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Autore: Zeeta_    25/10/2013    0 recensioni
[Questa Fanfiction partecipa al contest “Do you know where’s the insanity? Inside your head.” indetto da Queen of Hurts e K u r u m i, sul forum di efp]
Ringrazio tanto Fede e Lola che mi hanno dato la possibilità di partecipare al loro contest c: È il primo contest a cui partecipo da sola, quindi sono un po’… beh, ecco, sì… un po’ preoccupata (?) ^^’’ Tuttavia, trovo che i contest mettano alla prova l’autore in maniera ottima e partciperò certamente ad altri~
Parlando della FIC.
Sostanzialmente, nella shot troviamo un Shindou ventenne e depresso, tormentato da incubi; un Takuto che soffre di insonnia e che pensa alla morte. Un ragazzo con tanti problemi, senza intenzione di risolverli.
Aehm, che sia chiara una cosa: io non sono un medico. Per trattare la sindrome assegnatomi dal pacchetto che ho scelto –depressione-, mi sono informata principalmente su siti internet. Nel caso avessi mal interpretato e trattato questa sindrome, chiedo anticipativamente perdono: non era mia intenzione offendere o interpretare male questa malattia.
Be’, non mi resta altro da fare se non invitarvi a leggere e commentare la mia fanfiction c:
Magari ci si becca dentro (?)
-Alle
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shindou Takuto
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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nick efp: Little Holly
nick forum: Little H 
titolo: Quando il cielo si tinge di grigio.
eventuale sottotitolo: //
rating: Giallo
genere: Angst, Introspettivo, Triste.
personaggi: Shindou Takuto
eventuale coppia: //
pacchetto: Viola.
note: OOC
avvertimenti: Tematiche delicate
note d’autore: Allora, prima di tutto grazie a chi mi ha dato la possibilità di partecipare a questo concorso c: È stata una belle sfida, per me, trattare un argomento delicato quanto una malattia della psiche; spero di essere riuscita a trattarla in modo buono, con l’adeguato rispetto –in caso contrario, mi scuso profondamente-. Ho deciso di utilizzare come tempo di narrazione il presente, sebbene preferisca il passato remoto, perché era il modo migliore che ho trovato per realizzare la fic. Nella mia Fanfiction, ho deciso di raccontare dei malesseri e degli incubi di uno Shindou ventenne, affetto appunto da depressione. Ho scelto lui, come personaggio, perché mi pareva il più adeguato e quello su cui poteva “dipingere” più facilmente la situazione che avevo in mente. Per quanto riguardo l’incubo descritto nella FIC, ci tengo a ribadire che io non sono un medico e che, per tanto, non so di preciso che tipo di incubi hanno i malati di depressione. Ho inventato quindi una situazione, senza riferirmi a particolari tradizioni o mitologie. È stato abbastanza complicato portare a termine questa one-shot: l’avrò riscritta almeno dieci volte. La versione attuale, mi soddisfa, anche se, forse, avrei potuto fare di meglio >.<
Spero di non aver fatto errori e che la mia fic sia gradita. Per me è stata una grande sfida con me stessa e con il tempo, quindi incrocio le dita :’D
Uhm… com’è che si dice in questi casi? Ah, sì: che vinca il migliore! E grazie ancora a Lola e Fede c:
 
• ~
 
Quando il cielo si tinge di grigio.
 
Fuoco.
Il fuoco è ovunque, si espande in fretta e incenerisce tutto ciò che trova sul suo cammino di devastazione. Le fiamme si alzano forti e consapevoli della loro potenza, bruciano con vigore e danzano intorno ai corpi esanimi delle loro vittime. Il fumo scuro annebbia la vista di chiunque si trovi nella zona e respirare diventa sempre più difficile. Tutti cercano, in maniera confusa, una via di salvezza, eccetto un ragazzo di vent’anni, chiamato Shindou Takuto. Lui rimane fermo, con gli occhi castani immobili sulle fiamme: le osserva in maniera totalmente passiva, mentre queste si fanno strada fra la gente urlante. 
Il fuoco si avvicina rapidamente e presto diventa l’unica cosa percepibile da Shindou; vede il fuoco con gli occhi doloranti e arrossati, lo sente bruciare la sua pelle e fatica a respirare, perché l’ossigeno è sempre più rarefatto.
Potrebbe ancora allontanarsi, tentare una fuga disperata da quel mostruoso incendio, ma non si muove. Lascia che le fiamme lo avvolgano maggiormente, che il dolore prenda possesso di lui. Non tenta di impedire alla sua vita di consumarsi, non cerca di allontanarsi dalla desolazione e dalla cenere della morte. Takuto si sente in colpa, è consapevole che la causa di tutto è solo lui. Soffre, certamente, ma non gli importa. In fondo, non aspetta altro che la morte, ed ore è arrivata, sotto forma di lingue infiammate.
Shindou resta immobile, non riesce più a respirare. Sente delle voci confuse nella testa, rimproveri, urla d’agonia e canti funesti.
Nel mentre, il fuoco continua la sua danza mortale, con eleganza propria solo delle entità demoniache.
 
 
 Shindou si sveglia con la fronte madida di sudore, tra le lenzuola stropicciate. Sta ansimando, il suo cuore batte all’impazzata ed ha le lacrime agli occhi.
«Era un incubo.» dice semplicemente a se stesso, senza che ce ne sia una vera e propria ragione. Non è sollevato dal fatto che non vi sia alcun incendio, non lo rassicura l’assenza di morte e disperazione, non gli importa di nulla, oramai. Il fatto che sia ancora in vita e non morto fra le fiamme, lo fa semplicemente alzare le spalle con aria rassegnata. 
Takuto guarda il display della sveglia elettronica che tiene sul comodino; segna le nove in punto del mattino. “I sonniferi hanno fatto effetto, per una volta”, pensa il ragazzo. Ne è stupito, è da molto tempo che passa intere notti insonni. Rimane per qualche attimo un po’ spaesato: cosa deve fare ora? Solitamente, durante le sue notti passate in bianco, impiega il suo tempo imbottendosi di calmanti e sonniferi –che non hanno alcun effetto positivo-, ma si è appena svegliato: non può cadere una seconda volta nel sonno. Ha dormito almeno sette ore, per lui è ora di iniziare la giornata, sebbene con poca gioia e allegria. Sospira, si alza a malavoglia e fissa per un attimo il letto sfatto, per poi decidere di non sistemarlo. Alza la serranda e apre un poco la finestra: l’aria nella stanza si è fatta viziata. Da principio, osserva la strada che corre sotto la sua camera, ma presto punta lo sguardo al cielo. Vede semplicemente un grande telo, privo di pieghe o imperfezioni, completamente grigio; è da mesi che interpreta tutto il mondo in maniera “grigia”. 
Probabilmente, il cielo si presenta al resto del mondo sereno e di un brillante color celeste, ma per Shindou è soltanto un telo color topo, come tutto il resto della sua vita, alla fine. Nulla più ha colore, nulla più ha vita e Takuto non prova più piacere in niente: mangiare è quasi un peso, dormire gli è impossibile e “divertimento” è diventata una parola a lui totalmente sconosciuta.
Sbuffa leggermente, poi scende le scale e si dirige in cucina, lasciandosi cadere a peso morto su una sedia; non ha la più pallida idea di come impiegare la mattinata. 
Senza un motivo preciso, gli occhi gli si riempiono di lacrime, il cuore gli sale alla gola e la testa inizia a girare. Sta male, ne è consapevole. Sa bene che gli attacchi di pianto, i pensieri di morte, gli incubi, il rifiuto del sonno e del cibo non sono elementi comuni nella vita di un ventenne; sa di avere dei problemi, di essere affetto dal “disturbo depressivo della personalità”. 
Tuttavia, ha deciso di tenere la malattia segreta agli occhi di tutti, all’infuori dei medici, i quali non fanno altro che prescrivergli medicinali completamente inefficaci. 
Anche ora, Shindou ha sotto gli occhi delle medicine: davanti a lui, sul tavolo di compensato della cucina, c’è la scatola dei sonniferi, quella dei calmanti e un’altra scatola di psicofarmaci che ancora non ha mai usato. Solitamente, non assume tutti i medicinali che gli vengono consigliati, perché non gli importa di proseguire la sua vita, anzi, prima finisce, meglio è, per lui. Si limita all’uso di sonniferi e calmanti, per tentare di dormire. I calmanti, in realtà, se li è auto-prescritti: crede che lo possano aiutare a conciliare il sonno, almeno un po'.
Takuto allunga una mano verso la scatola dei sonniferi, prende una pastiglia e inizia a rigirarsela fra le mani; ha scelto come impiegare il resto della giornata. Vuole assumere altre pillole per il sonno, nella speranza che funzionino e che lo facciano crollare in un mondo di sogni malsani ma di lunga durata. 
Nel momento in cui sta per ingoiare la pastiglia, il suo cellulare squilla e il display si illumina, segnando un nuovo SMS. Stranamente, Shindou decide di aprirlo, invece di eliminarlo direttamente, com’è solito fare.
 
Ehi, Shindou-kun! 
Io e il resto della vecchia squadra
 abbiamo deciso di organizzare
 una specie di rimpatriata, perché mi pare che 
ci siamo persi un po’ tutti di vista, o sbaglio?
Comunque, abbiamo optato
per una bella partita al campo
in riva al fiume, come ai
vecchi tempi! :D
L’orario fissato per l’incontro 
è le 11  di questa mattina, 
perché il campo è stupendo a quell’ora
Tu ci sei, vero? ;)
-Tenma
 
Davanti al testo del messaggio, Shindou non li lascia scappare neppure un mezzo sorriso. Non vuole rivedere proprio nessuno, non vuole essere assalito da domande e non vuole giocare a calcio, perché il calcio è solo l’ennesimo passatempo senza senso. 
Sbuffa e riflette ancora sui modi che ha per impiegare il suo tempo: ora sono due. Può rimanere a casa, a sperare vanamente che i sonniferi abbiano effetto, oppure può andare al campo in riva al fiume, fingersi felice davanti ai vecchi amici, per poi tornare a casa e piangere nella sua grigia tristezza. 
«In realtà, ci sono tre possibilità per passare il tempo: il calcio, il sonno indotto dai sonniferi e un altro tipo di sonno, più definitivo» dice queste parole ad alta voce, lentamente, e sembra quasi voler ammettere a se stesso che esiste anche la possibilità del suicidio. Sospira e resta immobile.
Decide, prima di tutto, di degnare Tenma di una risposta, anche se minima. Non riesce a mostrarsi felice neppure tramite un SMS, quindi decide semplicemente di dire ciò che pensa.   
 
Non vengo, Tenma.
Odio la mia vita.
 
Scrive appena sette parole, ma le considera abbastanza esaurienti. Si porta una mano alla testa e stringe i denti, sente una fitta di dolore alla nuca. 
Passa in quella posizione cinque, sei minuti. In quel lasso di tempo, riceve anche la risposta di Tenma, ma non si degna neppure di guardarla. 
Tra un medicinale e l’altro, Shindou arriva dolorante e con un’atroce emicrania a mezzogiorno, momento in cui prende una decisione. 
Ha un secondo di esitazione, ma passa in fretta: sa cosa vuole fare. Prende fiato, versa qualche lacrima e si lascia andare ad un lungo, lungo sonno
Soltanto nell'ultimo istante della sua vita, Takuto vede di nuovo il mondo a colori.
   
 
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