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Autore: OllysAngel    26/10/2013    2 recensioni
Guardai i suoi occhi azzurri, profondi, illuminati dalla debole luce del sole invernale; mi persi dentro ad essi.
Vidi la verità in quel celeste vivo. Era pentito e mi amava davvero. E io non sarei più riuscita ad allontanarmi da lui. Ormai era come respirare ossigeno, ne avevo bisogno per sopravvivere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nathan Sykes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati mesi ormai, due mesi e dodici giorni per l'esattezza. E ancora non riuscivo a superarlo, ad andare avanti... Non potevo credere che lo avesse fatto davvero, che quel cretino che amavo tanto mi avesse tradita... Tutte quelle bugie, le promesse mai mantenute. Tutti quei baci che ci rubavamo fino a ieri, che sembravano veri... Era tutto perfetto, almeno apparentemente. Poi è arrivata lei a rovinare tutto: Ariana. E pensare che sembrava una ragazza così carina e gentile; ma anche lei era fidanzata, e ora ci trovavamo in due con il cuore spezzato per colpa sua. Se la odio? Certo che no, non potrei mai odiare la persona che rende felice il ragazzo che mi teneva in vita. Ma io senza di lui ero persa, lui era tutto per me e ora non c'era più...

Andavo a scuola tutti i giorni come se niente fosse. Mi isolavo dal mondo, stavo nel mio angolino rifugiandomi nei ricordi più belli che avevo, quelli dov'ero con lui.

Non riuscivo a connettere quello che i professori dicevano, non riuscivo a concentrarmi: lui era il chiodo fisso dei miei pensieri. Lo amavo dalla prima volta che lo avevo visto, lo amavo davvero e sapevo che non avrei mai provato quella sensazione così vera e profonda con nessun'altro ragazzo sulla faccia della terra: lui era unico e solo lui avrebbe potuto farmi provare quel sentimento così romantico. Sì, romantico, ma nel senso letterario della parola, perchè si tratta di quell'amore così potente che ti consuma, quasi ti toglie la vita; quell'amore grazie al quale sei pronto a morire per l'altro, sacrificarti pur di salvarlo, fare di tutto per renderlo felice. Per questo restavo isolata, reprimendo il dolore del suo tradimento dentro di me: lui era felice ed era la cosa più importante. Se lo era lui, mi sarei sforzata di esserlo anche io, per lui.

Tutto rimase così per un po', passavo le grige giornate invernali, sentendomi vuota; fino a quando, quel giorno incrociai Ariana, nel parco, ricoperto da un mantello bianco come il resto della città. Era sola. Mi urtò la spalla, seccata, arrabbiata, con gli occhi lucidi. Mi fece quasi cadere; mi girai verso di lei, non fece neanche finta di chiedermi scusa. Continuai sulla mia strada, ignorando il suo comportamento.

Sotto al grande albero, a cui andavo quando ero triste e quindi tutti i giorni da quando lui aveva fatto la sua scelta, trovai lui. Nathan era seduto ai piedi dell'albero, sulla neve fresca.

Le nuvole che dipingevano il cielo di grigio, lasciavano passare uno spiraglio di debole luce solare, che non riusciva neanche a sciogliere la neve morbida e candida che giaceva sul prato del parco.

Se ne stava lì seduto, con le cuffiette nelle orecchie e lo sguardo perso nel vuoto.

Mi avvicinai a lui. Nathan si accorse dopo un po' della mia presenza e mi guardò. Si alzò e mi venne incontro, come se mi stesse aspettando. Rimasi immobile, tirandomi le maniche del cappotto fino a coprire le mani quasi per intero, lasciando fuori le punta delle dita. Avevo un nodo in gola, non sarei riuscita a parlare neanche se avessi voluto. Sentii il battito del mio cuore accelerare, il sangue scorreva sempre più veloce nelle mie vene, facendo aumentare la mia temperatura corporea e colorandomi il viso di un rosso vermiglio, in contrasto con la fredda neve bianca. Sentivo gli occhi lucidi e il naso che pizzicava, non sapevo per quanto ancora sarei riuscita a trattenere le lacrime.

Mi abbracciò e io restai ferma, immobile per alcuni istanti, con i muscoli paralizzati; poi in un secondo momento alzai le braccia sulla sua schiena, stringendolo forte a me. Inizia a singhiozzare senza neanche accorgermene; le lacrime, che reprimevo da tanto, troppo tempo, iniziarono a rigarmi il viso. Mi strinse a sé, tenendomi una mano sulla schiena e una sul capo, poggiata sui lunghi e lisci capelli castani, morbidi come la neve sotto i nostri piedi, che ci collegava in qualche modo. Cercava di calmarmi e rassicurarmi con dei deboli “ssh” appena sussurrati. Iniziò a parlare

«Sono un idiota...» quasi non trovava la voce

«...» continuai a singhiozzare bagnando di amare lacrime salate la spalla del suo giubotto bianco e rosso.

«Mi odio per quello che ti ho fatto, non mi perdonerò mai; quindi non vedo perchè dovresti farlo tu...» abbassò lo sguardo «Ma se volessi farlo, io sono sempre qui ad aspettarti, Boo...» aveva gli occhi pieni di lacrime. Sentii come un pugnale che mi trafisse il cuore, sentendo quel soprannome che mi piaceva tanto. E vederlo quasi piangere fu ancora peggio, come una pallottola alle spalle sparata da lontano da un cecchino professionista.

«Non devi aspettarmi, sono già qui» tirai fuori la voce dalla gola e, ancora singhiozzando mi asciugai le lacrime.

«Ti amo» rispose, quasi impaurito, immaginando nella sa mente tutti i possibili finali della sua storia, soffermandosi ad analizzare quelli negativi, senza di me.

Guardai i suoi occhi azzurri, profondi, illuminati dalla debole luce del sole invernale; mi persi dentro ad essi.

Vidi la verità in quel celeste vivo. Era pentito e mi amava davvero. E io non sarei più riuscita ad allontanarmi da lui. Ormai era come respirare ossigeno, ne avevo bisogno per sopravvivere.

Vidi la verità nei suoi occhi, la sentii nella sua voce, la percepii attraverso il suo linguaggio che avevo imparato a capire stando con lui.

Lo abbracciai ancora una volta e sussurrai

«Anche io» gli stampai un tenero e innocente bacio sulle labbra, per poi nascondere la testa nell'incavo del suo collo. Lui mi alzò la testa e mi baciò dolcemente. Le sue labbra sapevano di cioccolato al latte e, come sempre, erano dolci come lui.

Ero troppo debole per oppormi: mi era mancato, avevo bisogno di lui, della sua presenza vicino a me...della mia vita.

«A-Ariana...?» ..già, Ariana che fine aveva fatto?

«Ho capito che non potrò mai amare nessuno più di quanto ami te. Senza di te io non sono niente. Io ho bisogno di te, e lei non è niente a confronto.» rispose, sinceramente.

Sapevo che non avrei dovuto ascoltarlo dopo quello che aveva fatto, ma se non avessi dato retta a quella vocina infondata e insensata nella mia testa, nel mio cuore, ora non lo starei abbracciando e non saprei quello che veramente prova. Mi piace pensare che quello sia stato solo un test del destino, un ostacolo della vita, per spingerci al limite, e vedere quanto ci amiamo davvero.

Ti amo Nathan James Sykes.

  
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