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Autore: Persaneisuoipensieri    26/10/2013    0 recensioni
E' la storia di una ragazza come tante che raggiunge la felicità all'improvviso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La discoteca era piena di gente, luci, colori e musica a palla! Quel rumore che ti entrava nella testa e non ti lasciava scappare fino a che ogni tuo muscolo non si muoveva. Era sabato sera, uno di quei sabati in cui c'è un compleanno e al festeggiato viene la brillante idea di andare a ballare, ubriacarsi fino a vomitare e poi dimenticarsi tutto; si forse gli piacevano i compleanni così perchè crescere non era poi questa gran cosa, diventare ogni anno più vecchio, avvicinarsi sempre di più alla morte, era una idea che, anche se in modo impercettibile, toccava tutti.Compleanno di una mia compagna, era una bella ragazza, sempre vestita bene, e anche se avesse indossato uno straccio sarebbe stata sempre carina. Quella sera indossava un vestitino bianco, stupendo; tutti i ragazzi le ballavano intorno. Forse anche io avrei voluto tutte quelle attenzioni, ma in fondo indossavo un paio di jeans stretti, tacchi alti (che mettevo in rare occasioni) e una maglietta semplice, cosa potevo pretendere!Erano tutti a ballare, chi sano e chi ubriaco, ma tutti si divertivano e così, di punto in bianco mi ci trovai anche io tra quella marea di gente; decisi di lasciarmi trasportare dalla situazione, di non pensare troppo a quello che stava succedenso, di godermi il momento insomma! Allora iniziai a ballare con una mia amica, Marco mi portò un drink,-non so bene cosa sia stato però aveva un gusto gradevole, dolce e fresco- mandai giù di botto e non avendo mai toccato nulla mi andò subito alla testa. Mi girò un po' la testa subito, ma poi mi ripresi, e fu proprio in quel momento che senti due grandi mani stringermi i fianchi e tirarmi in dietro!Prima di girarmi pensai: "Si certo ora mi metto anche a strusciarmi contro uno che non conosco, se mi tocca un'altra volta giuro che lo castro!" Mi girai e lo vidi, davanti a me. Due occhi grandi e neri che stavano lì e mi guardavano, un viso dai lineamenti dolci, labbra carnose e rosse. Non capivo cosa stesse succedendo, so solo che i miei muscoli diventarono di pietra, il mio fiato si fece corto, e il mio cuore iniziò a battere come mai aveva fatto. Mi domandai se quel ragazzo volesse davvero ballare con me o era talmente fatto da non vedermi; ma mentre questo pensiero mi attraversò la mente, lui avvicinò le sue labbra al mio orecchio e mi sussurrarono: "Sei bellissima!" Non sapevo cosa fare, pensai che da un momento all'altro sarei impazzita da quanto il mio cuore batteva forte, sembrava che volesse scappare dalla cassa toracica. Dopo queste parole mi tirò a sè e iniziò a muoversi dolcemente, io lo seguivo in ogni suo movimento..Non so che ora si erano fatte, so solo che il drink, anche se ne avevo bevuto uno solo faceva effetto, e allora mi sentii come svenire. Lui mentre ballavamo se ne accorse e mi portò fuori. C'era gente ovunque, chi fumava, chi beveva e chi si baciava, era un bordello, però avevo bisogno di prendere aria. Vidi una sedia libera, ma evidentemente lui la vide prima di me. Mi prese per mano, si sedette e poi mi prese in collo. Fu tutto così veloce che non mi resi conto del fatto che non lo conoscevo, non sapevo chi mi aveva fatto un complimento così. Allora presi coraggio e gli domandai come si chiamava. "Piacere Luca!". Il cuore intanto si era calmato, e aveva ripreso a battere normalmente! Dopo le sue due parole scese il silenzio tra di noi, come se intorno non ci fosse stato nessuno, eravamo solo io, lui e la nostra sedia! Stavo tremando ma cercai di non farglielo capire, inutile. Si tolse la felpa e la diede a me. Quel profumo, il suo profumo che adesso mi stringeva, decisi di appoggiarmi con la testa sulla sua spalla. Sentivo il suo cuore battere, ritmo regolare come il mio. Mi abbracciò. In quel momento mi senti di nuovo bambina, come quando papà mi prendeva in collo e mi stringeva dicendomi che ero la sua principessa e qualunque cosa fosse successa quel posto sulle sue gambe sarebbe sempre stato sicuro e pronto ad accogliermi e a proteggermi. L'abbraccio di Luca era una cosa da cui non mi sarei più voluta staccare, volevo che quelle braccia, da lì in poi, abbracciassero solo me. Era tardi lo so, io mi addormentai e lui mi svegliò, con un modo dolce e amorevole; apri gli occhi e pensai: "Ah ecco è stato tutto un sogno..!" E invece no. Quei due occhioni erano di nuovo lì a guardarmi, studiavano ogni millimetro del mio volto, come se poi dopo ne avesse dovuto fare un dipinto con tutti quei dettagli raccolti. "E' ora di svegliarsi piccola, starei delle ore qui a guardarti dormire, quel sonno spensierato,e quei sogni che ti fanno sorridere. Vorrei esserci anche io in un tuo sogno prima o poi!" Mi sorrise e mi fece alzare. Non capivo più nulla:" Davvero mi aveva chiamato piccola, davvero aveva detto che starebbe ore a guardarmi, davvero aveva detto di voler essere un mio sogno?!" Non ci volevo credere, l'unica cosa che mi venne in mente fu:" Tu sei già un sogno!" Mi sorrise.La serata finì, i miei amici, o almeno quello che ne era rimasto di loro, mi riportarono a casa. Naturalmente non riusci a dormire: "Luca" mi ripetevo in testa, mi chiedevo e richiedevo se tutto fosse successo per davvero e mi pizzicavo per rendermi conto che era vero. Si, era tutto successo sul serio. La domenica la passai in casa, in famiglia. La sera mi chiesero di uscire ma io non ne avevo voglia.Passano i giorni, di lui nessuna traccia. "Si sarà dimenticato di me! Mi avrà detto quelle cose solo per fare il 'gentile' con una sfigata che solo dopo un drink non stava in piedi. Si ne sono sicura è così!" Venerdì mattina. Mi svegliai, feci le mie cose ed usci di casa per andare a scuola. Mattinata tranquilla, cioè, noiosa era la parola più giusta da usare. Usci da scuola e mi avviai verso casa. Camminavo, e mentre lo facevo c'era sempre quel dannato sorriso davanti a me, quegl'occhi. Mi senti tirare per la maglia, e subito pensai a qualche stupidissimo bambino pronto a rompermi le scatole. Mi girai e tutti riniziò da capo, muscoli paralizzati e cuore a mille. Era di nuovo davanti a me. Ora però lo potevo vedere bene, con la luce del sole era tutto più chiaro. Mi misi a scrutare ogni parte del suo viso come lui fece con me sabato. Mi chiese: "Vuoi mica una foto?" e sorrise, io risposi: "Come fai a sapere che lo stavo pensando?". Scoppiammo a ridere, era tutto così spontaneo, nulla di studiato nè di calcolato. Mi prese lo zaino e mi disse di volermi accompagnare a casa. Lungo il tragitto non parlammo, anche perchè di cosa vuoi parlare con un perfetto sconosciuto?Arrivati davanti a casa mi ridiede lo zaino e mi sussurò di nuovo all'orecchio: "Grazie!" "Grazie di cosa?" domandai stupita. "Grazie, perchè da quella sera ho riniziato a vivere!" Non mi venne in mente nulla, cervello offline completamente, l'unica cosa che mi venne in mente è far cadere lo zaino e abbracciarlo, come lui aveva fatto con me. Ritornai in me e all'orecchio gli sussurrai:" Grazie a te, perchè da quella sera mi hai fatto vivere un sogno!" Mi staccai da lui e lo guardai negl'occhi. Erano lucidi. Stava per pingere. "Ei..cos'hai?" Mi baciò sulla fronte e se ne andò. "Cosa ho fatto? Ho detto qualcosa di sbagliato? Perchè se n'è andato via così?" domande così mi affollarono la mente per delle ore.Sabato sera. Nessun compleanno in vista, nessuna distoteca. Nulla di nulla, solo io e il mio i-pod. Domenica pallosa. E poi riniziò tutto da capo, le solite lezioni, le solite persone tutto schifosamente uguale. Mentre guardavo quella di matematica pensai che avevo rovinato tutto con Luca, si avevo rovinato tutto come facevo sempre. Non sarebbe più tornato da me, non mi avrebbe più abbracciato. Tutto sarebbe finito.Giovedi mattina, usci da scuola e mi accorsi che tutto intorno, se fino a qualche giorno fa era colorato e vivo, ora era vuoto, pieno di solitudine e di malinconia. Arrivai davanti a casa e mi fermai un momento, non so perchè lo feci ma mi girai! Era lì, che mi guardava appoggiato ad un palo. L'espressione seria, ma dolce. Le labbra socchiuse come quando qualcuno ti stà per dire qualcosa. Eravamo fermi uno davanti all'altra, a separarci c'era solo la strada. Venne verso di me. "Che faccio ora? Cosa gli dico quando arriva qui? Lo saluto o aspetto che faccia lui la prima mossa? Oddio aiuto!" Quei 5 o 6 metri sembrarono un chilometro. "Ciao!" mi disse. E io gli sorrisi. "Vieni a fare due passi?" Posai lo zaino davanti al portone e risposi:"Con molto piacere!" Mentre camminavamo gli chiesi: "Ti posso chiedere una cosa?" e lui senza neanche guardarmi rispose:" Anche due!" Bene, ora pensai a quale domanda fargli per prima. "Perchè hai riniziato a vivere quando mi hai visto?" Si fermò per un secondo, come se dovesse chiarirsi le idee e iniziò a parlare. "Qualche anno fa, 4 se non mi sbaglio, era una domenica come tutte le altre! Papà svegliò me e la mamma prima del solito. Scendemmo in cucina, e lui era già vestito con una tuta e un paio di scarpe da ginnastica! "Mamma ma papà è impazzito?!" Scoppiammo tutti a ridere. La casa era invasa da quel rumore così forte che sembrava impossibile ci fossero solo tre persone in quell'ambiente. Papà aveva preparato la colazione, fette biscottate, marmellata e nutella. Colazione dei campioni, come la chiamava lui. Finito di mangiare ci disse di prepararci e di fare veloce perchè stavamo andando in un posto magico. Erano le 9, tutti pronti. Assonnati ma pronti. Papà mise in macchina uno zaino e partimmo. Disse che non era vicino ed era per quello che eravamo partiti presto. Ma io non mi preoccupavo della strada, mi piaceva andare in macchina con i miei genitori. Alla mamma piaceva mettere le canzoni di Vasco e insieme a papà cantare a scuarciagola ogni singola parola di ogni singola canzone, come se invece di ascoltare un CD eravamo in prima fila ad un suo concerto. Era tutto così bello, mi sentivo al sicuro con loro, erano le mie rocce. Sapevo che per qualunque motivo loro ci sarebbero stati..!" Smise di parlare. Ero incantata dalle sue parole, la malinconia che nascondevo l'entusiasmo. Mi girai verso di lui per capire il perchè si era fermato e vidi che aveva gli occhi lucidi, lo sguardo perso nel vuoto. Mi fermai, gli presi la mano e la portai al cuore. Mi misi davanti a lui, gli tolsi una lacrima dal viso e gli dissi: "Ei, non piangere. Ci sono qua io, per sempre" Quelle parole vennero fuori così, quasi contro la mia volontà. Lui mi strinse la mano. "Grazie!" "Grazie di cosa questa volta?" "Grazie d'esistere". Il cuore iniziò a battermi all'impazzata. "Se vuoi non parlare più!" gli dissi sottovoce e sorridendo. "Sei parte di me. Voglio che tu mi conosca meglio di chiunque altro." Io? Facevo parte di lui? Ma se ci conoscevamo da meno di un mese. "Allora ti stavo dicendo. Eravamo in macchina, felici, gioiosi e spensierati. Uno di quei momenti che speri non finiscano mai. Papà si fermò ad un semaforo, era rosso. Diventò verde. Papà riparti." Non riusciva a parlare. Così gli presi la mano e la strinsi contro la mia. "Successe tutto così veloce, uno con una grande macchina ci prese in pieno. Non capivo cosa stesse succedendo. Io svenni. Quando mi risvegliai c'erano polizia, carabinieri e ambulanze. "Mamma, papà cosa succede? Perchè tutta questa gente?" Non mi rispose nessuno, Vasco ancora cantava Albachiara, e non capivo. Una donna mi chiamò. Fece il mio nome, ma come faceva a sapere il mio nome? Mi portò sull'ambulanza, volevo parlare, volevo chiedere cosa era successo, dove erano la mamma e il papà. Ma le parole non uscivano." Stava tremando, sentivo il suo cuore attraverso la mano che batteva forte. La voce era diventata un sussurro ormai. Mi rifermai un'altra volta. Non se n'era neanche accorto. Si fermò anche lui, mi guardò e mi chiese:" Perchè stai piangendo?" "Tu, la tua storia, la tua vita. Mi dispiace davvero! " Ora era lui che mi toglieva le lacrime dal viso. Mi sorrise e mi disse:" Non piangere piccola. La mia storia te la racconto non perchè ti voglio far piangere, ma perchè dopo quel giorno, dopo che i nonni mi vennero a prendere all'ospedale, dopo che mi dissero che i miei non ce l'avevano fatta, dopo che mi dissero di essere forte sei arrivata tu. Mi hai ridato la vita, hai rifatto battere il mio cuore, un cuore che da quattro anni aveva smesso di battere. La tua semplicità, lo scorso sabato, è diventata la ragione della mia vita. La tua spensieratezza, il tuo sorriso, sono diventati motivo del mio sorriso." Non capivo più nulla. Io ero la sua ragione di vita? "Sei speciale. L'unica cosa che riesco a dirti. Da quando hai messo le tue mani sui miei fianchi ho capito che quelle mani le volevo solo per me. Come è successo anche con l'abbraccio. Ti volevo solo per me, reprimevo quest'idea perchè era impossibile averti mio." "Io sono tuo. Ora e per sempre!" Lo abbracciai, l'unica cosa che riusci a fare. Si erano fatto le tre, io dovevo tornare a casa, i miei sarebbero arrivati a casa alle 3 e mezza e so non mi trovavano chissà cosa avrebbero pensato. "Mi accompagni a casa?" "Certo!" E sorridendo gli dissi:" Però questa volta non scappare eh! " Lui subito rispose:" Non scapperò mai più da te. Lo prometto" Mi prese per mano e ritornammo verso casa mia. Era silenzio tra noi, ma non quel silenzio vuoto, anzi al contrario, era carico di parole.Arrivati davanti al portone gli presi una mano e ci scrissi sopra il mio numero. Gli chiesi il suo ma mi rispose:" Non c'è bisogno di averlo, capirai che sono uno! " Mi diedi un bacio sulla guancia e si allontano. Mentre stavo per aprire il portone senti il telefono suonare. "Ei. Sei il mio angelo custode, lo sapevo. Sei la mia piccola. E spero che tu non ti dimenticherai mai di me. Il tuo nome, il tuo essere, io non lo dimenticherò mai. Sono tuo. La mia vita è tua. Il mio cuore è tuo." Luca..un messaggio di Luca. "Non è facile dimenticarsi di Luca, specialmente dopo il rapimento del mio cuore e della mia anima."Arrivò la sera. Il telefono suonò. Il cuore si fermò per un'istante, giusto il tempo di leggere il suo nome sullo schermo del cellulare. "Buonanotte principessa!" "Buonanotte mio dolce cavaliere!"
  
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