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Autore: Stylinsoul    26/10/2013    2 recensioni
Hai idea di quanto siamo cresciuti? O almeno, di quanto io sono cresciuto. Non pensavo che sarei mai stato capace di farlo. Io, sono Peter Pan. Per te, invece, sarò sempre il leader, ma solo perché era l’unico ruolo rimasto.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sai Harry? Ti ricordi quel bagno? Oh, io si. Quel bagno apparentemente insignificante dove due ragazzi qualsiasi si scambiarono due parole altrettanto insignificanti. Te lo ricordi quel tuo primo autografo? Ti mettesti a ridere quando lo trovasti piegato con cura dentro il mio portafoglio. Sai da quanto è lì? E quella foto? Sapevo che saresti diventato una stella, ma non mi sognavo nemmeno che lo sarei diventato con te. Anche quella foto è conservata con cura tra le pagine di Forever Young. Già, Forever Young. Il nostro primo libro. Hai idea di quanto siamo cresciuti? O almeno, di quanto io sono cresciuto. Non pensavo che sarei mai stato capace di farlo. Io, sono Peter Pan. Per te, invece, sarò sempre il leader, ma solo perché era l’unico ruolo rimasto. Non sono mai stato un buon leader, soprattutto nei momenti in cui avevi bisogno di qualche parola di conforto. Te le ricordi tutte quelle parole che non ti ho mai detto? Sapevi lo stesso che erano nell’aria, vedevo che riuscivi a sentirle, poi mi guardavi ed esistevamo solo noi due. Ti ricordi tutte le bugie che abbiamo dovuto dire per nasconderci? Che cosa ridicola. Metà delle nostre directioners credevano in noi, non aveva senso nasconderci. Il mio più grande sogno era baciarti durante un concerto, magari alla fine di Kiss You. Tutte le ragazze davanti a noi magari si sarebbero sorprese, ma sicuramente non ci avrebbero mai lasciati andare per una cosa del genere. Eppure noi dovevamo nasconderci, senza poterci nemmeno tenere per mano. Ti ricordi il giorno in cui finsi di sussurrarti qualcosa all’orecchio e le nostre labbra si sfiorarono nascoste dalla mia mano? I manager alla fine del concerto quasi ci andarono addosso prima di urlarci contro di non fare mai più una cosa del genere. Tu dovevi semplicemente fare il puttaniere, io uscire con Eleanor, e tutto sarebbe filato liscio come l’olio per tutti. Già, c’era solo il fatto che non eravamo felici, per niente. Mi piaceva da morire infilare la mano in mezzo ai tuoi ricci e scompigliarteli. Mi distruggeva solo il pensiero di non poterlo fare durante le interviste o i concerti, così lo facevo lo stesso. Te le ricordi le lacrime? A te non piaceva che ti urlassero addosso, ti sfogavi con me, ogni singola notte, perché non riuscivi a sopportarlo. E le fan? Certo, che te le ricordi. Quando hanno cominciato a parlare di “Larry Stylinson”, e c’era internet pieno zeppo di storie e video su noi due. Ci eravamo illusi, fin troppo, sul fatto che magari ci avrebbero lasciato più libertà. Cominciarono a manipolarci anche attraverso i nostri account Twitter. Ci costringevano a smentire apertamente o attraverso frasi ambigue tutto quanto. Dovevamo dire che era tutto un mucchio di bugie, che era “amicizia”. Mi immaginavo sempre di tornare ai tempi dei Video Diari, quando potevo chiederti di sposarmi senza troppi nascondigli o giri di parole. Te l’immagini se ora potessimo tornare indietro? Se potessi farlo, ti prenderei per mano, davanti a tutti, e direi la verità, senza una precisa motivazione. Ogni notte sogno di farlo, poi mi sveglio, e ritorno alla triste realtà. Te lo ricordi quel giorno all’ospedale? Eri rimasto vicino a me tutto il tempo, poi ti eri addormentato affianco al mio letto. Eri preoccupatissimo, nonostante fosse solo un’insignificante spina di riccio. Eppure avevi paura di perdermi. Ti ricordi quella notte in cui ti svegliasti con il respiro affannoso? All’inizio avevo pensato a un incubo e ti avevo accarezzato i ricci, senza badare molto alla fronte imperlata di sudore. Poi ti eri messo una mano sul cuore e avevi iniziato a tossire. Allora toccò a me passare una notte all’ospedale con te. Poi un’altra, e un’altra ancora, finché i medici non capirono cosa avevi. Dopo qualche giorno passato a tenerti la mano e a raccontarti tutto quello che succedeva fuori dall’ospedale in quei pochi momenti in cui eri sveglio, arrivò una notizia. Ti ricordi quando ti portai a casa e iniziai a piangere? Non sopportavo l’idea di perderti. Tutti i nostri sogni, dissolti in fumo. Una vita libera, senza bugie, progetti altrui, magari con un bambino. Non esisteva più niente. Tu non ti accorgevi di quando mi alzavo, durante la notte, non sentivi la porta che sbatteva, non mi vedevi camminare nelle vie deserte, non notavi le mie lacrime. Tu dormivi, tranquillamente, sembravi un piccolo angelo che non aveva paura della morte. Ogni mattina fingevo di dormire per controllare di nascosto se ti fossi svegliato, e se qualche volta capitava che ti svegliassi tardi facevo più rumore possibile alzandomi. Ti ricordi il giorno del nostro ultimo concerto? Ti ricordi il nostro bacio alla fine di Kiss You? E ti ricordi il mio “Larry is real” subito dopo? Ti ricordi quel giorno in cui annunciammo la fine degli One Direction? Le fan davanti a noi aspettavano quell’ennesimo One Big Announcement da qualche settimana, e inizialmente pensarono ad uno scherzo. Poi ci videro così seri e molte di loro piansero. Altre rimasero ferme senza dire niente. Altre ancora ci guardarono con sguardi interrogativi. Volevano tutte una risposta. I manager ci avevano proibito di dire qualsiasi cosa. Ma che avevamo da perdere? Tu salisti sul leggio bianco posizionato al centro del palco. Te le ricordi quelle parole ambigue? “A volte la vita riserva delle sorprese, ma non devono essere per forza belle.” Furono le testuali parole che pronunciasti, con quel tuo adorabile accento inglese, lento e calmo come al solito. Tutte credevano che fosse colpa di Larry, o meglio, colpa dei manager che non volevano dare spazio a Larry. Ti ricordi quel giorno in cui pensavo che ti fossi svegliato tardi? No, tu probabilmente no. Quando vidi che scuotendoti o urlando il tuo nome non reagivi scoppiai in un pianto sommesso. Sorridevi, sai? Dormivi, per chiunque altro. A volte mi chiedo che fai lassù. È diverso svegliarsi da soli, tutti i giorni, senza il peso della tua testa sul petto, o il solletico dei tuoi ricci sul braccio. È strano camminare senza poter parlare con te. Non so nemmeno io cosa darei per poter sbirciare nei tuoi occhi per una volta e basta, o solo per un tuo “sto bene”. Io no, non sto affatto bene. Mi manchi riccio.    
                                                                                                                                               Tuo, Boo
  
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