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Autore: crackiscanon_    26/10/2013    2 recensioni
C'erano una volta due vecchie torri e fra queste vecchie torri scorreva un fiume che le divideva. Si trovavano immerse nel fitto del bosco, a fondo valle, non troppo lontane dal centro abitato, ma abbastanza perché nessuno si trovasse mai nei paraggi, anche per caso.
Una, quella di destra, era bianca e maestosa, tanto da emanare ancora un sentore della sua antica potenza quando si alzava lo sguardo e notava lo stendardo di famiglia svettare sulla cima scosso dal vento. Quella di sinistra invece era nera, alta, coronata in cima da una merlatura e avvolta dall'edera verde che le serpeggiava tutt'attorno.
In queste due torri abitavano due famiglie, che pur vivendo così vicine non si preoccupavano minimamente l'una dell'altra poiché non era possibile loro parlarsi, né incontrarsi, dato che l'incessante fragore della corrente trascinava via con sé qualsiasi cosa o suono vi fosse passato attraverso. E così, quelle due famiglie si erano con il tempo dimenticate reciprocamente della loro esistenza.

[AtsuMasa][25/10]
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kariya Masaki, Minamisawa Atsushi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Storia ad opera di: Shinkocchi_
Illustrazioni ad opera di: vul95
(Perché era fig-)
 
 
 






 
Chanson de le fleuve
-storia di due torri e del caso che permise ai loro inquilini di trovarsi-

 
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C'erano una volta due vecchie torri e fra queste vecchie torri scorreva un fiume che le divideva. Si trovavano immerse nel fitto del bosco, a fondo valle, non troppo lontane dal centro abitato, ma abbastanza perché nessuno si trovasse mai nei paraggi, anche per caso.
Una, quella di destra, era bianca e maestosa, tanto da emanare ancora un sentore della sua antica potenza quando si alzava lo sguardo e notava lo stendardo di famiglia svettare sulla cima scosso dal vento. Quella di sinistra invece era nera, alta, coronata in cima da una merlatura e avvolta dall'edera verde che le serpeggiava tutt'attorno.
In queste due torri abitavano due famiglie, che pur vivendo così vicine non si preoccupavano minimamente l'una dell'altra poiché non era possibile loro parlarsi, né incontrarsi, dato che l'incessante fragore della corrente trascinava via con sé qualsiasi cosa o suono vi fosse passato attraverso. E così, quelle due famiglie si erano con il tempo dimenticate reciprocamente della loro esistenza.


 
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Atsushi aveva sempre vissuto nella torre bianca, sulla riva di destra, e non aveva mai desiderato nulla più che condurre una vita libera da problemi e seccature, per questo raramente gli era capitato di guardare l'orizzonte e pensare di volerne far parte.



­­Un giorno però, mentre passava di fronte alla finestra di camera sua intravide un ragazzo affacciato al davanzale della torre nera.



Con sorpresa si rese conto di non essersi mai chiesto in diciannove anni di vita come fossero i suoi "vicini", ma osservandolo quel giovane pareva avere all'incirca la sua età e guardava il cielo assorto, lo sguardo attento, sussultando e sgranando gli occhi ambrati poi accorgendosi della sua presenza.



Fece per alzare una mano in segno di saluto, Atsushi, leggermente a disagio, ma prima che potesse anche solo realizzare l'altro se l'era già svignata come un bambino beccato a mangiare caramelle di nascosto, mollandolo con il braccio a mezz'aria e un'espressione nel complesso non tanto intelligente.
 

Non che gli importasse qualcosa, naturalmente, ma il giorno dopo Atsushi si disse che nessuno poteva permettersi di ignorarlo, quindi la sera tornò alla finestra e si affacciò, cercando la figura del giovane che, come si aspettava, era al davanzale di nuovo. 



Lo salutò alzando la mano con maggiore convinzione e quasi per caso in quel momento il ragazzo si ritrovò a abbassare il viso, facendo per darsela a gambe nuovamente quando si rese conto della situazione. 

Atsushi allora si sporse, lo chiamò di riflesso nonostante sapesse di non poter essere sentito da quella distanza, con il fragore forte della corrente, e a pelo si aggrappò al davanzale, facendo peso sulle braccia per non sfracellarsi di sotto.



Sospirò di sollievo, salvo stiracchiare un sorrisetto divertito nel notare che l'altro si era bloccato, sbiancando, allarmato, e non appena se ne accorse, l'inquilino della torre nera gonfiò le guance e si voltò stizzito, cercando di ignorarlo e tornando alle sue attività, ma gli riuscì difficile avendo lo sguardo di Atsushi puntato addosso, che vide poi fargli un cenno indicando qualche puntino risaltante sulla volte buia, facendo strani gesti.

Che gli stesse chiedendo informazioni a riguardo? Sospirò facendo per parlare, per poi correggersi e mimare in qualche modo, inutilmente.

Atsushi dal canto suo ci si impegnò davvero a cercare di instaurare una conversazione, cosa che stupì lui stesso più di chiunque altro quando se ne rese conto. Gesticolò, fece qualche smorfia, mimò lettere, indicò oggetti.


Sussultò infine quando lo vide ridacchiare sotto la frangia turchese: pensò fosse il primo sorriso che gli vedeva fare.

Quella sera Atsushi pensò anche che quel sorriso gli piacesse.

Non seppe bene nemmeno lui come accadde, secondo quali circostanze e tempistiche, fatto sta che da semplice caso quella divenne un’abitudine. Non vi era alcun tipo di accordo specifico, patto o appuntamento che fosse, semplicemente stavano al davanzale e si guardavano e cercavano di capirsi anche senza sentirsi; qualche volta erano addirittura usciti di casa, l'uno da una sponda, l'uno dall'altra, standosene seduti a terra a mangiare, pescando. Eppure, nonostante fossero più vicini rispetto a prima Atsushi ancora la sua voce non riusciva a sentirla; più volte si chiese chissà che suono avesse il suo nome.

Un giorno però il ragazzo della torre nera non si affacciò dal poggiolo. Atsushi rimase ad aspettarlo, rimase con lo sguardo fisso verso il balcone, inutilmente. Quella sera nessuno si fece vivo dalla finestra, ma in fondo non c'era alcun patto stabilito fra loro, no? E comunque l'altro non avrebbe potuto avvisarlo in alcun modo. Eppure per quanto si impegnò a negarlo gli diede fastidio comunque.
 


Fastidio gli diede di più, tuttavia, la sera dopo, vederlo affacciarsi e notargli in volto un'espressione che non gli aveva mai visto addosso.
 



Avrebbe voluto chiedergli se fosse successo qualcosa, se oltre quel finto sorriso non avrebbe voluto piangere mentre si grattava la nuca facendo stupidi gesti di scusa probabilmente per aver saltato il giorno prima. Atsushi avrebbe voluto potergli essere d'aiuto, stargli vicino e rassicurarlo, qualsiasi fosse il problema. 


Tese il palmo della mano verso di lui, lo vide ammutolirsi. Poi l'altro ricambiò il gesto e il suo sorriso mesto si incrinò appena. 



 
C'erano una volta due ragazzi che sì tendevano la mano sotto un cielo stellato.


 
 
  

 
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Masaki aveva sempre vissuto nella torre nera, sulla riva di sinistra, e non aveva mai desiderato nulla più che condurre una vita libera, libera e basta, per questo spesso gli era capitato di guardare l'orizzonte e pensare di volerne far parte, ma quando lo osservava finiva anche a pensare di averne troppa paura per lasciarsi tutto alle spalle.
Quando un giorno aveva casualmente visto il ragazzo che viveva dall'altra parte del fiume aveva trovato la cosa interessante per qualche motivo, e seppur non fosse loro possibile parlare era stranamente piacevole passare tempo in sua compagnia.
Per questo aveva sentito una spiacevole sensazione attanagliargli la bocca dello stomaco quando l'altro aveva smesso di affacciarsi da un giorno all'altro. Ne era rimasto così spiacevolmente sorpreso da non riuscire nemmeno a spiegarselo.
 



Forse si era stancato di lui, pensava e continuava a guardare il cielo, mentre ogni tanto lo sguardo cadeva distrattamente sul balcone di fronte, ma quegli occhi bicromi continuavano a non esserci. Non sapeva neanche il suo nome, ora che ci pensava. 


Quando poi quel mattino si era svegliato presto era rimasto a letto, infreddolito, evitando la luce fioca che entrava nella stanza, nascondendo il viso nel cuscino: doveva aver nevicato quella notte, doveva essere tutto bianco fuori. 


Quando sentì qualcuno bussare ad un tratto alla porta non poté impedirsi di sbuffare, nascondendosi ancor più fra le coperte in protesta, desiderando riprendere a dormire.

Bussarono di nuovo, e ancora, ancora. Masaki si alzò di malavoglia rabbrividendo al contatto dei piedi nudi con il pavimento freddo, aprendo la porta con fare seccato.
 



Trattenne il fiato restando immobile, spettinato e frastornato, nell'incontrare lo sguardo del giovane della torre bianca fisso nel suo. Quello si grattò una guancia in imbarazzo, facendolo sussultare, poi stiracchiò un sorrisetto sotto il ciuffo di capelli prugna.


 
Avrebbe dovuto dire qualcosa, giusto? 
Masaki dischiuse le labbra a prendere fiato quando l'altro gli afferrò delicatamente la mano, sovrapponendo e facendo combaciare il proprio palmo con il suo.



Avrebbe dovuto davvero dire qualcosa, vero?
Lo vide fare un espressione soddisfatta al suo rossore e desiderò sprofondare, poi aprì bocca, prese fiato.
Chissà se i loro nomi suonavano bene insieme?
 
 

 
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C'era una volta due ragazzi che vivevano in due vecchie torri fra le quali scorreva un fiume.
Era un fiume grande, profondo, che portava via nella sua corrente ogni cosa vi passasse attraverso, oggetto o suono che fosse, così i due ragazzi avevano pensato che fare qualsiasi cosa sarebbe stato inutile, che andasse bene stare così, ad attendere e guardarsi.
Poi un giorno però qualcosa era cambiato e nemmeno se ne erano accorti quando si erano trovati a desiderare di annullare quella distanza, perché quando una persona vuole bene a un’altra i suoi sentimenti la raggiungeranno sempre e comunque, ovunque essa sia, attraversando qualsiasi fiume per quanto violento e imperterrito. Giusto?
 

 
 
                      C'erano una volta Atsushi e Masaki, che vissero felici e contenti.                                   
Questo sì che era davvero un bel lieto fine.      

    
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
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E hola gente <3 *sparge fiori e lov random
Questa fic è la prima collaborazione AtsuMasa fra la mia Gemeh e me (?) e, che dire, sono un sacco emozionata, e felce e happu (?) perché siamo riuscite a portarla a termine alla fine ;A;
L’idea nacque diverse settimane fa mentre, tornando a casa con un’amica, mi è stato fatto realizzare che i numeri civici pari e dispari sono sempre da lati opposti della strada. Insomma lo sapevo, ma rendermene conto mi ha fatto pensare ad Atsushi e Masaki, un 10 e un 15 separati e costretti a guardarsi solo in lontananza. E poi da lì l’idea degenerò.
Francamente, quando raccontai questa idea a Greta non pensavo ne sarebbe mai uscito fuori tutto questo, ma ripensandoci non posso che esserne felice, insomma, è stato veramente stupendo, ecco, mi sono divertita un sacco e ho provato un sacco di feels sclerando per creare una trama e una struttura che avesse senso in sua compagnia <3
Io mi sono occupata di scrivere la storia, e, davvero, nonostante lo adori, ho maledetto dover usare uno stile simile a quello della favola, perché è difficile, più di quanto non pensassi, e poi io tendo a perdermi nel miei discorsi, quando scrivo (?). Sintesi, fuck u (?). L’idea comunque era quella di un Masaki e un Atsushi che non potessero parlarsi, e anche lì per trovare degli stratagemmi efficaci è stato uno sclero-. Volendo, tutta la trama non è altro che una grande metafora che rappresenta tutta la loro storia. Non c’è luogo, né tempo specifico, loro si rinchiudono nelle loro torri e attendono, nascosti, lontani dal tutto il resto come vigliacchi fino al giorno in cui non si incontrano e, dopo aver cercato ad ignorare tutto ciò, capiscono che semplicemente stare così, a "guardarsi" non basta, a nessuno dei due. Perchè insomma, quando si ama qualcuno allora tutto cambia, e…che dire? Loro si amano. Da morire. Così tanto che a volte mi sento un’inetta nel tentare di rappresentare i loro sentimenti.
E- non so più di che parlare- gente, amate tutti quei disegni, sì ecco, perché sono stupendi e le loro mani che si incontrano mi uccidono-
Quindi boh, grazie a tutti voi che avete letto <3 e soprattutto grazie alla Gemeh mia, seme scemo perv della mia vita a cui vttb per avermi supportata e accompagnata in questo viaggio -wtf(?)
 
Fede

 
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OMG salve (?). La seconda fic di questo account, I'm so proud of us-- *commossa Allour che dire. Insomma, ho molto da dire in effetti, e sono cose abbastanza profonde e ci terrei a BUON 25/10 GENTE OMG ATSUMASA DI NUOVO MUAHAHAHAHAHAHAHAHAH No ok serio. Questa fic doveva essere postata il 15/10, ma per colpa mia e della mia lentezza, pigrizia, inaffidabilità, idk come la volete chiamare, è slittata fino al 25. LE MIE MANI HANNO FATTO MALE SI. Perchè cioè insomma ho disegnato tutto in uno stile nuovo e sono tornata sui disegni più volte. Si sembrano semplici, e lo sono, ma quel pennello dannato è difficile da usare-- Oddio. Mi fa strano parlare dei disegni invece della fic. Cioè ok i disegni fanno parte della fic, ma cioè è strano capitemi- (?) Sono davvero contenta di aver fatto questa cosa con Fede. Cioè, è bellissimo. Lei ha scritto una fic e io l'ho "illustrata", è una cosa meravigliosa. E l'abbiamo fatto per la nostra OTP. E' stata una collaborazione diversa dal solito, perchè invece di scrivere a quattro mani abbiamo unito due cose diverse, e sono davvero molto soddisfatta del risultato (sto cercando di contenere la gioia, per me riuscire a finire è stato un traguardo eccezionale, considerando che non porto spesso a termine ciò che mi prefiggo di fare). Oh bhè, il titolo è in francese. E' di classe, vero? Adoro il francese. Fa molto Atsushi poi idk. Così passionale. Davvero sono troppo contenta cioè io sdhgbsjgbsdjbgdjkb Fede grazie di aver fatto questa cosa con me, guarda la nostra bimba quanto è bella-- *ego a palla* Quando Fede mi ha passato la fic mi sono agitata un casino perchè mi è piaciuta un sacco, ed ero davvero in ansia, perchè non sapevo se sarei riuscita a fare dei disegni adatti e abbastanza belli da competere. Spero che testo e immagini vi sembrino in armonia. Cioè oddio che cosa figa abbiamo fatto una cosa in due- *monotona Io credo che il testo ve lo spiegherà più in dettaglio Fede, ma dalla mia dico che mi piace un sacco, e che la morale finale mi ha fatto stringere lo stomaco. E sto facendo una recensione nelle note wtf. Comunque, per quanto riguarda la mia parte, le immagini, posso solo dire che ho utilizzato il brush per rendere i disegni più "favolosi". Nel senso da favola, da libro illustrato, ovviamente (ghgh come sono ambigua (?)). Comunque la fic va presa tutta insieme, insomma, è inutile che stia qui a parlare "della mia parte", perchè entrambe è come se avessimo fatto tutto. Quindi ecco, spero che il nostro testo e le nostre immagini vi siano piaciuti, che abbiate apprezzato questa fic e che ci adorerete come dee nei secoli a venir- Grazie per essere arrivati fin qui E grazie a Fede, uke tsundere della mia vita uhuhuh Alla prossima
Greta.
E ATSUMASAAAAAAAAAAAAAAAAAAAADSFNGL *fugge
 
  
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