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Autore: persempre_73    24/10/2013    13 recensioni
E’ una piccola one shot che riprende un episodio dell’anime che ci ha lasciato l’amaro in bocca. Correte con me e con Candy tra la neve della collina di Pony “con il cuore in gola”?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CON IL CUORE IN GOLA





“Terry!! Non ci posso credere ancora! Tu… sei alla casa di Pony!!
Corri, Candy, corri! Più veloce che puoi! Come vorrei che questi piedi fossero ali per raggiungerti il più presto possibile!”.

La ragazza irruppe nella piccola stanza. Era trafelata.
Le due donne erano ancora lì, sedute a sorseggiare la loro cioccolata. Sulla tavola una terza tazza davanti ad una sedia vuota.
Candy le guardò negli occhi sapendo di suscitare la loro meraviglia. Ma, senza neanche salutarle, disse solo loro: “Dov’è Terence? Dov’è andato?”.
Prese di slancio la tazza sul tavolo. Era ancora calda.
“Ma… Candy, tu… che cosa ci fai qui?” chiese suor Maria con gli occhi ancora increduli per la visione inaspettata della loro cara bambina che credevano in Inghilterra a studiare con profitto.
Lei non le rispose e le incalzò ansiosa. “Miss Pony, suor Maria, vi prego, ditemi che Terence non se n’è già andato!”.
“Se stai parlando di Terence Granchester…” intervenne calma ed amorevole Miss Pony “ha appena lasciato la casa. Circa un quarto d’ora fa si è avviato con un carro dopo essersi fermato il pomeriggio per un po’ con noi per conoscere il luogo dove tu sei cresciuta! Ha detto che ti è molto affezionato!”.

La tazza le scivolò dalle mani infrangendosi fragorosamente sul pavimento.
“Oh mio Dio! Non è più qui. Allora l’ho perduto!” fece non riuscendo a dissimulare la sua angoscia mentre le lacrime le scendevano copiose sul bel viso. “No, piccola mia!” la rincuorò maternamente la donna “non credo che sia già andato via. Ha detto che voleva andare sulla collina di Pony!”.
Una luce le si accese nel cuore.
“Alla collina di Pony…
Devo raggiungerlo subito!”.

Senza attendere oltre lasciò la stanza correndo, come vi era arrivata.

Tutto intorno alla casa il paesaggio innevato donava all’atmosfera di quel luogo un tocco irreale, quasi onirico. Come il sogno che le sembrava in quel momento di accarezzare.
Era partita senza neanche pensare troppo, lasciando la scuola senza avvertire nessuno.
Nulla le sarebbe più sembrato uguale a Londra senza di lui. Senza i loro scherzosi battibecchi e le loro risate. Senza il suo sorriso ed i suoi dolci occhi profondi. E senza il suo amore che non era riuscita a ricambiare.
I piedi affondavano leggermente nello spesso strato candido mentre si affrettava a raggiungere la collina di cui gli aveva parlato più volte.
Quando gli aveva raccontato che quel luogo in cui si incontravano spesso durante le pause delle lezioni le ricordava tanto il suo angolo segreto a due passi dall’orfanatrofio dove aveva passato la sua infanzia.
La “sua” collina di Pony… dove quando era piccola si rifugiava nei suoi momenti di tristezza per cercare un conforto alla sua solitudine, abbracciando la dura quanto rassicurante corteccia di papà Albero.

“Ti prego amore mio, aspettami!” gridò mentre risaliva il piccolo sentiero sterrato.

Dopo alcuni interminabili minuti riuscì a raggiungere la sua meta.
Si guardò intorno per intravedere la sua figura ma le sembrò che non ci fosse più nessuno lì.
Per qualche attimo prolungò ancora la ansiosa ricerca… poi abbassò il suo sguardo sconfitta.
Era arrivata troppo tardi… un’altra volta…
Era destino che dovesse rincorrerlo senza mai raggiungerlo.
Come al porto…
Appena aveva letto il suo stringato biglietto di addio nel buio della sua camera alla Saint Paul school, aveva sentito nel corridoio del dormitorio maschile alcuni compagni che parlavano della sua partenza da Southampton e si era precipitata al molo per fermarlo. O forse per partire con lui…
Ma quando era arrivata era riuscita solo a salutare la nave che si avviava all’orizzonte portando via i suoi sogni d’amore. Solo in quel momento aveva realizzato appieno la profondità dei suoi sentimenti. Mentre le sembrava che quella perdita le lacerasse l’anima.
E per la prima volta aveva urlato al cielo che l’amava con tutta sé stessa. Non era mai riuscita a farglielo capire.

E ora… si erano solo sfiorati in maniera del tutto imprevista.
Candy si sentiva le gambe pesanti come il piombo.
Poi.. all’improvviso… scorse qualcosa che si muoveva dietro la grande sagoma di papà Albero.

Aguzzò la vista, stropicciandosi gli occhi incredula.
Le sue verdi pupille riuscirono a mettere a fuoco le sue speranze.
Era proprio Terence accanto all’albero.
Lui era lì, fermo a fissare il paesaggio. Il suo mantello rosso ondeggiava leggermente al vento gelido di quel pomeriggio. Come i suoi lunghi capelli.
Candy rimase ad osservarlo con il cuore in gola.
Allora era riuscita ad arrivare in tempo!
Come era bello il suo Terence! Sembrava più grande, sembrava un uomo.
Perché da uomo aveva preso le sue decisioni ed era venuto via dalla scuola per costruirsi in quel paese il suo futuro con le sue sole forze, rinnegando il suo nome come un eroe dei drammi che tanto amava.
E aveva deciso per prima cosa di vedere il luogo dove lei era vissuta per conoscerla ancora meglio e per sentirsi più vicino a lei. Quanto lo amava per questo gesto gentile!
“Terence…” disse la ragazza mentre la voce le si fermava dentro prigioniera. Lui non si accorse che l’aveva chiamato.
Fece inizialmente per corrergli incontro ma preferì avvicinarsi lentamente, per non farsi scorgere.

Quando fu ad un passo da lui notò che era immerso nei suoi pensieri.
Con gli occhi gonfi di lacrime stava cercando di imprimere nella sua mente ogni particolare di quel paesaggio per conservarlo nel suo cuore.

Lei, tremando in maniera vistosa, gli si fece vicino alle spalle.
Le sue braccia seguirono per la prima volta il suo istinto e cinsero teneramente la sua vita in un abbraccio.
“Finalmente ti ho trovato Terry!” disse appoggiando la sua testa contro la sua schiena.

Il ragazzo si irrigidì tutto a quelle parole.
Si girò di scatto, come un automa, guardandola fissa, continuando a stringere con forza le sue mani per accertarsi che non fosse il frutto della sua immaginazione.
“C…Candy… tu… sei qui?” riuscì a balbettare tra le lacrime di gioia.
“Ho lasciato il collegio per non farti espellere…” disse ancora esterrefatto.
“Lo so… sei stato davvero generoso. Ma io… non potevo rimanere in Inghilterra… non senza di te!”.
Candy respirò forte. Era riuscita a buttare fuori per la prima volta quello che realmente pensava.
La sua confessione era solo all’inizio.
“Ti ho rincorso sul molo per fermarti, Terry! Non avrei voluto che mi lasciassi in quel modo. Il tuo biglietto di addio è stato troppo breve… come un pugno nello stomaco”.
“Te ne avevo scritto uno più lungo… ma ho avuto paura che ti avrebbe creato altri problemi se qualcuno lo avesse letto al tuo posto e poi… avrei voluto dirti quelle parole quando ti avrei rivisto. Ero sicuro che un giorno sarei tornato a prenderti!”.
“Oh Terry…”. Le lacrime ormai inondavano le sue guance mentre il suo divampante rossore metteva ancora più in evidenza le sue mille lentiggini.
Terence la strinse tra le sue braccia teneramente.
“Se fossi più grande... non ti avrei lasciato lì da sola. Ti avrei portato con me… e ci saremmo sposati…”.
La ragazza si sentì trasalire a quelle parole. Le stava davvero pronunciando? Uscivano davvero dalla sua bocca?
Alzò lo sguardo verso di lui e lo vide piangere, come quando lo aveva conosciuto.
Ma i suoi occhi brillavano di una luce abbagliante. Come due fiammelle ardenti crepitavano d’amore e di desiderio.
“Candy io…”.
“Terry…”.
Le sue mani salde sulle guance.
“Io ti amo!”.
“Ti amo, Terry!”.
“Ti amo!”.”Ti amo!”. Le loro parole si intrecciavano in un abbraccio di dolci e nuovi suoni, sovrapponendosi in un’armonia perfetta che riscaldava le loro anime.

Candy abbassò il suo viso, mentre un brivido intenso la scuoteva fino alle viscere.
“Non ce lo siamo mai detti!” sussurrò solo con un tono quasi impercettibile.
“Non abbiamo avuto il tempo!” rispose lui accarezzando la sua guancia con una dolcezza infinita.
“Avevamo troppa paura l’uno dell’altra!” ammise lei finalmente anche a sé stessa.
“Forse avrei trovato il coraggio dopo averti baciata… se non mi avessi riempito di schiaffi. Ti avrei aperto il mio cuore come avevo lentamente cominciato a fare…”.
“Perdonami, amore, non avrei voluto aggredirti! Mi sono pentita amaramente della mia reazione… So che ti ho ferito ma io non pensavo veramente tutto quello che ti ho detto. So che non sei un delinquente e che non volevi prenderti gioco di me…”.
Terence la strinse nuovamente a sé, tremando per l’emozione. Si avvicinò al suo orecchio e le disse piano: “Io non ti ho mai mentito, mia dolce Tarzan Tuttelentiggini! Sono stato più sincero con te che con me stesso!. Sei il dono più prezioso che la mia insensata vita potesse regalarmi!”.
Poi tra loro scese un silenzio carico di tensione. I loro visi erano di nuovo così vicini…
Come i loro cuori e le loro dita che si cercavano e si sfioravano con leggere carezze.
Lui la guardò ancora con quello sguardo di fuoco.
Un incendio rovente divampò dentro di lei quando avvicinò per la seconda volta le sue labbra per legarla a sé in un bacio.
Questa volta lei non si ritrasse impaurita. La paura aveva lasciato spazio all’abbandono.
Lo seguì timida e ansiosa in quella muta danza, mentre le loro bocche si fondevano in un’esplosione di sensazioni impalpabili eppure dirompenti. Erano dolci le sue labbra e calda e morbida la sua lingua che la accarezzava con la delicatezza e l’avidità della sua adolescente passione.
Si sentì rapire in un vortice avvolgente… come se tutto intorno fosse annientato e rarefatto. L’unica cosa reale in quel fluttuare leggero le sembrava quel corpo virile e forte che la stringeva in un abbraccio saldo… come se non volesse lasciarla più andare.
Era questo il fuoco che l’aveva intimorita quando lui aveva tentato più volte di accorciare le distanze tra loro. Il suo modo di amare aveva un’intensità che divorava e consumava ogni cosa… una fame che sembrava non provare mai appagamento. Era il suo modo disperato e appassionato di prendere e di possedere. Terence Granchester era la fiamma che bruciava ogni corazza e inibizione.
Lei sapeva che non poteva non arrendersi a quel disarmante assalto dei sensi.
Eppure… non era solo questo. Il suo Terence sapeva essere anima e poesia…
Sentiva che attraverso quel contatto intimo lui le stava aprendo nuove vie verso il suo cuore e le stava offrendo nuove parole per lasciarsi avvicinare e comprendere.
Sulla sua pelle percorsa da brividi incontrollati, percepiva la sue stesse emozioni…
Quando lui, dopo una lunga apnea, si staccò dalle sue labbra restituendola alla realtà, si lasciò andare ad un sorriso carico di premura e dolcezza.
Quell’intenso bacio aveva suggellato silenziosamente l’inizio della loro storia insieme.
Lei ricambiò quel raggio di sole con lo stesso trasporto e la stessa appagante consapevolezza.
Poi… divertita e curiosa gli chiese a bruciapelo: “Posso sapere che cosa mi avresti detto dopo che mi hai baciato per la prima volta se non ti avessi schiaffeggiato?”.
Terence divenne all’improvviso serio.
I suoi zaffiri incandescenti cominciarono nuovamente a palpitare.
“Ti avrei detto che il tuo amore mi ha salvato, Candy.
Ero un relitto alla deriva prima di incontrarti. Non riuscivo a trovare un senso alla mia esistenza. Una ragione per sorridere e per sognare…
Tu hai riempito la mia vita di risate e di calore. Mi hai insegnato l'ssenza dell’amare gratuitamente e mi hai guardato come nessuno aveva mai saputo fare, cogliendo quel poco di buono che mi porto dentro…”.
“Non dire così… tu hai un tesoro dentro di te che non avresti mai gettato via, anche se hai mai voluto ascoltare il tuo cuore. Sei una persona di sensibilità rara, Terry. Questo è l’aspetto di te che mi ha sempre colpito ed affascinato. Questo stridente contrasto tra la tua anima bella ed il personaggio cupo e disincantato che ti sei sempre ostinato ad interpretare!”.
“Tu… pensi davvero questo di me?".
“Sì. E… tu?”.
“Io di te…? Amore mio, tu sei la dolce brezza della primavera ed il sole cocente dell’estate.
Insieme a te ho intravisto nuovi colori e sfumature che da solo non riuscivo a vedere. Hai dato consistenza ad i miei sogni…
E con la tua decisione ed il tuo entusiasmo mi hai spinto a trovare il coraggio di realizzare le mie aspirazioni, facendomi capire che nulla è veramente irrealizzabile se lo si crede possibile nella nostra immaginazione. Ecco cosa sei per me, Candy. Sei leggerezza e passione. Sei tenerezza e forza. Paura e scoperta.
Penso di essere venuto in questo mondo con lo scopo preciso di amarti… E’ la cosa che mi riesce più naturale… come respirare…
Il mio corpo ti cerca come un assetato che non trova pace alla sua sete…
Quando ti ho baciata l’ho percepito esattamente. Noi ci completiamo, Lentiggini!
La nostra pelle trema quando solo ci sfioriamo… e le nostre anime trovano solo nel loro abbraccio la piena coscienza del loro essere!”.
La ragazza lo stava ad ascoltare frastornata e felice mentre lui lasciava finalmente fluire senza più freni le infinite parole che gli gridava il suo cuore.
Quelle parole che aveva temuto di non poterle mai più dire.
Candy non pensava fosse possibile contenere un tale senso di gioia nel suo petto.
Schiarendosi la voce, roca dall’emozione, Terence proseguì.
“Non stavo scherzando poco fa, quando ti ho detto che avrei voluto portarti via con me. Io voglio con tutto me stesso che tu accetti di diventare mia moglie… Se mi dirai di sì, ti prometto, che non aspetterò un minuto di più. Ci sposeremo nel giorno in cui sarò divenuto maggiorenne. E fino ad allora, farò di tutto per costruire il nostro futuro e renderti la vita che meriti!”.
“Io non desidero altro…” gli rispose lei timidamente.
“Sai che non posso offrirti molto ora… se non il mio amore viscerale e la mia più totale fedeltà, vero?".
“Mi basta e mi appaga, amore. Noi cresceremo insieme realizzando la nostra strada con tutto il nostro fervente impegno. Ma affronteremo il futuro che ci attende uniti. Facendoci forza e sorridendo…”.
“Tu…tu…tu…” le disse prendendole ancora il viso tra le mani. “Non so chi ti ha spedito sui miei passi ma gli sarò grato per il resto dei miei giorni!”.
Con un movimento istintivo entrambi si sedettero all’ombra del grande albero. Le fronde ampie ed imponenti avevano creato un riparo naturale dalla neve, dove il terreno era ancora asciutto.
Stringendosi la mano, fianco a fianco, cominciarono a pensare ai loro progetti.
“Cosa hai intenzione di fare, ora?”.
“Voglio andare a New York, Candy. Ho intenzione di diventare un attore”.
“Ero sicura che prima o poi lo avresti fatto” disse lei sinceramente ammirata.
Non fu una sorpresa per lui ascoltarla. Nessun altro al mondo lo conosceva così.
“Ma… voglio farlo puntando solo su me stesso. Ho rinunciato ai soldi di mio padre ed al nome dei Granchester per affrancarmi da quell’opprimente cappa di obblighi e ipocrisie e conquistarmi la libertà di scegliere la mia strada. So con certezza che il mio destino è il teatro… Ma non voglio usare neanche il legame con mia madre per entrare in questo mondo. Lo rispetto troppo e non vorrei mai dimostrarmi un vile. Farò provini ed audizioni in tante compagnie finché Broadway non si accorgerà di me! Ho già scelto il mio nome d’arte. Da oggi in avanti sarò Terence Graham per il pubblico che vorrà applaudirmi… Non so quanto tempo ci vorrà, Candy… ma sono sicuro che riuscirò a realizzare questo sogno!”.
“Sì, Terry, ne sono convinta anche io” ribadì lei ricordando le intense emozioni che aveva provato in Scozia mentre le leggeva trepidante ed ispirato le pagine del suo amato Shakespeare.
“Tu sei un attore nel sangue, Terence. Lo si capisce dal modo intenso in cui senti ogni emozione e la trasferisci a chi ti sta accanto. Broadway non tarderà ad accorgersi del tuo talento, ho questa certezza nella mia mente!”.
“Grazie” le disse lui stringendo più forte la sua piccola mano nella sua. “Sapere che tu credi in me mi dà la forza per superare qualunque ostacolo! Ti scriverò continuamente, te lo assicuro. Suppongo che tu sia tornata qui per restare…”.
Candy lo guardò negli occhi con una fermezza che lo spiazzò.
“Veramente… sono tornata in America per seguire anche io la mia strada, Terry. Proprio come stai facendo tu. E come ha fatto Albert. Siete stati gli esempi di vita che mi hanno spinto a chiedermi seriamente che cosa volessi fare di me. E… lentamente… ho maturato anche io la mia decisione…”.
“Stai dicendo che vorresti… lavorare?” le chiese stupito, ma neanche tanto.
“Sì... mi piacerebbe fare l’infermiera! Ci ho pensato veramente tanto e sono giunta alla conclusione che questo sia il lavoro giusto per me. E’ duro e serio, quasi una vocazione, ma è un modo utile e dignitoso di mettersi al servizio degli altri per aiutare chi soffre e portare qualche conforto a chi è nel dolore.
Sento che è nelle mie corde…”.
Terence la fissò con rispetto. Era proprio dalla sua Candy un mestiere così concreto e senza fronzoli.
Ma, come spesso faceva quando rimaneva a corto di parole, scelse di buttarla sullo scherzo.
“Oh mio Dio, Tarzan, ma lo sai che per diventare infermiera dovrai impegnarti e studiare veramente tanto? Non oso pensare al caos che potresti portare tu tra le corsie asettiche di un ospedale… sbadata come sei! Già mi piango quei poveri pazienti…”.
“Terence! Ma come ti permetti? Quando fai così… davvero non ti sopporto!”.
Punta sul vivo, Candy reagì alla sua provocazione, spingendolo via come facevano sempre quando si punzecchiavano allegramente durante gli intervalli delle lezioni.
Poi, riacquistando il suo contegno, si levò davanti a lui impettita. “Ti faccio presente, Terence Graham, che lo studio non mi ha mai spaventata! Mi impegnerò con tutte le mie forze per divenire una professionista valida e preparata!”.
Terry si rese conto di avere osato un po’ troppo, rischiando di ferirla.
“Calmati! Non correre così… stavo solo scherzando! Ti ammiro veramente per questa tua scelta e sono sicuro che diventerai un’ottima infermiera. Tu riesci a trasformare in qualcosa di positivo tutto quello che tocchi. Sarai una professionista in gamba e riuscirai a farti amare da tutti quelli di cui ti prenderai cura. C’è davvero bisogno di persone solari come te nel freddo di quelle stanze. Ho sempre pensato che chi soffre rimane sempre una persona e che come tale vada trattata nella malattia, senza mai perdere di vista la sua dignità. Anche nella sofferenza più grave e senza via di uscita si ha sempre diritto ad un sorriso. I malati non sono numeri di prenotazione e cartelle cliniche…”.
Candy cambiò espressione. Ecco… lo aveva fatto ancora… Quando lei tentava di bacchettarlo per qualche suo commento insolente, lui riusciva sempre in una manciata di secondi a trovare la parola giusta per farla ammansire. E quegli occhi sfrontati e impertinenti riuscivano con una tale velocità a mutarsi in imploranti ed adoranti…
Ogni ulteriore reazione allora diveniva fuori luogo. E lei cominciava a sentire il suo cuore battere a ritmo folle.
Pensava che quel ragazzo l’aveva ormai irrimediabilmente conquistata. La sua resa era inevitabile ed evidente al suo compiaciuto sguardo.

“Ci sono molte scuole per infermiere a New York!” continuò lui con un timbro entusiasta. “Potresti venire anche tu lì a studiare. Così vivremo nella stessa città e non dovrò macinare centinaia di chilometri per venirti a trovare!”.
Candy arricciò il naso mugugnando. “Sì… potrei chiedere qualche suggerimento a Miss Pony. Anche lei si è diplomata come infermiera e conoscerà di sicuro tanti indirizzi utili… forse anche lì!”.

Mentre entrambi assaporavano questa nuova possibilità, la neve cominciò a scendere sulle loro spalle… sempre più insistente.
“Ci conviene rientrare o ci prenderemo un febbrone da cavallo!” esclamò lei ben consapevole della rigidità capricciosa del freddo inverno dell’Illinois.
“Poco male…” scherzò lui questa volta benevolo. “Così potrò farmi curare dalla mia infermiera preferita!".
Poi aprendo il suo mantello per accoglierla al caldo, la invitò ad abbracciarlo. “Vieni qui… è abbastanza grande per due".

Così, riscaldati dal tessuto caldo e dal bollore dei loro corpi vicini, si incamminarono a passi lenti verso la casa.
“Non avrai intenzione di partire subito? Devi restare qualche giorno con me. Sarai un nostro gradito ospite!".
“Speravo che me lo chiedessi, Tarzan! Non avevo alcuna voglia di staccarmi da te così presto ora che ci siamo ritrovati. Ma dovrai fare le adeguate presentazioni a Miss Pony e suor Maria. Credo che ora debbano proprio conoscere il ‘tuo ragazzo’!” disse ridacchiando divertito mentre lei gli si stringeva forte.
La neve cadeva incessante mentre la temperatura si faceva più rigida di minuto in minuto.

Ma loro due non avvertivano alcun freddo.

Mentre risalivano l’ultimo tratto del sentiero, Candy gli strinse il braccio per accentuare l’enfasi delle sue parole.
“Ci pensi, Terry… se fossi arrivata solo qualche minuto più tardi… tu saresti andato via su quel carro. Che ne sarebbe stato di noi?”.
“Non voglio neanche pensarci!” rispose lui sfiorando con dolcezza una volta ancora le sue labbra.
“La sorte ci donato un’insperata opportunità. E noi, ne sono sicuro, non la butteremo al vento!”.
  
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