Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Ricorda la storia  |      
Autore: biberon    26/10/2013    5 recensioni
Che cos'è il bullismo?
è una condizione di impotenza assoluta.
Una condizione di solitudine e depressione.
Un gioco sadico dove tu sei la preda, e loro i predatori ...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gwen
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Pregherei chi ha commentato negativamente qùla'ltra volta qusta storia di non farlo più. Tanto lo so, Saggio ,che non ti piace ... ;)

Pic. Pic. Pic.
La pioggia picchietta contro la finestra di casa.
Ma io non sono in casa, sono fuori, in giardino, perché io la voglio, la pioggia.
La agogno.
Perché?
Perché quando piove, non si vede che piango.
 
“Ragazze, siamo d’accordo?”
“Dobbiamo … dobbiamo proprio farlo? Non si potrebbe lasciarla perdere, per una volta?”
“Ragiona, pezzo di deficiente. È solo una povera sfigata.”
“Massì. Ce che ne frega a noi?”
“Appunto. Ci divertiremo e basta.”
“Le compri tu, le bombolette?”
“Mh …certo. Ho ancora i soldi che le ho rubato.”
 
 
 
Immagino che sia quello che si sono dette.
 
Ma non posso saperlo.
 
Posso solo immaginarlo.
 
Una cosa che so, che so per certo, è che QUELLA scritta sul muro della scuola, al mio ingresso lunedì mattina, c’era.
 
C’era, era grande, così grande che tutti la potevano leggere.
 
E potevano guardarmi, di nuovo, per l’ennesima volta, potevano additarmi come la sfigata, come la pazza, come la diversa.
 
E io potevo solo piangere, piangere come faccio sempre.
 
“Gwen è una troia.”
 
E le lacrime arrivano, lente e inesorabili.
E scorrono, mentre quelli intorno ridono e ti additano.
Mi additano.
 
 
 
 
“Ciao tesoro, come è andata oggi a scuola?”
 
“Lasciamo perdere.”
 
Mi fiondo in camera, ancora  singhiozzando.
 
“Cosa succede?”
 
“Frigni sempre.” Fa notare mio fratello.
 
“Fottiti.”
 
“Che cos’hai detto?!” esclama mia madre.
 
Sciaf.
 
E parte lo schiaffo.
 
Troppe volte le mie guancie ne hanno ricevuti.
 
Ma non sempre da mia madre.
 
Quasi mai da mia madre.
 
“Ho detto … FOTTITI!” ormai non riesco più a trattenermi, voglio solo urlare finchè non perderò i polmoni.
 
Sciaf.
 
Un altro schiaffo, più forte.
 
La guancia pulsa e penso che sia rossa.
Si sta gonfiando? Spero di sì.
Così potrò avere una ltro motivo per non guadarmi allo specchio.
 
Mio fratello se ne va ghignando.
 
“Stronzo!” urlo, piena di rabbia.
 
Interviene mio padre.
 
“Te la strappo, quella lingua! Deficiente!”
 
Bam.
Uno dei suoi schiaffi, e cado platealmente a terra.
 
Ha le mani grosse, mio papà.
 
“Dovresti amare tuo fratello!”
 
“E tu dovresti amare me!”
 
Mi lascia li a singhiozzare.
 
Mia mama si avvicina “Tesoro, io ti voglio bene. Sai che non avrei voluto darti uno schiaffo …”
 
Non uno, mamma, ma due.
 
Due.
 
“Ma quelle parole non dovresti dirle …”
 
Raggomitolata su me stessa, continuo a singhiozzare.
Non c’è nessuno che capisca.
Nessuno.
Quella scritta non me leverà mai nessuno dalla testa, anche se abbattessero quel muro.
Io, io mi devo dare fuoco, prendere gli schiaffi. Sono una troia, non è così?
Cazzo
 
“Dimmi cosa è successo … ne possiamo parlare, se c’è un problema …”
 
Sì, mamma, certo, c’è una bulla che mi picchia, mi rovina la vita, mi fa odiare la vita.
E sai che c’è? Se te lo dico probabilmente non mi vedrai più tornare a casa domani.
Lei lo saprà.
 
Non telo dico, quindi, sono sola ancora una volta.
 
“Non è che devo dirti sempre tutto.”
 
“se la metti così, allora, arrangiati.”
 
Si alza e se ne va.
 
Brava, mamma.
 
Vattene a fanculo.
 
Il mondo deve andarci.
 
Nessuno che abbia un briciolo di comprensione?
 
Meschini egoisti, ecco cosa sono.
 
I miei libri a terra, il mio sangue sul marciapiede, la mia lettera a uno sconosciuto, la mia testa nel cesso, il mio vomito, la mia febbre, la mia nausea, la mia voglia di lasciare andare tutto …
 
Già, tutto dipende da lei.
 
Ma sono io che mi devo dare fuoco.
 
Curiosa, la vita.
 
Resto lì a dondolarmi su me stessa, vorrei solo essere sola per sempre.
 
Non riesco a respirare, i singhiozzi mi stanno strozzando.
 
Sì!
 
Così morirò, finalmente, e magari qualcuno si accorgeà della mia misera esistenza o se ne fotterà qualcosa di me.
 
Invece non muoio.
La manica della mia felpa scende lungo il braccio, e intravedo la “E”.
Perdente, ecco cosa sono.
Una cazzo di perdente che si piange addosso.
 
Sento la voce di mia mamma che urla “Vieni ad apparecchiare la tavola, scansafatiche.”
 
Le orecchie ronzano, i pugni si stringono.
 
“Ti sembra il momento?” urlo.
 
“Per te non è mai il momento.”
 
Cazzo, mamma, come fai a non capire?! Come fai a non capire mai un cazzo di me?!
 
Non riesco a trattenermi.
 
Metto la testa fuori dalla stanza e urlo, con tutto il fiato che ho in gola: “TI ODIO!”
Poi chiudo la porta, e la sento esplodere.
Cosa sta dicendo?
Ah, si sta lamentando di me, povera me, cosa ho fatto per avere una figlia così, ma chi me lo fa fare …
Mi butto sul letto, in preda a una crisi di singhiozzo.
Cristo, sto sbavando.
Faccio schifo.
Solo i perdenti sbavano.
Ma io cosa sono?
Una perdente, una lesbica, una troia.
O almeno, questo c’è scritto sul muro, in bella vista, dove tutti possono leggerlo.
E pensarlo.
Affondo la testa nel cuscino e cerco di dormire, sperando di non svegliarmi più.

 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: biberon