Storie originali > Generale
Segui la storia  |      
Autore: Claudia_Barb96    24/10/2013    0 recensioni
Non si è mai soli, anche quando tutto sembra andare male c'è sempre qualcuno pronto ad aiutarti.
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1
Occhi chiusi, respiro affannato. C’era bisogno di concentrazione; doveva salire sul ring e dare il meglio di sé, doveva vincere! Se lo avesse fatto sarebbe diventata campionessa italiana di box a soli 14 anni. Già immaginava i giornali che domani avrebbero parlato di lei: “ Alessia nuova promessa della box”. Ad un tratto, Alex, si era trovata seduta in uno degli angoli del ring ed il suo allenatore continuava ad urlarle qualcosa di incomprensibile. In quel momento, era troppo concentrata per ascoltare ciò che  potesse dirle, sicuramente si stava raccomandando affinché tenesse la guardia alta e altre cose del genere. Finalmente in piedi, in attesa del suono della campana. Ed eccola … “ Si va in scena” pensò. Cominciarono a studiarsi l’una di fronte all’altra, e mentre Alex stava per sferrare il suo destro, poggiò male il piede e come se non bastasse l’avversaria le diede un colpo all’addome e di colpo cadde a terra con lo sguardo rivolto al soffitto. Non sentiva niente a parte un dolore lancinante alla schiena. Restò per pochi secondi lì distesa, non poteva finire così, non adesso che era ad un passo per poter raggiungere uno dei suoi sogni. A fatica si rimise in piedi, ma riusciva a stento a muoversi; i guantoni che prima erano leggeri come piume, erano diventati pesantissimi e a stento riusciva a tenerli su, ma non si sarebbe arresa. Per tutto il tempo rimase lì ferma parando semplicemente i colpi. Era nuovamente in attesa di quel suono che avrebbe segnato la fine dell’incontro e quando lo sentì sul suo volto si dipinse un sorriso, dopo di che cadde nuovamente a terra.
Si svegliò, e subito pensò ad i giornali che non avrebbero parlato di lei, ma  risentì quella fitta terribile alla schiena. Solo allora si rese conto che non era più sul ring ma era su un letto particolarmente comodo in una stanza tutta bianca. Era in ospedale; cercò di alzarsi, ma il dolore si fece ancora più forte, addirittura le vennero le lacrime agli occhi. Si rassegnò all’idea che dovesse stare lì sdraiata e a fatica riprese sonno. Quando si risvegliò vide intorno a sé l’allenatore, un uomo  con un camice bianco che doveva essere il medico e i suoi genitori.  Erano sempre in giro per affari; doveva stare peggio di quanto pensasse per vederli entrambi lì. Li guardava in attesa che prendessero la parola; dopo poco il medico disse: << Ecco, vedi piccola hai preso una brutta caduta >>. La mamma cominciò a piangere, ma il dottore continuò: << è un miracolo che tu non sia rimasta paralizzata, ma per precauzione non potrai più fare box, mi dispiace.>> Non poteva essere! Quello che doveva essere l’incontro della sua vita, si era trasformato nell’ultimo incontro; non poteva finire così. Si girò e guardò il suo allenatore, era come un padre e una madre per lei, era il suo punto di riferimento; forse aveva passato più tempo con lui che con i suoi genitori. Lui la guardò negli occhi e scosse il capo,  abbassò lo sguardo -forse non voleva far vedere le lacrime- le  fece una carezza e poi uscì. Lei era incredula, “E’ uno scherzo”, pensò, “un orribile scherzo o forse è un sogno ora mi sveglio e …” non sapeva neanche più cosa pensare. Il mondo che si era costruito era crollato, non le era rimasto nulla, cosa avrebbe fatto una volta guarita, come avrebbe fatto senza più la palestra, gli allenamenti, i guantoni alle mani? Chiuse gli occhi, li strinse fortissimo sperando che tutto ciò che le stava capitando non fosse reale, sperando che una volta che li avesse riaperti, tutto sarebbe tornato alla normalità, magari ricominciando proprio da quell’ultimo incontro. Ma quando li riaprì nulla era cambiato,  solo che adesso stava piangendo anche lei.
     
 
 2
La sveglia cominciò a suonare. Da sotto le coperte spuntò un braccio che la spense e poi sparì nuovamente. Come al solito la sveglia era suonata alle quattro, era talmente presto che ancora non si vedevano i primi raggi del sole. Le coperte cominciarono piano a muoversi, fino a quando da sotto non sbucò Alex. Si mise a sedere, si stiracchiò, guardò Macchia che la osservava dai piedi del letto mentre era raggomitolato , si stiracchiò anche lui e fece anche un lungo sbadiglio. Attese che la ragazza scendesse dal letto per infilarsi sotto le calde coperte. Lei lo osservò,  lo coprì come si fa con un bambino e poi sorrise e disse << Buonanotte >>.
Si avvicinò molto lentamente alla finestra, spostò leggermente la tenda e vide che il buio stava lasciando pian piano il  suo posto alla luce del sole. Si stropicciò un po’ gli occhi, dopo di che andò in bagno, si lavò il viso con l’acqua ghiacciata: poi si pettinò i capelli e li legò in una coda,  si cambiò, prese il suo mp3 e si diresse all’uscita. Un’altra giornata era cominciata.  Fece un respiro profondo si mise le cuffiette nelle orecchie e cominciò a correre. Nonostante le fosse stato vietato  allenarsi, ed era stata anche bandita dalla palestra, non riusciva a stare lontano dallo sport, era più forte di lei. Mentre correva aveva la testa libera da ogni pensiero, da ogni preoccupazione, si isolava da tutto come se andasse su un altro pianeta per poi ritornare sulla terra una volta finito.
Quando tornò a casa sentì il cellulare squillare, fece una corsa in camera sua, ma non arrivò in tempo. Dopo averlo cercato per tutta la stanza lo trovò in uno dei cassetti della scrivania. Lo prese e vide che c’era più di una chiamata persa, tutte da parte di Alice, la sua migliore amica nonché compagna di classe. In quello stesso momento realizzò che stava per fare tardi al  primo giorno di scuola del suo ultimo anno di Liceo. Fece una corsa contro il tempo, si fece una doccia in pochi minuti, andò poi nella sua camera e raccolse i primi vestiti che vide sparsi intorno, prese il cellulare e le chiavi e corse giù. Ad aspettarla c’era la sua amica. Si accorse che non era poi così tardi, infatti Alice, la sera prima le aveva messo l’orario del cellulare   avanti. In quel momento avrebbe voluto ucciderla ma resistette, e insieme si incamminarono a scuola. Alice sprizzava  gioia, mentre lei felice non lo era affatto. Alice la guardò e le chiese: <>. Lei sospirò poi rispose: <>. Alex guardò l’amica e poi finse di sorridere, ma in realtà aveva gli occhi pieni di lacrime. L’amica la abbracciò e le disse << Non preoccuparti, hai me e Fede non ti lasceremo sola, ricordalo >>, detto ciò si incamminarono nuovamente verso il liceo .
A molti Alex poteva sembrare una ragazza forte, senza paura, ma in realtà le cose  erano un po’ diverse. L’anno in cui aveva cominciato il liceo erano cominciati i suoi guai, infatti essendo una ragazza a modo e molto chiusa  non fu difficile per i suoi compagni prenderla di mira. Lei pensava che con il passare del tempo le cose sarebbero cambiate, sarebbero cresciuti e l’avrebbero lasciata stare, ed invece le cose andavano peggiorando di anno in anno. All’inizio del primo anno, si era da poco ripresa dall’infortunio e le era venuto molto facile isolarsi e per loro era stato ancora più facile prenderla di mira ma col tempo aveva fatto amicizia con Alice e Federico. Erano diventati inseparabili, ma quelli imperterriti, continuavano a prendersela con lei. Non sapeva per quale motivo, non sapeva perché ma aveva pensato a due possibilità: forse ce l’avevano con lei perché era brava a scuola (a dire il vero era la migliore) o perché semplicemente nonostante fosse una bella, anzi bellissima ragazza, non le interessava nessuno di loro, anzi li evitava senza dar loro importanza ma cosa più importante lei non aveva mai accettato di stare con nessuno di loro, e si, forse era proprio questo il motivo. Mentre si avvicinava sempre più alla scuola le venne in mente un episodio  accaduto l’anno precedente. Si ricordò che mentre era seduta nel suo banco e stava ascoltando un po’ di musica, sentì una mano che le sfiorò il fondo schiena. Essere toccata in quel modo era una cosa che non sopportava, ma nonostante tutto cercò di rimanere calma, fino a quando non si sentì toccare nuovamente. A quel punto prese il libro di letteratura che aveva davanti, che era un bel mattone, e di colpo lo diede in faccia a uno dei due che aveva dietro e che l’avevano toccata. Quella forse era stata una delle poche volte che aveva reagito e le era costata anche un richiamo, perché il ragazzo aveva detto che l’aveva colpito senza alcun motivo.  Sicuramente aveva sbagliato reagendo in quel modo, ma quanta soddisfazione c’era stata nel veder piangere per una volta uno di loro!
 Ricordando quell’evento si ritrovò di fronte all’istituto; ebbe un attimo di esitazione, Alice era qualche passo avanti a lei, stava salutando Fede, i due si girarono e le tesero la mano. Lei scosse la testa e poi li abbracciò, ne era sicura: con loro affianco le cose sarebbero andate meglio.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Claudia_Barb96