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Autore: Irina_Yermolayeva    26/10/2013    1 recensioni
Il mattino successivo facemmo finta che nulla fosse successo, che era stata colpa della tensione, della paura della morte, dell’adrenalina, che il nostro desiderio di sentire il contatto con il corpo dell’altro, con la pelle dell’altro fosse stata solo una risposta fisiologica.
Ci credemmo per due giorni, forse anche di meno.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Grant Ward, Melinda May, Phil Coulson, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, PWP
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Regola n°1: le relazioni tra colleghi non sono ammesse

 

“Le relazioni tra colleghi non possono e non devono essere in alcun modo incoraggiate”.

 You're Gonna Catch If I Fall di Nemeryal 

 
Gli allenamenti erano stati duri, le esercitazioni pericolose. Molti di noi erano stati feriti gravemente e avevano dovuto rinunciare. I pochi che erano sopravvissuti erano definitivamente i migliori agenti del mondo. I più abili a combattere, a sedurre, a nascondersi nella folla, ad essere invisibile, a mentire, ad interrogare. Eravamo rimasti in 12. Un numero buffo se si pensa al nome del progetto di cui ora facevamo parte: la Cavalleria. I 12 cavalieri, come quelli della tavola rotonda.
In questi mesi avevo imparato a conoscere ogni singolo elemento della squadra. Sia quelli che se n’erano andati sia gli unici che erano rimasti.
Ricordo ogni singolo nome.
L’agente Lattimore. James Codette, conosciuto come JVC. L’agente Nilox. L’agente Dumas. L’agente Ransen. Philips. Gray. Pollok. Carruthers.
Questi erano solo alcuni degli agenti che iniziarono l’addestramento con me.
Tra questi solo l’agente Phillis Lattimore riuscì a resistere.
Era una specie di macchina da guerra. Più la guardavo e più la temevo.
Era l’unica donna a far parte della Cavalleria insieme all’agente Melinda May.
Non so come successe ma noi tre entrammo subito in un rapporto di amicizia e di fiducia. Formammo una squadra. Sono state molte le volte in cui ci siamo aiutati a vicenda per poter superare una prova. Non seppi mai se i capi lo scoprirono ma non importava. Noi eravamo gli agenti migliori. Lodati da tutti per le nostre capacità. Macchine che obbedivano. All’apparenza. In realtà, quando ci rintanavamo nella nostra piccola stanza eravamo veramente dei grandi coglioni. Ci divertivamo con poco, facevamo scherzi, bevevamo come spugne e passavamo notti brave. Tutto in una stanza. Nessuno lo ha mai scoperto.
Come nessuno ha mai scoperto della mia relazione con l’agente May.
Almeno all’inizio.
Ricordo con nitidezza la prima volta che capimmo di provare qualcosa di più.
Eravamo in missione. Una di quelle missioni ad alto rischio di fallimento. Una di quelle per cui i migliori agenti erano d’obbligo.
Ci eravamo intrufolati nella Mano. Una delle più grosse organizzazioni criminali dopo L’Hydra.
Avevamo raccolto abbastanza informazioni e tutto procedeva per il meglio, ma proprio quando ce ne stavamo per andare che successe il finimondo. Un hacker, un bravissimo hacker che tutti conoscono come Golia riuscì ad inserirsi nella banca dati dello S.H.I.E.L.D. distruggendo così in poco tempo le nostre forti coperture. Dovemmo scappare in fretta, dovemmo lottare fianco a fianco guardandoci le spalle a vicenda. Ci sporcammo le mani di così tanto sangue che ci saremmo ricordati di quella strage per il resto dei nostri giorni.
Alla fine, entrambi feriti, uscimmo dalla base per andare in un posto sicuro sorreggendoci a vicenda.
Eravamo così felici di essere vivi che ci baciammo.
Non fu un semplice bacio, perché dopo ne seguì un altro e un altro ancora fino a che i vestiti non sparirono nonostante le notevoli ferite.
Il mattino successivo facemmo finta che nulla fosse successo, che era stata colpa della tensione, della paura della morte, dell’adrenalina, che il nostro desiderio di sentire il contatto con il corpo dell’altro, con la pelle dell’altro fosse stata solo una risposta fisiologica.
Ci credemmo per due giorni, forse anche di meno. Io di sicuro dopo qualche ora già pensavo di prenderla di peso e portarla in camera e baciarla fino a morire, ma poi alla fine cedemmo alla verità.
 
Le relazioni tra colleghi non possono e non devono essere in alcun modo incoraggiate.
 
Così recita il regolamento. Ma a noi non era mai interessato il regolamento. Avevamo iniziato una storia.
La portammo avanti in silenzio, senza che nessuno, tranne Phillis Lattimore, lo sapesse.
Purtroppo per noi però, sotto il comando di Fury, le bugie e le verità nascoste venivano svelate facilmente.
Fu così che il capo scoprì di noi.
Mi chiamò nel suo ufficio. Non sapevo perché mi aveva fatto chiamare. Nessuno lo sapeva come nessuno sapeva che lui aveva scoperto tutto.
 
-ho scoperto che ci sono due agenti che stanno infrangendo il regolamento.- disse lui.
-davvero signore? Cosa devo fare io?- chiesi.
-far terminare la cosa. Va avanti da troppo tempo. Stanno mettendo a rischio la sicurezza di ogni singolo individuo in questa base, soprattutto di loro stessi e dell’altro agente a conoscenza del segreto.-
-certo signore. Mi dica il nome degli agenti e provvederò a metterli in riga.-
-credo che tu li conosca Agente Coulson, li conosca molto bene.- mi fissò con il suo unico occhio e capii.
-signore...?-
-no. niente repliche. Hai una scelta Coulson. O lei o lo S.H.I.E.L.D. non puoi avere entrambi.-
Ci fu silenzio.
-ora dimmi, Coulson, che la tua relazione con l’agente May è finita.-
Avevo pensato in fretta in quei pochi minuti che mi aveva dato.
-sì, signore.- dissi nascondendo la sofferenza che provavo nel dire quelle due parole.
-bene, puoi andare.-
Feci un cenno col capo e uscii dal suo ufficio.
 
Quella sera quando tornammo nella nostra stanzetta e dissi a Melinda che la nostra storia era finita senza spiegargli perché, ne presi parecchie. Lei non capiva perché la volessi lasciare, era disperata. Non dormì con noi quella notte. Phillis era a conoscenza della verità ma mi promise di non dire nulla a Melinda anche se non era contenta della mia decisione. Non lo ero neanche io, ma era l’unico modo.
 
Passò un sacco di tempo, ma non perdevo mai di vista Melinda. Lei era rimasta attaccata alla Cavalleria anche quando era stata sciolta fino a che non la misero nella sezione più noiosa di tutto lo S.H.I.E.L.D.
Mi chiesi molte volte come faceva una donna come lei nata per l’azione e per quella scarica di potere che ti attraversava le membra quando eri in missione, a finire in un posto come quello.
Il regno della burocrazia. Solo lei sapeva come faceva a stare seduta ad una scrivania a compilare scartoffie.
Mi ricordavo ancora come io o Phillis eravamo costretti a fare i suoi rapporti perché lei odiava la carta e ora invece sembrava a suo agio in quel posto, a suo agio davanti ad un pc a leggere e compilare.
 
Erano passati tanti anni. Lei aveva avuto un brutto incidente in missione che l’ha segnata nel profondo.
Era stato quel momento, quella missione dove tutto era andato storto, a cambiarle la vita e costringerla ad una scrivania. Il suo corpo era in perfetta forma. Era ancora una dei migliori agenti della Cavalleria ma dentro era una bambola di ceramica andata a pezzi.
E io mi ero prefisso di riattaccarla pezzo dopo pezzo, anche a costo di incollarmi le dita.
Per questo ero lì cercando di convincerla ad unirsi alla squadra e ci sarei riuscito, perché la conoscevo così bene.
 
Non l’avevo mai persa di vista. Neanche lei da quello che potevo vedere. Non sembrava sorpresa. Aveva detto no appena mi aveva visto. Sapeva della squadra. Certo che sapeva. Era nel regno della burocrazia. Tutto passava di lì e lei sapeva.
Ma io sapevo che quel no non era vero. Nonostante la temesse aveva ancora bisogno dell’azione, dell’adrenalina. Una volta che l’hai provata non ne puoi fare a meno.
Forse era stato questo a spingermi ad affrontare Loki e a morire nel farlo. Morire per 8 secondi, anche se io ogni tanto aumentavo il tempo. Pensavo di averne il diritto. Nessuno era stato mai trafitto al cuore da parte a parte da uno scettro alieno!
 
Ci riuscii, non era stato poi così difficile convincerla. Doveva solo essere pregata, aveva già deciso di seguirmi. Probabilmente nella sua stanza il borsone con le cose essenziali era già pronto.
 
E così partimmo.
 
Era passato qualche giorno dalla prima missione, da quando la squadra si era formata. Avevo cercato tante volte di fare il carino con Melinda ma mi aveva sempre trattato con distacco. Pensavo che fosse il suo modo per vendicarsi. Be, in fondo sapevo che era così e che me lo meritavo. L’avevo fatta soffrire, ma avevo dovuto farlo e appena ne avrò l’opportunità glielo dirò.
 
 
Eravamo nella mia cuccetta, la porta chiusa, tutti stavano dormendo. L’autobus era a terra in un posto sicuro e noi eravamo sdraiati. Stretti poiché il letto è singolo, ma si stava bene. C’era poco spazio ma si respirava quello che era necessario. Quello che ai miei polmoni è mancato più ogni altra cosa.
La stringevo a me, lei aveva il viso posato sulla mia spalla e mi accarezzava il petto soffermandosi sulla cicatrice lasciata da Loki.
-ti ho odiato, sai?-
-perché?-
-sai perché.-
-e tu sai perché l’ho fatto. So che Phillis te lo ha detto dopo l’incidente nel Devon.-
-per Fury? Davvero solo per lui? Abbiamo infranto così tante regole noi due Phil.- mi fissò.
Io scossi la testa:-ti ho amato e ti amo, ma metà della nostra vita l’abbiamo data allo S.H.I.E.L.D. e non volevo che nessuno dei due ne fosse privato. E lasciarti, anche se terribile, era l’unico modo per restare e continuare a vederti.-
-avremmo potuto continuare stando più attenti a Fury.- ribatté lei.
-davvero?-
Lei sospirò:-no. ci avrebbe scoperto.-
-e ci avrebbe fatti allontanare. Magari non ci avrebbe proprio cacciati però non avremmo più potuto vederci.-
-avremmo potuto andarcene noi.- mi guardò.
-lo avresti fatto? Melinda guardaci. Sono passati tanti anni, siamo cambiati ma solo una cosa è rimasta la stessa.-
Lei annuì.
-non avremmo potuto rifiutare tutto questo. Siamo fatti per combattere, per salvare persone, per arrestare i cattivi, per vivere.-
-che regola idiota.- sussurrò baciandomi e posandosi su di me per un secondo set.
   
 
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