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Autore: NevillePupp    22/10/2013    2 recensioni
"Queste furono le ultime parole che la strega udì. Voldemort fu rapido e preciso: ci fu un lampo di luce verde, che la colpì in pieno volto.
E così, è giunta la mia fine. Lascio tutto nelle tue mani, Harry Potter. Silente si fida di te e io mi fido di te. Buona fortuna, Prescelto…"
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Amelia Bones
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Londra non era famosa per essere una città dal clima caldo e afoso, ma quella nebbia gelida, che filtrava fin nelle ossa, non era normale nel mese di luglio.
Amelia Bones la osservava con un’aria preoccupata e tesa, non per se stessa, ma per le persone là fuori, ignare del pericolo che correvano e che attribuivano la colpa di quello strano tempo ad un’anomalia climatica. Forse, per loro, era meglio non sapere la realtà dei fatti.
La strega accarezzò il vetro umido e freddo, disappannandolo con la mano, sulla quale cominciavano a vedersi i segni dell’età che avanzava, per poi dare le spalle alla finestra, cercando di scacciare via quei pensieri che la tormentavano da quando la verità era venuta a galla.
Dovremo combattere presto, è questione di attimi, di istanti. La prossima a morire potrei essere io, ma non lo farò senza aver prima dato battaglia. È probabile che Colui-che-non-deve-essere-nominato comincerà a eliminare chiunque sia dalla parte di Silente, me inclusa.
Amelia non sapeva quanto avesse ragione, quanto la sua fine fosse sempre più vicina. Se lo avesse saputo, forse si sarebbe salvata, avrebbe sentito l’alito di morte che incombeva sulla sua abitazione.
Era vicino ai fornelli e aveva appena appoggiato il bollitore con l’acqua per il tè, quando udì lo Spioscopio fischiare e girare vorticosamente, mettendola in allerta. Prese la bacchetta, appena in tempo per sentire scattare anche l’Incantesimo Intruso, vedendo polvere e leggeri granelli di segatura cadere dal soffitto.
Sentiva la casa tremare, gli oggetti traballavano sugli scaffali, e il bollitore tintinnava contro i fornelli, fischiando impazzito, con uno sbuffo di vapore che fuoriusciva dal beccuccio.
Amelia non vi fece caso, lo sguardo fissò sulla porta di legno, protetta da quegli incantesimi di protezione, che a uno a uno stavano cedendo. Non era normale riuscire a spezzarli così velocemente, nessun Mangiamorte possedeva un tale potere magico.
Possibile che…No, non può essere Lui. Non può essere Lui qui solo per me, è assurdo! Valgo così tanto da essere uccisa da Lui in persona? E sia, si facesse avanti!
La strega dai capelli grigi strinse saldamente la bacchetta e fissò, con l’occhio dove portava il monocolo, la porta, giusto in tempo per vederla saltare. Si riparò rapidamente dietro il divano che le stava di fronte, abbassandosi d’istinto, mentre schegge di legno schizzavano verso la cucina e la maniglia della porta colpiva il bollitore, provocando un suono metallico e rumoroso.
Calò il silenzio: l’abitazione non tremava più; il bollitore aveva cessato il suo fastidioso fischio e ora versava l’acqua bollente sulle piastrelle di marmo bianco sporco del pavimento. Il silenzio fu rotto solo dal rumore dei passi di tre persone, che entrarono nella casa calpestando i frammenti nell’ingresso. O almeno, sembrava che fossero in tre dal suono dei passi.
Amelia non era una sprovveduta, sapeva bene di dover agire al momento giusto, sfruttando l’effetto sorpresa che le concedeva il suo nascondiglio. Cautamente, senza produrre il minimo rumore, si spostò di lato, per osservare il riflesso delle sagome incappucciate ferme sulla porta, nello specchio appeso sopra la parete del corridoio: si era sbagliata, non erano in tre.
C’era anche Lui, fuori dalla soglia della porta, con i piedi scalzi, la lunga veste nera e il viso serpentino. Gli occhi rosso erano rosso sangue, il naso ridotto a due fessure e la sua testa era così incavata da farla sembrare un teschio. Avanzava elegantemente, con passo leggero e impercettibile. Si fermò al centro esatto della stanza e parlò con voce fredda e falsamente melliflua.
<< Amelia, so che sei nascosta qui. Una strega brillante come te…sarebbe un grave spreco di talento ucciderti. Unisciti a me, unisciti a me e ti risparmierò…Diventa mia seguace e ti ricompenserò adeguatamente… >>
Sì, ricompensarmi un accidente! Tu sia maledetto, mi ucciderai comunque, porco Godric! Tu e quella tua schifosa lingua biforcuta!
Dopo quel pensiero, ci fu il caos: Amelia rotolò di latò su un fianco e lanciò uno schiantesimo contro la figura incappucciata più vicina, colpendola in pieno petto, per poi vederla sbattere contro la parete, facendo cadere quadri e cornici, che si frantumarono in mille pezzi.
Una luce verde colpì una lampada sul mobile vicino a lei, che cadde a pochi centimetri dal suo viso. Tornò a nascondersi dietro il divano, le braccia che tremavano e il respiro irregolare per il pericolo appena corso.
Ne mancano tre….
Inspirò profondamente e tornò a concentrarsi sull’attacco. Si inginocchiò e scagliò il divano verso la porta, certa che sarebbe stata un’ottima mossa diversiva, ma così non fu.
Con un semplice tocco di bacchetta, l’uomo dal volto pallino e malvagio deviò la traiettoria del mobile da sé, contro uno dei suoi Mangiamorte, il quale non ebbe il tempo né di schivarlo, né di reagire, colto completamente di sprovvista. Tanto meglio per lei, ora erano in due contro uno.
Faccia a faccia con il nemico, la strega agitò la bacchetta e cominciò a duellare con l’ultimo dei Mangiamorte rimasto in piedi. Schizzi di luce rossa e verde colpivano mobili, soprammobili e lampadari in tutta la stanza, provocando scoppi, strappi e boati ad ogni attacco.
Alla fine, Amelia riuscì a disarmare il suo nemico, pronta a schiantarlo, ma Lui non glielo permise. Con un colpo di bacchetta, fermò lo Stupeficium della strega e pose fine al duello.
<< Basta così! >> disse, con un tono calmo in apparenza, ma con un’espresione che tradiva visibilmente la sua irritazione e la sua delusione.
<< Yaxley...Carrow…tutti voi, mi avete…deluso. Tre contro uno e non siete riusciti a farla cedere…>> continuò con la sua voce serpentina, aggirandosi sul tappeto pieno di cocci e frammenti di oggetti distrutti. Si fermò, alla fine, con gli occhi rivolti verso la strega, che puntava la bacchetta contro di lui.
<< I miei complimenti, Amelia. Un vero talento, saresti utile tra i miei Mangiamorte. Ti darò un’ultima possibilità…unisciti a me e io dimenticherò ciò che è successo questa sera. Unisciti a noi e conoscerai il potere… >>
Amelia lo guardò con disprezzo, gli occhi fiammeggianti di rabbia e le mani chiuse e stretta intorno all’impugnatura della bacchetta. Rimase in silenzio per qualche secondo, prima di rispondere alla sua proposta.
<< Tu osi parlarmi di potere, quando sei così vigliacco da non saper affrontarmi da solo! Tu e i tuoi discorsi insensati! Non vali nemmeno uno zellino in confronto a Silente! >> rispose con ira, cercando di disarmarlo.
L’uomo non rispose, la guardò con un sorriso crudele e spietato, parando facilmente quel suo vano tentativo.
<< Che peccato… >>
Queste furono le ultime parole che la strega udì. Voldemort fu rapido e preciso: ci fu un lampo di luce verde, che la colpì in pieno volto.
E così, è giunta la mia fine. Lascio tutto nelle tue mani, Harry Potter. Silente si fida di te e io mi fido di te. Buona fortuna, Prescelto…
Questo fu il suo ultimo pensiero, mentre la sua figura si accasciava a terra con un tonfo, inerte e immobile.
Il monocolo si staccò dall’occhio e rotolò via, scomparendo alla vista sotto un mobile, e i capelli grigi si slacciarono, cadendole sulle spalle disordinatamente.
Era morta, ma in modo onorevole. La luce se ne era andata dai suoi occhi aperti, che ora vedevano solo buio.
  
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