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Autore: malpensandoti    21/10/2013    6 recensioni
Chase è lo spazio vuoto che nessuno ha ancora riempito nella sua stanza, ma Olivia le persone non le vuole tenere al guinzaglio ma solo per mano. E per mano, senza colla e senza chiodi, Chase in un posto non ci sta.
Missing moment della fanfiction "No church in the wild", da leggere anche separatamente
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Siccome pioveva'
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Come possiamo lasciarci se insieme
non siamo riusciti mai a starci?
Come possiamo allontanarci se non
siamo mai riusciti ad avvicinarci?





“Non mi hai risposto tutto il giorno. È successo qualcosa? Stai bene?”
 
Ad Olivia se le chiedi qual è il tatuaggio più bello che abbia mai visto, ti risponderà sicuramente ‘every day of my life’ scritto sul torace chiaro di Chase.
Every day of my life.
Olivia lo ha amato fin dalla prima volta che lui glielo ha mostrato.

Se lo ricorda come se fosse ieri, sdraiati sulla coperta blu cobalto del letto di Chase, lui si era spogliato lentamente, spiegandole il significato di ogni macchia d’inchiostro che si era fatto tatuare o che lui stesso aveva inciso sotto la propria pelle.
Questo – aveva detto, indicandosi uno dei molteplici tatuaggi sulle mani – vuol dire ‘coraggio’. Questo invece me lo sono fatto da ubriaco assieme ad un paio di amici, probabilmente vuol dire ‘cazzo’ in cinese o qualcosa del genere”
Olivia scoppiava sempre a ridere con la bocca aperta che subito copriva con le dita per l’imbarazzo. Arrossiva un poco, ma poi lui le stringeva piano entrambi i polsi, baciandole lo zigomo rosa: “Hai proprio un bel sorriso”
Olivia si è innamorata di lui in una giornata d’inverno, sulla via principale di Camden Town.
Lui con gli anfibi neri e lei coi libri dell’università nella borsa.
I tatuaggi non le sono mai piaciuti, se glielo chiedi ti risponde “Dipende”, dipende dal chi da cosa dal perché e soprattutto da Chase.
Chase li fa di mestiere, i tatuaggi. Ha ventidue anni, un diploma e una licenza per il tatuatore.
Il suo negozio si chiama “Royals” e lavora assieme ad un suo amico, Alex. È piccolo, pieno di poster di cantanti che Olivia ha sentito solo nominare e intriso nell’odore di fumo, inchiostro e cibo d’asporto.
Lei durante la pioggia si sedeva sul divanetto rosso e lo osservava con concentrazione mentre, con la testa china, tracciava profili di tatuaggi su corpi sconosciuti.
E quindi Olivia si mordeva le labbra e stringeva forte i pugni sulle cosce per non allungare le mani e tirargli indietro il ciuffo scuro di capelli che lo faceva sempre sbuffare, o magari per non prendere la sigaretta al mentolo che gli pendeva dalle labbra sottili e aspirarne una boccata.

Every day of my life.
Olivia passava lì pomeriggi interi, con la scusa dello studio e della biblioteca, prendeva la linea blu della metro e si immergeva nel caos di Camden, tra le vetrine sempre ricche e i metallari con i capelli verdi ed i sorrisi gentili.
Olivia è ordinata, la sua scrivania nella stanza che divide con Emma è sempre perfettamente libera, i suoi vestiti sono stirati nell’armadio e lei ha sempre una parola buona per tutti.
Si prende cura delle sue amiche, una volta ha perfino provato a cucire una ferita al ginocchio di Dalia.
È adulta, Olivia è cresciuta prima degli altri e sa quando e dove si trova il suo limite.
Beve, mai troppo. Fuma, non così tanto. Ride, quello sempre, ma poi quando studia toglie il wi-fi dal telefono ed è tutto a posto.
Chase invece è un miscuglio di tatuaggi e graffi che lo rendono così dannatamente perfetto nell’ordine della sua vita. Una vita che non è perfetta ma che le piace abbellire con qualche vestito nuovo per andare a ballare e un paio di cover nuove dell’iPhone.
Chase è ciò che riempie il muro della sua stanza, quello spazio di mattoni spoglio che Emma vorrebbe coprire con un poster di Tyra Banks, è il foglio degli appunti lasciato sulla scrivania mentre lei è a lezione, il 27/30 all’ultimo esame, la testa un po’ fuori dal mondo e dentro il suo appartamento e sotto le sue lenzuola.
Chase è  il colore un po’ eccentrico della sua vita, una pioggia bollente tra i capelli che non riescono mai a stare al proprio posto ma che Olivia non si taglierebbe mai.
“Quanti tatuaggi hai?”
“Non lo so. A volte vorrei averne la pelle piena, altre volte li rinnego tutti”
“Perché? Sono belli”
Dita tra ciocche di capelli sempre in disordine, quelle di lei o di lui non è importante. Un bacio sulla clavicola e uno sulla scritta sul collo.
“Un tatuaggio è per sempre, Olivia – il suo nome così delizioso, Chase che le accarezza le guance e le bacia le labbra – Come le cicatrici. Come i nei. Come le persone. Fanno parte di noi
“Le persone non sono per sempre”
Verità sempre troppo scomode, Chase che sorride piano e lei che s’illude esattamente come lui.
“Ogni tanto mi piace credere il contrario”
Chase è arrivato con gli anfibi sporchi di terriccio e la maglia bucata. Le ha preso il polso piccolo, lei lo ha guardato male ma già si era un po’ innamorata dei suoi occhi.
“Hai bisogno di aiuto”  le aveva detto, schietto.
Olivia cercava il regalo adatto per India, nella borsa gli appunti di storia dell’arte e le cento sterline a disposizione.
Attorno a loro la gente continuava a correre e a parlare senza sosta e senza freni, in una frazione di secondo si era ritrovata dentro uno dei negozi della via, immersa in un calore sconosciuto ma confortante.
“Non ho bisogno di te”
Olivia pensa adesso a quella frase e ancora ride.
Chase è testardo ma non è invadente. Ha semplicemente fatto schioccare la lingua e le ha chiesto che cosa stesse cercando. Olivia ha risposto: “Non lo so” perché gli occhi più belli del mondo li aveva appena trovati.
Ad India il maglione che lui ha scelto le è piaciuto fin troppo.
Chase ha iniziato a spogliarsi lentamente, senza fretta. Prima le ha fatto vedere lo studio in cui lavorava, poi il suo bar preferito, il ristorante in cui è andato via senza pagare, il suo appartamento, la sua puntata preferita di American Horror Story, la foto di sua madre da giovane messa in qualche scatolone, i suoi tatuaggi e i significati.
Chase le ha fatto conoscere i suoi amici quando Dalia ha iniziato a fare domande, Olivia ripeteva sempre che andava in biblioteca, che c’era suo fratello in città, i suoi compagni di corso organizzavano delle cene e lei proprio non poteva dire di no!, ha imparato a dire bugie con la stessa frequenza con cui lo baciava sotto le coperte.
E quanto le piace(va) passare le dita sull’inchiostro sotto la pelle pallida di Chase, fargli il solletico mentre lui che le bacia(va) una spalla ossuta.

Ad Olivia i tatuaggi non piacciono. Ride ogni volta che Megan scopre la foglia di marijuana su una costola e osserva la scritta di India nell’interno gomito, ma non macchierebbe mai il suo corpo con dell’inchiostro.
Poi però è arrivato Chase, e sono arrivati i baci e le sigarette al mentolo che prima non aveva mai sopportato. Sono arrivati i rimproveri di sua madre per la non concentrazione, le bugie alle sue amiche, le uscite in posti sperduti e le mani sempre aggrovigliate. È arrivato Chase coi suoi occhi chiari come la bassa marea e gli zigomi pronunciati, i suoi “Sei il mio tatuaggio preferito” usciti dopo qualche birra di troppo ed il suo accento strano, sempre  marcato quando è ubriaco.
“Il prossimo tatuaggio sarà il tuo nome”
“Le persone non sono eterne”
“Te l’ho detto, lasciami illudere ancora un po’. Ma prima dammi un bacio”
Chase ha ventidue anni e un ago sempre in mano, la sigaretta tra le labbra e gli anfibi sporchi.
Non c’è ancora il 'ti am'o ma il 'rimani stasera anche se domani saremo ancora più stanchi'.
Olivia ha le occhiaie di chi non dorme da giorni e il corpo dentro la vasca da bagno, Emma in camera e Candice che studia.
In mano non ha nessuna ciocca di capelli ma un bastoncino che adesso ha una piccola parola appena spuntata in blu.
Chase è lo spazio vuoto che nessuno ha ancora riempito nella sua stanza, ma Olivia le persone non le vuole tenere al guinzaglio ma solo per mano. E per mano, senza colla e senza chiodi, Chase in un posto non ci sta.
 Quindi è tutto finito. La vasca da bagno è un rifugio e Camden e le sue braccia un ricordo lontano.
Le persone non restano, si ripete mentre risponde al messaggio, non restano e soprattutto non bruciano.
E quindi il dolore che sente nello stomaco è il bambino che sta crescendo e non l’amore che se ne sta andando.
Ma che poi, se ne va?
 
 
“Ho troppe cose a cui pensare in questo momento. Una relazione non mi fa bene. È  stato bello, davvero. Mi dispiace”






chase mi è venuto in mente in una notte insonne, olivia è sempre la stessa ma qui ha mille sfaccettature che spero vengano fuori anche nella long.
con questa si conclude in definitiva il prequel di 'No church in the wild'. spero che abbiate compreso l'ambientazione del prologo, la vasca e il test di maternità.
ringrazio di cuore tutti coloro che apprezzeranno questi squarci di coppia, e non preoccupatevi per chase, tornerà :)
un bacione alla mia Giulia, scusami se ci ho messo così tanto ma tu richiedi sempre del tempo.
grazie di cuore,
caterina


  
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