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Autore: Princess Kurenai    25/10/2013    1 recensioni
Su Henaid regna la pace da ormai secoli ed i Guardiani, con orgoglio e onore, mettono anima e corpo nel compito di proteggere la terra che amano.
Ma riusciranno a mantenere il controllo quando dei delitti arriveranno a colpire le creature più pure ed innocenti di Henaid?
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so se la continuerò, al momento ho scritto solo tre capitoli ma... beh, volevo tentarci.
Non betata.


Il sole non era ancora sorto quando Alastar scattò seduto sul proprio letto con in volto un'espressione terrorizzata ed il petto, coperto da una fine camicione bianco, che si alzava e riabbassava veloce, seguendo il ritmo del suo respiro agitato.
Si guardò attorno, e nel riconoscere la sua stanza e le familiari figure dei suoi compagni distesi nei loro letti, non poté non passarsi una mano tra i corti capelli scuri e a concedersi un sospiro di sollievo.
Era stato svegliato da un'urlo, o almeno credeva di averlo udito. Infatti, la causa del suo sollievo fu proprio il sentire l'assoluto silenzio che continuava a regnare nell'Accademia ancora addormentata, cosa che di conseguenza lo portò rapidamente a dubitare di ciò che aveva 'avvertito'.
Si diede dello sciocco per essersi lasciato condizionare in quel modo da un sogno - che in quel momento neanche ricordava -, ma ormai era troppo tardi per tentare di dormire, così come, ironicamente, era anche troppo presto per alzarsi.
Quindi con tutta la calma che possedeva, si alzò e andò lentamente verso il piccolo bagno dell'appartamento che condivideva con i suoi commilitoni - ancora pacificamente addormentati.
Presto anche loro si sarebbero destati e, come ogni giorno, avrebbero discusso animatamente sull'ordine per utilizzare i sanitari - battaglia alla quale lui non vi avrebbe preso parte.
Si spogliò velocemente, e lasciando il camicione in un cesto entrò nella doccia, aspettandosi come ogni mattina che il gelido getto dell'acqua lo colpisse - costringendolo infatti a sussultare.
Da quando erano riusciti ad imbrigliare la pressione della cascata che si riversava alle spalle della loro costruzione, nell'Accademia freno stati soppressi i vasi da notte e le varie tinozze, e grazie a quella scoperta erano stati in grado di creare delle docce ed anche altri comodi servizi non solo igienici. Tuttavia, per quanto fossero all'avanguardia, non erano ancora in grado di far pervenire l'acqua calda di primo mattino, e anche se Alastar si faceva la doccia a quell'ora sin da quando era un ragazzino, avrebbe sempre faticato ad abituarsi.
Si lavò con cura, facendo sparire dal suo corpo i segni della notte appena passata, cercando distrattamente di riportare alla mente il suo sogno.
Perché di 'sogno' si trattava. Era certo che non fosse un incubo perché prima di quell'urlo si ricordava di aver provato una sensazione piacevole.
Sospirò, senza ovviamente riuscire a venirne a capo, e uscendo dalla doccia con un panno legato attorno alla vita tornò nella stanza dove i suoi compagni si stavano effettivamente svegliando.
« Buongiorno ragazzi», li salutò amichevolmente - ricevendo in risposta dei mugugni ancora assonnati -, percorrendo poi la stanza fino al grande armadio che occupava gran parte della parete.
La stanza, uguale per arredamento a quelle di tutti gli altri abitanti dell'Accademia, era formata da quattro letti disposti a coppia di due sulle pareti parallele della camera che veniva illuminata da delle finestre con vista sul mare... ed Alastar non poteva che essere felice di quell'assegnazione.
Certo, non si sarebbe mai lamentato se fosse finito nelle camere ad est con vista sulla foresta, ma visto che si trovava proprio lì era semplice per lui esprimere quanto adorasse il rilassante rumore del mare e i suoi colori al tramonto.
Sorrise tra sé e sé, ormai dimentico del suo brusco risveglio, iniziando poi con calma ad indossare la divisa per prendere parte alle lezioni giornaliere dell'Accademia.
Si infilò quindi i pantaloni neri e gli stivali del medesimo colore, per poi infilarsi una tunica bianca e legare i vari legacci per chiuderla sul petto.
Ormai pronto per abbandonare la stanza, si legò in vita una cintura e si diede una rapida occhiata allo specchio dell'armadio, ignorando volutamente l'iniziò delle discussioni dei suoi compagni su chi doveva utilizzare per primo il bagno.
Non si era fatto la barba, e quel suo aspetto lo faceva apparire più vecchio della sua età... ma a dirla tutta ad Alastar non importava. La verità era che semplicemente si dimenticava di rasarsi, non si trattava assolutamente di un espediente per apparire più grande.
Si concesse una mezza risata che, tuttavia, si spense quando nel silenzio dell'Accademia riecheggiò il suono cupo di un corno.
« Che succede?», domandò uno dei suoi compagni, dando voce alla domanda che si stavano ponendo tutti.
« Non lo so Angus…», rispose Alastair preoccupato.
Da quando frequentavano quell'Accademia non avevano mai sentito suonare quel corno, ma sapevano benissimo quale fosse il suo utilizzo. Era accaduto qualcosa - qualcosa di grave, probabilmente - e tutti gli abitanti di quel luogo venivano chiamati a raccolta... e quella certezza non fece altro che rendere incredibilmente nervoso Alastar che, salutando i suoi compagni, abbandonò subito la stanza per infilarsi nei corridoi dei dormitori che iniziavano a riempirsi di giovani cadetti preoccupati per quell'improvvisa chiamata.
Possibile, si chiese, che quell'urlo che aveva 'sognato' e quella riunione fossero due cose collegate?
Si morse le labbra incapace di darsi una risposta, e aumentando la velocità del proprio passo si unì agli altri ragazzi che come lui si stavano dirigendo nel grande auditorium, una sala semi circolare caratterizzata da delle comode sedie poste su dei gradoni, capace di contenere tutta la 'popolazione' dell'Accademia.
Conosceva bene la storia di quel luogo - era una delle materie di studio d’altro canto.
La leggenda diceva che era proprio lì che il primo Guardiano, un uomo di nome Wylir - che ormai dava anche il nome a tutti i futuri Guardiani -, aveva deciso di creare l’Accademia, accogliendo sotto la sua protezione tutti i giovani che desideravano proteggere e mantenere la pace su Henaid.
Si poteva dire che la prima pietra dell’Accademia fosse stata posata in quel luogo che, attualmente, veniva utilizzato tuttavia utilizzato solo per le comunicazioni importanti di inizio e fine anno accademico - quando i cadetti come lui finivano gli studi ed entravano a tutti gli effetti a far parte dei Guardiani - o, come in quel caso, per delle riunioni straordinarie.
Prese posto, lanciando delle rapide occhiate agli altri che lo stavano imitando. Riconobbe parecchi visi familiari, certi facevano parte del suo stesso gruppo durante le esercitazioni, ed altri quasi sconosciuti delle matricole ma tutti quei volti erano caratterizzati dalla medesima espressione preoccupata - alcuni con i chiari segni del cuscino ancora stampati sulle guance.
Lo stesso disagio, come notò poi, sembrava essere riflessa anche nei visi dei Comandanti e dei vari Capitani.
« Alastar!», la familiare voce di una delle sue compagne di esercitazioni lo fece sussultare.
La giovane, una ragazza dai capelli corti e castani - ancora scompigliati per quel brusco risveglio e gli occhi chiari cerchiati da delle occhiaie -, prese subito posto accanto a lui.
« Che succede?», domandò veloce, « Sai già qualcosa?»
« No Rhia, non so niente…», rispose scuotendo il capo e lanciando un'occhiata ai Comandanti che parlavano in modo concitato con i Capitani - a loro si era unito anche Cadarn, quello che supervisionava le loro esercitazioni.
Lo tenne d'occhio ansioso, cercando di scorgere nel suo viso una qualche risposta, ma ovviamente riuscì solo a leggere tanta preoccupazione ed agitazione.
Attesero altri minuti, ascoltando le varie supposizioni che i giovani cadetti facevano su quell'improvvisa riunione - alcuni ipotizzavano un'esercitazione, altri disastri ben più gravi -, poi finalmente il Comandante Lansio alzò le braccia per far cenno a tutti di tacere.
Lentamente il vociare si ridusse ad un leggero brusio e l'uomo, estremamente pallido, prese parola.
« Questa notte, la nostra amata Henaid ha subito un attacco nel suo cuore», esordì con voce grave.
Subito si levarono alcune esclamazioni stupite, ma quando il Comandante riprese a parlare tutti tornarono attenti.
« Noi tutti sappiamo quanto siano importanti per la foresta Spiritelli minori come quelli della Neve e del Sole. Questi esseri, insieme agli Enfys, hanno la straordinaria ed essenziale capacità di controllare il clima della nostra amata terra. Da secoli sono sotto la protezione dell'Accademia e degli Spiriti del Vento e della Foresta... tuttavia, questa notte uno spiritello del Sole è stato trovato morto nei pressi di un corso d'acqua da degli Gwynt», continuò il Comandante Lansio, lasciando senza fiato tutti i presenti.
Come Alastar ben sapeva, se su Henaid si avevano tempeste, acquazzoni e giorni di neve, lo dovevano solo grazie all'equilibrio che si era creato tra i vari spiriti.
Un gesto del genere poteva solo creare non pochi problemi tra le varie alleanze.
Perché? Perché gli spiritelli erano tutti stati benedetti con il dono dell'eterna giovinezza e solo la mano di qualcuno poteva privarli della vita.
Si trattava di un omicidio e l'Accademia, come era ovvio, doveva indagare e proteggere ciò in cui aveva sempre creduto.
« Silenzio!», Lancio fece ancora tacere i cadetti, « Vista la gravità di questa azione, con i Capitani abbiamo deciso di coinvolgere alcuni plotoni nella ricerca del colpevole, altri nel compito di rassicurare gli altri Spiriti, che sono scossi da questo lutto. I plotoni dal numero 1 al 7 verranno occupati nelle ricerche. Gli altri fino al quattordicesimo si divideranno per la protezione delle altre popolazioni. Le matricole resteranno qui a vegliare sull'Accademia a continuare le loro lezioni. In mattinata, il corpo dello spiritello sarà condotto a noi dagli Gwynt per degli accertamenti da parte dei nostri medici. Ogni informazione deve esserci consegnata nel modo più celere possibile. Ora preparatevi».
Si levò un breve coro di disapprovazione per i plotoni assegnati alla 'semplice' protezione degli Spiriti, mentre Alastar, che faceva parte del quinto plotone, al contrario non riuscì a sentirsi 'felice' per quella scelta.
Il peso di quell'urlo che lo aveva destato stava gravando sulle sue spalle rendendolo irrequieto, ma per quanto fosse confuso e preoccupato non aveva alcunissima intenzione di svelare quanto gli fosse accaduto.
Cercava di convincersi che fosse solo un caso e non un qualcosa di realmente importante ma non ci riusciva, sentiva che c'era qualcosa di più grande e quello lo spaventava e lo rendeva ancor più sicuro della sua scelta.
Non avrebbe parlato con nessuno perché per un essere umano non era normale vivere simili esperienze. Sarebbe stato interrogato e gli dei solo sapevano che cosa gli sarebbe successo.
« Solo un caso… è stato solo un caso», si disse.
« Cosa?», Rhia lo guardò confusa mentre andavano verso il Capitano del loro plotone.
« Cosa?!», ripeté Alastar stupito, salvo poi rendersi conto di aver parlato a voce alta, « Niente! Ero sovrappensiero», sforzò un sorriso e la ragazza, guardandolo per qualche attimo sospettosa, assentì per prestare attenzione a Cadarn che li invitava alla calma.
« Il nostro plotone è stata assegnata la zona dei laghi. Il delitto è stato commesso nei pressi di un corso d'acqua ed è necessario setacciare ogni possibile affluente alla ricerca di indizi. Qualche domanda?»
I cadetti si scambiarono delle occhiate significative, convenendo che tutti avevano lo stesso quesito in mente.
« Chi può essere stato?», domandò Marc, uno dei ragazzi più grandi.
« Per il momento non abbiamo alcun sospetto, ma abbiamo convenuto che sia il caso di agire subito per evitare che si ripeta ancora»
« E se si trattasse di un caso isolato?», chiese Rhia, ricevendo da parte di Cadarn un sorriso che la fece arrossire - tutti sapevano quanto il Capitano avesse un debole per le belle ragazze, ed i suoi modi affascinanti ed eleganti attraevano a loro volta le fanciulle.
« Se così fosse, e spero che lo sia, avremo tutti fatto delle utili esercitazioni per quando diverrete dei Guardiani a tutti gli effetti», spiegò cercando di infondere un po' di calma e sicurezza nei suoi cadetti.
Assentirono quasi tutti, chi più convinto e chi meno, e si congedarono per andare a prepararsi per l'imminente partenza.
Alastar stesso si diresse verso la sua camera per prendere le poche cose necessarie per quella missione. Oltre una sacca con un piccolo kit di pronto soccorso - sempre utile in qualsiasi occasione - ed altri piccoli oggetti per le ricerche, a tutti i cadetti era concesso portare con loro delle armi ed il giovane scelse per sé una semplice spada che mise con il fodero sulla cintura.
Ormai pronto si avviò con i suoi compagni verso il punto di raccolta, continuando però ad interrogarsi su quanto gli era accaduto… tant'è che non poté non sospirare esasperato.
“ Perché proprio a me?”, si chiese, ma ovviamente non ottenne alcuna risposta.

 

 

Da quando Siana Mael era diventata il Capitano del quattordicesimo plotone, si era sempre impegnata per far sì che tutti nell'Accademia riconoscessero il suo valore e quello dei cadetti che addestrava.
Non c'era missione - o semplice esercitazione a dirla tutta - che la giovane donna non riuscisse a portare a termine con successo, ed il fatto di essere stata rilegata alla 'protezione e rassicurazione degli Spiriti' la rendeva decisamente scontenta.
Ovviamente, dinnanzi ai suoi cadetti, si era mostrata seria e piena di controllo mentre dava loro appuntamento al punto di raccolta, ma quando incrociò il Comandante Lansio nell'armeria non poté non esternare tutto il suo disappunto.
« Comandante», lo richiamò, attirando su di sé l'attenzione dell'uomo, « se permette, vorrei esternare il mio malcontento per essere stata esclusa con il mio plotone dalle operazioni di ricerca», dichiarò senza alcun timore.
Lansio, per nulla sorpreso, accennò in risposta un sorriso di circostanza. Sembrava stanco oltre che incredibilmente pallido e le cicatrici e le rughe che caratterizzavano il suo volto sembravano ancor più visibili in quello stato, tant'è che la giovane donna non poté non sentirsi vagamente preoccupata - ed anche un poco in colpa - nel notare il peso che l'altro portava sulle spalle.
« Siana, figliola», esordì con voce calma e comprensiva Lansio, « abbiamo ritenuto più saggio impiegare quei plotoni per le ricerche perch-».
« Perché?», tagliò corto la giovane donna, stringendo le labbra in una linea severa.
Nessuno nell'Accademia si sarebbe mai potuto prendere simili confidenze con un proprio superiore ma Siana era cresciuta tra quelle mura. Aveva passato in quel luogo gran parte della sua vita e Lansio, oltre ad essere un suo superiore ed in un certo qual modo anche il suo eroe personale, era diventato per lei una sorta di figura paterna.
L'uomo, che ricambiava l'affetto della giovane donna, si guardò rapidamente attorno come se temesse di essere sentito da orecchie indiscrete.
« Non credo che questo delitto sia un caso isolato», svelò serio, certo di potersi fidare.
« Lo credo anch'io!», esclamò in risposta Siana venendo però bloccata dalla voce calma e al tempo stesso allarmata Comandante.
« Per questo voglio che i plotoni più offensivi, come il tuo, siano accanto gli altri Spiriti», spiegò, « dovete prevenire nuovi attacchi, proteggerli se necessario e soprattutto scoprire se qualcuno sa qualcosa…»
Quelle parole ebbero il potere di placare in parte il malumore della giovane donna.
« Pensa… pensa che sia stato uno degli Spiriti?», chiese abbassando la voce.
Era un'accusa molto grave, ma lo stesso omicidio di uno Spiritello era da ritenere un caso eccezionale.
Lansio non rispose, tuttavia il suo sguardo valeva molto più di mille altre risposte per Siana, che infatti assentì silenziosa. Quella missione era molto più importante di quanto potesse immaginare e doveva tenere gli occhi aperti per non farsi sfuggire niente.
« Chiedo scusa per la mia mancanza di rispetto», mormorò qualche attimo dopo, ricevendo in risposta una pacca sulla spalla da parte del Comandante.
« Tranquilla, figliola… pensa solo a fare il tuo lavoro e a stare attenta», si raccomandò Lansio, vedendo poi spuntare sul volto della giovane donna un piccolo sorriso.
« Certo», rispose Siana per poi salutarlo e andare verso il punto di raccolta del suo plotone, lasciando che la sua mante vagasse libera alla ricerca di una possibile risposta a quel grave delitto.
Chi aveva attaccato e tolto la vita ad uno Spiritello? E perché?
Erano degli esseri pacifici oltre che necessari per la vita di Henaid, chi poteva aver voluto colpire quella terra in modo così crudele?
Per giovane donna la risposta risultava quasi ovvia, anche se guidata da un vecchio astio che aveva covato per anni… ed il fatto che il delitto fosse stato compiuto nei pressi di un fiume era per lei una prova importante della colpevolezza delle Sirene.
Già, le Sirene o le Flaithllyr.
La sua, così come la supposizione di Lansio, era un'accusa molto grave ed avventata ma sapeva quanto quegli Spiriti, così belli eppure così ingannevoli, potessero essere crudeli.
Erano misteriosi e non avevano contatti con il resto della popolazione, e perché poi? Cosa avevano da nascondere?, si interrogò nervosa.
Non aveva una risposta a quelle domande, ma già in passato l'avevano privata dell'affetto dell'unica famiglia che conosceva e in cuor suo sentiva di poter finalmente avere la vendetta che tanto desiderava.
Si concesse un sospiro quando giunse al punto di raccolta all'uscita delle alte mura dell'Accademia, decidendo di mettere da parte quei suoi propositi e concentrarsi invece sulla missione che doveva svolgere - si sentiva pronta a tutto dopo la discussione con Lansio.
« Mia dolce e bellissima Siana! Che piacere posare i miei occhi su di te, mio angelo dai capelli rossi!», esclamò una voce familiare quando varcò effettivamente la soglia del portone, « Che dispiacere non poter compiere questa missione con te!»
« Cadarn…», sospirò senza nascondere un tono esasperato, soprattutto quando l'altro Capitano le prese la mano per donarle un bacio sul dorso a suo dire romantico.
« Mi mancherai», dichiarò ancora Cadarn, sfoggiando un sorriso che avrebbe fatto sospirare più di una ragazzina.
« Levati, idiota», ribatté irritata, tirando via la mano e scoccando un'occhiata severa al suo 'collega', il quale rispose con un ghigno che andò ad illuminare i suoi occhi color nocciola.
« Riuscirò a conquistarti, Siana», sussurrò con una certa sicurezza, facendo in modo che solo la giovane donna potesse sentire quella sua dichiarazione.
« Magari il giorno in cui riuscirai anche a ragionare con il tuo cervello e non ciò che hai tra le gambe», tagliò corto Siana, allontanandosi rapidamente dall'altro Capitano per mettere fine a quella fastidiosa discussione.
Odiava gli uomini come Cadarn. Quelli sicuri che con il loro 'bell'aspetto' potessero permettersi ogni cosa.
Inoltre, conosceva la fama da donnaiolo di quel tipo - tutte le ragazzine sospiravano in sua presenza - e Siana non voleva essere l'ennesima tacca sulla sua cintura.
Chiamò quindi a raccolta i ragazzi e le ragazze del suo plotone e, dopo essersi assicurata che fossero tutti presenti, si concesse qualche attimo per rispondere alle loro domande e dare le ultime direttive.
« Ha già qualche sospetto, Capitano?», le chiesero.
« No», mentì, scegliendo di tenere per sé i suoi dubbi e quelli dello stesso Comandante Lansio, « ma chiunque sia il colpevole verrà trovato e condannato per il crimine che ha commesso», aggiunse per rassicurarli.
« Perché siamo stati affidati a questa missione?», chiese invece un'altra ragazza.
« Io stessa sono rimasta contrariata da questa scelta», ammise sincera, « ma siamo Guardiani e il nostro compito è quello di vegliare sulla popolazione di Henaid».
Quella sua affermazione venne prontamente accolta da altrettante approvazioni da parte dei suoi cadetti, e dopo essersi assicurata che non avessero altre domande prese la parola.
« Ovviamente mi aspetto da tutti voi il massimo della serietà e della comprensione verso gli Spiriti. Come ben sappiamo gli Spiritelli sono tutti sotto la protezione degli Alyill e degli Gwynt, quindi possiamo solo immaginare quanto questo delitto possa aver scosso i loro animi gentili», spiegò seria, osservando uno ad uno i volti dei suoi sottoposti.
Si ritenne subito soddisfatta quando nei loro occhi scorse la determinazione e la serietà necessaria per affrontare quella missione, ed incitandoli alla marcia partirono per raggiungere il villaggio degli Spiriti della Foresta che era stato loro assegnato.





Note sui termini:
Henaid è una terra ricca di fauna e flora, abitata pacificamente da spiriti ed esseri umani.
La pace su Henaid viene mantenuta dai Guardiani che vengono addestrati in una grande Accademia che si occupa di gestire e proteggere i rapporti con i tre regni di quella terra: quello degli Spiriti della Foresta, quelli Vento e quelli dell'Acqua. Anticamente esisteva anche un quarto popolo, quello degli Spiriti della Notte, tuttavia non si hanno notizie di loro da secoli. I Guardiani detti Wylir sono per lo più esseri umani, addestrati nelle varie arti di combattimento e politiche. Vivono nell'Accademia e al termine della loro istruzione vengono mandati nei vari villaggi di Henaid per aiutare le popolazioni.
Coloro che abitano Henaid sono esseri pacifici che vivono secondo le proprie tradizioni. Gli Spiriti del Vento e quelli della Foresta sono i più cordiali. I primi - chiamati Gwynt, sono caratterizzati da una pelle chiara e liscia, si spostano attraverso dei piccoli vortici di vento, vestono con abiti leggeri e sono generalmente di natura scherzosa.
Gli Spiriti della Foresta - detti Alyill -, al contrario, sono molto più sensibili e legati a ciò che accade alla fauna e alla flora di Henaid. La loro pelle, dai toni olivastri, ha la capacità di mutare colore per permettere loro di mimetizzarsi nella foresta. Perfino i loro indumenti sono formati da foglie e corteccia, vivono in totale simbiosi con la natura. Più timidi e schivi, sono gli Spiriti dell'Acqua che si dividono in due categorie. La prima, definita "minore", ha rapporti solo ed esclusivamente con gli Spiriti della Foresta e con gli altri spiritelli minori - come quelli della Neve e del Sole. Vengono chiamati Enfys e appaiono come degli incorporei esserini portatori della pioggia, appaiono solitamente proprio durante gli acquazzoni sotto forma di piccole figure trasparenti.
Le altre sono comunemente chiamate Sirene - il loro vero nome è Flaithllyr -, e sono un popolo composto solamente da fanciulle. Queste, generalmente non hanno alcun contatto con gli altri popoli e solo raramente umani e Spiriti sono stati in grado di comunicare con loro. Gli Spiriti della Notte, non differenti dalle Sirene, non sono mai stati inclini ai rapporti con gli altri popoli e per questo motivo si suppone che siano scomparsi ormai da tempo. Vengono chiamati Dubh e le storie su questi spiriti li vedono come esseri dalla pelle quasi grigiastra - come se fosse malata - e dagli occhi felini.
   
 
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