Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Rohchan    14/04/2008    4 recensioni
Fanfic nata dalla lettura e rilettura della meravigliosa "Come" di Orange...
da un altro punto di vista. ^_^
Buona lettura a tutti voi!
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Miroku, Nuovo personaggio, Sango, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tic tic tic...
la pioggia cade pesante fuori dalla finestra, scivola lungo i vetri.
Erano puliti, fino a due giorni fa...ora sono tutti macchiati d'acqua.

Rohchan ogni tanto guarda fuori dalla finestra mentre scrive al pc, le cuffie del lettore mp3 nelle orecchie.
Sta ascoltando Teardrop...una canzone bellissima di un gruppo che non avrebbe mai pensato di ascoltare.
Sesshoumaru le siede accanto come sempre, l'unghia dell'indice sinistro che va su e giù per la schiena di lei.
Rohchan: vuoi smetterla? Mi fai il solletico!
Sesshoumaru: no che non smetto. Ho scoperto il giochino nuovo...e poi, stai inserendo una delle tue storie che mi piacciono di più...
Rohchan: dì un po'...da dove ti viene questa...gentilezza? BASTA!
Rohchan si alza di botto dalla sedia.
Rohchan: la vuoi smettere, per favore?? Come faccio a mettere su la storia se continui a fare così? Non vale, è giocare sporco...
Sesshoumaru si sistema sulla sedia, incrocia le braccia e la guarda.
Guarda.
Guarda guarda guarda.
Rohchan si sente avvampare.
Sesshoumaru: strano...
Rohchan: cosa?
Sesshoumaru: che ti chiami Rohchan invece di Sakura. Vi somigliate parecchio.
Rohchan: #O.o# se...senti. Fammi al cortesia, non spoilerare così...
Sesshoumaru: ...*ombra di mezzo sorriso storto.
Rohchan sta seriamente rischiando l'autocombustione...

Ahem...
Eccovi una ff AU che scrissi due anni fa, seguendo la traccia lasciata dal capolavoro di Orange, "Come".
A lei dedico questa storia, perchè è una delle scrittrici migliori che abbia mai incontrato, e perchè "Come" mi ha fatta sognare.
E inoltre, se lei non avesse scritto "Come", questa mia ff non avrebbe mai visto la luce.^_^

Buona lettura a tutti voi, e se vi va, commentate pure...

Sesshoumaru: hai finito?
Rohchan: perchè?
Sesshoumaru le frega la tastiera da sotto le mani.
Grazie, Orange. Questa è la prima ff di Rohchan in cui compaio come co-protagonista...col senno di poi, suppongo che Rohchan l'abbia scritta perchè già all'epoca mi preferiva a mio fratello. Quindi...grazie.
Rohchan: oh kami...dì la verità, sei entrato nell'OOC che ti ho cucito addosso per la storia...^_^
Sesshoumaru: credi?
Il demone la guarda.
Guarda guarda guarda.
No...
Pensandoci bene, non è cambiato di una virgola, ma stamattina è più "mezzodemone" del solito...

COME II

Oddio, eccolo! È lui, Sango aveva ragione..sapeva che sarebbe venuto stasera.
Bella forza…il suo ragazzo è il suo migliore amico. Non ci andava una scienza per farsi dire se Inuyasha ci sarebbe stato o meno.

Sono qui da quasi mezz’ora, ormai. Sono arrivata prima perché non volevo rischiare che lui si accorgesse di me mentre entrava. Poggiata al corrimano della scala a chiocciola che scende in pista, lo osservo dal mio posto preferito.

Ho indossato un vestito verde acqua, perfetto con il colore della mia pelle e dei miei capelli, a quel che dice Sango. Solo un leggero strato di trucco sugli occhi, per farli risaltare.
Stasera è nuvolo. Sono di un verde cangiante con pagliuzze dorate.

Non mi sento a mio agio, qui. Troppa gente, troppo caos.
Ma lui…lui vale la pena che mi costa stare qui in piedi delle ore, solo a guardarlo, sperando che mi veda.
Anche se io non faccio niente per farmi notare.

Oddio…ha dato un colpo d’occhio alla pista, col bicchiere in mano, e il suo sguardo d’ambra mi ha sfiorata…mi chiedo se mi abbia vista.
Si sofferma su di me un istante di più, ed io muovo la mano in un cenno impercettibile di saluto.
Lui non da’ segno di averlo visto.
Semplicemente, si porta il bicchiere alle labbra e beve. Vuota il bicchiere, guarda l’orologio e chiede un altro drink.

Chissenefrega. Io ora scendo e glie lo dico.
Anzi.
Scendo, e ci provo.
Che sarà mai. L’ho visto andar via di qui tante volte con una ragazza al fianco, una per ogni sera, sempre diversa… che differenza posso fare io?
Potrei essere solo una delle tante…o potrei essere quella giusta.

Sango mi vede scendere e, senza farsi vedere dal suo ragazzo, mi fa un cenno con la mano. Pollice verso l’alto.
Meno male che c’è lei a tenere alta la mia autostima.

Piano, poggio con cautela il piede destro sul gradino sotto quello dove mi trovo.
Maledizione, Sango. Accidenti a te quando mi hai convita a comprare questo stupidissimo paio di trampoli.
Quindici centimetri di tacco. Devo essermi rincretinita.
Sono alta già di mio, così sembro una watussa.
Una ciocca di capelli sfugge alla mia acconciatura e ricade, in un morbido tirabacio, lungo la mia guancia.
Vuole godersi lo spettacolo in prima fila.

Lo perdo quando arrivo in pista. C’è una ressa allucinante di gente, e non si vede nulla.
Poi…eccolo.
Spunta da dietro una ragazza che, a braccia spalancate, sta facendo una piroetta.
È bello da far morire.
E mangerò fegato per un anno se lui non lo sa.

Tiro un sospiro e mi avvicino.
Lenta, cauta, mentre il rumore assordante della musica mi entra nel petto e mi squassa le costole.
Che ci troveranno poi in questo casino, mi chiedo.
Per me va bene solo il genere anni ottanta, non questo fracasso che spacca i timpani.

Mi ha vista.
Inequivocabile, non ci si può sbagliare.
Oddio. E ora?!
Calma…ci vuole calma…
Inspira…
Espira…
Meno male che i piedi vanno avanti da soli, altrimenti mi sarei già ammazzata cadendo.

Ecco.

Sono al banco.

Di fianco a lui.

Ha un profumo che stordisce…muschio. Forte, ma senza esagerare.
Mi avvicino, e faccio la cosa più idiota del pianeta.
Senza degnare lui di uno sguardo, ordino da bere.

Vodka e fragola. Domattina all’università avrò un mal di testa feroce, ma non importa.
Mi volto, e mi sforzo di guardarlo.
Lui non abbassa gli occhi.
Sostiene i miei fiero, ma non posso fare a meno di notare che, nonostante tutto, ha già visto quello che voleva vedere.
Ti credo.
Sempre per colpa di Sango, questo abito è così stretto sulla vita che quasi mi taglia il respiro.
“ Sei magra- mi ha detto- sfruttalo a tuo vantaggio. A lui piacciono le magre ben fatte.”

Non riesco a guardarlo senza fare niente.
Porto il bicchiere alle labbra e bevo.
Tutto d’un fiato, senza pensare.
La vodka mi brucia nella gola e so già che sarà tremendo domani, ma non importa.

Il calore della bevanda mi avvolge come una coperta.
Stordita, gli sorrido maliziosa.
Lui sembra rispondere.
Andiamo, Inuyasha.
Non hai voglia di una come me?

“Sei sicuro?” sento dire da qualcuno.
È Miroku.
Quel disfattista, ha rovinato tutto. Sango lo guarda confusa, e non capisce.
Non capisce perché lui debba rovinare quello che la sua ragazza ha combinato per la sua migliore amica.

“Non lo sono mai stato di più.” Sento Inuyasha rispondere.
È un no, chiaro e deciso.
Ma il suono della sua voce è così dolce, che per un momento mi beo del fatto che stia parlando di me.
Vedo Miroku scuotere la testa, e Sango lanciarmi un’occhiata carica di scuse.

“E allora smetti di illudere quella ragazza.”

Fatto.
Fine della mia avventura con Inuyasha, il ragazzo più bello che frequenti questo posto, il non plus ultra.
Il ragazzo che tutte quante sognano.
E che di solito non si nega ai sogni delle ragazze.

Stasera però è diverso.
Stasera c’ero io.
Lui torna a guardare la pista mentre Miroku bacia Sango, e io mi allontano.

Non ha senso rimanere qui a fare il soprammobile.
Torno verso la scala, che mi riporterà al piano superiore e ad un po’ meno rumore.
Sbuffo scocciata, ricacciando indietro il mio ricciolo ribelle.

Maledizione. C’è riuscita anche quell’incapace, smorfiosa ed ignorante di Kikyo.
Me la ricordo, ha preso a stento la sufficienza alla fine delle superiori, e poi è andata a fare la mantenuta dai genitori.
Può permetterselo lei.

E, cosa che mi brucia più di tutto, a lei Inuyasha non ha detto no.
Quella specie di serpe velenosa è andata avanti mesi decantando le qualità amatorie di Inuyasha, gettando ai quattro venti i particolari della loro notte d’amore.
Ma non farmi ridere.
Se fosse stato amore, il sabato successivo non saresti andata con quell’altro…Onigumo, o come diavolo si chiamava.
Quello a casa mia si chiama sesso.
Sento le lacrime pungermi gli occhi, mentre mi sforzo di mettere un piede sul primo gradino della scala.
Non devo piangere.
Mi si disfa il trucco se piango, e sembrerò un Picasso.

Sento anche una presa decisa al mio polso destro.
Mi volto.

Non male davvero.
Alto, capelli candidi lunghissimi, una camicia nera leggermente aperta sul petto muscoloso e liscio. Pantaloni scuri, lo vestono a pennello. Niente bracciali o anelli, assolutamente nulla. Mani grandi e calde.
Presa sicura.
Forse non male è un po’ riduttivo.
È decisamente uno schianto.

“Serata no, eh? Ti ho vista…”
Ecco.
Mi mancava il provolone, stasera.

“Stasera non mi va, grazie.” Rispondo, gelida, strattonando via il polso dalla sua presa.
Ti prego, non prendermi per una ragazza qualunque anche tu.

La musica cambia.
Fantastico, è arrivata Cenerentola.
Ogni mio sogno sfuma mentre i bassi della canzone riempiono la pista e la discoteca intera.

Salgo i primi due gradini.
“Guarda che non ci stavo mica provando, sai?” mi sento dire da dietro.
Ancora lui. Mi raggiunge e si mette di fianco a me riparandomi dalla folla di ragazzi che scendono le scale a rotta di collo per vedere lei che arriva.
Patetici.

“Non mi dirai che sei gelosa?” mi chiede, una punta di scherno nella voce.
“E se anche fosse?- gli rispondo, stizzita, a dispetto di me stessa- Non mi pare che la cosa ti riguardi. Spostati, per favore. Voglio uscire di qui.”
“Ah- lo sento sospirare, teatrale- mio fratello non ha molto buon gusto con le ragazze.”

Il mio piede sinistro manca il gradino.
Scivolo, attaccandomi alla ringhiera.
O io sono impazzita, o quello era un complimento.
“Non vorrai venirmi a dire che nessuno ti ha mai detto che sei bella?!”
Sento che mi sorregge per la vita.

“Sono inciampata nel gradino.” Brontolo, tentando di recuperare un po’ di dignità.
Lui ride.
Sincero, di gusto.
Ha capito che sto raccontando frottole.
“Guarda che una ragazza che non riceve mai complimenti la riconosco.”
“E così stasera fai il buon samaritano?- ribatto, acida. Comincia a darmi sui nervi- Non ti ho chiesto niente.”
“Ed io non ho intenzione di darti nulla. Almeno finchè non sarai tu a chiedermelo.”

Siamo arrivati in cima alle scale e abbiamo oltrepassato i primi divanetti.
Lo guardo in tralice, le braccia conserte, il viso leggermente abbassato in un gesto di sfida.
Il mio piede destro batte il tempo sul pavimento coperto dalla moquette marroncino chiaro.
Lui sorride.
Inuyasha, se diventi come tuo fratello giuro che ripasso tra qualche anno.
Anche se non so a cosa potrebbe servire.

“Però a pensarci bene ti offro da bere. Non qui, però. Direi che alcool ne hai ingoiato a sufficienza.”
“Davvero sei il fratello di Inuyasha?” chiedo, annaspando per cambiare discorso.
Le braccia mi scivolano lungo i fianchi, mentre torno a guardare la pista sotto di noi.
Cenerentola ed Inuyasha stanno andando via.
“Davvero farebbe qualche differenza?” mi chiede, vicino.

Lo guardo.
No. Non farebbe nessuna differenza, suppongo.
Ma voglio fare la preziosa.
L’occasione di una vita è sfumata, ed io non voglio andare via col primo che capita.
“Non esco mai con gli sconosciuti.” Rispondo, in tono asciutto.
Vedo un suo sopracciglio alzarsi leggermente.
Forse si sta innervosendo.
“Ma che bambina giudiziosa…-mi schernisce- mi chiamo Sesshoumaru.”

Oddio, è suo fratello per davvero.
Casomai avessi dei dubbi.
“E questo cosa cambia?” Gli chiedo, voltandomi a guardarlo presa alla sprovvista dalla sua risposta.
“Che ora sai il mio nome. Non sono più uno sconosciuto.”
Sorrido.
Bello e dotato di senso dell’umorismo.
Potrebbe quasi piacermi.

“Allora sai anche sorridere…”mi dice, trapanandomi gli occhi con le iridi dorate.
Sento le gambe farsi molli.
Continuo a sorridere, ebete.
“E il tuo nome qual è?” mi chiede, riportandomi alla realtà.
“Sakura..”gli rispondo, un po’ titubante.
“Scelta azzeccata.”

Lo guardo e non capisco.
“Allora…vieni a bere qualcosa con me, si o no?”
“Non mi va di bere. Ho bisogno di qualcosa di dolce.”
Sospira, guardandomi. Poi mi mette un braccio intorno alle spalle, tirandomi a sé.
È forte.
Sa di resina di pino, e mi ricorda i boschi d’inverno.
Arrossisco.
“Ora sì che somigli ad una ciliegina…- mi dice, scherzoso.- coraggio. Mi dicono che non c’è nulla che la Nutella non possa curare. Ed io conosco un posto dove fanno un gelato alla Nutella a cui manca solo la parola.”

Annuisco, in silenzio.
Mi lascio portare via.

E scopro che lui ha due anni più di me, che studia all’università dove vado anch’io, e che suo fratello aveva sentito parlare di me da Sango, la ragazza del suo migliore amico.
Scopro che lui ha sperato da sempre che Inuyasha non si accorgesse di me.
Scopro che, in fondo, essere uscita con Sesshoumaru non è stata una cattiva idea.

***

- Che hai, Sakura?- mi chiede mio marito, avvicinandosi- Il bambino si agita?-
- No…è tranquillo, Sesshoumaru. Dorme.-
- Molto bene…dovremo imitarlo, credo. È tardi, e sarai stanca.-
- Sono incinta, non moribonda…-brontolo.
Lui sorride e mi tira a sé.
- Non sei cambiata, takara. Cinque anni che ti conosco, e il tuo tono di brontolata è lo stesso di quella sera.-
Sorrido anch’io.

Quella sera, e poi molte altre ancora, sono uscita con Sesshoumaru. Lui si è laureato l’anno successivo al nostro incontro, e siamo andati a vivere insieme.
L’anno dopo mi sono laureata io, e ci siamo sposati.
La nostra casa è in un quartiere tranquillo di Tokyo, con un grande giardino colorato d’autunno.
Questa primavera anche Inuyasha si sposerà. Mia cognata è Cenerentola.
O Kagome, che poi è il suo vero nome. Con lei vado molto d’accordo. In definitiva, sarebbe stato un errore chiedere ad Inuyasha di uscire. Sta molto meglio con lei.
Ed io che non avevo occhi che per lui. Che stupida.
Me ne rendo conto solo ora.

E pensare che, quella sera, volevo soltanto stare con Inuyasha…

  
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