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Autore: urumi2rs    14/04/2008    1 recensioni
Allura. Questa è una storia che ho scritto circa due anni fa, precisamente la sera dell'ultimo giorno della terza superiore. Ero di un depresso, ma di un depresso (non per la scuola finita, eh! XD) che è venuta fuori una cosa...da tagliarsi le vene @_@. Nonostante le pippe mentali, non mi dispiace...e dopotutto,è stata la mia prima fan-fiction originale *_*.
Rebecca
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rabbia

 

 

 

Rabbia. Rabbia e dolore provava il ragazzo,camminando in piena notte nelle strade della grande e fredda città. Non c’era nessuno tranne lui e alcuni barboni che cercavano di scaldarsi con un fuocherello in un bidone, nell’angolo di un incrocio. Non li notò lui,mentre si sfregava le mani per combattere il freddo e dalla bocca uscivano nuvolette d’aria. Non aveva preso il giubbotto prima di uscire,tanto che era arrabbiato. Lei non l’amava più e gliel’aveva detto in faccia. Il mondo che fino ad allora il ragazzo aveva conosciuto,si era frantumato in mille pezzi…Pezzi talmente minuscoli da non poter ricongiungere. Si era arrabbiato,aveva urlato,si era disperato fino a che non era scappato fuori da quell’appartamento. Sbattendo la porta.

Mentre camminava,stando attento ai punti gelati del marciapiede,guardò in alto,guardò il cielo. Guardò le stelle,che prima lo facevano emozionare…Ed ora non erano che gelidi puntini a miliardi di chilometri di distanza. Senza significato,senza storia…Solo delle cose inanimate nel cielo.

Le mani erano rosse dal freddo,e lui aveva iniziato a tremare. La sciarpa e il cappello che usava indossare anche in casa,non bastavano a scaldarlo. Anche perché si accorse che oltre ad aver freddo fuori…Si sentiva freddo dentro. Era come se la sua anima si fosse congelata,come se fosse solo un corpo senz’anima…Quell’anima che si era distrutta in una miriade di frammenti.

Per poco non cadde,inciampando in una lattina vuota. Preso da un moto di rabbia, dette un calcio a quel rifiuto,scagliandolo dall’altra parte della strada,gli occhi colmi di lacrime.

-PERCHE’!!- urlò,ma la sua voce riecheggiò tra gli edifici,con un misto di rabbia e disperazione totale. Nessuna risposta ottenne. Nemmeno il miagolare infastidito di un gatto randagio. Si sentii ancora più solo nel suo dramma. Solo. Quella piccola parola gli rimbalzava nella testa,come la pallina impazzita di un flipper.  Sarebbe riuscito ad andare avanti? Lei non lo avrebbe di certo ripreso indietro. Lui era un ragazzo particolare, isolato e chiuso il più delle volte…Ma a lei aveva aperto il cuore. Le aveva consegnato lo spirito tra le mani e lei ci aveva giocato,e una volta annoiata, l’aveva gettato nel bidone della spazzatura.

Un singhiozzo lo scosse e si coprì con quelle mani fredde il volto. Inspirò profondamente,una,due o tre volte…Quindi si scoprì il viso,gli occhi arrossati ma non più pieni di lacrime. Tornò a guardare la volta celeste…Avrebbe voluto essere una stella in quel momento,così fredda e distaccata dalla Terra. Voleva sentirsi leggero, non come incatenato al suolo,in quell’ inferno, dove il suo corpo veniva sbattuto a destra e a sinistra,dove il suo cuore veniva sminuzzato….Dove il dolore lo avrebbe reso pazzo. Pazzo da non riconoscere realtà e immaginazione. I suoi disegni, i suoi bellissimi disegni di creature fantastiche e al contempo tremende, avrebbero preso vita e lo avrebbero torturato per l’eternità. Quelle sirene bellissime, ma con grandi ali di pipistrello, lo avrebbero rincorso negli incubi, quelle esili figure incappucciate,dai lineamenti ignoti, forse avrebbero iniziato a perseguitarlo anche nella vita reale.

Sentì improvvisamente dei rumori provenire da un vicolo cieco e come se credesse che i suoi timori si fossero avverati,iniziò a scappare,rischiando più volte di cadere su quel terreno gelato, cercando un posto,magari un locale notturno dove rifugiarsi.

Quei rumori,non erano altro che liti di gatti.

 

Inutile. Inutile ed insignificante si sentiva la ragazza. Credeva fosse al mondo per sbaglio. Nessuno la cercava mai,nessuno la considerava. Si sentiva invisibile. Aveva provato a stringere amicizia con altri ragazzi e ragazze, ma non ci riusciva…Non riusciva a comportarsi come loro…Ad essere sempre informata sugli ultimi pettegolezzi, sull’ultimo CD uscito, sul vestito più “cool”.  Non riusciva ad essere superficiale come gli altri. Finiva così nel dimenticatoio,solamente un viso come tanti sulla foto di classe. Sapeva di valere più di quelle persone, era sicura di essere  più profonda di loro…Anche se ormai,a forza di essere ignorata,non sapeva neppure più cos’era. Non sapeva se era un essere vivente, o una qualche creatura che osservava gli umani. Non sapeva se era buona o se era cattiva. Nemmeno quando la urtavano per strada le chiedevano scusa…Che non esistesse veramente? Che fosse solo convinta di vivere? Non parlava mai,e le pochissime volte che lo faceva, la sua voce era poco più di un sussurro. Un sussurro lieve,delicato…Fragile. Forse era uno spirito che vagava su questa Terra senza meta…Senza che nessuno riuscisse a percepirla. Riuscisse a sentire quel suo sussurrare. Anche ora,che sedeva in quel locale in piena notte,sembrava che nessuno la notasse. Era seduta ad un tavolo in disparte,illuminata lievemente dalla luce soffusa che proveniva dal neon malandato dietro il bancone del bar e dalle insegne delle uscite d’emergenza. Era li da almeno due ore. Aveva visto ragazzi e ragazze andare e venire, persino alcune persone che conosceva…Ma nessuno l’aveva degnata di uno sguardo. Nessuno che l’aveva salutata per cortesia.

Anche se ci era abituata, ogni volta sentiva come una pugnalata nel cuore a quella totale indifferenza. Eppure lei esisteva. Aveva un cuore, lo sentiva battere, aveva una voce anche se era un sussurro. Ma perché,perché nessuno riusciva a sentirla!! Perché nessuno capiva il suo disagio interiore, perché nessuno la guardava negli occhi notando la sua disperazione! Perché, perché nessuno l’apprezzava per quello che era in realtà? Aveva bisogno di aiuto, tantissimo aiuto…Ma non aveva in sé la forza per gridare…E quando provava a gridare, quell’urlo moriva in gola. Rimaneva li , pesante come un mattone e non dava mai segno di andarsene. E lei piangeva. Piangeva silenziosamente, sul letto della sua stanza, abbracciando il cuscino. Nessuno si chiedeva dove fosse finita,in quei momenti. A volte la vita le sembrava così lunga… Come se dovesse percorrere una strada di cui non vedeva la fine. Come se la dovesse percorrere strisciando,per essere calpestata dagli altri. Tanto nessuno la vedeva, perché preoccuparsi di camminarle sopra?

Fece un grande sospiro, fissando il bicchiere mezzo vuoto sul suo tavolo. Erano rimasti in pochi in quel locale, giusto il gestore e altri due o tre oscuri avventori.

Improvvisamente però alzò lo sguardo, vedendo entrare un ragazzo trafelato, ansante,col terrore e la disperazione negli occhi. Sapeva che non l’avrebbe notata, probabilmente lui aveva già molti problemi per conto suo,perché preoccuparsi per lei?

 

Appena vide l’insegna sgangherata del pub, il ragazzo entrò dentro,quasi di corsa, gli occhi sbarrati. Aveva l’affanno. Sembrava non curarsi delle persone nel locale…Era spaventato, temeva che i suoi incubi l’avessero inseguito…Stava impazzendo. Sentiva la follia impadronirsi di lui. Dinanzi a sé, solo un baratro : sapeva che piano piano ci stava precipitando.

Si sedette al bancone, il ronzio del neon che gli urtava i nervi, e ordinò un analcolico. Aveva già quelle specie di allucinazioni e l’alcohol l’avrebbe distrutto ancor di più. Il battito cardiaco si stava lentamente regolarizzando,mentre beveva il suo drink. Chiuse un attimo gli occhi, nelle orecchie solo il rumore della scritta luminosa posta dietro il bancone e della musica in sottofondo nel locale.

Solo. Ancora quella parola che rimbombava nella mente…Solo anche se nel locale c’era qualcuno. Aprì lentamente gli occhi, fissandoli sulle mensole colme di bottiglie colorate. In realtà, non le vedeva. Sospirò profondamente, voltandosi sullo sgabello a guardare il locale. Poche erano le figure nel luogo : una di loro continuava a scolarsi liquori, un’altra era presa totalmente da un computer portatile, un’altra ancora fumava…Ma questi tre non stuzzicarono la sua mente in subbuglio…Bensì una quarta figura. Era una ragazza che si guardava intorno,pareva tranquilla… Ma qualcosa fece capire al ragazzo che non era così. Dimentico per quegli istanti dei suoi problemi, iniziò a studiarla, riuscendo a leggere il grido d’aiuto nei suoi occhi scuri. Forse era perseguita anche lei dai suoi stessi demoni? Inseguita da quegli incubi che prendevano vita,senza lasciare via di scampo?  Anche la sua anima era stata frantumata in mille pezzi?

Come il ferro attratto dalla calamita,il ragazzo lasciò il bancone,avvicinandosi al tavolo di lei. Non sapeva cosa dirle,ma sentiva il bisogno di avvicinarsi a lei.

 

La ragazza bevve l’ultimo sorso dal bicchiere, ancora immersa nei suoi pensieri. Eppure riusciva ad ascoltare, a sentire il gusto dei cibi, a percepire la consistenza degli oggetti, poteva annusare l’aria e sentire i suoi odori. Lei esisteva. O era forse tutta un’illusione creata da un mago abilissimo? Se lei stessa non fosse stata altro che uno scherzo, il frutto dell’immaginazione di qualcuno che non aveva di meglio da fare?Si umettò le labbra e poco dopo una lacrima andò a rigarle il viso. Voleva gridare in quel momento. Voleva urlare al mondo,ma quell’urlo gli si bloccava in gola. E faceva male… Sarebbe voluta scappare lontano…Ma non ne aveva la forza. Era imprigionata, era invisibile ed era prigioniera…Con una mano andò a levarsi quella lacrima, cercando con tutto l’impegno possibile di cacciare indietro le altre. Con l’altra, si tirò indietro i capelli. E fu in quel momento che alzando lo sguardo, vide avvicinarsi il ragazzo che era entrato con tanta foga. L’avrebbe passata sicuramente,andando da tutt’altra parte… Ma lui si fermò proprio davanti a lei. I due si guardarono per attimi intensissimi…Come se ognuno vedesse negli occhi dell’altro i vari sentimenti che tormentavano i loro cuori. Che anche lui come lei fosse stato inesistente? Qualcosa di incorporeo? Uno spirito, un ragazzo invisibile e ignorato da tutti? Perché lui l’aveva vista, la stava guardando. La stava vedendo,poteva osservare il suo spirito in quegli istanti tanto era profondo il suo sguardo.

-Chi sei? – sussurrò lei, con quella voce fragile, eterea. Lui non disse niente, solo in risposta allungo la sua mano verso di lei. L’aveva sentita. Lui aveva sentito quelle flebili parole.

Lei allungò la sua mano e prese quella di lui,che nonostante fosse ancora rossa, ora era calda.

 

Calda era quella mano,così come stavano diventando caldi i cuori,anche se lentamente. I frammenti sarebbero stati recuperati e riuniti, così come quell’invisibilità sarebbe svanita.

  
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