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Autore: JeiBieber_Smile    21/10/2013    9 recensioni
Cos'è un Natale senza le persone che ami? Freedom lo sapeva, Freedom l'ha sempre saputo. Genitori separati, un padre che vive in un'altra città, una mamma sempre impegnata a lavoro, la casa vuota ventiquattro ore su ventiquattro. La magia del Natale non aveva ancora bussato in casa sua, vedeva tutto grigio e spento, si sentiva sempre di troppo per tutti.
E se qualcosa a breve sarebbe accaduto?
E se qualcuno sarebbe presto entrato nella sua vita?
L'amore, oh cosa può fare l'amore!
-
Hey angel in the snow, I'm under the mistletoe. You are the one, you're my very own Christmas love.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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01. 'Il vento freddo freddo picchiettava sul mio viso mentre tanti piccoli fiocchi di neve si adagiavano lenti su tutti i muretti che costeggiavano il viale di casa mia. Fissai il vuoto per minuti interminabili, mi piaceva osservare come quei piccoli fiocchi ghiacciati scendevano piano dal cielo e si poggiavano con eleganza su tutto ciò che incontravano lungo il loro tragitto. Mi sarebbe piaciuto essere un fiocco di neve, mi sarebbe piaciuto avere una forma diversa dagli altri miei coetanei, essere originale a modo mio, essere libera. Alzai il viso verso il cielo, chiusi gli occhi e mi beai di quella sensazione di freschezza che mi avvolse. Sorrisi tra me e me, mentre stringevo sempre di più le braccia sul mio ventre.

-Freedom, c'è papà a telefono!- urlò mia madre, sull'uscio della porta.
-Arrivo.- mi affrettai a dire, volgendo un ultima occhiata al cielo prima di rientrare in casa: faceva decisamente più caldo. Presi velocemente il cellulare dalle mani di mia madre. -Papà!-
-Ciao, pesciolino! Come stai?-
-Sarai a casa per Natale?- chiesi, senza rispondere alla sua domanda.
-Freedom, sai che non..-sospirai e, senza ascoltare altro, passai il cellulare a mamma, presi il cappotto e uscii fuori di casa.

I miei genitori erano divorziati e mio padre viveva in un'altra città, con un'altra donna e un altro figlio, che tra l'altro non era nemmeno suo. Da quando avevo due anni, lui e la mamma non stavano più insieme, e cosa sapeva mio padre di me? A malapena ricordava il giorno del mio compleanno, una volta mi fece gli auguri il l'otto luglio, mentre il mio compleanno sarebbe stato il sette agosto. Mi sembrava di essere sempre di troppo per lui. Eppure lo amavo, lo amavo così tanto... Quando lo incontravo, dopo mesi che non lo vedevo, era come se non fosse mai andato via. Fra le sue braccia mi sentivo completa, mi sentivo viva, mi sentivo felice. Poi però andava via e mi faceva promesse su promesse che non manteneva mai: come per esempio, la promessa che avrebbe passato il Natale con me. E che non ha mantenuto.
Sospirai e strinsi ancora di più il cappotto al mio corpo. Camminavo lenta fra le vie di Stratford, diretta a casa di due persone che io stimavo davvero tanto: Diane e Bruce. Erano una coppia davvero strana e divertente, amavo sentire i racconti di nonno Bruce risalenti alla sua adolescenza e mi piaceva cucinare con nonna Diane. Restavo spesso a cena da loro, sopratutto quand'ero giù di morale. Mamma, ovviamente, lo sapeva. Diane era come una seconda madre anche per lei. Dopo una decina di minuti, arrivai finalmente a destinazione. Bussai al campanello e aspettai sull'uscio l'aprirsi della porta.

-Freedom! Tesoro, che piacere vederti.- sorrisi, mentre Diane mi strinse in un caloroso abbraccio. -Che ci fai qui?-
-Sono venuta a trovarvi, è troppo tempo che non vi vedo.-
-Troppo tempo? Sei stata qua ieri mattina.- ridacchiai, mentre sul suo viso comparve un sorriso.
-Per me è troppo tempo, okay?- assottigliai gli occhi e le puntai il dito, in tutta risposta rise di gusto.
-Entra, piccola.-

Mi sorrise come solo una nonna sa fare e mi fece spazio sull'uscio della porta. Entrai in casa e subito un profumo di dolce penetrò le mie narici. Annusai l'aria e chiusi gli occhi, quello sì che era l'odore di casa, quello sì che era l'odore di famiglia. Mi avviai verso il salotto, dove trovai un Bruce intento a poggiare degli scatoloni sul pavimento. Affrettai il passo e lo aiutai, prima che tutto cadesse per terra.

-Ah, la mia povera schiena. Bocciolo, sei il mio angelo.- sorrisi ancora alle parole di Bruce, prima di battere più volte le palpebre guardando il soffitto sognante.
-Lo so.- unii le mani in segno di preghiera e ripetei il gesto di poco prima, provocando la risata dell'uomo di fronte a me, che dopo poco contagiò anche me. -Cosa devi fare con tutti questi scatoloni?-
-Tra poco meno di due settimane è Natale e sai cosa manca in questo salotto per rendere l'atmosfera ancora più festiva?-
-Un albero?- risposi senza pensarci due volte, guardandomi attorno.
-Esattamente, bocciolo.- sorrisi malinconicamente, non avevo mai addobbato un albero di Natale con la mamma, riteneva questi gesti solo perdite di tempo. -Ti piacerebbe aiutarmi con gli altri scatoloni?-

Annuii semplicemente, togliendo poi con una mossa veloce il giubbotto e scendendo in cantina. Portammo al piano superiore una decina di scatoloni in tutto, contenenti un mix di addobbi natalizi. Tutti quegli oggetti mi mettevano di buon umore. Disfai uno scatolone, dove all'interno di trovai una palla di vetro con la neve all'interno. Avete presente quelle palle di vetro dove all'interno c'è una piccola statuetta e che, se le agiti, la neve svolazza qua e la? Ecco, mi ero innamorata di quella piccola palla di vetro. Al suo interno, c'era una statuetta di due ragazzi che si baciavano sotto al vischio e solo Dio sa quanto desideravo baciare sotto al vischio il ragazzo dei miei sogni. La fissavo e la sfioravo con le dita, completamente incantata dalla neve e dalla bellezza di quell'oggetto. La poggiai poi sul davanzale del caminetto, proprio nell'esatto momento in cui bussarono alla porta di casa.

-È arrivato!- urlò contenta Diane. -Bruce, è arrivato!- continuò, uscendo dalla cucina e poggiando lo strofinaccio che aveva in mano sulla sua spalla.
-Arrivo, tesoro!- rispose Bruce, poggiando l'ultimo pacco sulla pila di scatole che si era formata e avanzando verso la porta.

Udii delle voci e, curiosa, mi avviai anch'io verso la porta di casa. Diane e Bruce non erano soli: Bruce abbracciava un ragazzo, ma dato che era girato di spalle non riuscii a delinearne i tratti, mentre Diane teneva stretta fra le sue braccia una donna, alta più o meno quanto lei, con dei lunghi capelli marroni e gli occhi azzurri, molto azzurri. Occhi che penetrarono nei miei, rimasi spiazzata dalla lucentezza che emanavano. Mi sentii subito a disagio, lo sguardo era fisso su di me, era evidentemente sorpresa di trovarmi lì, infondo non era casa mia ed ero una perfetta sconosciuta.

-Oh, che sbadata che sono! Vieni, vieni Freedom, voglio farti conoscere due persone.- si avvicinò con passo deciso, mi prese la mano e mi trascinò vicino alla donna dagli occhi azzurri. -Freedom, lei è mia figlia Pattie. Pattie, lei è Freedom, la ragazza di cui ti ho parlato. Non è bellissima?- arrossii immediatamente, mentre un sorriso imbarazzato comparve sul mio viso.
-È un piacere conoscerti, Freedom.-mi strinse piano la mano, sorridendo.-Hai davvero un nome insolito.- ridacchiai, stringendo la stretta.
-Pensi che il mio secondo nome è Aquamarine.- feci spallucce, mentre lei invece corrugò le sopracciglia e arricciò le labbra.
-Okay, non è poi tanto strano dopotutto.- sorrise.  
-Praticia, giù le mani dalla mia donzella.- intervenne Diane che, dopo aver picchiettato più volte la sua mano su quella di Pattie, mi tirò a sé e mi girò verso il ragazzo che poco fa era tra le braccia di Bruce. -Lui, invece, è Justin, il fioglio di Pattie.-

I miei occhi grigi si scontrarono con quelli nocciola del nipote di Diane, Justin. Rimasi completamente estasiata dalla bellezza di quel ragazzo. Le sue sopracciglia erano folte, il suo naso piccolo, la pelle chiara, le labbra carnose, i capelli corti rasati ai lati e col ciuffo..Le sue labbra erano semi aperte mentre i suoi occhi erano puntati nei miei. Affogai in quel color nocciola, così intenso che sembrava miele, o caramello. Era davvero bellissimo.

-Ciao.- sussurrai, arrossendo imbarazzata.
-Ciao.- ripeté, l'ombra di un sorriso sul suo viso. -Allora tu sei la famosa Freedom.- cominciò, avvicinandosi piano a me.
-Così sembra.- risposi, continuando a fissare i suoi occhi.
-Così sembra? Sei forse la sua sosia? oppure gli alieni ti hanno rapita e quindi sei un clone?- mi porse la mano, ridacchiai afferrandola.
-Sono io, in carne ed ossa.- sorrise e giurai di vedere un pizzico di malizia in quel sorriso.
-Justin, figliolo, non provarci con lei.- lo rimproverò Bruce.
-Hey, sono un maschio.- si giustificò Justin.
-E hai dodici anni in più a lei, quindi giù le mani.-

Spalancai la bocca, dodici anni in più a me? Facendo due calcoli, dato che io avevo solo quindici anni e lui ne aveva dodici in più a me, aveva ben ventisette anni. La sfiga è dalla mia parte pensai. Justin, invece, sbuffò sonoramente, roteò gli occhi al cielo e passò, con un gesto veloce e sexy, la lingua sulle sue labbra. Fissai attentamente tutti i suoi movimenti, così eleganti e decisi. Sembrava il solito tipo che sa cosa vuole e che, se ciò che desidera è impossibile, cambia le leggi per renderlo possibile, per poterlo ottenere.

-Fatte le presentazioni, che ne dite di portare velocemente queste valigie sopra e di scendere per la torta? Ho fatto anche i biscotti.- neanche il tempo che Diane finisse la frase, che Justin già era di sopra con le sue valigie. Ridacchiai osservando la scena, avvicinandomi poi a Pattie per aiutarla con le sue valigie.
-Dia una valigia a me, tre ne sono tante.- dissi sorridendo alla donna dagli occhi azzurri, prima di prendere una valigia dalla sue mani.
-Oh, dolcezza, dammi del tu e chiamami Pattie.-

Trascinai la valigia fino alle scale, poggiai il piede sul primo scalino e, proprio mentre stavo per alzare la valigia da terra, una mano si poggiò sulla mia e automaticamente alzai lo sguardo. Per la seconda volta, incontrai gli occhi color caramello di Justin. Prese delicatamente la valigia dalle mie mani senza mai staccare i miei occhi dai suoi.

-Lascia fare a me.- sussurrò, prima di prendere del tutto la valigia e di salire velocemente le scale.

Rimasi spiazzata dal suo gesto così gentile, con lo sguardo sognante e la bocca semi aperta. Chiusi gli occhi e scossi la testa più volte, il mio labbro inferiore incastrato tra i miei denti, intenta a reprimere un sorriso. Quando riaprii gli occhi, il biondo stava scendendo le scale col fiatone e, dopo avermi fatto un gesto col capo, si avviò velocemente in cucina. Lo seguii a ruota entrando in cucina, l'odore di dolce era più intenso. Tutti presero posto a tavola, ed io mi sentii tremendamente a disagio, infondo non facevo parte di quella famiglia, ero solo una persona di troppo..

-Bocciolo, siediti pure vicino a Justin.- mi sorrise Bruce, rassicurandomi.
-Ma no, non voglio rovinare questo ritrovo familiare. Caso mai torno dopo..- sorrisi anch'io, stringendo le braccia, ancora una volta, attorno al mio ventre.
-Non rovini affatto questo ritrovo familiare, piccola.- Justin schioccò la sua lingua al palato, quell'ultima parola l'aveva pronunciata con così tanta premura.. -Forza, siediti.-

Strusciò i piedi della sedia per terra provocando un rumore stridulo, batté poi più volte il palmo della sua mano sul cuscinetto decorato sulla sedia e mi sorrise. Aveva un sorriso così bello. Sorrisi anch'io di rimando e, velocemente, mi sedetti al suo fianco. Diane tagliò cinque fette di torta al cioccolato con un cuore di morbido cioccolato bianco e le poggiò in cinque piatti con decorazioni natalizie, accanto a tre biscotti ancora caldi e dall'aspetto squisiti. Amavo i dolci, sopratutto per il fatto che potevo mangiarne a palate senza mai ingrassare, avevo un metabolismo davvero molto alto grazie ai dodici anni di atletica e i sei anni di nuoto. Sport che odiavo tra l'altro, però a mia mamma piacevano ed io non volevo darle un dispiacere, stava spendendo un botto di soldi per me e non mi andava di deluderla.
Chiusi gli occhi e inspirai il profumo di cioccolato ancora caldo: adoravo il cioccolato bianco.

-Justin.- la voce di Pattie riuscì a distogliermi dai miei pensieri e immediatamente mi girai verso il suo viso: fissava suo figlio con la bocca aperta e gli occhi semi spalancati. -Ma tu non preferivi il salato al dolce?-
-Prima di tutto,- cominciò Justin con la bocca piena, ingoiò e si pulì il viso col fazzoletto. -ho fame, sono ore che non mangio. Secondo, preferisco il salato al dolce, ma per il semplice motivo che i tuoi dolci o sono bruciati o sanno di detersivo.- Pattie fulminò suo figlio con gli occhi. -Senza offesa, mamma.-
-Comunque, c'è una signorina a tavola, quindi cerca di essere più educato. Avrai pure ventisette anni, ma il tuo cervello è rimasto indietro, tesoro.-

Justin alzò gli occhi al cielo, sospirò e cercò di mangiare con più 'eleganza'. Sorrisi alla scena, afferrando poi un biscotto e portandolo alle mie labbra. Il biondo al mio fianco notò il mio sorriso e mi fece un occhiolino, subito avvampai.

-Allora, Freedom, parlaci un po' di te.- mi chiese Pattie.
-Cosa vorresti sapere?- le chiesi, mordendo ancora la mia fetta di torta. L'imbarazzo si faceva sentire.
-Che scuola frequenti, cosa vorresti fare da grande, i tuoi interessi..-  cominciò Pattie.
-Se sei fidanzata, il tuo numero di cellulare..- continuò Justin, arrossii ancora di più. Bruce diede uno scappellotto dietro la testa del nipote. -Ahia, che c'è?-
-Ci stai provando.-
-Hey, devo passare qui ben due settimane, tanto vale uscire con qualcuno. E sono sicuro che a Freedom piacerebbe stare in mia compagnia, vero, piccola?- Avvampai ancora.
-Be', se..se vuoi ehm, okay, tan..tanto io sono sempre qua.- mi maledissi mentalmente dopo quella frase pronunciata alla cazzo. Balbettare era il mio forte, sopratutto quando si trattava di situazioni simili.
-Visto?- chiese retoricamente Justin, mentre sul suo viso si espanse un sorriso. -Ha acconsentito, quindi dopo la torta mi darà il suo numero e ci vedremo anche fuori da questa casa.- fece spallucce e continuò a mangiare come stava facendo poco prima.

Okay, i ragazzi non erano mai stati il mio forte. Certo, a scuola non ero la più sfigata, ma nemmeno la più amata. Ero semplicemente una ragazza che preferiva starsene per i fatti suoi e che nessuno conosceva, non venivo né derisa dai più popolari né stimata dai più secchioni. Mi era capitato giusto qualche volta di essere presa in giro per il mio fisico, ero sempre stata tanto piccola e sottile e ai ragazzi piaceva la donna bella e formosa. Non avevo ancora dato il primo bacio, l'altro sesso era per me qualcosa di ancora misterioso e sconosciuto. Non sapevo com'era avere un migliore amico maschio oppure un fidanzato,  non sapevo com'era poggiare le mie labbra su quelle di un'altra persona, non sapevo cosa significava essere amata, cosa significava sentirsi amata e cosa significava amare un ragazzo. Certo, una piccola cotta anch'io l'ho avuta alle medie, ma non era niente di così eclatante..
Niente di eclatante e sopratutto niente di paragonabile alle farfalle che svolazzavano nel mio stomaco dopo aver sentito che Justin voleva il mio numero per uscire con me.

-Voi dov'è che abitate?- mi azzardai a chiedere.
-Cambridge, anche se non la sento casa mia come Stratford.- rispose Justin. -Lì è tutto troppo movimentato, c'è caos e le strade sono sempre occupate. Se non fosse stato per l'Università sarei rimasto qui.-
-Tu frequenti la Harvard University?!- chiesi, spalancando la bocca.
-Ho frequentato la Harvard e sono uscito col massimo dei voti.- sorrise soddisfatto, mentre i miei occhi si spalancavano ancora di più e il mio cuore accelerava. -E da quello che ho capito, sei rimasta abbastanza sorpresa.- ridacchiò.
-È una delle Università più importanti in America, devi essere un vero genio se sei uscito col massimo dei voti.- mi unii alla sua risata.
-E tu?- chiese dopo pochi secondi. -Vai alla Waterloo-Oxford?-
-Sì, è la più vicina e mi trovo bene.. Anche se i miei voti non sono proprio buoni, ecco.-
-Potresti farti aiutare da Justin.- suggerì Diane. -È un insegnante.-
-Cosa?-
-Non preoccuparti, piccola, ho fatto solo qualche supplenza.- ridacchiò ancora. -E poi, sarebbe un motivo in più per vederci, non trovi?-

Avvicinò il suo viso al mio, i suoi occhi completamente puntati nei miei. Mi persi nuovamente in quel color caramello e di conseguenza annuii senza pensarci due volte. Sorrise dolcemente e mi accarezzò il viso col dorso della sua mano, era così calda mentre la mia pelle era così fredda. Finimmo di mangiare poco dopo di mangiare la nostra fetta di torta, Pattie era davvero una donna tanto simpatica mentre Justin era..era Justin. Non riuscivo ancora a capire, a decifrare l'effetto che mi stava facendo. Dentro di me regnava il caos, nel mio stomaco si stava scatenando la terza guerra mondiale e no, non era stata la torta a provocarmi tutti quei crampi. Già ero dipendente dal suo sorriso, dal suo viso perfetto. Lo guardai, mentre si alzava dalla sedia e posava il suo piatto nella lavastoviglie e continuai a guardarlo, mentre si avvicinava a me e mi faceva segno di alzarmi. Seguii i suoi movimenti, poggiai il mio piatto nella lavastoviglie e andammo in salotto, dove Pattie e Bruce stavano già disfando gli scatoloni. Era così bello vederli mentre, in sintonia, toglievano tutti quegli oggetti natalizi e li poggiavano sul divano, o per terra, o sugli altri scatoloni. C'era un'aria così serena e festiva, ti contagiava. Il sorriso sul mio viso si espanse alla scena e i miei occhi cominciarono a brillare: come mi sarebbe piaciuto poter far tutto quello anche con mia mamma, magari anche con papà.
Purtroppo quello era solo un sogno. Un sogno destinato a rimanere tale, perché papà non voleva saperne di tornare ad essere presente nella mia vita.

-Hey, voglio aiutarvi anch'io ad addobbare la casa!- Justin si avvicinò agli altri, io rimasi sull'uscio del salotto a fissare la scena.
-Figliolo, perché non mi aiuti a montare l'albero? La mia schiena non è più quella di una volta.- ridacchiò Bruce.
-Pattie, ho trovato delle splendida ricette per la cena che ci sarà la sera della vigilia di Natale.- disse Diane a Pattie.
-Io ho portato la ricetta di alcuni dolci natalizi prettamente italiani, una mia amica è andata in vacanza a Napoli e ha provato alcune cose davvero deliziose.-
-Questa sera mi mostrerai tutto!-

E fu in quel momento, quando li vidi presi a parlare tra di loro mentre disfavano gli scatoloni, che mi sentii davvero, davvero di troppo. Mi pensava di invadere il loro spazio, mi sentivo solo un peso, qualcosa di troppo. Come quando hai mangiato primo, secondo e contorno e per esagerare aggiungi anche il dessert, oppure quando un disegno è già perfetto e per renderlo migliore aggiungi la sfumatura di un altro colore che rende il lavoro perfetto di prima completamente sbagliato. Ecco, io ero quel colore, quel colore così scuro e freddo in confronto a loro, che erano così brillanti e caldi. Il sorriso immediatamente abbandonò il mio viso, indietreggiai di qualche passo e abbassai il capo: non facevo parte di loro, perché continuare a invadere quello spazio così intimo? Sospirai rassegnata e mi girai le spalle, intenta ad andarmene, ma venni fermata da una voce.

-Dove vai?- mi chiese Justin.
-A casa mia,.- risposi girandomi, un sorriso sforzato fece la sua entrata in scena sul mio viso.
-Come mai vuoi andare via?- continuò Pattie.
-Non vi vedete da tanto e questo è un momento vostro, non voglio rovinare l'atmosfera.-
-Non rovini affatto l'atmosfera, bocciolo.- rassicurante, Bruce mi sorrise.
-Cosa fai adesso a casa da sola? Meglio stare qua, almeno ti fai quattro risate quando Bruce bacchetta Justin dopo che ci ha provato con te.- Diane fece spallucce, ridacchiai.

Justin, invece, abbandonò la sua postazione ai piedi del divano e si avvicinò lentamente a me, il suo sguardo era fisso sul mio corpo. Quando una persona fissava intensamente il mio corpo mi sentivo a disagio, eppure sentire lo sguardo fisso su di me da parte di Justin aveva l'effetto contrario: stavo bene. Arrivò a pochi passi da me, mi porse la mano e mi sorrise.

-Infondo, hai detto tu stessa che sei sempre in questa casa. Perché dovresti fare un'eccezione proprio adesso?-

Alternai lo sguardo dalla sua mano ai suoi occhi finché, titubante, non unii il mio palmo al suo. Il sorriso che si espanse sul suo viso era lungo da un orecchio all'altro. Staccò le nostre mani, ma con lo stesso braccio circondò le mie spalle e ci avvicinammo a passo svelto al centro del salotto.

-Solo io riesco a convincerla.- si vantò Justin con gli altri, mi baciò la guancia.
-Justin, non ci..-
-Non ci provare, okay, lo so. Lo so.-

E sorrisi, ancora.
Non mi capitava di sorridere così tanto da, quanto? Avevo perso il conto dei giorni ormai, eppure qualcosa mi diceva che avrei cominciato un'altra conta.
Gli occhi di Justin trovarono ancora una volta i miei.
E sentii che il vuoto presente nel mio corpo si stava colmando.


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Buonsalve.<3
Indovinate un po' chi c'è qua?
Ma sono io, la vostra Sharrrron!
Quando finì 'Do you believe in love?' promisi che mi sarei fatta sentire a settembre e mi dispiace di non  aver mantenuto la mia promessa.
Però, sapete, con l'inizio del nuovo liceo mi sono trovata un po' spaesata. Le materie sono abbastanza pesanti, ho interrogazioni e verifiche a go go e ho preferito concentrarmi sulla scuola mettendo da parte la tecnologia in generale. Pensate che ho riattivato la mia pagina Facebook
pochi giorni fa e ci sto comunque pochissimo, quindi perché riattivare questo profilo e farvi aspettare settimane per un capitolo? Amo scrivere, ma mi prende troppo tempo.. Per scrivere questo capitolo, per esempio, ci avrò messo si e no cinque ore, infatti l'ho scritto in due giorni.
E adesso, dato che l'ho menzionato, parliamo del capitolo!
Da quello che avete capito, ho cominciato una nuova storia. Premetto che domenica sera avevo un po' di ispirazione e ho cominciato a buttare giù qualcosa per una One Shot. Però, dato che ciò stavo scrivendo stava diventando troppo lungo, ho ben pensato di fare una piccola fan fiction, che durerà si e no dieci capitoli, o anche meno. Pubblicherò una volta alla settimana, due se riesco. I capitoli saranno sempre lunghi come questo e be', che altro dire?
Non mi dilungo ancora, già avete sprecato un bel po' di tempo.c:
Vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato, spero sia servito a qualcosa passare ore davanti al computer a scrivere tutto questo.<3

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E se volete leggere la prima prima FF, ecco 'Do you believe in love?'


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