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Autore: ValeA    26/10/2013    1 recensioni
«Scusi per...?» non mi lasciò finire che mi interruppe.
«Qui non può entrare se non ha un permesso.» ma io non volevo entrare lì, volevo sapere dove fosse mia moglie.
«Per la sala parto?» domandai.
«Questo piano ma devi proseguire per l'altro corridoio.» ecco dove avevo sbagliato. Era quello di destra. Lo ringraziai e ripresi a correre. Questa volta non avrei sbagliato.
Quando finalmente presi il corridoio giusto iniziai a vedere volti conosciuti, mi venne accanto un Harry che mi stava per fare la cazziata e un Louis troppo emozionato.
«DOVE CAZZO ERI FINITO?»
«Ho sbagliato per due volte strada, sono stato fermato dalla polizia e mi sono quasi preso una multa e ho sbagliato corridoio ma
eccomi qui.» parlai tutto d'un fiato. Alla fine ero arrivato, era questo l'importante.
*Missing moments futura su A boyfriend, many friends and... an unknown boy :D
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Leaving a concert for my baby

 

Pov Joyce

Era una normalissima sera d'estate ed io non avevo nulla da fare se non guardare la tv su un programma di cucina. In una situazione diversa sarei dietro le quinte a cantare a squarciagola le canzoni di Zayn, Harry, Louis, Liam e Niall anche conosciuti come One Direction, sarei stata lì a sostenere mio marito e i miei amici. 
Sì, alla fine ero riuscita anche io a sposarmi. 
Certo, se all'età di sedici anni mi avessero chiesto con chi mi sarei sposata, avrei detto Liam senza ripensarci. Ed invece ora Liam è sposato felicemente con un'altra ragazza, Alice. 
Si sono conosciuti per caso in un supermercato, può sembrare il solito clichè ma con i miei amici non si cade mai nel banale!
Liam ed Alice hanno anche un bambino di due anni, Taylor. Un bambino dolcissimo ma con due genitori così non poteva essere il contrario. Era identico a Liam, sembrava un mini-Liam.
Harry non era riuscito a convolare a nozze con Sophie, non si erano più riappacificati. Lui adesso era sposato con Alexis, avevano però prima aspettato la nascita della loro bambina Darcey.
Ora quest'ultima ha quattro anni e mezzo e dopo lei nacque Paul di due anni e Lux di soli due mesi.
Louis era felicemente sposato con Eleonor ed era padre di un bambino di tre anni, Luke.
Alla fine Niall e Julie si erano sposati, come pensavo già in passato.
Lo sapevo, perchè erano adatti a stare insieme e poi erano sempre stati divertenti quando litigavano. Ora lei era in dolce attesa di un maschietto, il loro primo figlio.
E poi c'eravamo io e Zayn, sposati e felici ed anche noi proprio come Julie e Niall attendevamo la nostra prima figlia, dovevano nascere all'incirca nello stesso periodo.
Il loro bambino si dovrebbe chiamare James, come il secondo nome di Niall ed anche di Liam e la mia bambina Claire.
Claire era un nome importante per noi perchè la prima volta che lo rividi io mi ero presentata a lui con questo nome, ogni tanto capitava che per scherzare mi chiamava così. 
Una sera mentre pensavamo a vari nomi per la nostra bambina ci venne in mente questo ed era perfetto.
Non ricordava la nascita del nostro amore perchè già il frutto del nostro amore sarebbe stata lei ma comunque ricordava la prima volta che lo rincontrai dopo quattro anni di assenza dall'Inghilterra.
Ecco perchè non ero andata al concerto, ero rimasta a casa perchè essendo al nono mese mi era difficile muovermi.
Sembravo una mongolfiera ambulante e camminavo con l'eleganza di una papera, oltre al fatto che la pancia da sola pesava più di quanto pesassi senza essa. Appena partorivo la bambina l'avrei potuta direttamente mandare in prima elementare. 
Mi chiedevo perchè quella di Julie era meno evidente della mia, la mia l'avrebbe notata anche un cieco.
Cambiai canale, quel programma trattava di ricette sui dolci e se iniziavo a guardarli poi li avrei desiderati e sarei stata capace di chiamare Zayn per chiederglieli o prendere la macchina e andarmene per negozi alla ricerca del dolce giusto. 
Mi muovevo in quel divano con la grazia di un elefante alla ricerca della posizione più comoda.
Squillò il mio cellulare e partì Moments. Oh cavolo, era sul tavolo!
Dopo vari tentativi riuscì a mettermi in piedi, con poca raffinatezza ma poco importava. La papera che era in me cercò di fare quei due passi che sembravano non finire mai. Ero più stanca di un maratoneta dopo che termina la sua corsa.
Lo presi, pigiai il tasto verde e lo portai all'orecchio.
«Pronto?» domandai affaticata, quel lungo tragitto mi aveva sfinita. Non sapevo neanche con chi avevo l'onore di parlare perchè con la fretta di rispondere prima che si stancassero di aspettare, risposi. Se era Justin Bieber, venuto a sapere che non mi stava simpatico, avrei riattaccato senza dargli spiegazioni.
«Amore!» dall'altro lato arrivò una voce entusiasta. Era Zayn, l'unico che avrei sopportato di sentire in quel momento.
Ok, non proprio l'unico però l'unico di cui ne avevo bisogno. Per mia fortuna il concerto era qui a Londra, quindi non ci avrebbero diviso dei lunghi giorni ma solo poche ore. Prima di uscire di casa mi aveva detto che mi avrebbe chiamato, beh questa era la sesta chiamata circa. 
«Come va?» e per la sesta volta sentivo la stessa domanda, ormai quella domanda in quei nove mesi era diventato un incubo per me. Lui a casa non faceva altro che ripeterlo, se non era a casa me lo chiedeva via cellulare o se stava fuori per qualche giorno tramite skype. Non perdeva occasione per domandarmelo.
Quella stessa domanda me la ponevano in tanti a partire da mia madre e finire anche da Julie che era nella mia stessa situazione.
Addirittura me lo chiedeva anche mio fratello che da quando era diventato padre non faceva altro che preoccuparsi. 
Sì, alla fine era riuscito a mettere la testa apposto e si era messo fidanzato e poi sposato con quella che professava sua migliore amica, Sophie. Sì, proprio la mia amica rossa. Avevano avuto quasi subito una bambina, Katie e dopo due anni un bambino Aaron.
Mia sorella Hailey era all'ultimo anno di superiori, era fidanzata ed era eccitata del nuovo arrivo.
«Come mezz'ora fa..» ero stanca, appesantita, e stufa delle domande ripetitive.
«Ok, scusa.» no, non doveva scusarsi. Anzi mi faceva piacere che si preoccupasse della mia salute nelle mie condizioni.
Oh dannati ormoni! Cambiavo umore di continuo, prima felice, poi triste, poi arrabbiata, poi gioiosa, poi stanca, poi iperattiva e ancora mi chiedevo come facevano a sopportarmi, io non mi sopportavo. E non capivo tutti questi sbalzi di umore per nessun motivo in particolare.
«No, tranquillo.» lo tranquillizzai, non ce l'avevo con lui. «Quando iniziate?» cambiai discorso.
Penso che ormai mancava poco all'inizio del concerto, speravo che iniziasse il più presto possibile per averlo a casa prima. 
Averlo con me mi faceva stare bene. La bambina sembrava che sapesse quando c'era il padre perchè stava più calma.
Sentì un dolore alla pancia, si era mossa. Ogni tanto capitava, forse aveva riconosciuto in quella chiamata la voce di Zayn, nel caso in cui fosse possibile.
Quest'ultimo sentì il mio lamento e mi chiese cosa fosse successo.
«Nulla, la bambina ha scalciato.» Io mi immaginavo che avrebbe intrapreso la carriera di calciatrice e non quella di ballerina di danza classica. 
«Ah, passamela!» come gliela passavo? Dovevo ingoiare il cellulare e sperare che ci fosse campo lì dentro?
Ok, forse potevo semplicemente poggiare il cellulare sulla pancia. «Piccola, non far male alla mamma... ti raccomando!»
La bambina scalciò, come non detto. Però era un dolore piacevole, poteva far male ma mi rendeva gioiosa perchè si faceva sentire come per dire "ci sono anch'io!" «Ti voglio bene, piccolina mia!» completò il suo discorso rivolto al nostro angioletto.
«Sei dolce!» gli dissi, quando voleva sapeva essere l'uomo più dolce al mondo.
«Lo sono sempre!» il solito convinto. "Zayn, fra cinque minuti si inizia... Stai parlando con Joyce? Ciao bella!" sentì la voce di Harry.
Ricambiai il saluto tramite Zayn e poi penso che uscì dalla stanza.
«Va beh, ti lascio fare il concerto! A stasera.» lo salutai, stavo per dirigermi vicino al divano. Magari a sedermi e riposarmi un po', la gravidanza stancava facilmente. Da tutti i miei lamenti si capiva.
«Ok, a stasera amore mio!» stava per riattaccare ma lo bloccai con una mia frase.
«Forse soffro di incontinenza e la faccio senza accorgermene, sono tutta bagnata...» i miei jeans erano tutti bagnati. O aspetta.. «Oh cazzo! Mi si sono rotte le acque Zayn!» 
«Coosa?» lo sentì affannato, forse stava correndo. 
«Hai sentito bene.» sentivo dei dolori alla pancia, mi faceva davvero male. «Tranquillo, chiamo mia madre e mi faccio accompagnare all'ospedale.. Tu fa' il tuo dovere.» non posso negare che lo vorrei là, ma risulterei egoista.
«Ma che dici?! Sto arrivando...»
«Allora raggiungimi direttamente all'ospedale.» se perdeva tempo a venire a casa possibilmente non mi avrebbe trovata.
Suonarono al campanello. Mia madre era per caso veggente?
Sentì dall'altro lato della cornetta Zayn parlare molto probabilmente con Luois.
«Joyce... bambina... nascere... ora... io... ospedale... andare...» era tutto affiatato, non riusciva a parlare bene. Poi non lo sentì più.
Mi diressi a fatica alla porta per aprire mentre dall'altro lato sentì Louis.
«Joyce, sta per nascere davvero?» 
«Sì, Louis.» poi chiusi senza aggiungere altro, mi concentrai sulla persona alla porta.
E chi era costui? Non l'avevo mai visto. Speriamo solo che non fosse un paparazzo, mi aveva preso in un momento di crisi. 
Poi vidi alla sua destra un maxi scatolone della pizza. Ah già, l'avevo ordinata circa un'ora fa.
Il ragazzo delle pizze mi guardò sconcertato, non aveva mai visto una donna incinta? Forse lo era per i pantaloni bagnati.
Sorrisi. «Può accompagnarmi all'ospedale? Mio marito non riuscirà a venire in tempo e io rischio di partorire qui in casa e mia madre la devo ancora avvisare... lei è l'unico che mi può salvare in questo momento. La prego!» mi sarei inginocchiata solo se ne avessi avuto la forza e "l'agilità" di qualche mese fa. Quello non sapeva se scappare a gambe levate o venirmi in aiuto, scelse la seconda opzione e mi fece salire in macchina. Avevo la scatola della pizza sulle ginocchia che emanava un buon odore.
Composi il numero di mia madre per avvisarla.
«Pronto?»
«Sto partorendo!» parlai mentre mangiavo quella delizia, sì avevo iniziato a mangiare. «Vieni all'ospedale ed avvisa tu tutti.» poi chiusi senza sentire altro e concentrandomi sulla pizza. Era buona.

 

Pov Zayn

Joyce stava partorendo. Joyce stava partorendo. Joyce stava partorendo. Joyce stava partorendo.
Lo stavo ripetendo mentalmente da più di cinque minuti, ero incredulo. Avevo lasciato i ragazzi lì, avvisando Louis. Lui poi avrebbe avvisato gli altri sicuramente.
A me importava dei miei fan ma mi prima di tutto viene la mia famiglia. Stavo per diventare padre!
Stavo per diventare padre. Stavo per diventare padre. Stavo per diventare padre.
Non potevo crederci, doveva partorire la settimana prossima. Già c'eravamo organizzati ma come al solito tutto andava sempre al contrario. 
Ero per le strade di Londra e penso che la gente mi stava maledicendo in tutte le lingue del mondo per la mia guida spericolata.
Non mi interessava. Quando sarebbe nata mia figlia io dovevo essere presente. 
Sentì il cellulare vibrare ma non gli diedi importanza. L'unico mio obbiettivo era arrivare all'ospedale, magari sano e salvo.
Il cellulare non faceva altro che vibrare, lo presi.
«Pronto?»
«Zayn... dove sei?» era Liam.
«Sto andando da Joyce, sta per partorire...» 
«Stiamo arrivando!» ma come?! 
«Il concerto?» c'era un concerto che sarebbe dovuto iniziare proprio in questo momento.
«Rimandato a domani.» avevano rimandato a domani per la nascita della mia bambina? Erano dei pazzi.
Già era successo che mi persi un concerto perchè morì un parente ma non avevano annullato nulla, avevano proseguito senza di me e diviso i miei pezzi tra di loro. Ma nonostante tutto apprezzavo il loro gesto, significava che ci tenevano a essere partecipi della nascita di Claire. 
Mi accorsi di aver appena sbagliato strada, cambiai direzione mentre gli altri automobilisti mi stavano insultando per come stessi guidando.
Sinceramente non mi interessava nulla se mi fossi preso una multa, neanche il ritiro della patente mi sarebbe interessato.
In ogni caso la mia guida era sempre più sicura di quella di Louis quando guidava normalmente.
Neanche a farlo apposta venni fermato dalla polizia, erano solo dei perditempo!
«Sa che stava andando più veloce del limite di velocità?» No, non ero così perspicace... se non me l'avrebbe fatto notare non me ne sarei accorto. Ovvio che lo sapevo!
«Sì, ma sta nascendo mia figlia e voglio raggiungere mia moglie prima che nasca, voglio assistere al parto e... sa l'emozione!» sperai che alle mie parole si sarebbe addolcito almeno un po'. Mi sembrava un po' impossibile.
«Non mi interessa della sua vita privata!» c'è gente che pagherebbe per sapere della mia vita privata. O non mi aveva riconosciuto o non era un fan degli One Direction.
«Senta le lascio un documento e tutto quello che vuole, se deve multarmi faccia dopo ma adesso mi faccia andare...» lo scongiurai, gli cedetti senza pensarci la mia carta d'identità. Lui la prese e l'aprì.
«Mmm...» stava pensando sul da farsi. «Zayn Javaad Malik?» annuì. «Quello dei One Direction?» sì, almeno ci conosceva.
Fa' che non sia un hater! Fa' che non sia un hater! Fa' che non sia un hater!
«Io non sono un tuo fan...» il mondo in questo momento ce l'aveva con me, volevo solo andare ad assistere al parto della mia bambina. «Ma mia figlia sì...» e con questo dove voleva andare a parare?
«Quindi?» domandai spazientito.
«Non ti multo solo perchè mi odierebbe a vita se viene a sapere che sono stato io e non la reggerei. Guida con prudenza!» mi disse, allora il mondo non ce l'aveva proprio con me. Stavo per far ripartire il motore della mia auto quando venni fermato di nuovo dal poliziotto. Cosa voleva ancora?
«Me lo firmi un autografo per mia figlia?» ma gli sembrava il momento adatto? 
Scarabocchiai di fretta il mio nome sul blocco note del poliziotto e salutandolo di fretta me ne andai prima che ci ripensasse.
Avevo perso dieci minuti importanti, fondamentali perchè potevano cambiare la mia vita per sempre.
Ero impaziente di arrivare lì, di stringere la mano della mia Joyce, di prendere tra le mie braccia la piccola ed indifesa Claire.
Sapevo quanto Joyce fosse spaventata, lei era terrorizzata dagli ospedali e dai dottori e in questi nove mesi non faceva altro che preoccuparsi del momento del parto. Le avevo promesso che le sarei stato accanto, che l'avrei raggiunta anche se fosse stato dall'altro lato del mondo e volevo mantenere la parola.
Non potevo credere che fra qualche ora sarei stato padre ufficialmente, che avrei potuto vedere quel piccolo angelo.
Mi dispiaceva per le fan che ci tenevano per quel concerto ma non mi pentivo della scelta, per me la famiglia era sopra ogni cosa.
Oltre la felicità, iniziò a prendermi un attacco di paura. Ero terrorizzato.
Mille domande attraversavano la mia mente. Se non fossi stato un buon padre? Se un giorno mia figlia mi rinfaccerebbe di non dedicarle sufficenti attenzioni? 
Stavo ufficialmente non capendo nulla, anche per questo sbagliai strada per la seconda volta.
Più volevo far di fretta più perdevo tempo per colpa delle mie stupide idee che mi passavano per la testa.
Io avrei cercato in tutti i modi possibili e immaginabili di essere un buon padre, di essere presente, di non dimenticare il suo compleanno, di passare del tempo con lei, di ascoltarla e di tenerle lontano i ragazzi finchè non avrebbe compiuto venti anni, anzi venticinque. Io dovevo essere l'unico uomo della mia bambina. Oh no, già parlavo come uno di quei noiosi padri che non lasciavano uscire le figlie per nulla al mondo, di certo non sarei stato così. Non volevo mica farmi odiare!
Finalmente dopo circa quarantacinque minuti arrivai all'ospedale, non sbagliai più strada. 
Mi catapultai fuori dalla macchina e mi diressi dentro l'enorme edificio. 
Mi arrivò un messaggio, vidi il mittente. Era Harry.
*DOVE CAZZO SEI? JOYCE è FUORI DI TESTA E TI VUOLE QUA.* quel messaggio sembrava quasi una minaccia. Senza perdere altro tempo chiesi alla donna alla reception la sala parto.
«Terzo piano, il corridoio a destra.» speravo solo di non perdermi almeno lì dentro. Già mi ero perso abbastanza.
Premetti il pulsante dell'ascensore, era ancora al sesto piano. Perdeva troppo tempo ed invece di scendere, stava salendo.
Vaffanculo anche all'ascensore! Mi sarei fatto quei tre piani a piedi, sarei arrivato sudato per la corsa ma non mi importava.
Iniziai a correre più che potevo finchè non mi trovai tra due corridoi. Destra o sinistra? Non mi ricordavo più.
Decisi di prendere il corridoio alla mia sinistra, iniziai ad avventurarmi ma non vi era nessuno dei miei amici o dei miei familiari nè quelli di Joyce. Ma dove ero finito? Vidi un infermiere e mi avvicinai.
«Scusi per...?»  non mi lasciò finire che mi interruppe.
«Qui non può entrare se non ha un permesso.» ma io non volevo entrare lì, volevo sapere dove fosse mia moglie.
«Per la sala parto?» domandai. 
«Questo piano ma devi proseguire per l'altro corridoio.» ecco dove avevo sbagliato. Era quello di destra. Lo ringraziai e ripresi a correre. Questa volta non avrei sbagliato.
Quando finalmente presi il corridoio giusto iniziai a vedere volti conosciuti, mi venne accanto un Harry che mi stava per fare la cazziata e un Louis troppo emozionato.
«DOVE CAZZO ERI FINITO?»
«Ho sbagliato per due volte strada, sono stato fermato dalla polizia e mi sono quasi preso una multa e ho sbagliato corridoio ma eccomi qui.» parlai tutto d'un fiato. Alla fine ero arrivato, era questo l'importante.
Ma lei come era arrivata lì? Glielo domandai, perchè sua madre non era lì.
«Il ragazzo che consegna le pizze» si era fatta portare dal ragazzo della sua pizzeria preferita? Non riuscivo a credere, le cose più strane succedevano solo a noi.
«Sua madre?» 
«é dentro con lei ma... penso che solo tu puoi calmarla!» Non mi avrebbe ammazzato, vero? 
Non me lo feci ripetere due volte e andai nella stanza, sentì Louis commentare qualcosa tipo: "Speriamo che non gli tiri nulla addosso!" ok, ora mi stavo preoccupando però. 
Avrei cercato di calmarla e comunque non poteva fare nulla di male, c'erano dei testimoni.
Appena misi piede lì dentro, venni accolto con un sospiro di sollievo di sua madre e con tante parole dolci di Joyce.
«Razza di idiota! Dove eri finito? Io qui a soffrire e tu in giro per la città. Sei un cretino.» erano queste le parole dolci. Si bloccò per riprendere fiato e continuò. «é colpa tua se sono in questa situazione! Ti odio...» addirittura? Mi stava facendo sentire in colpa. Guardai sua madre non sapendo che altro fare, lei mi portò in un angolo della stanza per parlarmi in privato.
«é normale che dice queste cose, è il dolore che la fa straparlare...» ma lo speravo! Di questo passo dopo il parto mi avrebbe mangiato vivo. «Cerca solo di darle forza e dille parole dolci. Io sto uscendo...» Non mi abbandoni, la prego!
Non sapevo come comportarmi, sapevo solo che ero in ansia.
Mi avvicinai a lei. Anche se tutta sudata e con i capelli in disordine, la mia Joyce restava pur sempre bella.
Le feci una carezza ma le mi diede uno schiaffo, era manesca la ragazza!
«Calmati, non pensarci...» beh non ero molto convincente.
«Calmarmi? Tu non sai quanto cazzo di dolore sto sentendo. Come cazzo faccio a calmarmi? Cazzo!» aveva sottolineato la parola "cazzo" più di una volta. Era anche la finezza in persona. Non vedevo l'ora che tutto questo passasse in fretta.

 

Pov Joyce

Invece di calmarmi mi stava innervosendo ancora di più. Perchè cazzo non partorivano gli uomini? Così capirebbero tutto il dolore che stavo provando.
Mi accarezzava ma in questo momento non riuscivo a sopportare nulla, volevo solo far uscire quella bambina da lì.
«Smettila!» gli urlai contro. Finalmente la smise di accarezzarmi, metteva ancora più ansia di quella che avevo già.
Entrò in stanza la mia dottoressa.
«Bene Joyce, dovremo esserci!» che significava? Oh no, era arrivato il momento! Guardai Zayn terrorizzata.
Se avrebbe detto un'altra volta di star tranquilla o di calmarmi, lo avrei fatto buttare fuori da quella stanza. 
Stava per dirlo ma si bloccò in tempo, Oh che bravo ragazzo! Aveva capito.
«é il momento?» la dottoressa annuì. Avevo una tremenda paura! 
Mi stavano portando in un'altra stanza, perchè? Cosa c'era in quella stanza che non andava? Perchè non lì?
"Forse perchè quella era una semplice stanza." mi suggeriva una vocina dentro di me. Oh giusto, magari era così.
Nel corridoio incontrai tutti gli amici e parenti, c'era Louis che era più emozionato e teso di tutti, forse più di Zayn. 
Non era strano, era del tutto normale. Era successa la stessa cosa con tutti gli altri. In questi momenti si emozionava facilmente.
Tutti ci vennero dietro, ero la novità del momento. Mi piaceva però!
Purtroppo cambiando reparto venimmo travolti da una centinai di persone, avevano dei cartelloni con scritto "We love 1D" o qualche commento su Zayn, o tutti gli altri. Qualcuno che li pregava di mettersi con loro e lasciar perdere la propria famiglia. 
Avevano annullato il concerto e già erano venuti a conoscenza del motivo. 
La cosa che non mi piaceva della loro popolarità, era che non c'era mai privacy. Neanche in questi momenti.
I dottori mi riportarono indietro, fummo seguiti da tutti.
«Non ci credo! Ma gli sembra il momento adatto?» Julie stava sclerando, quando si trattava di fan, in questo periodo, si arrabbiava facilmente. Aveva paura, anche se non l'avrebbe mai ammesso, che gli portassero via Niall. 
Era così piena di incurezze che non si accorgeva che lei aveva una cosa che tutte le altre non potevano mai avere, non si trattava del figlio che aspettava, ma si trattava del suo cuore. Quello apparteneva a lei, nessuno avrebbe potuto dividerli, avevano impiegato troppo tempo a capire che erano destinati a stare insieme, a cercarsi con uno sguardo, ad insultarsi perchè non avevano il coraggio di ammettere i loro sentimenti, ad "odiarsi" perchè era più facile di "amarsi" ed ora che c'erano riusciti, non si sarebbero allontanati facilmente. Quello che li legava era più forte di ciò che li poteva dividere.
Mi portarono nella mia stanza, quella in cui ero prima.
«Mi dispiace, ma dovrai partorire qui a quanto pare..» mi informò la dottoressa. 
Dopo il parto, potrei vantarmi di tutte le stranezze che stanno succedendo e che sicuramente continueranno a succedere.
«Va bene.» la pensavo diversamente ma non potevo lamentarmi oltre. In quel momento per tutti i miei lamenti non mi stavo sopportando nemmeno io. Ed era grave.
Ebbi una contrazione, si chiamava così? Ero inespertissima! 
Nonostante avessi vissuto già altre nascite, frequentato corsi pre-parto e letto libri su questo argomento, senza dimenticare le ricerche su internet.
«Siamo pronti. Spingi Joyce!» che devo spingere?! Vedevo che Zayn cercava di incoraggiarmi, di darmi conforto. 
Faceva malissimo, spinsi come mi aveva detto la dottoressa di cui non ricordavo il cognome.
Perchè non usciva nulla? Perchè non sentivo piangere nessuna bambina?
«Bene, ora più forte!» più forte?! Ci riprovai, cercai la mano di Zayn e lui me la ricambiò subito.
Ora mi sentivo meglio nonostante il dolore. 
«Continua così, brava!» faceva male, cazzo! Troppo male.
Era troppo stanca, non ce la facevo più. 
«Dai, vedo la testolina della tua bambina..» se voleva apparire più simpatica parlando con i diminutivi, non ci stava riuscendo.
In questo momento non sopportavo nessuno, neanche Zayn ma lo volevo accanto. 
Fu tutto in un attimo. 
Fino a due secondi fa accanto a me c'era Zayn che mi stringeva la mano ed io che spingevo ed ora c'era la bambina appena nata tra le braccia del dottore e Zayn svenuto nel pavimento. Ma diamine! 
Ero io quella che aveva partorito, dovevo essere io quella che sveniva. 
Un'infermiera mi passò la bambina, nel frattempo Zayn si era ripreso ed era accanto a me.
Neanche il tempo di realizzarlo che svenne di nuovo dall'emozione, e che cavolo!
«E lui dovrebbe essere quello forte.» l'infermiera sorrise.
«Stia tranquilla, ho visto un signore che ha fatto di peggio.» di peggio? Non credo sia possibile.
Almeno che... Era sicuramente Louis. Glielo chiesi, magari se lo ricordava.
Lei annuì, ricordavo cosa aveva combinato. Era svenuto circa una decina di volte e stava quasi per far cadere suo figlio, preso dall'emozione e dopo essersi del tutto ripreso, era uscito dalla stanza urlando di essere diventato padre. L'avevano sentito per tutto l'edificio.
La dottoressa uscì dalla stanza e dopo circa trenta secondi quella stessa stanza fu piena di gente.
Chi si congratulava con me, chi cercava di far riprendere Zayn, chi era troppo emotivo e piangeva inutilmente, bambini curiosi di vedere la nuova arrivata, mia madre che non faceva altro che riprendermi su come tenevo la bambina. 
Non si capiva nulla in quelle quattro mura. Ma ero felice perchè circondata da gente che mi voleva bene e mi faceva sentire importante.
Louis si catapultò accanto a me, abbracciandomi. Mi teneva tra le sue braccia così forte che mi era quasi impossibile respirare.
«Lou-Louis.» cercai di scostarmi, dovevo pur prendere aria. Vidi Zayn, finalmente ripreso dal suo svenimento, tenere Claire tra le sue braccia. Erano bellissimi insieme, la cosa migliore che si possa vedere.
Finalmente la gravidanza era passata tranquillamente, non c'era stata nessuna complicazione ed io e Zayn avevamo un piccolo angioletto da crescere. Eravamo una famiglia felice, ero circondata da gente che mi voleva bene.
Ora bastava vedere cosa ci riservava il futuro e viverci il presente!




 

EH EH HEEEEEEEEEEY!

Salveeee! 
Questa è la fine gente <3
Non sentiremo più parlare delle nostre protagoniste o almeno per adesso è così. Mi mancheranno tanto, mi ci sono affezionata. Ormai loro erano parte della mia giornata ahahah :D
Ringrazio tutti quelli che hanno perso qualche minuto della loro vita per leggere questa one-shot e chi ha seguito tutta la long :D
Abiti:http://www.polyvore.com/leaving_concert_for_my_baby/set?id=96280797
VI VOGLIO BENE, UN BACIONE <3
  
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