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Autore: attraversoilcambiamento    22/10/2013    0 recensioni
Lei è paranoica, insicura, timida, troppo complessa, instabile, incomprensibile, non si sa accontentare di niente, lunatica, capricciosa, vendicativa e incazzata perennemente con il mondo e le persone stupide, superficiali, banali, ignoranti e chiuse mentalmente la irritano.
Lui, invece, è uno di quelli che sembrano indistruttibili, che non hanno punti deboli, e se ce li hanno li sanno nascondere molto bene. Lui si siede su una panchina e butta la testa indietro, con lo sguardo perso nel vuoto, e si chiude in se stesso con quel suo sorriso beffardo sempre stampato in faccia. Se provi a parlargli
ridacchia piano, poi aggiunge qualcosa di stupido, sempre fissando il cielo.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
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Era il primo giorno di scuola, ero emozionatissima. Presi la metropolitana che mi portò a scuola e andai a sedermi vicino al finestrino, con le cuffiette nelle orecchie a guardare il panorama. Arrivai dopo dieci minuti più o meno alla mia fermata e mi avviai verso la mia nuova scuola, che per fortuna non era lontana dalla metropolitana. Il tempo sembrava non passare mai, aspettai un sacco e poi finalmente la campanella si fece sentire. Era iniziata la prima ora, era iniziata la mia nuova vita. In quella classe, tutti i miei nuovi compagni si conoscevano già, mentre io non conoscevo nessuno. L’unico posto libero era quello vicino ad un ragazzo avvolto nei suoi pensieri. Io però, timida come sono, chiesi al professore dove dovevo sedermi. “Lì in fondo, vicino a quel ragazzo”- rispose il professore.” Io feci un sorrisino come per dire “Sono fregata” e diventai rossa. Notai gli occhi del mio nuovo compagno di banco. Erano azzurri come il mare, profondi come l’oceano. Me ne innamorai. “Owen Sharon?”-urlò il professore per la quinta volta. Io, imbarazzatissima alzai la mano e dissi “Sì? Ah, presente sono io! Mi scusi…” Tutti si misero a ridere, volevo sprofondare. Iniziai a guardare di nuovo gli occhi del mio compagno, erano magnifici. E lui, lo era ancora di più. Aveva i capelli scuri, lisci. La bocca carnosa, e mille altre cose che solo a pensarci mi vengono i brividi. “Stevens Mark?” Lui, con menefreghismo puro alzò la mano come per dire “Quand’è che finiamo qui?” quant’era bello. Passai la giornata a fissarlo di nascosto, fino alla fine delle lezioni. Lui non mi guardò nemmeno una volta. Volevo salutarlo e dirgli “Ehi, a domani!” ma le parole non mi uscivano da bocca. Uscii dalla classe, quando mi sentii una mano che mi toccava la spalla. Mi girai e vidi Mark che mi disse “Questo è tuo” porgendomi il libro di letteratura. “Ti è caduto”- continuò. Volevo ringraziarlo, ma l’unica parola che mi uscii da bocca fu un “Grazie” balbettato, mi odiavo. Andai a prendere la metropolitana per tornare a casa, ero felice. La prima settimana scolastica continuò così, solo che prima del weekend una mia compagna di classe organizzò una festa a casa sua sabato sera, invitò anche me. Mi feci coraggio “Tu ci vai?”-chiesi a Mark. Lui sorrise “Ma allora sai parlare”- mi disse ironicamente. Io arrossai e abbassai la testa “Comunque, sì. E tu?” io ironicamente “Ma allora sai che esisto! Comunque, vedrò.” Lui iniziò a ridere, ed io iniziai a vivere. “Mi fa piacere se vieni, se ti va ti passo a prendere io”- continuò Mark. Io rossissima, non riuscii a dire sì con la voce, ma mi limitai ad annuire.
  
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