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Autore: Hysterisch    26/10/2013    1 recensioni
Sequel di 'Freiheit 1989'
•ATTUALMENTE SOSPESA•
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Incest, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'The Guardian Angel'
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«Kaulitz...KAULITZ!» Sbalzai dalla sedia nel sentire la professoressa urlare il mio cognome.

«Si..?» Risposi timidamente

«Quante volte ho detto che NON si dorme a Scuola?!»

«Mi scusi...» La professoressa ritornò al suo lavoro, ma la campanella dell'intervallo suonò prima che potesse finire l'argomento. 

Tutti uscirono dalla classe, a parte quattro ragazzi ed io. Quei quattro ragazzi erano i miei bulli, e ogni volta che era l'intervallo, si avvicinavano a me per prendermi in giro. 

«Hey!
» Esclamò uno di loro, tirandomi via l'auricolare sinistro.

«...cosa volete?
» Avevo una voce timida, ma dentro di me, avevo una grandissima voglia di spaccargli la faccia.

«Gli appunti di matematica. Ora.
»

«Non ci ho capito niente.» Non ero un secchione, ma mio padre ci teneva che io andassi bene a scuola, per questo studiavo, quindi avevo buoni voti.

«Dovrei crederti?!
» Si avvicinò minacciosamente al mio viso, strinse i denti. «Sai cosa succede se non me li dai.» 

Certo che lo sapevo, ne portavo i lividi addosso! Mi arresi, e gli passai gli appunti. Li tirò via dalle mie mani. «Odiosi..»

Ritornarono ai loro posti, scopiazzando per bene tutti gli appunti. Inserii nuovamente gli auricolari, e ripresi ad ascoltare musica. 

Amavo la musica, era la mia passione. Imparai a suonare chitarra quando avevo sei anni, sempre per via di mio padre. Era molto cocciuto!
Cosa dire su mia madre? Non lo so, non l'avevo mai vista 'dal vivo' perché era morta, ma mio padre non mi ha mai detto come. Lui cercava di evitare questo argomento.

Mentre ero perso nei pensieri, il cellulare vibrò. Già, mio padre 'amava' inviarmi sms durante l'intervallo.

'Cosa stai combinando di bello?!'

Sbloccai lo schermo e iniziai a comporre la risposta.

'Sono seduto al mio banco, da solo, ed ascolto musica. Cosa vuoi che faccia?'

'Eh...se ci fosse stata tua madre, quei bulli sarebbero evaporati'

Wow! La prima volta che mi racconta una cosa sulla mamma senza che io glielo chieda.

'Era violenta?!'

'Diciamo di si, ma a fin di bene. 
Sai David, io ero vittima del bullismo, proprio come te, e tua madre era..il mio angelo custode. 
Mi ha salvato la vita tantissime volte, non sai quante!'


Mentre stavo scrivendo, mi arrivò un'altro messaggio.

'Ma tu, fortunatamente, non sei testa calda come lei. Hai preso da me, e da un lato puoi farti schifo....scherzo :P'

Nonostante i suoi 'scherzetti' io rimasi serio, e gli chiesi chiarimenti nei confronti di una cosa che mi stava mangiando il cervello da giorni. 'Posso chiederti una cosa?" Gli scrissi.

'Certo' Ribadì lui

'Per caso, tu e la mamma eravate...parenti? Non so, cugini, ad esempio'

A scuola avevano appena parlato dei rapporti incestuosi, e quest'ultimo confermò tutte le mie teorie, ma forse erano sbagliate.

'No...ne parliamo a casa, okey?'

'Okey :)'

'Buon lavoro amore!'

Giusto in tempo. L'intervallo finì, tutti rientrarono in classe, ed il cretino mi restituì il quaderno buttandomelo in faccia. «Grazie!» Esclamai con apatia.
La professoressa di Inglese entrò in classe, quindi tirai fuori tutto il materiale necessario per la lezione.

-Due ore dopo-

Ed un altro giorno infernale era finito. Wow, che schifo! Mi stavo dirigendo verso la fermata del bus, ma Papà mi frenò proprio davanti.

«Salì su!» Trillò lui.

«Oh, okey.» Salìì in auto senza fare storie. Niente lotte per i posti in Autobus, yay!

«Come mai sei venuto a prendermi?» Domandai. «è inusuale.»

«Perché mi trovavo nelle vicinanze.» Mormorò mentre era impegnato con la sua manovra di retromarcia. «Non sei felice?!> Disse una volta ritornato sul volante.

«Si, certo! Non mi stavo mica lamentando, era solo una domanda...»

Annoiato, cominciai a giocare ai giochetti stupidi che avevo dentro il telefono. Dopo un po' mio padre ruppe il ghiaccio.

«Cosa avete fatto oggi?» La tipica domanda dei genitori. 

«Niente.» La tipica risposta dei figli. Non si arrese, comunque.

«Dai! Niente di interessante? Zero proprio?»

«Beh, a dir la verità, abbiamo parlato di una cosa interessante!» Mi voltai a guardarlo con un certo sorriso, ma lui aveva occhi solo per la strada.

«Cosa?»

«Rapporti incestuosi.»

D'un tratto l'auto sbandò. Non sarà stata colpa mia?!

«I-incesti?» Perché era così turbato dalla cosa? Sembrava impaurito.

«Si. Abbiamo parlato d-» Venni interrotto prima che finissi la frase.

«Tu non sei innamorato di nessuno della nostra famiglia, vero?» Perché quella domanda? Ma sopratutto, perché dovrei?

«...no.» Risposi perplesso.

«Menomale...» Si voltò a guardarmi per qualche istante. «Chiarirò tutto una volta arrivati a casa, te lo prometto.»

Accesi la radio, tanto per sentire una voce nuova a tenerci compagnia. 

«Hai fame?»

«Oh si! Peggio di un Lupo!» Esclamai. Lui ridette per un po'.

«Nei sedili posteriori ti ho lasciato il tuo pranzo!» Mi fece notare.

Oh, McDonalds! Da quanto tempo non mangio hamburgers!...ventiquattro ore, forse. Un uomo ed un ragazzo, da soli, non possono combinare granché, per questo eravamo costretti a mangiare McDonalds di giorno, e ristorante di sera.

«Grazie.» Mormorai. Mi accampai nei sedili posteriori per mangiare, cercando di non lasciare briciole. 


Una volta arrivati a casa, mi fiondai nello studio. Quello era il posto dove io e mio padre 'ragionavamo'.
Lui mi seguì, ma poi si sbatté una mano in fronte. «Diamine, mi sono dimenticato di prendere la pillola! Aspetta, torno subito!»

Anche delle pillole non ne sapevo nulla. Sapevo che ne faceva uso ogni giorno, ma non sapevo per cosa. 
Ritornò nello studio dopo pochissimi secondi, e si sedette sulla sedia in pelle nera.

«Ora hai quindici anni, ed è giusto che tu chieda spiegazioni. Ne hai tutti i diritti» Dondolò un po' sulla sedia, alla ricerca di termini giusti. «Tutti sanno la storia dei propri genitori. Come e quando si sono conosciuti, come erano, eccetera eccetera. Io non te l'ho mai detto per un semplice motivo» Smise di dondolare e mi fissò dritto negli occhi. Io lo ascoltavo in silenzio. «Forse lo stavi sospettando, ma tua madre era la mia gemella.»

Fissai il vuoto per qualche secondo. Le mie teorie erano giuste, dunque!

«A dir la verità, non so neanche come tu sia nato! Fratelli e sorelle non possono avere figli, ma tu sei nato, e non hai nessun problema. Anzi, forse lo so il motivo.»

Mi sentivo un po' spiazzato, e non sapevo cosa dire. Infatti, speravo che continuasse a parlare, senza che aspettasse una mia domanda.

«Ora vuoi sapere come è morta, non è così?»

«Non mi dispiacerebbe saperlo.» Ribattei.

Con l'indice mi fece segno di aspettare. Si alzò dalla sedia, e da un cassetto, tirò fuori un enorme libro pieno di polvere. «Devo spiegarti tutto dall'inizio, David. Capirai, tranquillo.»

Ritornò a sedere ed aprì il libro. Mi invitò ad avvicinarmi per guardare. «Questo vecchissimo libro, è il libro della nostra famiglia. Fù scritto da uno dei nostri antenati, perché la nostra famiglia è un po'...speciale.
» Sfogliò una pagina. C'erano dei disegni fatti malissimo, e poi c'era scritto qualcosa a mano, ma non riuscivo a leggere per bene. «Come è scritto nel libro, uno dei nostri antenati, era...un angelo.»

«Angelo?! ODDIO, RACCONTA» Schiarì la voce. Forse lo avevo infastidito.

«A quei tempi, c'era una minaccia oscura da battere. Il vampirismo. I Vampiri fecero tantissime vittime, ma questo non scoraggiò gli angeli...
» Sfogliò un'altra pagina, sollevando un'altro quintale di polvere. «...che dopo qualche secolo, sconfissero questa minaccia. I pochi vampiri rimasti, comunque, stavano pianificando il loro ritorno. Presero di mira la nostra famiglia, o meglio dire, il futuro primogenito maschile.»

Chiuse il libro sbattendolo.

«Cioè, io. I Vampiri avevano bisogno del sangue del primogenito maschile che nasceva nell'89, quindi mi avrebbero ucciso dopo poco, ma gli Angeli lo sapevano già, per questo mi fu mandata tua madre.
» Si alzò in piedi. Camminava avanti e indietro, con le mani in tasca e l'aria pensierosa. «Lei aveva il compito di difendermi da loro, i vampiri. Nei primi sedici anni della nostra vita, non hanno mai avuto il coraggio di presentarsi, ma dopo...»

«Dopo?!» Domandai incuriosito.

«Ma dopo si fecero vivi. Durante un combattimento, tua madre fu' morsa, quindi divenne un'ibrida, ma combatteva sempre per la sua fazione.
»

«Quindi non è morta per questo?»

«No. Lei morì a diciannove anni, nel 2008. Tu eri appena nato.» Sorridé amaramente. «Dei demoni, o vampiri, spuntarono dentro casa, cogliendoci impreparati. Io e te eravamo nascosti in un armadio, ma fummo trovati. Lei, ovviamente, mi difese.» Chiuse gli occhi. «Venne colpita in gola, ventre e petto, e dopo il demone sparì senza dire o fare altro. Era troppo debole per combattere contro la morte, ebbe solamente il tempo di fare il suo ultimo discorso, e poi cadde nel sonno eterno.»

Forse era meglio se non avessi mai chiesto nessuna spiegazione. Ero..terrorizzato.

«..E la band?
»

«Il giorno seguente registrammo un video dove annunciavamo la sua morta, e il conseguente scioglimento della band. Non sai quante lettere ricevetti! Le fans cercavano di farmi forza, ma purtroppo, mi affidai ad uno Psicologo.» Sospirò.

Era tutto così dannatamente irreale. Non riuscivo a crederci.

«Le lettere mi facevano forza, ma non fermavano le mie continue allucinazioni. La vedevo sempre davanti a me, peggio di una ossessione. Tutt'oggi continuo a fare uso di quei medicinali, non per addizione, ma per bisogno. Se smetto, le allucinazioni ritornano.
» Dopo poco, mi strinse tra le sue braccia «Scusami per averti terrorizzato così tanto, ma la storia, purtroppo, è questa.»

Mi baciò in fronte, poi mi lasciò andare via.  

«Google, vieni a me!» Esclamai mentre salivo le scale di Parquet che conducevano al piano superiore.

Entrai in camera e presi in mano il Computer portatile. 
« Se abbiamo tutte queste stranezze in famiglia, allora anche io posso diventare un Vampiro! » Anche se non ero sicuro di volerlo diventare. 

Mi informai un po' su Google, avevo trovato anche un tutorial su un 'rito', ma non ci credevo molto.


«Uff...è meglio se mi metta a fare i compiti per domani, piuttosto.» Pensai. Lasciai il computer sulla scrivania per andare a prendere il diario ed il materiale per i compiti.

Nel resto del pomeriggio, e della sera, non accadde nulla di speciale, a parte la solita routine. Solo di notte accadde qualcosa di speciale.

Ero a letto, ma ero sveglio. D'un tratto sentii un rumore dietro la porta.

«Papà?
» Nessuno rispose.
Scossi la testa, ed entrai nuovamente sotto le coperte.

«Dave?
» Sentii una voce femminile pronunciare il mio nome.
Uscii la testa dalle coperte per vedere chi fossa.

«Hm...aspetta. COSA DIAMINE CI FA' UNA RAGAZZA DENTRO LA MIA CAMERA, DI NOTTE?!
» Ovviamente ero spaventato, ed dissi ad alta voce quello che stavo pensando.

«Shhhh! Sveglierai Bill!
» La ragazza venne fuori dall'ombra.

«Sono io, non mi riconosci?!
» Non potevo credere ai miei occhi. Allora i morti apparivano davvero.

«Mamma?
»

Lei annuì con un sorriso stampato in faccia, ma non durò molto.

«Ho sentito che papà ti ha raccontato tutto.
» Mormorò. 

Si sedette sul letto, accanto a me, ma non riuscivo a sentire il suo peso.

«Si. Non volevi?
»

Chiesi intimorito.

«No, cucciolo. Non sono qui per rimproverarvi.
» Mi passò una mano sul viso, ma sentivo solamente del vento passarmi sulla guancia.

«Sono venuta qui per parlarti di qualcosa di serio, riguardante alla storia che hai saputo questo pomeriggio.
»
La sua espressione era seria, cupa. Mi faceva paura.

«La verità è che...ho fallito come Angelo custode-
»

«Non è vero! Hai fatto così tanto per papà, e-»

«Amore, sono morta.»

«Sei morta per difenderlo!»

«Sono morta prima di lui. E poi, io ho compiuto il peccato più grande.»

«..quale?» Inarcai le ciglia.

«Mi sono innamorata della persona che difendevo, e questo non doveva accadere. Come se non bastasse, assieme a lui, ho anche dato vita a te.
» Non sapevo cosa dirgli per tirarla su di morale. Ero così...rigido, freddo. «Ma non ho nessun rimorso. Quello che ho fatto, lo rifarei. Sempre.»

Guardò verso la finestra. C'era la luna piena, e la stanza era ben illuminata.

«Cercherò di non girarci troppo attorno. Tuo padre ha bisogno di una nuova difesa, perché Lestat...è ancora vivo.
»

«Lestat? Chi è?» Domandai confuso.

«Il vampiro che da' la caccia a tuo padre.» Si portò una mano in fronte, chiuse gli occhi per qualche istante, poi li riaprì. «Io..non avrei mai voluto arrivare a questo, ma tu sei l'unico della famiglia ad avere un'anima pura, bianca.
»

Non credevo di essere stato così 'angelico' nella mia vita.

«D-dove vuoi arrivare?
» Mi poggiò una mano sul ginocchio destro. 

«Tu sei l'unico che può prendere il mio posto.
»

«Vuoi che...diventi un'angelo?!» Mi sentivo già tutte le responsabilità addosso, era incredibile.

«Esatto. Stasera c'è la luna piena, possiamo fare il rito di conversione senza nessun problema.
» Dal suo sguardo capivo quanto ci tenesse al mio 'si'. Aveva bisogno di sapere che papà fosse protetto da qualcuno. «Ti prego, David. Non posso permettermi di darlo in pasto a quei mostri! Lo amo troppo, e odio vederlo così indifeso.» Dai suoi occhi iniziarono a scendere delle lacrime. «Ha sofferto tanto per colpa mia, e della mia assenza. Non farlo soffrire ancora, Dave.»

Certo che dovevano amarsi davvero tanto. Vederla piangere mi fece capire quanto lo amasse, e quanto si sentisse in colpa. Non potevo rifiutare.

«Io amo anche te, cucciolo.
» Poggiò la sua fronte sulla mia. «Ho combattuto con le unghia e con i denti per poter continuare a portarti in grembo. Ho combattuto contro tutti e tutto, per te.» Si fermò un attimo. «Non metterei MAI a rischio la tua vita, ma è una questione importantissima.»

Feci un gran respiro. Qui ci andava di mezzo la mia vita, e forse, anche quella di mio padre.

«...mi guiderai?
» Le domandai.

«Sempre.
» Affermò lei.

«Okey, credo di poterlo fare.
» La verità è che stavo morendo dalla paura. E se fallissi anche io?

«Chiudi gli occhi, Dave.
» Obbedii al suo ordine. 

Venni 'teleportato' in un posto che neanche conoscevo! Forse era un po' bianco. Un po' troppo.

«Chi va la'?!
» Esclamò una voce anziana.

«Sono io, Rudi.
» Ribadì mia madre.

«Chi è quel ragazzo?!
»

«È mio figlio. Devo convertirlo.»

All'improvviso, Rudi apparve di fronte a noi.

«Sei pazza?! Non posso fare conversioni senza l'autorizzazione del Capo. Lo sai bene!
»

«DEVI farlo, Rudi! Bill è senza difese laggiù-»

«Ancora ci pensi?! Devi dimenticare quell'uomo! Ora non sei più un angelo custode, non hai nessun compito nei suoi confronti!»

Quel silenzio da parte di mia madre non era positivo, sapendo che fosse violenta. Mi lasciò la mano, e si alzò le maniche. 

«Ascoltami, nonnetto. Quell'uomo, come lo definisci tu, è MIO FRATELLO, MIO MARITO, E PADRE DI MIO FIGLIO.
» Si avvicinò minacciosa puntandogli un dito in faccia. «Se non lo fai, te la faccio pagare. Sai che sono anche un vampiro...»

Emettè un ringhio, facendo fuoriuscire le zanne. Rudi cadde per terra, portandosi le mani sugli occhi.

«AHHH, UN VAMPIRO. VAI VIA, VAI VIA DI QUI!
»

«Andrò via da qui solo quando convertirai mio figlio!»

Dentro di me speravo che si sapesse controllare, perché io odiavo il sangue, e non avevo intenzione di vederlo.

«Va bene, va bene!
» Rudi mi prese per mano, e mi trascinò dentro un'altra stanza.

«Non aver paura, Dave! Andrà tutto bene!
» Sentii dire da mia madre, in lontananza.

Rudi chiuse la porta della stanza, rigorosamente bianca, e..vuota.

«Cerca di non fare troppo baccano, okey?!
»

«P-perché dovrei?» Non rispose alla mia domanda. Portò il suo palmo della mano sulla mia fronte.

«Hm...la tua anima è pulita, bene. Adesso ripeti le mie parole.
» Mi fece segnò di poggiare la mia mano destra sul cuore.

«Io, Kaulitz David...
»

«Ahm..Io, kaulitz David.» La mia voce tremava, così come le mie mani, e le mie gambe. 

«...Giuro solennemente a Dio, di prendere Kaulitz Bill sotto la mia custodia...
»

«G-giuro solennemente a Dio, di prendere Kaulitz Bill sotto la mia custodia.»

«...e di quindi diventare il suo nuovo Angelo custode. Amen.»

«E di quindi diventare il suo nuovo Angelo custode, Amen.»

Fece il segno della croce, e iniziò a recitare una preghiera in latino.

«Pàter nòster, qui es in caelis,
sanctificètur nomen tùum, advèniat regnum tùum,
fiat volùntas tua sìcut in caelo et in terra;
panem nostrum cotidiànum dà nobis hòdie,
et dimìtte nobis dèbita nostra
sìcut et nos dimìttimus debitòribus nostris,
et ne nos indùcas in tentatiònem,
sed lìbera nos a malo...
»

Estrasse una bottiglietta dalla tunica. Il liquido all'interno era trasparente, come l'acqua.

«Amen.
»

L'aprì, e mi lanciò addosso quel liquido. All'inizio non sentivo niente, ma poi sentii un dolore allucinante dietro la mia schiena, all'altezza dei polmoni.

«Cosa...?!
» Caddi in ginocchio dal dolore. Era come se qualcosa, all'interno della pelle, stesse crescendo e volesse uscire fuori.

«Non preoccuparti, figliuolo. È normale.
»

E menomale che doveva andare tutto bene!

«Ugh...
» Stringevo i denti ed entrambi i pugni. Dopo poco, due ali spuntarono dietro di me.

«Eccole qui! Adesso puoi andare.
»

Erano le mie?! Non riuscivo a controllarle perfettamente, ma riuscivo a vederle. Erano bianche, molto folte.
Uscii dalla stanza, mia madre era li' ad aspettare con ansia.

«Sono qui!
» Esclamai. Mi venne subito incontro.

«Oddio, sei bellissimo!
»

Non so perché, ma in quel momento riuscivo a sentire il suo contatto. Era in carne ed ossa!

«Uhm, grazie.
» Mi guardava con orgoglio. I suoi occhi erano lucidi.

«...sei così identico a lui..
» Si portò una mano sulla bocca. Non la facevo così fragile dopotutto.

«Vieni qui.
» Mi strinse in un caloroso abbraccio, però aveva dimenticato delle mie ali.

«Mamma, mi stai pressando sulla schiena!
»

Allentò la presa.

«Scusami, avevo dimenticato!...hai sentito tanto dolore?»

«Se me lo avessi detto prima, avrei sentito meno dolore.
»

Mi accarezzò i capelli.

«Non volevo spaventarti, cucciolo.
»

Mi baciò sulla fronte. Papà era molto premuroso nei miei confronti, ma lei...era speciale. Ero felice di avere una madre.

«Ora torniamo a casa, altrimenti si fa' tardi.
»

Chiusi di nuovo gli occhi e mi ritrovai di nuovo nella mia stanza, tra le mie lenzuola. Non sentivo nessuna differenza, a parte le spalle indolenzite.

«Dove vai?!
» Gli chiesi nel momento in cui aprì la porta.

«Vado...vado a 'salutare' papà.
» Non la fermai, ma speravo solo che non si svegliasse, altrimenti non avrebbe più smesso con quelle pillole.
Io mi addormentai non appena chiusi gli occhi. Fu' un giorno molto pieno e speciale per me.

-Tomja's Pov-

Attraversai il corridoio cercando di non far rumore, ma poi ricordai che uno spirito non può far rumore. Ogni volta che ero dentro quella casa, mi scordavo di essere uno spirito che girovagava per io mondo.

Aprii lentamente la porta della camera da letto, ed ecco che lo vidi. Stava dormendo abbracciato al cuscino. 
Entrai furtivamente nelle coperte. Avevo il suo bel faccino davanti al mio, proprio come quando mi svegliavo al mattino, cinque anni fa'.

I suoi capelli erano biondi e corti, le sue braccia erano più muscolose, e le sue guance erano barbute, ma lui non era mai cresciuto in realtà. Per me era sempre quel diciannovenne androgino che vestiva di nero, e che di palestra non voleva neanche sentirne. 

Gli odorai i capelli per sentire se avevano ancora quel profumo speciale di cui io andavo matta. Si, lo avevano ancora. 

Dopo poco, notai che non aveva cambiato niente da quando morii. L'arredamento era sempre quello, quindi, non potevo fare altro che annegare nei ricordi. 

Mi tornò in mente la notte in cui concepimmo David. 
Eravamo così vicini, così uniti. Eravamo una cosa sola. Sussurrava al mio orecchio, diceva di amarmi più di qualsiasi altra cosa, ed io potevo solamente soffocare le urla. 
Quelle gocce che mi cadevano addosso, non erano solamente gocce di sudore. Erano anche lacrime. Si, lacrime! perché lui piangeva, ed anche io piangevo. I nostri sentimenti erano troppo forti, e nessun gemito avrebbe mai reso loro giustizia. A nessuno dei due importava del piacere in quel momento, volevamo solamente mostrarci i nostri sentimenti, e rendere più forte il nostro legame.
Mi aveva bloccato entrambi le mani e i piedi, perché diceva di temere che io 'volassi via'. Io gli promisi che non lo avrei mai fatto, ma neanche io sapevo mantenere le mie promesse.

«Scusami...
» Sussurrai al suo orecchio.

Mi accorsi che si era fatto davvero tardi, dovevo andare. Lo baciai delicatamente sulle labbra, in modo che non si svegliasse dal suo dolce sonno.

Ritornai in camera di David, ma si era già addormentato, e non avevo intenzione di svegliarlo un'altra volta.

«Beh, buonanotte a tutti, allora!
» Esclamai prima di andare via. «Alla prossima, vecchia casetta adorata.»

Con uno schiocco delle dita, aprii le mie ali, e volai via da 'casa'.
   
 
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