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Autore: Courage12    22/10/2013    2 recensioni
The only medicine is you
I can’t live if I lose you
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jonghyun, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trascorrevo la maggior parte del mio tempo in ospedale. No, non ero un paziente né avevo qualche strana mania o disturbo psichico. Semplicemente facevo compagnia alla gente … gente in via di guarigione, ma anche persone a cui non rimaneva che qualche settimana. Cominciai cinque anni fa, quando a mia madre venne diagnosticato un cancro maligno al seno. Furono i cinque anni peggiori della mia vita … uscito da scuola, non tornavo mai a casa. L’ospedale era la mia meta fissa. Ero la mascotte dei pazienti ricoverati, la loro unica ragione per trovare la forza di sorridere. Fu quello che mi convinse a continuare ad andare in ospedale, anche dopo la morte di mia madre.  Cominciarono ad affezionarsi tutti quanti, e ognuno mi raccontava la propria storia, faccende quotidiane, piccoli desideri e sogni nascosti. Ascoltarli mi faceva sentire bene, mi arricchiva … e io sentivo di star facendo qualcosa di utile per loro.

Da due anni, uno dei pazienti con cui non avevo tanta confidenza entrò in stato vegetativo dopo esser stato in coma per diverse settimane. I medici lo davano per spacciato, ma i genitori nutrivano ancora la folle speranza di farlo tornare cosciente,  per questo non staccavano ancora i macchinari.
Il suo nome era Kim Jonghyun, aveva 24 anni ed era entrato in coma a causa di un violento trauma cranico. Si era volontariamente schiantato a 100km/h contro un albero … non sapevo ancora il perché.
Sua sorella maggiore, Sodam, veniva a trovarlo ogni giorno. Rimaneva a lungo e gli parlava del più e del meno, sperando che potesse reagire alle sue parole. Ma per due anni la situazione era rimasta la stessa. Sodam era forse l’unica che non si era arresa completamente … i suoi genitori, dopo aver lungamente sofferto, cominciavano a dare segni di cedimento.
Io guardavo i due fratelli da lontano, non mi ero mai intromesso … stranamente, quel ragazzo mi metteva a disagio. Sodam mi ricordava me stesso qualche anno fa … immaginavo come si sentisse, a quanto stesse rinunciando per rimanere accanto a suo fratello e a quanto stesse soffrendo.
Un giorno Sodam mancò al suo solito appuntamento … Jonghyun rimase solo per ore. Cominciai a stare male per lui. “La sorella di Jonghyun non verrà oggi? Aveva già avvisato per caso?”  cercai di trovare risposte, ma le infermiere non sapevano nulla. Stava passando davvero troppo tempo, e non c’era traccia di Sodam. Mi feci forza, e decisi di entrare nella stanza di Jonghyun … dovevo parlargli. Aveva bisogno di qualcuno che gli parlasse. Se quel giorno fosse rimasto da solo, chissà cosa sarebbe successo. Avevo paura che le sue condizioni potessero peggiorare e credevo che, se non si fosse più risvegliato, sarebbe stata solo colpa mia.

“Hey. Non mi conosci, forse non mi hai neanche mai visto … sono Lee Taemin. Vengo sempre qui in ospedale, sai? Molte persone lo chiamano volontariato … ma io non la penso così. E’ qualcosa di più personale. Tua sorella non è venuta a trovarti oggi … ma non ti preoccupare, avrà avuto degli impegni. Viene a parlarti ogni giorno, ma questo credo che tu lo sappia. Sono convinto che tu possa sentire qualcosa …” ero imbarazzato, impacciato, non sapevo cosa dirgli. Non mi era mai successo. Jonghyun non mi rispondeva, rimaneva inerme sul lettino … forse era proprio questo che mi bloccava. La sua vita dipendeva dai macchinari e dai fili a cui era legato.
Rimasi in silenzio per molto tempo, contro la mia volontà. Allora decisi di prendergli la mano, cercando di far incrociare le mie dita con le sue, più corte. Non rispondeva nemmeno a questo stimolo … mi aspettavo che da un momento all’altro, stringesse la presa .. ma non lo fece.  Cominciai a studiare attentamente ogni particolare del viso: gli occhi sempre chiusi erano davvero grandi, mi chiedevo quanto davvero grandi fossero da aperti … se mi sarei perso nel guardarli. Il naso era dritto e preciso, con le narici molto larghe. La mascella pronunciata lo faceva sembrare un dinosauro … risi per quella buffa somiglianza e mi soffermai sulle labbra. Cominciavano a perdere il loro colore naturale, il colore vivo, ma erano ancora carnose … molto grandi. Erano belle, forse la cosa che più mi piaceva del suo volto. Pensai che il suo sorriso fosse bello da togliere il fiato … cosa avrei dato per vederlo sorridere.  I capelli, seppur sfibrati e indeboliti dalla tinta bionda,  erano ancora molto morbidi. Profumavano di muschio, un profumo forte e al tempo stesso dolce che era già fortemente penetrato nel mio cervello. Era rimasto lì ed era stato catalogato come “il profumo di Jonghyun”.  Il tempo passò in fretta e il nostro silenzio venne interrotto dalla voce dell’infermiera che mi invitava a tornare a casa. L’orario delle visite era terminato , ma sarei tornato da lui. Dovevo farlo.

Il giorno dopo, mi presentai in ospedale al solito orario. La sorella di Jonghyun non si era ancora fatta vedere. “Non verrà più qui tanto spesso … ha cominciato i corsi di laurea magistrale, e la sede è molto lontana da Seoul.” Questa fu la risposta dell’infermiera. “E quindi? Non verrà più nessuno? I suoi genitori? Nessuno? Non può rimanere da solo …”
“Non te lo so dire Taemin …” . Mi sarei offerto volentieri di passare del tempo con lui, ma la mia presenza non avrebbe sostituito quella dei suoi parenti. Non sapevo di cosa avesse veramente bisogno.
Mi precipitai subito nella sua stanza, gli presi la mano e cominciai a parlargli.
“Ciao Jonghyun. Ti mancano tua sorella e i tuoi genitori, vero? Non ti hanno lasciato da solo … non lo pensare mai. Però adesso ci sono io, spero che ti vada bene lo stesso. Vorrei che mi rispondessi, o che aprissi solamente gli occhi. Ma sai cosa vorrei più di tutte? Vederti sorridere. Ieri notte non ho dormito … ho pensato continuamente a come possa essere il tuo sorriso. Non vuoi deludermi, vero? Mi mostrerai il tuo sorriso? E’ una promessa questa … sento che me l’hai promesso.
Oggi è stata una giornata stressante … sto seguendo dei corsi di composizione, sai? Non credevo fossero così impegnativi … ma forse non ho ispirazione in questi giorni. Non so come farla tornare …
Ah … il ragazzo che mi piace, segue il corso con me. Ma ha altri interessi … chissà se troverò mai qualcuno … e tu Jonghyun? Sei fidanzato? Non so nulla di te, passo il mio tempo ad immaginare la tua vita, il tuo carattere, le tue passioni …
Perché volevi toglierti la vita, Jonghyun? Perché volevi negare alle persone la possibilità di stare con te e di vedere il tuo sorriso? Non ti permetterò di andartene … in qualche modo.”


Quella sera mi sentivo stranamente vuoto e triste. Il fatto che Jonghyun non mi rispondesse, mi distruggeva. In così poco tempo, mi ero legato a lui … senza che mi avesse rivolto la parola o uno sguardo.
Continuai ad andare da lui, ogni giorno per due mesi. La situazione non cambiava di una virgola. Jonghyun non reagiva a nessuno stimolo e io soffrivo. Cominciai a prenderla sul personale, mi sentivo inutile … avevo sempre aiutato le persone a superare il loro dolore, con piccoli gesti. Con lui non ci riuscivo … ma tenevo a Jonghyun da morire. Pensavo a lui giorno e notte … continuavo ad immaginarmi la sua vita, i suoi amici, il rapporto con i genitori … tutto. Il suo volto e quel profumo di muschio mi erano diventati familiari …
Ero arrabbiato col mondo, ero arrabbiato con Dio … chiedevo perché gli avesse fatto questo. Non se lo meritava. Aveva una vita davanti, persone da conoscere … doveva conoscere me.
Trascorsi il mio ventunesimo compleanno lì in ospedale, per la prima volta: non me la sentivo di lasciarlo da solo.  Tutti i pazienti si erano ricordati di farmi gli auguri e le infermiere avevano preparato anche una torta. Sentii la mancanza di mia madre, ma non con troppo dolore. Se fosse stata viva, avrebbe preparato una pizza e ci saremmo visti un film insieme in silenzio. Diceva sempre che crescevo troppo in fretta, per questo non si dilungava in monologhi per augurarmi un buon compleanno. Ero la sua ancora di salvezza, aveva solo me … mio padre ci aveva lasciati anni prima, stanco di sobbarcarsi mille responsabilità. Non avevamo bisogno di lui. Stavamo bene, io e lei.
Senza di lei, la mia vita era parzialmente vuota. Ma andavo avanti … per il mio bene e per farla felice.

Dopo aver mangiato la torta in compagnia delle infermiere, mi chiusi nella stanza di Jonghyun.
“Oggi è il mio compleanno, e sono qui con te. Lo so che non vuoi stare da solo … e neanche io voglio lasciarti da solo. Oggi mi manca mia madre, più del solito. Ma in tua compagnia sto bene ..
Non so nemmeno come tu faccia a sopportare i miei monologhi, Jonghyun … ma io ti voglio bene. Lo faccio per te. Ma forse non reagisci perché ti annoio … il tuo cervello mi odia. E’ comprensibile.”
Sorrisi tra me e me, e per un momento mi sembrò di vedere un piccolo sorriso sulle sue labbra. Credevo di aver avuto un’allucinazione … ma più lo fissavo, più quell’accenno di sorriso rimaneva fisso lì. Jonghyun strinse leggermente la presa sulla mia mano … era una pressione impercettibile, ma voleva farmi sentire la sua presenza. Aveva sempre ascoltato tutto. Chiamai le infermiere e i dottori per avvisarli dell’accaduto. Mi dissero che la speranza che Jonghyun potesse risvegliarsi si era riaccesa. Mi sentivo felice come non mai. Mi sembrava di aver portato a termine un compito impossibile, di aver firmato la pace e aver dichiarato fine ad un terzo conflitto mondiale. Jonghyun si sarebbe risvegliato, avrebbe aperto gli occhi … avrebbe sorriso per me.
 
 
« Your cold eyes digs into my heart, cutting deeply through the center
If I don’t cure this wound, I might die, I might go crazy, I don’t know what will happen. »
 
 


“Taemin … credo che tu debba venire qui in ospedale. Ci sono state delle complicazioni durante la notte e … “
 
Furono le parole che non avrei mai voluto ascoltare. In un momento il mondo mi crollò addosso … non poteva essere vero.  Jonghyun doveva risvegliarsi, io l’avevo aiutato. Mi aveva sorriso, me l’aveva promesso … e aveva mantenuto quella stupida promessa. Non ero pronto ad una notizia del genere.
Eppure lui era lì, non respirava più. Il minimo colore era sparito dalle sue labbra, non rispondeva più a nulla. Non rispondeva a me. “Jonghyun dovevi svegliarti. Hai idea di come stia io adesso? E’ stato tutto inutile …
dovevi svegliarti e raccontarmi la tua vita. Dovevi stringermi la mano, guardarmi negli occhi e sorridermi. Dovevi parlarmi.”
In quel momento, parlargli mi sembrava la cosa più inutile da fare. Se n’era andato e non mi ascoltava più. Lo abbracciai, ma il contatto con il suo corpo freddo mi fece venire i brividi e la nausea.
Decisi di prendere con me la sciarpa nera che era sempre appoggiata sul comodino … era impregnata del suo profumo. Non avevo paura di dimenticarlo … non l’avrei mai fatto.
Lo salutai per l’ultima volta e me ne andai. Quel giorno non rimasi in ospedale, non ne avevo la forza. Passai dal cimitero e andai a trovare mia madre … avevo bisogno di parlare con qualcuno.
Piansi. Piansi fino a sentire dolore al petto e allo stomaco.  Tornato a casa, mi avvolsi il collo con la sciarpa e mi addormentai  inspirando quel profumo di muschio che tanto mi aveva colpito.
Ripensai al suo sorriso … forse un giorno l’avrei rivisto. 





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Se volete picchiarmi, siete liberi di farlo. 
Vi aiuterò nel picchiarmi(?). Jonghyun perdonami ... ma quella canzone (Symptoms) mi ha ispirata in questo modo.
Non ci posso far nulla. 
Spero che possiate godervela comunque.
Enjoy <3

 
   
 
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