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Autore: Nemia    13/04/2008    11 recensioni
Near in cima alla classe a giocare, come sempre, con i suoi giocattoli.
Matt a tirare pallini di carta con una penna improvvisata cerbottana e Mello attento a quel che diceva l’insegnante. Prendendo freneticamente appunti.

[M/M] [M/N] [L/Light] [Light/Mikami]
Genere: Romantico, Commedia, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near, Teru Mikami
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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The chocolate factory

and

Death Note

 

 

 

Da dove è nata questa storia? Dal mio desiderio di infilare i personaggi di Death Note nella “Fabbrica di cioccolato” di Roald Dahl.. soprattutto dopo aver visto il film di Tim Burton con Johnny Deep =ç= e poi cioccolata va di pari passo con Mello, quindi..!! XD

Ovviamente non spero neanche minimamente di essere all’altezza di Dahl °° la fic non ha nessuna pretesa, ecco

è una AU perché il Death Note non esiste qua e non c’è mai stato e anche perché nel mondo di Death Note non c’è anche la fabbrica di cioccolato, no?

 Mikami conosce Light e sono della stessa età (19 anni).. Near ha 15 anni, Mello 16 e Matt 17..

la fic segue più il libro di Dahl che il film, ok?

E ora, vi sentite pronti a partire? :)

kissu e recensite!

 in settimana arriva il continuo di Gita al Mare X) kissons!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La neve scendeva dal cielo color acciaio.

Una fredda giornata di Gennaio. Non tanto insolita per l’Inghilterra.

Un ragazzino biondo stava appoggiato con i gomiti al davanzale della finestra chiusa. I capelli tagliati poco sotto l’orecchio, in un caschetto.

Aveva, appoggiato sulle spalle, un plaid rosso, e lo teneva stretto con le dita di una mano.

Sul suo grembo stava la testa di un altro ragazzo dai capelli rossi che, con gli occhi socchiusi, giocava al gameboy.

Il biondo stava fissando il fumo che saliva dalle ciminiere della fabbrica di cioccolato. Che produceva le migliori barrette di cioccolato e i migliori dolciumi mai esistiti. E che si trovava a poca distanza dall’istituto.

_ Matt, da quando la fabbrica ha riaperto? _ chiese il ragazzo biondo, appoggiando il mento sul palmo della mano libera dal plaid.

Matt, il ragazzo in questione, mise in pausa il gioco che stava facendo e alzò gli occhi. _ Un po’ _

_ Ma i cancelli sono sempre chiusi! _

_ Mello.. non so che dirti. Il fumo ha ripreso a uscire dalle ciminiere, si sentono di nuovo i ronzii che la fabbrica faceva quand’era in funzione, ma non è mai stata vista una sola anima entrare là dentro _

Mello guardò Matt, incredulo. Il rossino alzò le spalle, rimettendosi a giocare.

_ Questo è tutto quel che so.. e per quanto riguarda Lawliet.. nessuno l’ha più visto né sentito _

Il biondo guardò per l’ennesima volta fuori dalla finestra. _ Come mi piacerebbe poter entrare là dentro almeno una volta, Matt _

Matt sorrise al vedere quel viso corrucciato. Voltò la testa, baciando la pancia dell’amico.

Lui lo guardò interrogativo.

_ Vedrai che un giorno ci andremo.. _

Mello sospirò, appoggiando ancora il mento sulla mano.

Rimasero per un po’ in silenzio e nella stanza si cominciò a sentire solo lo spippolare di Matt sui tasti del gameboy.

_ Che giorno è oggi? _ chiese il biondo.

_ Giooovedì _ rispose con voce annoiata il più grande.

_ Mancano ancora due giorni.. _

_ A cosa? _

Mello guardò l’amico. _ A Domenica e alla consegna della cioccolata! _ esclamò sorpreso che non lo avesse capito.

Matt sbuffò, continuando a giocare.

All’improvviso spense il gameboy, appoggiandolo sul davanzale. Si mise a sedere sul letto, afferrando per le spalle Mello.

Il più piccolo seguì con lo sguardo i suoi movimenti, in silenzio. E sorrise mentre Matt avvicinava il viso e lo baciava.

 

 

Il ragazzo biondo stese le gambe sotto il tavolo da pranzo, le mani sulla pancia. 

Matt, accanto a lui, continuava a giocare, il gameboy tenuto sulle gambe.

_ Ma non l’hai ancora finito? _ chiese Mello, non avendo niente di meglio da fare.

L’altro non gli rispose neppure.

Si alzò, andando verso il tavolo dove erano seduti gli insegnanti.

Roger, un uomo dai capelli grigi e con un paio di occhialini rotondi sul naso, era il capo di quell’istituto (quell’orfanotrofio che ospitava così tanti ragazzi) ed era anche l’uomo verso cui stava andando Mello.

_ ‘sera Roger _ disse il ragazzo per richiamare la sua attenzione.

L’uomo si pulì il viso con il fazzoletto bianco che stava appoggiato sulle sue ginocchia, poi si girò verso di lui. _ Buonasera Mello. Volevi qualcosa? _

_ Volevo chiederti.. sai nulla della fabbrica di cioccolato? _

_ Hai notato che l’hanno riaperta, eh? _

Mello annuì.

_ E’ un mistero.. tempo fa, ricordi?, era famosissima in tutto il mondo per i dolciumi che produceva e per le stranezze che riusciva a combinare insieme (ricordi il gelato che non si scioglieva al sole e che rimaneva freddo per ore?). Poi arrivarono le spie degli altri produttori di cioccolato che rubarono le ricette di molte creazioni.. e Lawliet decise di chiudere la fabbrica. Gli operai da un giorno all’altro si trovarono senza lavoro e i cancelli della fabbrica si chiusero. Sono passati 10 anni da allora.. ed è ormai da qualche giorno che si sente di nuovo nell’aria l’aroma della cioccolata, ma.. Mello, se vuoi sapere di più sugli operai che ci lavorano mi dispiace, nessuno sa niente. Nessuno è più entrato là dentro da quando ha riaperto _

Mello rimase in silenzio a fissarlo, riflettendo su quello che l’uomo aveva appena detto. _ Quindi.. _ cominciò a dire, poi si zittì. Rimase un attimo in silenzio, scrutando Roger. Riprese a parlare: _ Quindi la fabbrica ha aperto ma nessuno ci lavora? _

_ Non proprio. Durante la notte, quando le luci sono accese, si possono intravedere delle piccole ombre muoversi nella fabbrica.. _

Mello sgranò gli occhi. _ E chi sono? _

Roger sorrise.

E Mello capì che non ne sapeva assolutamente niente.

_ Vabbè, grazie Roger _

_ Di nulla, Mello _

Il ragazzino se ne tornò al tavolo che condivideva con Matt, un broncio disegnato sulle labbra. Si lasciò cadere rumorosamente sulla sedia, incrociando le braccia.

Il rossino alzò gli occhi dal videogame per guardarlo. _ Scoperto qualcosa di nuovo? _

_ Sì.. che probabilmente là dentro ci lavorano i folletti! _ sbottò Mello.

Matt ridacchiò, mettendosi in tasca il gameboy. Appoggiò i gomiti sulla tavola e mise il mento sopra i palmi.

Rimase immobile in quella posizione, inclinando un po’ la testa per fissarlo. Alla maniera dei cani.

Mello corrugò le sopracciglia, fissandolo a sua volta. _ Ma che fai? _

Matt rise, scuotendo i capelli per levarseli dagli occhi. _ Nulla, ma hai una faccia così buffa..! _

_ Scemo.. _ disse con un sorriso il più piccolo. Gli fece la linguaccia e l’altro gli rispose ridendo allo stesso modo. _ Sembriamo due idioti, lo sai vero? _

Matt annuì fingendo un’espressione grave. Poi rise di nuovo.

_ Love you, Mello _ sussurrò piano d’un tratto, allungandosi sulla tavola. Arrivò di fronte al viso di Mello e quello lo guardò esterrefatto e spaventato.

Si perse per un attimo nei suoi occhi turchesi. _ A lot _ sussurrò ancora.

Gli diede una testata e si rimise a sedere.

Il più piccolo si massaggiò la fronte, un occhio chiuso. Col rossore diffuso sulle guance. _ Per un attimo ho pensato che mi avresti baciato sul serio _

Matt sgranò gli occhi. E subito fece un’espressione maliziosa. _ Se insisti posso farlo.. _

_ Idiota! _ esclamò Mello tirandogli un calcio in uno stinco.

_ Scusa, ma adoro quando arrossisci _ bisbigliò il ragazzo dai capelli rossi, con le mani a mò di megafono davanti alla bocca. Il biondo gli lanciò uno sguardo omicida e Matt allontanò le gambe dalla traiettoria dei suoi calci.

 

 

Mentre Mello andava in camera intravide un ragazzino dai capelli bianchi nella stanza comune, seduto sul pavimento. Intento a costruire castelli di fiammiferi.

Near..

Entrò, chiudendosi alle spalle la porta della stanza e avvicinandosi a lui.

_ Ciao Mello.. _ gli disse il ragazzino con voce atona.

Come odiava quel tono..

_ Ciao Near. Ascolta, sai nulla della fabbrica di cioccolato? _ Be’, se chiedeva al NUMERO UNO di quell’istituto forse aveva qualche speranza di avere una risposta soddisfacente.

Near rimase in silenzio, quasi lo stesse ignorando e nella stanza si sentivano solo il suono lieve dei fiammiferi appoggiati uno sopra l’altro.

_ Che cosa di preciso? _ disse secco Near senza degnarlo di uno sguardo.

Odio quando fai così. Odio quando mi consideri alla stregua di tutti gli altri, Near.

_ A proposito degli operai che ci lavorano.. Roger non mi ha saputo dire nulla _

E’ come se ti mettessi al di sopra di lui con questa frase. Accidenti, ti sto dando importanza..! _ Sì, insomma, volevo sentire anche il tuo parere dato che ho chiesto quasi a tutti _ Che tentativo miserevole di smentire quel che pensi, Mello..

_ No, non ne ho la minima idea _

Risposta secca, come sempre. Ti sto disturbando, eh?

Mi sta prendendo la stizza.. forse è meglio se vado via prima di picchiarti.

Mello girò le spalle al ragazzino, facendo per andarsene.

_ Mello.. _

Il più grande si girò di nuovo, irritato. _ Che? _ sbottò senza riuscire a trattenere la rabbia.

Near si zittì e Mello notò che aveva alzato gli occhi dalla sua costruzione per fissare lui. Aveva gli occhi un po’ dilatati.

Hai gli occhi neri, Near.

Non l’avevo mai notato.

_ Nulla _ Near abbassò di nuovo la testa, rimettendosi a impilare fiammiferi.

Mello lasciò in fretta la stanza, raggiungendo quasi correndo la propria camera. Spalancò la porta e la chiuse con un tonfo dietro di sé. Tirò un calcio al cestino vicino alla scrivania, rovesciando tutte le cartacce sul pavimento, poi si voltò a guardare Matt, seduto sul pavimento a gambe incrociate.

_ Mello? _ chiese il ragazzo con uno sguardo interrogativo.

Mello lo afferrò per le spalle, buttandolo a terra e cominciando a riempirgli di pugni il petto. _ Non lo sopporto, non lo sopporto! _

Il più grande non disse nulla, intuendo di cosa, o meglio di chi si trattasse.

Gli circondò i polsi con le dita e, mettendosi a sedere, premette le labbra contro le sue.

Mello gli buttò le braccia intorno al collo, mordendogli la bocca.

Sentiva gli occhi pizzicare, il cuore batteva rapidissimo nel petto.

Complesso di inferiorità. Era davvero possibile che provasse una cosa simile verso Near?

_ Mello.. lo consideri troppo quello _ bisbigliò Matt sui suoi capelli. Mello si era stretto al suo petto, affondando la faccia nella maglia a righe nere e bianche. Sembrava intenzionato a stritolarlo con quelle sue dita sottili.

_ Sta’ zitto Matt _ bofonchiò Mello, la voce impastata dalla rabbia. Hai ragione Matt, ma è dannatamente difficile non farlo considerando che riesce a superarmi sempre in tutto.

_ Ti farai del male continuando così.. _ continuò l’amico, lisciandogli i capelli con una mano. _ E forse lo fai anche divertire con i tuoi scatti _

Mello rimase in silenzio contro di lui. Poi d’un tratto gli sollevò la maglia, lasciandolo esterrefatto.

_ Mello, ma che..? _

Il ragazzo biondo si infilò sotto la maglia, allungandosi sul petto di Matt e appoggiando la testa sul suo petto. Gli circondò la vita con le braccia. E tutto questo senza una parola di spiegazione.

Ascoltò con un sorriso il cuore impazzito del più grande.

_ Fa freddo.. e poi nella tua maglia c’è posto per due _ disse con noncuranza Mello. Annusò la pelle di Matt, facendolo scoppiare a ridere.

Lavanda e tabacco.. be’, Matt era pur sempre Matt, no?

Mello fece uscire la testa dalla scollatura della maglia di lui e avvicinò il naso al suo. Toccò appena con le proprie labbra le sue, senza staccargli gli occhi di dosso.

_ Non so come farei senza di te.. lo sai, Matt? _ bisbigliò socchiudendo le palpebre. Un sorriso enorme si allargò sul viso di Matt e infilò le dita tra i capelli di Mello, baciandolo sulla bocca, sul naso, sulle guance, sul collo, sentendo il gorgogliare della sua risata contro le labbra.

O Mello, Mello.. farei di tutto per te, sai?

 

Near in cima alla classe a giocare, come sempre, con i suoi giocattoli.

Matt a tirare pallini di carta con una penna improvvisata cerbottana e Mello attento a quel che diceva l’insegnante. Prendendo freneticamente appunti.

Matt gli lanciava di tanto in tanto delle occhiate.

Era seriamente preoccupato per lui.. quando si avvicinava il giorno della consegna della cioccolata diventava isterico. E potenzialmente pericoloso..

Doveva stare attento a tenerlo lontano da Near, ogni volta, e non era una cosa facile soprattutto perché ogni tre per due Mello trovava il modo di litigare anche con quell’ameba.

La Domenica era quasi una liberazione.. dava la propria cioccolata a Mello e lui, con due barrette, era a posto per metà settimana. Il problema era da Giovedì in poi. Perché oltre a rubare quella dei ragazzi a cui era rimasta, andava anche da Near.

E l’ultima volta aveva salvato il naso del piccoletto per un pelo.

Era incredibile quanto fosse irritabile Mello. Come lo irritasse il tono che Near usava con lui, il suo non guardarlo mentre parlava.

Forse soprattutto il suo fingere di non considerarlo.

Soffiò per l’ennesima volta nella penna, sparando il pallino di carta che conteneva sulla testa dell’insegnante voltato a scrivere sulla lavagna.

Spalancò gli occhi quando si rese conto che quello lo aveva notato.

L’uomo si girò di scatto verso di lui, la faccia contratta dalla rabbia. _ Matt! Ti ho ripetuto un migliaio di volte di non tirare pallini in classe!! _

Matt nascose in fretta l’oggetto del reato, mentre tutta la classe si voltava a guardarlo.

Mello alzò gli occhi dagli appunti, lanciandogli un’occhiata di rimprovero.

_ Professore, non sono stato..! _

_ Fuori dalla mia classe, Matt! FUORI!! _ sbraitò l’insegnante, per nulla disposto ad ascoltare le sue scuse.

Matt sbuffò, alzandosi in piedi e uscendo dalla stanza gonfiando le guance. Diede un’ultima occhiata a Mello prima di chiudersi la porta alle spalle.

S’appoggiò con la schiena al muro, tirando fuori dalla tasca il gameboy e accendendolo.
  
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