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Autore: soulmirrors    27/10/2013    6 recensioni
Il primo bacio. Non era stato come uno di quei film in bianco e nero che sua madre si vedeva ogni sera quando era più piccolo, e neanche come quello del Titanic, di Via col vento o di qualsiasi altro film strappalacrime. Era stato maldestro, innocente e goffo, ma mai sbagliato. Era stata la cosa più giusta che potesse esserci a questo mondo, più giusto delle canzoni di Bon Iver, più giusto delle lenzuola pulite e la sensazione della pelle nuda a contatto con essa, più giusto del caffè con i biscotti o dei baci sulle palpebre.
[Harry/Louis][1.4k][Cris]
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amore nei suoi occhi e fiori tra i capelli

 



“Louis tu pensi che io sia pazzo?”
C’era un venticello leggero quel giorno, abbastanza forte da riuscire a spostare i ricci di Harry, comodamente seduto su un tappeto d’erba umida che gli carezzava la gambe in tocchi quasi piacevoli. 
Davanti a sé, il ragazzo aveva posizionato circa una decina di fiori diversi, senza stelo e senza vita, ma vividi e brillanti, pronti a spezzare il colore del cielo sopra di lui.  Che cosa se ne faceva del cielo se già negli occhi della persona che aveva accanto vedeva il sole e anche le nuvole e le stelle? Migliaia di costellazioni pronte a illuminargli il viso ogni giorno.
“Perché dici così Harry?” 
La voce di Louis gli arrivò dritta al cuore, come una freccia scoccata all’improvviso in mezzo ad una battaglia. Una guerra, esattamente come era il loro amore, lacerante, straziante, senza fine. Ma erano alleati e i nemici erano solo lo sfondo di una foto in bianco e nero che li ritraeva mano nella mano.
Harry sorrise un po’, beandosi di quella melodia che era rimasta nell’aria limpida, un po’ annebbiata, come la sua testa in quel momento. Tanti ricordi cercavano di farsi spazio, litigando anche fra di loro pur di apparire per primi vividi nella mente del riccio.
Si morse un labbro, ricordando la voce a tratti anche un po’ stonata di Louis sotto la doccia, che cantava a squarciagola le canzoni degli N Sync credendosi in chissà quale universo parallelo Justin Timberlake o qualcun altro. E rise improvvisamente, ricordando anche come quel giorno era uscito tutto insaponato dal box doccia urlando contro la caldaia che non funzionava.

Prese uno dei fiori, quello giallo che aveva lo stesso profumo di Louis e lo aggiunse alla corona.

“Zayn dice che io sia pazzo. Ad amarti, intendo.” disse, giocherellando con quel filo di plastica che adesso aveva un fiore a decorarlo. Aveva sempre desiderato farsi una corona come quella, ad abbellire la sua esistenza. Anche se stava fisso con gli occhi su quell’aggeggio, sentiva Louis sorridere. Perché Louis lo sentiva sempre, nella pelle, nelle ossa, nelle giornate uggiose e anche quelle di primavera. Lo sentiva piangere, ridere, anche se erano a chilometri di distanza, Harry sentiva sempre Louis.
“E tu ci credi? Andiamo Harry.” sospirò Louis accanto, carezzandogli la spalla con i polpastrelli, in un tocca leggero e soave che sembrava quasi inesistente.
Un tocco che si delineava in movimenti circolari, quasi a voler disegnare sulla sua pelle il simbolo dell’infinito. E un altro ricordo non poté fare a meno di arrivare, scontrandosi con tutti i pensieri pur di passare. 
Louis e la matematica erano uno dei ricordi più divertenti che Harry possedesse. Quando era alle prese con quella materia così complicata, non c’era cosa più tenera di un Louis che sbuffava, che si tirava i capelli per la disperazione e che urlava contro un dio che poche volte era stato dalla loro parte. 

Prese uno dei fiori, quello rosa come la pelle candida di Louis e lo aggiunse alla corona.

“No che non ci credo. Io credo solo a quello che dici tu.” rispose il riccio, iniziando a compiacersi del suo lavoro con quei fiori. Erano soli in quel parco, nessuno poteva vederli e Harry era felice di ciò, così non si sarebbe ingelosito se qualcuno avesse guardato il suo Louis. Lo avrebbe incorniciato, se avesse potuto. Avrebbe incorniciato il suo sorriso, registrato il suo respiro e messo la sua risata dentro una conchiglia, per poterla ascoltare quando e come voleva, come si ascolta il rumore del mare.
Louis amava le onde. Gliel’aveva detto una volta tanto tempo prima in spiaggia, quando avevano deciso di passare una giornata da soli. Gli aveva detto che le onde erano come l’amore: ti distruggevano, ti avvolgevano con tutta la forza, ti mandavano sott’acqua e non ti facevano respirare. Ma erano meravigliose perché rendevano il mare movimentato, gli donavano un senso. 
Quel giorno però Harry non capì che cosa volesse intendere Louis, e si rattristò molto pensando che il loro amore era come affogare sotto le onde. Ma era così e non poteva farci nulla, così decise di vedere il lato positivo di esse: il suono. Avevano un suono meraviglioso, come quello che producevano Harry e Louis sotto le coperte ridendo e scherzando

 
Prese uno dei fiori, quello azzurro come gli occhi di Louis e lo aggiunse alla corona.
 
“Lo so.”  pronunciò Louis piano, quasi in un sussurro inudibile. 
Ma tutto ciò che veniva pronunciato da quella bocca che tante volte aveva assaggiato come il più gustoso dei dessert veniva chiaramente udito da Harry, che ormai conosceva qualsiasi movimento di quelle labbra che amava catturare. 
Il primo bacio. Non era stato come uno di quei film in bianco e nero che sua madre si vedeva ogni sera quando era più piccolo, e neanche come quello del Titanic, di Via col vento o di qualsiasi altro film strappalacrime. Era stato maldestro, innocente e goffo, ma mai sbagliato. Era stata la cosa più giusta che potesse esserci a questo mondo, più giusto delle canzoni di Bon Iver, più giusto delle lenzuola pulite e la sensazione della pelle nuda a contatto con essa, più giusto del caffè con i biscotti o dei baci sulle palpebre.*
Ricordava ancora come si erano sorrisi imbarazzati non appena il loro bacio (o scontro di labbra, per dirla tutta) era finito. E non c’era semplicemente cosa più giusta di loro due.

Prese uno dei fiori, quello rosso come le labbra di Louis e lo aggiunse alla corona.

“Devo andare, Niall mi sta aspettando.” aveva detto Harry a malincuore, stringendo a sé la corona ancora incompleta. Il freddo penetrò dentro lui, attraverso quei buchi dei suoi jeans che si ostinava a non ricucire, attraverso l’anima che era ancora più bucata.
Prepotente, arrivò anche quel ricordo. Quello della loro litigata più grande.  Strapparsi il cuore con i denti avrebbe fatto meno male, questo Harry aveva pensato quando aveva visto il volto di Louis spegnersi e piangere per colpa sua. Ricordava ancora la sua mano tremante che aveva cercato quelle di Louis, in un vano tentativo. E poi dolore, solo dolore.
“Posso venire con te?” aveva chiesto l’altro, un po’ titubante e apparendo pensieroso. Harry annuì senza guardarlo e concentrandosi ancora una volta sul suo nuovo passatempo.

Prese uno dei fiori, quello blu come il dolore causato a e da Louis e lo aggiunse alla corona.

Si alzò in piedi, facendo cadere giù con la mano tutti i fili d’erba incastrati nei suoi jeans, mentre il canto di alcuni uccellini intratteneva gli alberi in uno spettacolo meraviglioso. 
La corona di fiori, seppure incompleta, se la mise in testa perché lo faceva stare bene. Era bella e colorata e conteneva tutti i ricordi che in quella giornata aveva collezionato come foto in un album.
E sorrise mentre si dirigeva al bar dove Niall l’aveva invitato, con un Louis che gli volteggiava intorno come una fatina, allegro e spensierato, canticchiando qualche canzone indie folk che nessuno conosceva. 
Sentiva il tocco della sua mano sul volto, sul collo e poi sulle labbra, per poi staccarsi ancora e vederlo saltellare di qua e di là come una foglia mossa dal vento che li avvolgeva. Louis era fragile, era bello come l’autunno, destinato a cadere e poi rialzarsi, e a cadere di nuovo.
Harry entrò nel locale cercando la sua testa bionda preferita con gli occhi.
“Guarda Niall sta già mangiando senza di te, è rimasto sempre lo stesso.” sussurrò Louis al suo orecchio, facendo venire ad Harry un sacco di brividi su per la schiena.
“Dai smettila, mi fai il solletico!” rise il riccio,  avvicinandosi al tavolo dove era seduto il suo amico.
“Harry, con chi stai parlando?” chiese quest’ultimo titubante.
Tutto cadde in un secondo. Ogni certezza era svanita, le sicurezze erano crollate. Ancora una volta. 
La voce di Louis era di nuovo lontana ma non riusciva lo stesso a liberarsene. Il suo profumo, le sue mani erano solo un’illusione. Aveva ragione Zayn a chiamarlo pazzo e avrebbe voluto piangere davanti a tutti perché ci era ricascato e faceva così male che una pugnalata sarebbe stata meno dolorosa.
Niall si alzò, abbracciandolo forte. Ma non bastava, non bastava un abbraccio per guarire, tanto meno un amico. Il biondo prese la corona che Harry aveva indossato, che aveva costruito con tanto amore. 
“Harry sono tutti appassiti questi fiori, non te ne eri accorto? E’ autunno ormai.”

Prese uno dei fiori, quello bianco come l’amore per Louis e lo aggiunse alla corona.





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*Le cose giuste secondo la mia Fede, la mia Giua e la mia Alessia.

Ciao, non so cosa sia questa.. cosa, ma eccovi la cosa e non cosate.
Il titolo della storia è un riferimento ad una canzone dei Led Zeppelin, Going California. 
Non ho note particolari da fare per questa storia (forse perché per la prima volta Cristina ha smesso con la passione os storiche) quindi l’unica cosa che vi dico e che Louis non è morto perché neanche in un universo parallelo riuscirei a pensarlo.. Dio. No. Se ne è solo andato ed Harry è impazzito tutto qua.
Cioè, tutto qua relativamente.
Comunque come al solito vi lascio i miei contatti, mi trovate su twitter, anche se ho il profilo privato seguitemi don’t worry :)  @heartschains
Un bacio, Cristina.
   
 
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