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Autore: EllenJenkins    25/10/2013    4 recensioni
Era successo tutto velocemente, come se il tempo gli fosse sfuggito di mano, a lui, un signore del tempo. Un minuto prima era a capo di quel miserabile mondo; quello dopo era intrappolato all’interno di una macchina che viaggia nel tempo e nello spazio con la perenne forma di una cabina blu della polizia e con la sola compagnia del Dottore. Fantastico
simm!Masterx10thDoctor - Slash
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Doctor - 10, Master - Simm
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Way to What Was Lost'
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Titolo: The Way Back
Serie: The Way to What Was Lost
Fandom: Doctor Who
Pairing: simm!Masterx10thDoctor
Disclaimer: Ovviamente DW non mi appartiene
Warnings: Slash – Top!Master – Bottom!Doctor
Note: Ambientato dopo 3x13 "L’Ultimo Signore del Tempo". Il Maestro non fu mai colpito e seguì più o meno volentieri il Dottore. Quando ho pensato al Maestro e Dottore insieme nel TARDIS mi sono detta "Quanto tempo passerà prima che si saltino addosso?" E la mia risposta è stata "Non molto"
Summary: "Era successo tutto velocemente, come se il tempo gli fosse sfuggito di mano, a lui, un signore del tempo. Un minuto prima era a capo di quel miserabile mondo; quello dopo era intrappolato all’interno di una macchina che viaggia nel tempo e nello spazio con la perenne forma di una cabina blu della polizia e con la sola compagnia del Dottore. Fantastico"

The Way Back

Era successo tutto velocemente, come se il tempo gli fosse sfuggito di mano, a lui, un signore del tempo. Un minuto prima era a capo di quel miserabile mondo; quello dopo era intrappolato all’interno di una macchina che viaggia nel tempo e nello spazio con la perenne forma di una cabina blu della polizia e con la sola compagnia del Dottore.

Fantastico

-Oh, sta zitto- Ops, aveva parlato ad alta voce -Non vorrai lamentarti tutto il tempo, spero. E non insultare il TARDIS, è già abbastanza arrabbiata per essere stata trasformata in una macchina paradosso- Il Maestro guardò scettico verso il dispositivo

-È troppo permalosa-

-No, no lo è- Il Dottore prese ad accarezzare la console con la massima cura -Vero, tesoro?-

-Oh, ti prego. Non lo fai ogni volta, vero?- Ma il Dottore continuava ad abbracciare e a consolare la sua astronave -Dimmi, allora Dottore. Ora che siamo chiusi qui dentro tutti e due cosa intendi fare?-

Questo fece fermare il Dottore dal dimostrare ulteriori effusioni alla nave. Si girò verso il Maestro. Aveva lo stesso sguardo del giorno in cui il paradosso era collassato. Pieno di pietà, delusione, perdono. Quanto lo odiava. Poi all’improvviso fu tutto sorrisi e gioia

-Oh, non so ancora cosa faremo o succederà. È sempre più divertente così. Il TARDIS è grande, anzi praticamente infinito. Qualcosa da fare la troveremo- Il Dottore alzò le spalle come ulteriore gesto all’insegna del que sera sera, poi tornò ai comandi della nave. Il Maestro alzò gli occhi al cielo

-Non aspetto altro- Il Dottore si fermò e lo indicò

-Non fare il sarcastico con me- Il Maestro ghignò

-No davvero, sono estasiato all’idea. Non senti l’entusiasmo nella mia voce?- Il Dottore aggrottò le sopracciglia

-Ti stai divertendo, vero?- Disse e poi fece un passo avanti

-Sono intrappolato qui con te, probabilmente per sempre! Dovrò pur trovare qualcosa con cui divertirmi e sai una cosa? Qui ci sei solo tu!- Gridò e poi inconsciamente fece un passo avanti

-Hey! Sono assolutamente divertente!- Un altro passo

-Oh sì, come no. Probabilmente sarò così divertito che morirò di noia!- Un altro passo

-Ho detto basta con il sarcasmo- Un altro ancora

-Oh, no, è la mia unica fonte di divertimento e lo userò quando voglio- Un altro ancora

-Sei sempre stato così insopportabile?!- Un altro

-Ma esiste un modo per farti stare zitto una volta per tutte?!- Un altro

Ora c’era solo la distanza di un passo a separarli. Vicini, ma ancora troppo lontani. Entrambi avevano il fiato affannato e continuavano a guardarsi negli occhi, cercando non sapevano cosa. L’arie sembrava vibrare di elettricità, facendo solleticare la loro pelle. Una forza che li spingeva, che cercava di farli avvicinare. In propria difesa loro cercarono di resistere, qualcosa come trenta o quaranta secondi.

Poi all’improvviso fu come se quella bolla di staticità fosse scoppiata. Simultaneamente fecero un concitato passo in avanti incontrandosi nel mezzo. Bocche si incontrarono in baci frenetici. Mani si aggrappavano disperate ai vestiti ma non si fermavano mai. Toccavano, esploravano.

Entrambi poterono sentire il sapore metallico del sangue dal morso che il Maestro aveva dato al labbro inferiore del Dottore. Sapeva di ferro, quella piccola quantità di ferro nell’emoglobina che serviva in parte a legare l’ossigeno ai globuli rossi e …

-Potresti smettere di essere così secchione per cinque fottuti minuti?- Il Maestro lo guardò male mentre si sfilava la giacca del completo

-Oh, ma è il mio charm. È ciò che ti piace di me- Questa volta fu il turno del Dottore di ghignare mentre rimuoveva le loro cravatte, le sue scarpe e il cappotto e cercava anche di baciarlo. Oh sì, il multitasking è tutto

-Chi ha mai detto nulla sul piacermi?- Disse e ora stava lavorando sui bottoni della giacca del Dottore

-Oh, sì, continua pure a dirtelo, prima o poi ci crederai- Rispose tentando invano di togliersi la scarpa sinistra con il piede destro

-Sta zitto- Il Dottore si fermò per sorridergli

-Provaci- Disse, poi riprese con la sua attività precedente.

Fu però distratto da una bocca sul suo collo a un paio di mani che lavoravano alla sua camicia. Fece un passo indietro, ma perse l’equilibrio. Cadde all’indietro trascinando con sé il Maestro. Ma questo non li fermò; mani continuavano a muoversi; bocche continuavano a cercare pelle.

Il Dottore sentì delle dita aprire i bottoni della sua camicia, avrebbe voluto aiutare ma non riusciva a spostare le proprie mani da dove erano, attaccate ai vestiti dell’altro tenendo i loro corpo vicini e le loro bocche unite. Ma anche lui voleva sentire la sua pelle sotto le sue dita, così le sue mani andarono verso il suo petto e si misero a lavorare.

Le sua abilità sembravano essere migliori perché stava già togliendo quella camicia bianca dalle sua spalle. stava per annunciarlo ad alta voce quando sentì un ringhio e in un secondo la sua di camicia gli fu strappata di dosso, i bottoni che volavano ovunque

-Hey, questa mi piaceva!- Ma sembrava che la sua protesta sarebbe stata ignorata. Tipico. Decise che era ora di prendere in mano la situazione.

Con una forte spinta invertì le loro posizioni. Si abbassò per un bacio mentre le sua mani andarono verso la fibbia della cintura. Sentì il soddisfacente suono metallico e continuò con il suo compito. Era quasi riuscito ad aprirgli i pantaloni quando sentì una mano sulla nuca spingere verso il basso e approfondì il bacio. L’altra andò al suo fondo schiena applicando la stessa pressione, premendo insieme i loro bacini, ed entrambi iniziarono a muovere i fianchi. Gemette ma il bacio continuò, ingoiandolo. Per fortuna potevano trattenere il respiro a lungo.

In quel momento tutto era così … uguale e diverso da quando erano a Gallifrey, all’accademia,; quando erano solo dei ragazzini che facevano promesse infantili su un futuro perfetto dove solo due parole contavano: insieme e sempre. Come erano stati illusi. Non conoscevano nulla del mondo reale, vivevano felicemente nella loro bolla sicura correndo per prati di erba rossa, con foglie d’argento che facevano brillare gli alberi sotto la luce di due soli …

Poi non ci fu più nessuna pressione sulla sua bocca, ma due mani sui suoi fianchi continuavano a spingerlo in basso

-Resta concentrato, stai sconfinando nella nostalgia- Pose le sue mani sulle spalle del Maestro per mantenersi in equilibrio

-Ciò che stiamo fa tornare alla mente certi ricordi- Disse tra gemiti e aneliti

-Smettila di pensarci, sei troppo rumoroso. Tanto è tutto andato ormai- Questa volta fu lui a spingere in basso per incontrare le spinte del Maestro

-Ora chi è il nostalgico?- Si chinò per baciarlo. Poi incrociò i suoi occhi e interruppe bacio -Koschei- Gli sussurrò sulle labbra.

Fu abbastanza divertente vedere le sue pupille dilatarsi di piacere al suono del suo vecchio nome. In meno di un secondo si ritrovò sdraiato sulla schiena, con delle mani che lavoravano a entrambi i loro pantaloni per liberarli mentre e bocca che lasciava segni di morsi sulla sua gola. Voleva aiutarlo ma i suoi movimenti furono bloccati da un mano che bloccò i suoi polsi al pavimento dietro la sua testa.

Un’idea brillante, davvero. Ora che aveva solo una mano libera le possibilità di successo del Maestro si erano dimezzate. Ci teneva anche a far notare che aveva ancora indosso la scarpa sinistra che non si era riuscito a togliere prima. Ora la stoffa era bloccata alle sua caviglie; voleva toglierlo ma non aveva lo spazio o la possibilità di farlo e il Maestro non si stava rendendo molto utile.

Avrebbe voluto ridere di quanto la situazione fosse ridicola. Si lasciò scappare una risata e subito sentì dei denti morderlo con forza al collo, proprio dietro un orecchio. Sentì il suo respiro lì, facendogli pizzicare la pelle

-Theta- Non sentiva più il bisogno di ridere. Ora sapeva come si era sentito il Maestro a sentire quel nome. Era tanto, tanto tempo che non lo sentiva. Sembrava un’intera vita fa. In un certo senso era letteralmente un’altra vita; un’altra rigenerazione. Queste orecchie non lo avevano mai sentito. E ancora una volta i suoi pensieri tornarono a quei tempi tranquilli …

-Koschei- Gemette di piacere ma una mano gli afferrò i capelli e tirò indietro la sua testa. Il suono si trasformò in uno di lieve dolore. Se si voleva considerare l’aspetto positivo, almeno adesso erano finalmente liberi dai vestiti

-Ho detto, non pensarci- Il Dottore sorrise

-Si vede che non ti stai impegnando abbastanza per farmi pensare ad altro- La mano che prima era tra i suoi capelli ora gli stringeva la gola privandolo dell’aria, ma come già detto poteva sopravvivere a lungo senza

-Non credo proprio- Il Maestro gli lasciò andare il collo per afferrare entrambe le sue cosce -Il divertimento è appena iniziato- E poi lo entrò dentro di lui

Faceva male, ovviamente faceva male. Ma non lo combatté, anzi lo accolse. Non voleva aspettare un secondo di più. aveva aspettato già abbastanza per essere di nuovo con lui. Era così sollevato. Si sentiva vivo. Aveva desiderato questo dai tempi dell’accademia. Questa loro connessione. Potevano essere ciò che non erano stati durante quell’anno. Non c’erano il Maestro e il Dottore. Ma solo Koschei e Theta. E poteva chiamarlo nostalgico quanto voleva ma era un ipocrita. Poteva sentirlo, anche lui stava pensando a quei tempi; nella loro stanza, nello sgabuzzino o quella volta in classe dopo le lezioni

-Ci hanno quasi beccato quella volta- Disse ad alta voce, come se fossero passati solo pochi giorni e non secoli. O forse l’aveva solo pensato, non lo sapeva e non gli importava. Ciò che davvero importava era la pura risata che scappò a Koschei. Non un ghigno o una risata sarcastica, non con derisione o scherno. Era da tanto tempo che non lo sentiva

-Forse perché non riuscivi a smettere di gridare- Uscì quasi completamente per poi respingere con forza, colpendo in pieno la prostata. Il Dottore gridò di piacere -Così-

Il Dottore stava per dire qualcosa ma il Maestro, sapendo che non sarebbe rimasto zitto neanche mentre facevano sesso, iniziò a muoversi, ogni spinta precisa e potente. Preferiva sentirlo gridare più che parlare. Gli stava meglio.

E lo aiutava a distrarlo da quel rumore. Quel continuo, perenne battito.

Uno. Due. Tre. Quattro. Uno. Due. Tre. Quattro.

Erano lì. I tamburi. C’erano da così tanto tempo che non si ricordava com’era non sentirli. Erano nella sua testa. Ancora, ancora, ancora. Non si fermavano mai. Sempre lì, sempre lì. Gli sussurravano cose da così tanto tempo, per l’eternità.

Li aveva ignorati … e non si era fermati.

Li aveva assecondati … e non si era fermati.

Ma le grida, lo distraevano. Amava sentire le persone gridare, quando le ascoltava riusciva a ignorarli meglio, anche se per il più breve dei tempi. Ma più di tutti amava sentire le grida di Theta.

E visto che aveva fallito nel farlo gridare di dolore, sofferenza o pena ora poteva sentirlo gridare di piacere. Se possibile era anche meglio così. Pensava di aver dimenticato quel suono ma ora che lo sentiva di nuovo si ricordava perché gli piaceva così tanto.

Theta, il Dottore. Sempre quello collaborativo, quello che aiutava ogni specie dell’universo e che aveva condannato la sua stessa gente. Gli piaceva così. Completamente lasciato andare mentre gridava. Voleva sentirle meglio. Sentirle direttamente nel suo orecchio. Si chinò in avanti e sentì delle mani sulle sue spalle spingerlo ancora più vicino. Appoggiò la propria tempia contro la sua, il suo orecchio contro la sua bocca.

Un grido diverso lasciò la sua gola e le mani sulle sue spalle andarono ad allacciarsi intorno al suo collo. Era pieno di angoscia, dolore, tristezza. Ma non gli piaceva, perché non proveniva da Theta. Era uscito dalla sua bocca, ma non era qualcosa che lui stava provando.

Era nella sua testa. E odiava sentilo.

Si mise seduto, afferrò i suoi fianchi con più forza e iniziò a spingere più velocemente. Poté di nuovo sentire grida di piacere. Decisamente meglio. Sentì le unghie lasciare graffi sulla pelle delle sue braccia e petto; la sua voce si stava facendo flebile e sempre più esausta. Era ormai vicino, lo erano entrambi.

Una mano del Dottore lasciò la sua spalla per andare alla sua erezione ma il Maestro la catturò per poi bloccarla contro il pavimento vicino alla sua testa. Voleva vederlo venire solo grazie a lui, a ciò che stava facendo e non per altri motivi. Lo sentì gemere contrariato

-Koschei!- La mano libera del Dottore andò alla sua nuca e lo spinse in basso per un bacio. Quando lo interruppe aprì la bocca per dire qualcosa ma il Maestro continuava a muoversi senza sosta e le parole gli morirono in gola

-Allora, niente da dire, Theta?- Sentire il suo vecchio nome venir pronunciato ancora una volta troppo. Venne con un gemito strozzato.

Il Maestro continuò a muoversi inseguendo il culmine del suo piacere. Era stupendo, non solo per il piacere del suo corpo, ma anche della mente. Ora si ricordava davvero perché amasse fare questo; attenuava i tamburi, il loro rumore si stava abbassando sotto il suono del proprio sangue mentre scorreva frenetico nelle sue vene. Fu quel fantastico quasi silenzio e il ricordo del grido durante l’orgasmo che lo spinsero oltre al limite

Solo qualche altra spinta e anche lui venne. Uscì dal suo corpo e poi gli si sdraiò di fianco. Nessuno dei due non disse niente per diversi minuti, l’unico suono erano i loro calmi respiri. Stranamente fu il Maestro a interromperlo per primo

-Credo che abbiamo trovato qualcosa da fare- Ci fu ancora silenzio, poi il Dottore scoppiò a ridere -E ora cosa ti è preso?-

-Scusa, è solo che …- Ma ricominciò a ridere. Fece un profondo respiro e ritentò -È una cosa che Jack avrebbe detto- Il Maestro alzò gli occhi al cielo irritato

-Oh ti prego, non il Diverso-

-Non chiamarlo così. In parte è causa mia se è in quello stato- Si girò a guardarlo, lì sdraiato, nudo, con smerma sulla sua pelle mentre parlava delle sua colpe. Era ridicolo

-Perché la cosa non mi stupisce?- Parlare del Diverso, però, gli fece venire in mente una cosa -Cosa ne hai fatto del mio cacciavite laser?- Aveva quasi paura di sentire la risposta

-Oh, quello- Non gli piaceva quella finta nota di innocenza nella sua voce -L'ho solo … modificato un po’- E quel sorriso compiaciuto non era davvero rassicurante

-Che cosa hai fatto?- Il suo tono voleva essere minaccioso ma non gli riuscì come avrebbe voluto

-Diciamo che l’ho reso un po’ meno laser e un po’ più sonico. Ti posso garantire che è utilissimo … e non ferisce o uccide nessuno- Come aveva temuto

-Oh, fantastico. Può cucirti la bocca?-

-Hm, no non credo- Ebbe anche la faccia tosta pensandoci seriamente prima di rispondere

-Allora è inutile-

Il silenzio calò un’altra volta. Dovevano davvero alzarsi subito e fare almeno una doccia. Tra sperma e sudore la situazione stava diventando un poco disgustosa

-Li ho sentiti- Disse senza guardarlo. Il Maestro sapeva di cosa stava parlando ma non disse niente -Te lo prometto, ti aiuterò- Voleva ridere

-Non fare promesse che non puoi mantenere- E con questo per lui quella conversazione era chiusa. Così si alzò in piedi per andarsene ma fu fermato da una mano sul suo polso

-Allora ti prometto che non smetterò di tentare- Perché doveva avere quell’espressione così speranzosa? La odiava perché era contagiosa e non voleva provare speranza per qualcosa che era sicuro non sarebbe mai successa -Non preoccuparti, troverò la loro origine e li fermerò. Farò in modo che vada tutto bene. Lo faccio sempre-

-Il solito megalomane- Si liberò della sua presa e si incamminò. Dietro di lui sentì il Dottore alzarsi e corrergli incontro

-Hey aspettami- Ovviamente non si fermò a aspettarlo e proseguì -Se provi a trovare il bagno da solo il TARDIS ti darà vagare a vuoto per un bel po’- Sospirò

-Dannata nave-

*Fine*

Prima di tutto mi dispiace per questo malsano tentativo di scrivere una lemon, non sono davvero brava in questo.

È il mio primo tentativo di scrivere una MaestroxDottore e spero di non essere sfociata nell’OOC; sono un pochino paranoica su questo punto.

Questa è la storia prima di una serie e spero che continuerete a seguirla. La prossima sarà una Janto ambientata dopo l’episodio 2x01 "Il Ritorno" (Torchwood)

   
 
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