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Autore: Miky Castiel Winchester    25/10/2013    2 recensioni
La gelida "mano" della Morte nulla può, quando l'amore e la famiglia si mescolano diventando un'unica cosa.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, John Winchester, Mary Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Anche gli Spettri piangono

 

 

Era solo un pallido spirito affranto ormai, di un bianco candido la sua pelle e gli occhi azzurri come il cielo e profondi come il mare, gonfi e rossi -e non era la morte ad averli resi tali - ma la grande sofferenza che albergava nel suo cuore. E di lei cos'era rimasto? solamente quella forza e quell'amore sui quali si reggeva in vita. Mary si guardava allo specchio ogni giorno -odiandosi con tutta se stessa per non poter far nulla - seguendo il suo amore ovunque andasse - e non perché fosse legata a qualche oggetto in particolare come ogni fantasma - lo seguiva, perché lo amava e continua ad amarlo, per stargli accanto e proteggerlo, per star vicina ai loro due bambini che giorno dopo giorno crescevano troppo in fretta proprio tra quelle "cose" che tanto lei odiava, che aveva odiato con tutta se stessa. Avrebbe tanto voluto che la loro, fosse una vita diversa, dieci anni prima della fatale notte in cui era stata uccisa, quando aveva stretto il patto con Occhi Gialli per salvare il suo John, non pensava dando il permesso a quel demone di entrare in casa loro alla scadenza del patto stipulato, che sarebbe finita così. John dilaniato da un dolore insanabile - impazzito del tutto- aveva finito per diventare un cacciatore, Mary avrebbe voluto fermarlo, dirgli che non occorreva che la vendicasse, avrebbe voluto guardarlo negli occhi e dirgli che lo amava - sapeva che lo avrebbe amato sempre, anche mentre lo fissava addestrare i loro bambini - di proseguire sulla sua strada, e di non voltarsi indietro, e che un giorno si sarebbero rivisti ed avrebbero vissuto ancora il loro amore nel Paradiso sconfinato e tranquillo, tra nuvole ed angeli, quel Paradiso nel quale lei stessa ora non voleva rifugiarsi, no, lei preferiva star li, a vagare come un'anima in pena per vegliare sull'amore della sua vita e su Dean e Sammy. Mary ogni giorno si esercitava e tentava di imparare quei trucchi da fantasma per cercare di dare un segno a John della sua presenza, durante le sue battute di caccia con il resto della famiglia Campbell, aveva visto tanti spiriti scagliare lontano oggetti di grande peso come se nulla fosse, e lei, non riusciva invece neanche a materializzarsi, o spostare una semplice lattina di birra -si sentiva inutile - e peggio ancora, non riusciva a far sentire a suo marito il suo tocco sul viso quando ne aveva più bisogno, perché il soldato che era diventato crollava durante la notte, e quella "maschera" dura che aveva deciso di indossare si scioglieva quando le calde lacrime solcavano il suo viso, la notte John tornava ad essere un uomo -fragile- aveva bisogno di lei e Mary avrebbe tanto voluto che lui la sentisse la sua mano sul torace, tra i capelli, ed i baci delicati che posava sulle sue labbra, Mary non poteva sentire nulla quando toccava qualcosa, non avvertiva nessun contatto con gli oggetti che tentava di spostare -che puntualmente non volevano saperne di muoversi-sentiva solo John, lui si -forse perché desiderava ardentemente sentire suo marito ed il battito del suo cuore - lui era quell'unico contatto che poteva avvertire e che la illudeva di essere ancora viva come lui ed i bambini. Pioggia, pioveva così tanto quella sera, ancora poco ed il suo John sarebbe tornato, era già molto tardi e Dean, aveva cambiato Sammy, gli aveva dato da mangiare e lo aveva cullato tra le sue braccia cantandogli Hey Jude, Mary sentì il cuore stringersi in una morsa ascoltandolo, e gli occhi si fecero più lucidi, il suo piccolo ometto stava cantando al suo fratellino la loro canzone - quella che lei gli cantava sempre per farlo addormentare - e quando Sammy finalmente sprofondò con il visino nel petto del fratello maggiore, Dean lo adagiò delicatamente nella culla cercando di non svegliarlo. Un tuono forte lo fece sobbalzare e Dean correndo veloce salì nel suo lettino infilandosi sotto le coperte e tirandole su, più su che poteva, sollevò d'un tratto la testa dal cuscino e vi infilò la manina sotto, c'era tutto, la pistola che papà gli aveva lasciato per difendersi e proteggere Sammy se qualcuno fosse entrato per far loro del male, e la foto, una polaroid un pò stropicciata che ritraeva tutti e quattro, lui, papà, la sua mamma, e Sammy, allungò poi la mano in direzione del piccolo comodino e prese la statuina dell'angelo di mamma, e Mary, in quel momento sentì come se stesse morendo ancora ed ancora, portò una mano alla bocca, il labbro inferiore tremava. Avrebbe tanto voluto stringerlo, stringerli a se e dirgli che andava tutto bene.

« Un angelo veglia su di te piccolo » sussurrò Mary con voce spezzata nell'ombra di quella piccola camera, ben consapevole che Dean non poteva comunque né vederla, né sentirla purtroppo.

Mary, lo aveva conosciuto pochi giorni dopo la sua morte, l'angelo che vegliava su Dean. Lo aveva conosciuto quando aveva rifiutato di essere condotta in Paradiso da Tessa, la mietitrice, la traghettatrice di anime, si era opposta allo "strappo" ai piani alti per restare con la sua famiglia, e non avrebbe cambiato idea né ora, né mai, il suo posto non era lassù, era li accanto a loro. La sua era sempre stata una questione di grande fede, e scoprire che per davvero qualcuno lassù vegliava sul suo bambino, le aveva regalato un attimo di fugace gioia. L'angelo di Dean, si chiamava Castiel, un tipo un po’ buffo e strano come angelo, con poco senso dell'umorismo, ed un po’ di confusione per la testa circa i comportamenti da tenere nelle relazioni con gli umani e le tradizioni di quest'ultimi, ma era un bravo ragazzo, Mary lo aveva capito guardandolo in quei grandi occhi blu come il mare in tempesta che lo rendevano un tipo diverso e caratteristico rispetto agli altri suoi simili. E proprio all'angelo aveva strappato una promessa importante, avrebbe dovuto vegliare e proteggere anche John e Sammy oltre Dean. Sentì dei passi all'improvviso, il suo John era rincasato finalmente, guardò un'ultima volta Sammy succhiarsi il pollice, e Dean finalmente addormentato, stringere al petto la statuina dell'angelo che lei aveva comprato prima che lui nascesse. Uscì dalla cameretta dei figli per concentrare adesso le sue attenzioni sul suo amato marito. Camminava in maniera leggermente scomposta lui, ed aveva un taglio sulla fronte, Mary sentì il suo cuore - ammesso che nelle vesti di fantasma quello, vi fosse ancora nei defunti - perdere un battito, John cacciava da soli due mesi, lasso di tempo trascorso dalla morte di lei, non era ancora abbastanza ferrato, Mary voleva che la smettesse, così avrebbe finito per farsi uccidere, cosa avrebbero fatto i bambini senza di lui? era tutto ciò che a loro restava ormai. La preoccupazione si fece largo nell'animo di Mary che non riusciva a staccare gli occhi carichi di dolore da John e dalle sue ferite. L'uomo si sedette sul letto a fatica, prese un fazzoletto e vi versò sopra del whisky e lo premette sulla fronte per disinfettare il taglio soffocando un gemito di dolore, poi estrasse un cerotto dal cassetto del piccolo comodino vicino al suo letto e lo applicò sulla ferita, si alzò sotto lo sguardo preoccupato ed invisibile a lui, come agli altri, della sua Mary e si accertò che i suoi figli stessero dormendo aprendo leggermente la porta della piccola cameretta comunicante alla sua stanza. Tornò a letto e si gettò su di esso senza neanche togliersi le scarpe, era un uomo distrutto e disperato, stanco e logorato nel profondo dell'anima, ed eccole le lacrime rigare come ogni notte il suo bel viso. Mary non riuscì  a resistere e lo raggiunse, si distese sul letto con lui avvolgendo il suo braccio sul torace dell'uomo ed accarezzando con la mano il punto contuso di lui, si sistemò meglio alzando la testa  poggiando piano la sua fronte su quella di lui, senza mai smettere con la mano libera di sfiorarlo dolcemente. John si sentiva strano, sentiva un calore indescrivibile e pure così familiare al suo fianco, sentiva un tocco leggero sul torace e sul viso, sul punto dolorante, non riusciva a capire cosa fosse, ma gli piaceva quella sensazione e chiuse gli occhi sospirando piano. Mary non riusciva ad accontentarsi di poterlo accarezzare dolcemente, si chinò su di lui e lo baciò sulla fronte, per poi posare le sue labbra su quelle del marito, lei poteva sentirlo, ed ora dalla reazione di John sapeva che lui cominciava a percepire qualcosa per la prima volta da quando era un fantasma lui poteva sentirla, sorrise, poggiando poi la testa sul petto di lui, poteva ascoltare il suo cuore battere, si lasciava cullare Mary dal respiro di lui. La luce del piccolo lume cominciò a funzionare ad intermittenza John allungò il braccio battendo qualche colpo con la mano sulla piccola lampada ma nulla, la temperatura scese in fretta e John allora capì, aprì gli occhi ma non si mosse, li con lui doveva esserci qualcuno, di sicuro un fantasma da quello che aveva imparato recentemente, ma non fece nulla non si mosse. D'un tratto inaspettatamente il miracolo, Mary si materializzò, all'improvviso ci riuscì, gli occhi leggermente sgranati e carichi d'amore e le lacrime di entrambi, i loro visi così vicini che i respiri potevano mescolarsi.  John non perse tempo e la strinse forte a se, poteva toccarla, e neanche Mary si aspettava che potesse anche solo sfiorarla, senza passarle attraverso. Mary sentiva John, lo sentiva, e lui sentiva Mary, la vedeva, poteva finalmente toccarla di nuovo, aveva sempre pensato e creduto che lei, fosse rimasta con lui, con loro.

« Ti amo Mary dimmi che non sto sognando e che sei qui con me veramente »

Lei scosse la testa ed adesso piangeva, come piangeva John, senza poter fermare quelle lacrime calde che venivano giù come pioggia impetuosa. Sorrise, era felice che lui potesse vederla, toccarla come prima, come quando era viva.

« Sono qui amore mio non stai sognando e ti amo anche io »

John la strinse ancora più forte e tentò di asciugare le lacrime di lei e la baciò con passione senza staccarle gli occhi di dosso neanche per un attimo.

« Mi manchi Mary senza di te non posso farcela »

« Mi manchi anche tu John...non ti arrendere e con cacciare più ti prego »

« Devo farlo... voglio vendicarti devo farlo per poi poterti finalmente riportare in vita, quando avrò sotto tiro occhi gialli lo costringerò a riportarti da me e poi lo ucciderò »

« No John davvero lascia stare la vendetta... e tieni i ragazzi lontani dalla caccia, scappa John non voglio che ti accada nulla, non devi rischiare per me »

« Non...non posso amore mio se non impareranno me li porteranno via...e poi...io per te darei la mia anima non posso starmene fermo senza far nulla per restituirti la tua vita »

Mary gli prese il viso tra le mani e posò sulle labbra di lui un nuovo bacio, e fu lui attirandola ancora più vicino a se poi a regalarne uno alla sua Mary. Lei nascose il viso nel petto di lui e chiuse gli occhi, stretti l'uno nell'abbraccio dell'altro speravano che quel momento fosse eterno.

« Non andartene ti prego » sussurrò lui all'orecchio di Mary scostando una ciocca dei capelli di lei con fare delicato ed inspirò il suo profumo, gli mancava da morire.

« Non vado da nessuna parte resto qui con te » rispose lei asciugando le lacrime di lui con la mano e poi le sue, gli cinse il collo con le sue braccia. Fantasma, o umana -non le importava- era di nuovo con il suo John ed i bambini, non vedeva l'ora che si svegliassero per farsi vedere, sarebbe rimasta con loro, il suo Paradiso, erano loro te. Mary quella notte imparò qualcosa di nuovo sulle creature soprannaturali, sui fantasmi, alla quale da cacciatrice, non aveva mai pensato in realtà, quella notte aveva scoperto che:

Anche gli Spettri piangono.

 

 

-    Fine -

  
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