terra con fare pensieroso.
“Perché me lo chiedi?”
“Avrei detto due.” Disse Ayame facendo di nuovo le spallucce “Pazienza.”
Se ne andò in bagno e chiuse la porta.
Kamiya rimase interdetta per qualche secondo domandandosi se dovesse attaccare bottone ulteriormente oppure lasciar perdere. Alla fine optò per la seconda e se ne tornò in classe a sedere sola e silenziosa.
 
Continua…


(Il nome Ayame significa in Giapponese Iris. Vi linko il significato del fiore. In futuro capirete perchè ho scelto proprio quello. http://www.giardinaggio.net/fiori/significato-dei-fiori/iris.asp il cognome Saito invece è stato scelto perchè so che è abbastanza comunque in Giappone.)
 
  
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