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Autore: redeagle86    25/10/2013    2 recensioni
Non restava nulla, tranne un orgoglio inutile che lo aveva portato a perdere tutto ciò che di caro aveva in quel mondo. Quell'orgoglio che lo aveva convinto a voltare le spalle a tutto e a tutti, a fuggire da quella guerra che non lo riguardava e ad abbandonare lui in balia degli eventi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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c Titolo: Condanna e tormento
Fandom: Shadowhunters
Eventuale pairing: Magnus/Alec
Frase: 13. “Broken promises and lies build up so fast and soon a wall is built between two people”
Eventuali note dell’autore: Ipotetico finale di City of Heavenly Fire

Decima classificata al contest 1:1

Condanna e tormento

La pira era ormai spenta.
Le ceneri erano svanite, in parte portate via dal vento, in parte consumate dalle fiamme, in parte prese in custodia dai Fratelli Silenti che le avrebbero usate per cementare la loro città di morti.
Non restava nulla, tranne un orgoglio inutile che lo aveva portato a perdere tutto ciò che di caro aveva in quel mondo. Quell'orgoglio che lo aveva convinto a voltare le spalle a tutto e a tutti, a fuggire da quella guerra che non lo riguardava e ad abbandonare lui in balia degli eventi.
Magnus Bane non credeva nelle punizioni divine o in una qualche giustizia superiore: era vissuto abbastanza da sapere che, se un Dio esisteva, era sordo e cieco o aveva di meglio da fare che preoccuparsi di ciò che aveva creato. Eppure, mentre osservava quel pezzo di terra bruciata, non poté che pensare ad un castigo: quel dolore lacerante era una condanna per aver sbagliato tutto, per essersi trincerato nel suo appartamento come un animale ferito a morte, chiudendo le orecchie ad ogni spiegazione.
Aveva sbagliato tutto... ed Alec era morto.

-Dove diavolo eri quando avevamo bisogno di te?!- urlò Jace, sbattendolo al muro.
Magnus lo aveva trovato ad attenderlo nel suo salotto, con la tragedia stampata a chiare lettere sul suo viso. Il Nephilim aveva gli occhi gonfi, arrossati da troppe lacrime: in modo egoistico, lo stregone sperò fosse accaduto qualcosa a Clary o a Izzy... a chiunque altro, ma non a lui.
-È morto, Magnus! Mi è morto tra le braccia chiedendoti perdono!- continuò, allentando la presa sul collo del Nascosto. -Perché non eri con lui?- chiese con le guance rigate da nuove lacrime. -Perché?
Magnus non aveva risposte.
Non lo aveva neppure sentito.
Nell'istante in cui il Cacciatore aveva pronunciato quelle parole, Magnus aveva smesso di ascoltarlo.
Alec era morto.
Morto.
Non ferito. Non in gravi condizioni. Non spacciato.
Morto.”

Così eccolo lì, di fronte ad un fuoco estinto che si era mangiato la persona più importante della sua intera esistenza.
Un ragazzo di solo diciott'anni, morto a causa della stupidità di uno stregone troppo vecchio ed ottuso. Non importava se quel ragazzo era un Nephilim e morire era un rischio del loro mestiere: quello era il suo Nephilim, era il suo Alexander... era il suo amato.
Ma era anche la persona che aveva lasciato, che non era stato in grado di perdonare, troppo stupido per capire che gli errori erano di entrambi.
Alec aveva sbagliato per paura, per la giovane età; Magnus l'aveva fatto perché per un immortale era più facile evitare di parlare del passato e di quanto si era perso, piuttosto che condividerlo con altri.
Ed erano cominciate le bugie, i sotterfugi, gli inganni... finché la fiducia non era venuta meno e tra loro si era creato un muro che li aveva divisi.
Solo adesso lo stregone si rendeva conto che sarebbe bastato poco per abbatterlo: bastava una parola al momento giusto. Ma il momento era sfumato e non si era più ripresentato.
Non si sarebbe più ripresentato.
Non ci sarebbero più stati quegli occhi azzurri che lo fissavano con imbarazzato stupore colmo d'amore nei suoi confronti, né quelle guance che arrossivano tanto facilmente o quei capelli corvini che Magnus adorava accarezzare.
Tutto gli era sfuggito dalle dita ed era bruciato velocemente, strappandogli perfino una tomba su cui piangerlo. Non aveva più nulla, nulla per cui valesse la pena fare qualsiasi cosa non fosse restare lì, immobile, in attesa. Di cosa, non lo sapeva: forse del suo fantasma, forse di un miracolo. Anche se né l'una né l'altra ipotesi parevano probabili.
Non meritava di rivederlo, non meritava di morire e ricongiungersi a lui.
Meritava di soffrire in eterno dietro quel muro costruito con promesse infrante e bugie. Solo, abbandonato da tutti coloro che lui, a sua volta, aveva abbandonato.
La prossima volta innamorati di un assicuratore” gli aveva detto.
E lui aveva risposto che non ci sarebbero state prossime volte. Ed era la verità. L'unica possibile.
Non si sarebbe più innamorato. Avrebbe chiuso quel sentimento nel suo baule di ricordi insieme a quel passato di cui non aveva voluto parlare ad Alec, attendendo che il tempo cancellasse anche l'ultima immagine del Nephilim dalla sua mente. Finché Magnus avesse dimenticato il suono della sua voce o l'esatta sfumatura dei suoi occhi.
Aspettando una morte che non sarebbe mai giunta.
Perché quella era la sua condanna e il suo tormento.
-Ave atque vale- sussurrò, ricordando l'ultimo saluto dei Cacciatori. -Che la tua anima possa riposare in pace, Alexander...
  
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