Sono  qui, con la città dei miei sogni davanti a me : Londra. 

Ho sempre desiderato venirci, vivere una vita spensierata qui, rincominciare ...

Eppure qualcosa è cambiato : io. 

Non sono più quella bambina sempre sorridente, pronta a fidarsi di chiunque, ecco... non sono più felice. Da quando? Dalla morte di mia madre. Ero piccola, e faccio fatica a parlarne, a volte persino a rendermene conto... Oh, sono Aria, ho diciannove anni e ho origini italiane ma anche inglesi da parte di mio padre. Sono qui per uno scambio culturale della durata di 6 mesi circa. 

Sono appena arrivata e dopo aver ritirato i miei due borsoni mi dirigo verso l’uscita dell’aeroporto; subito un leggero venticello e delle goccioline di pioggia procurano dei brividi sulle mie braccia : tipico clima londinese, ma a me piace. Amo la pioggia, la freschezza che lascia nell’aria e quella pace che ti permette di pensare... Così, con tanto di cappuccio e cuffiette mi incammino per le strade di quella nuova città. Dopo un paio di minuti mi ritrovo sperduta e vagante in stradine tutte uguali. Sarei stata in un college, e avrei anche vissuto lì, ma quel posto non riuscivo proprio a trovarlo... 

Intanto ascolto ‘Little Things’ e mi concentro sulla cartina vado a sbattere contro qualcosa, o meglio, contro qualcuno... Ecco, ci mancava. Tolgo una cuffietta e senza alzare lo sguardo, mi chino per raccogliere i libri che tenevo in mano e che erano finiti a terra a causa dello scontro e pronuncio con voce flebile uno ‘Mi dispiace’.

Dopo pochi secondi vedo delle mani che raccolgono i libri e me li porgono mentre dice ‘Non ti preoccupare. E’ colpa mia.’

Quella voce... Io la conoscevo fin troppo bene, non potevo sbagliarmi, eppure era impossibile... Alzai leggermente lo sguardo e incontrai quegli occhi che da anni mi facevano venire i brividi anche se attraverso uno schermo. Lui era lì, davanti a me, la persona di cui probabilmente ero innamorata: in cuor mio lo sapevo, ma volevo negarlo, ci mettevo tutta me stessa per negare quel sentimento... 

Ma ora, che me lo ritrovavo li davanti, i brividi scorrevano lungo la mia schiena, il cuore aveva una frequenza di battiti davvero troppo veloce e non riuscivo a smettere di fissare quell’oceano che racchiudevano i suoi occhi. 

Mi tese una mano, per aiutarmi a rimettermi in piedi, la quale accettai con un velo di imbarazzo confermato dalle mie guance rosse come un pomodoro. 

• Piacere, sono Louis. 

A quelle parole sorrisi involontariamente: davvero si era presentato? Voglio dire, era una star internazionale, il mio idolo. Anche se, per me, era semplicemente Louis William Tomlinson. Era stato l’unico a farmi sorridere anni prima, lui mi aveva ‘salvata’ da tante cose in un certo senso.Cercai di evitare il suo sguardo e stavo per presentarmi quando dietro di lui vidi una folla di fan che correvano per raggiungerlo, così, probabilmente feci una stupidaggine: appena si girò per controllare a che distanza fossero quelle ragazze, io me ne andai, senza dirgli il mio nome. 

Continuavo a camminare mentre i ricordi di poco fa si facevano spazio nella mia mente, fino a quando la struttura davanti a me mi riportò alla realtà. L’avevo trovato. Il college.