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Autore: Perceptions    21/10/2013    0 recensioni
E poi c'era Michelle, figlia del sole d'estate, nel pieno dei suoi 25 anni. Una vita. Una giovane vita, e una così antica anima. Antica perchè... Bè, l'anima di Michelle stava morendo, ammalata, da un morbo incurabile che si era sempre più fatto forza e aveva vinto. Ha vinto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parigi. 24 Dicembre 1875. Ore 19:37.

 

Immersa nel silenzio e in quell'oscurità invernale con quel tocco di malinconia tale da rendere il tutto così romantico, affascinante, misterioso. La Parigi degli animi delicati, delle Persone, di coloro che percepiscono le cose. E non solo.

Poche le figure che si avventuravano per le strade della città, dominata da un banco di nebbia che Leopardi, poeta ottocentesco italiano, avrebbe senz'altro apprezzato: la città era un indefinito, tale da indurre quella sensazione di appagamento da sconosciuto.

È la vigilia di Natale, il più della popolazione è rifugiata nelle proprie case, o in quelle dei propri parenti; famiglie rifugiatesi nel torpore dei nidi familiari, in quei nidi borghesi in cui si recitavano le opere della felicità e della serenità. Maschere rette da una dura legge sociale che opprime la città.

 

Opprimere. Opprimere. Opprimente. Un peso. La profondità. Buio.

 

Una città deserta. Immobile, quasi, se non fosse per qualche temerario passante, diretto al proprio momento di fittizia felicità. E ovviamente c'erano gli esuli, gli scarti sociali. Gli ammutinati, o i mutilati. Ma non ci interessano, loro non interessano a nessuno.

E poi c'era Michelle, figlia del sole d'estate, nel pieno dei suoi 25 anni. Una vita. Una giovane vita, e una così antica anima. Antica perchè... Bè, l'anima di Michelle stava morendo, ammalata, da un morbo incurabile che si era sempre più fatto forza e aveva vinto. Ha vinto.

Come una degna figlia della borghesia del suo tempo, Michelle si muoveva con un'eleganza quasi inusuale. Vestita a modo, probabilmente pronta alla messinscena de “Il cenone di Natale”, camminava con un passo svelto eppure graziato, con un'eleganza e una gentilezza di modi tale da lasciare incantato chiunque. E infatti aveva lasciato incantato molte persone. Anche troppe.

 

Opprimere. Opprimente. Un peso. La profondità. Buio.

 

Usciva dalla sua abitazione in Rue Danton, imboccando la strada in direzione del fiume. Camminava con passo svelto. In cinque minuti avrebbe raggiunto la Senna. Dieci minuti e avrebbe raggiunto la sua metà.

Una mantellina rossa copriva gli abiti costosi e sfarzosi che il suo status quo le imponeva. Perchè sì, Michelle era una borghese. Non alta, non bassa. Media borghesia, quella non disprezzata ma non ammirata. Non che a lei importasse, ma per suo padre era tutto, così come per sua madre, e sua sorella, e suo marito. Guadagnare, guadagnare, feste, feste, guadagni, feste. Era tutto. Tutto questo aveva da sempre pesato sulla sua vita, e l'aveva influenzata pesantemente, causandole tante rinunce. Amici, libertà, amori.

Inutile aggiungere che il suo matrimonio era frutto di un accordo economico. Lei, con la sua bellezza, non era sfuggita agli occhi di un sessantenne depravato. Ricco, certo, ma depravato.

Si era sposata a 18 anni. Aveva addirittura avuto due figli. Ora non ne aveva più. Entrambi morti, alla nascita. Eleonor e Charles. Mai come in quei due momenti la disperazione era sembrata così assoluta, e irreversibile. Era invecchiata, era segnata. Ma non abbastanza.

 

Opprimente. Un peso. La profondità. Buio.

 

Camminava veloce. Non era invecchiata troppo. Non troppo velocemente. Fu una sera, come queste, tre anni prima. Il momento sbagliato, il posto sbagliato. Le persone sbagliate. Le bastò attraversare una strada. E incrociare tre uomini.

Aveva riportato lesioni interne. Fisiche e psichiche. I suoi occhi, di un castano brillante, vivace, era spento. La sua giovinezza stava ormai scomparendo, insieme alla sua vita. Sopravviveva. Un involucro.

 

Un peso. La profondità. Buio.

 

Eccola quasi alla Senna. Ancora pochi minuti e sarebbe giunta a destinazione. L'ansia cresceva. L'ansia di rivederlo. Di riabbracciarlo. Di toccarlo. Baciarlo.

Era successo due anni fa. Non era un artista, e neppure povero. Semplicemente un altro borghese. Un uomo, non bello, ma un uomo. Fu amore a prima vista, sentirlo discutere di Goethe in un caffè. Fu un incrociarsi di occhi, fu passione fulminea. E passione fu. Letteralmente.

 

La profondità. Buio.

 

Furono scoperti, non molti mesi dopo. Fu ritrovato morto, per strada. Come uno qualunque. Come il più misero degli uomini. Immerso nel sangue.

Eccola sul ponte, illuminato tetramente da una luna nascosta tra le nuvole. Osservò il fiume. Oscuro, quasi immobile. Si guardò intorno, come se aspettasse qualcuno. Non arrivò nessuno.

Un sospiro.

Riuscì ad arrampicarsi sul parapetto. Si erse in piedi.

Un sospiro.

 

“Cosa sta facendo?!”

 

Qualcuno tentò di tirarla giù; rischiò di cadere, ma mantenne l'equilibrio. Si girò verso l'uomo che aveva tentato di salvarla. Un senzatetto, che la guardava con sguardo tra il compassionevole e il preoccupato.

 

“La prego.” Guardò l'uomo implorando pietà. Di risposta lui la fissò, il suo sguardo, e le fece un cenno di assenso.

 

“Grazie.” Sorrise. Ritornò a guardare il fiume, osservata dall'uomo. Si abbandonò. Un volo. Un lungo volo.

 

Una vita. Un attimo. Il freddo. Il buio. Il silenzio. Il dolore. Poi il nulla.

 

Buio.

Silenzio.

Pace.


N.B. Per chiunque leggerà il racconto, alcune precisazioni. 
1. Preferisco definirmi più un lettore che uno scrittore ma ogni tanto ho voglia di scrivere e ci provo, non siate troppo cattivi.
2. Mi scuso in anticipo per eventuali errori grammaticali; di solito scrivo di getto, approfittando dell' "ispirazione", e non rileggo ciò che scrivo per evitare il senso di nausea che mi causa.
Dovrebbe essere tutto. Ovviamente consigli e pareri son ben accetti, giusto per capire se ho qualche speranza o se son direttamente da cestinare. Buona lettura.




 

  
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