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Autore: ehkorkmaz    27/10/2013    2 recensioni
"Sono un maledetto puttaniere, ragazzina, lasciami stare non voglio assecondare la tua cottarella adolescienziale, quanti anni hai? 11?". Sapevo di sembrare più piccola, così, con un sorriso idiota stampato in faccia mormorai "ho 15 anni". Non alzasti lo sguardo.
Tirasti fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette, e sfilandone una per accenderla subito dopo mi dissi: "Non ho problemi a vivere un'avventura con te, Sei la numero 200..... Sono anch'io minorenne e se scegli di finire con me all'inferno, la cosa non mi tocca".
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Bondage
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November rain.
 



A me piacevi, questo la sai, mi sei sempre piaciuto

"Ma lascialo perdere quello.. E' un ragazzo di strada, maleducato, ribelle, mai una storia seria in tutta la sua vita!"

mi sentivo dire da chi ti conosceva, quando alla soglia dei miei 14 anni mi accorsi di te e provai a saperne qualcosa in più.

Furono in tanti a consigliarmi, con il cuore in mano,di non mettermi in testa il tuo nome. Hai sempre avuto una brutta fama, già da piccolo. Di te si sapeva tutto e niente. Cominciai, senza che neanche tu sapessi della mia esistenza, ad indagare su di te. Ora so la tua storia ma quando ti vidi la prima volta, poggiato su quel muretto sotto casa mia mentre cercavi di fermare il sangue che ti scorreva dal polpaccio dopo una brutta caduta in moto, non sapevo nulla e rimasi come incantata.

Ricordo benissimo il tuo doloroso silenzio, ricordo che indossavi una maglietta nera sbracciata e dei jeans scoloriti. Sotto degli anfibi, nient'altro. I tuoi capelli neri erano perfettamente disordinati, i tuoi occhi nocciola coraggiosi, la tua voce, che per due volte si fece sfuggire un imprecazione, era calda... bollente.

Avevi 16 anni all'epoca, e io, una dolce ragazzina cresciuta in una famiglia cattolica ed educata, sempre vestita in maniera semplice, molto acqua e sapone, rimasi a guardarti dalla mia finestra per tutto il tempo che utilizzasti per medicarti la ferita con quella bandana azzurra, poi montasti di nuovo la moto e rombando a tutto gas te ne andasti con una assordante impennata.



Poco dopo seppi che ero l'unica del quartiere a non conoscere la tua storia. Padre alcolizzato, madre probabilmente drogata, altri 3 fratelli dannatamente belli finiti in prigione dopo una vita passata a rapinare banche e a spacciare droga.

Una sorella grande di cui si erano perse le tracce già da parecchio tempo. Non hai mai ricevuto affetto, sei sempre stato solo.

Tu e la tua dannata bellezza.

Erano passati due mesi, io intanto avevo compiuto 15 anni, e di te mai più nessuna traccia. Ma una sera, al ritorno dalle mie lezioni di nuoto, mi sentii toccare dietro la schiena. Mi voltai e vidi una mano coperta da un guanto a mezze dita, alzai lo sguardo e per la prima volta vidi da vicino il tuo viso. Da togliere il fiato. "Mi mancano 5.000 per fare il pieno di miscela, hai qualcosa?". Non so per quanto tempo rimasi lì impalata a fissarti a bocca aperta, ma sicuramente molto dato che a un certo punto inarcasti le sopraciglia "Sei viva?" sussurrasti con la tua voce profonda.



Ti dissi che non avevo nulla con me, era la verità, allora mi salutasti con un cenno del capo, invitandomi ad allontanarmi. A costo di sembrare ancora più stupida, ignorai l'indicazione e, non so con quale coraggio, mi sedetti sulla tua moto. "ah, che intendi fare?" mi dissi. Non me lo feci ripetere due volte e ti raccontai tutta la tua storia, tutte le cose che sapevo su di te. Rimanesti parecchio stupito. La tua espressione si fece cupa, la voce roca. "Sono un maledetto puttaniere, ragazzina, lasciami stare non voglio assecondare la tua cottarella adolescienziale, quanti anni hai? 11?". Sapevo di sembrare più piccola, così, con un sorriso idiota stampato in faccia mormorai "ho 15 anni". Non alzasti lo sguardo.

Tirasti fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette, e sfilandone una per accenderla subito dopo mi dissi: "Non ho problemi a vivere un'avventura con te, Sei la numero 200..... Sono anch'io minorenne e se scegli di finire con me all'inferno, la cosa non mi tocca".



Mi rendevo conto della tua morale distorta, ma sapevo che dietro quella maschera d'indifferenza poteva celarsi un ragazzo dal cuore d'oro. Mai così tanto in vita mia desiderai di finirci in quel maledetto inferno. Non scesi dalla moto. Rimasi lì a fissarti. Era già tardi e potevo benissimo andare verso la mia casetta pulita e accogliente proprio dietro l'angolo, con i miei bravi genitori in pensiero per la loro principessa in ritardo, ma non scelsi quella strada e, quella notte, ti seguii.



Questo si chiama bruciare le tappe, ragazze. In una sola notte vissi tutte le esperienze che solitamente si fanno in qualche anno. Primi baci, prime toccate, primi approci con l'altro sesso, primo vero sesso. Pentita? Strano a dirsi ma no. Non so se quella era casa tua. Un posto squallido, davvero. un letto dall'aria troppo usata, l'idea a grandi linee fu quella di un garage arredato alla menopeggio. Sul fatto che eri esperto di donne non c'era dubbio. Quando mi spogliasti quasi non me ne accorsi. Non voglio cadere nel volgare raccontando i particolari della nostra notte insieme, ma nonostante per te fu solo godimento e nient'altro, io mi sentivo al settimo cielo, non mi rendevo conto neanche del dolore. Il tuo profumo mi inebriava, la tua pelle scura che faceva contrasto con la mia, da sempre rosea su di un corpo magro e minuto, mi attirava. Avrei voluto mangiarti, davvero. Ma forse quella notte fui io a venire mangiata.

Non fu solo un'avventura. Ero consapevole che non ero certo l'unica della tua vita, ma per ben 3 anni facemmo l'amore quasi ogni santo giorno.



Gli ambienti non erano dei più accoglienti: da vecchi garage, a stanze di amici imbevute di puzza di fumo o alcool, a macchine scassate. "Dopo" parlavamo a lungo. Tu mi donasti molto ma anche io feci la mia parte. Non so come riuscii piano piano a farti cambiare. Non mi dilungo a scrivere come, ma alla fine trovammo un punto d'incontro: io diventai un pò più ribelle di prima e tu un pò più civilizzato. quanto avevi 20 anni e io 17, avevi addirittura un lavoro del tutto rispettabile. Niente più droga e neanche fumo, insomma, un bravo ragazzo. Ma dentro di te non cambiò niente, entrambi ce ne rendemmo conto solo dopo, troppo tardi. Un giorno tua madre morì di overdose e tu, accecato dalla rabbia, uscisti di casa d'inverno indossando solo un paio di pantaloni e picchiasti a sangue lo spacciatore che, sapevi, riforniva tua madre. Molto grave, finì in ospedale, cosparso di graffi causati dal vetro di una bottiglia rotta. E poi morì. Sono passati già 5 anni e tu sei ancora in carcere. Uno di questi giorni verrò a dirti una cosa che, sembrerà strano, non ti ho mai ancora detto: Per quanto tu possa essere violento, ribelle, prepotente, maleducato ma terribilmente dolce quando vuoi: Ti amo da impazzire.

 
   
 
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