A FATHER BEHIND THE STAR
Non appena sentì lo sbattere della
porta, la bambina si catapultò giù per le scale. –Papà, papà! Finalmente sei
tornato!- urlò gettando le braccia al collo dell’uomo appena entrato, che si
era abbassato alla sua altezza. –Principessa, cosa ci fai ancora in piedi? È
tardi, dovresti essere a letto.- le disse con finto tono di rimprovero;
ovviamente non poteva essere arrabbiato con la sua unica figlia femmina, così
dolce e così simile a lui. –Ma papà, io ti stavo aspettando! Mi avevi detto che
quando saresti tornato dalle prove avremmo guardato il nostro film insieme,
ricordi?- la piccola era delusa e vederla in quello stato, con gli occhietti
corrucciati e lucidi, fece stringere il cuore a Michael. Le prove per il suo
ultimo tour lo avevano tenuto fuori di casa per giornate intere ed era così
stanco che si era persino dimenticato dei programmi della serata con la figlia.
–Tesoro, mi dispiace davvero tanto ma adesso è troppo tardi.. Però oggi ho
finito le prove e questo vuol dire che per un po’ di giorni sarò a casa con
voi, senza impegni; che ne dici se domani pomeriggio prepariamo tanti pop corn
e guardiamo il film con i tuoi fratelli? Solo noi, insieme tutto il pomeriggio.-
la prese in braccio, nonostante lei fosse cresciuta e piuttosto alta per i suoi
undici anni, e lui fosse sfinito a cause delle prove estenuanti che aveva
subìto negli ultimi giorni. La bambina lo guardò un po’ indecisa, poi lo
abbracciò calorosamente, segno che la proposta del genitore era stata
accettata.
Pur essendo davvero debole e
stanco, Michael decise di tenere in braccio la figlia e, con tutte le forze che
riuscì a raccogliere, la portò su per le scale sorridendole e raccontandole
alcuni aneddoti divertenti sulla sua giornata di prove. Le risate di quella
piccola creatura lo fecero rinvigorire; i suoi figli gli trasmettevano un
grande senso di benessere persino nei momenti più difficili.
Mentre la piccola continuava a
ridere, l’uomo si diresse verso la cameretta che aveva fatto progettare alla
stessa Paris; attraversò la porta di legno con la bambina in braccio e si
guardò attorno, notando alcuni cambiamenti. Le pareti erano state ricoperte di
poster di attori e cantanti famosi, e sopra al letto era stata appesa una
grande foto raffigurante un uomo dalla pelle pallida, radioso e con il viso
privo di preoccupazioni, che teneva in braccio una bimba di circa tre anni, che
stringeva felice le braccia al collo del padre; si rese conto di essersi
allontanato troppo dalla sua famiglia e capì che i sorrisi dei suoi figli gli
erano mancati davvero tanto e scoprì che non sarebbe riuscito ad andare avanti ancora
a lungo senza di essi.
Poggiò delicatamente la figlia sul
letto e le rimboccò le coperte. Le diede la buonanotte, ma quando fece per
andarsene, fu fermato dalla voce dolce della piccola: -Papà? Potresti stare con
me finché non mi addormento, come quando ero piccola?- nonostante fosse
realmente distrutto, tornò indietro, si tolse le scarpe e si sdraiò sul letto
accanto alla bambina. Era un letto piuttosto piccolo per due persone, ma questo
permetteva loro di stare molto vicini e di avere una certa intimità che mancava
ormai da un po’ tra padre e figlia. –Papà?- erano rimasti alcuni attimi in
silenzio, poi Paris parlò. –Dimmi amore.- le si rivolse gentile, soffiandole le
parole sulla fronte, dove aveva poggiato le labbra. –Mi prometti che dopo
questo tour resterai sempre con me? Voglio dire, anche ora sei sempre con me,
anche quando sei alle prove, ma io intendo in senso fisico. Io ho bisogno di
averti accanto, voglio giocare con te, voglio che mi aiuti a fare i compiti,
voglio che mi porti al parco, voglio che mi vieni a prendere a scuola.. voglio
avere il mio papà vicino a me.- il cinquantenne si fece sfuggire una lacrima
alle parole della figlia. Come aveva potuto lasciare lei e i suoi fratelli in
balìa delle tate e di tutti quegli sconosciuti che giravano per casa sua? Come
aveva potuto rimanere lontano dai suoi amati figli e perdersi parti
fondamentali della loro crescita, della loro vita? Come aveva potuto permettere
al suo lavoro di renderlo un padre orribile? –Questo sarà il mio ultimo tour,
piccola mia. Ti prometto che appena avrò finito, io e i tuoi fratelli torneremo
ad essere un’autentica famiglia, unita come le altre. Ho in programma di fare
un lungo viaggio, lontano da qui, per recuperare il tempo perso. Io vi voglio
tanto bene, davvero, non immagini quanto. Si tratta di un bene impossibile da
esprimere a parole, è qualcosa che viene dal profondo del cuore, amore
incondizionato che solo un padre può provare verso i propri figli. Non mi
perdonerò mai per avervi lasciati soli in questi ultimi mesi. Mi dispiace essere
stato un pessimo padre, ma voglio rimediare.- altre lacrime gli rigarono le
guance, perciò nascose il viso tra i capelli chiari della figlia. Aver
realizzato di essersi rovinato e di aver rovinato la sua famiglia lo
distruggeva; non si trattava più solo del dolore fisico dovuto al lavoro, ora
si era aggiunta la pena mentale del cervello, che non si dava pace. Si era
trasformato in un mostro solo perché si era fatto convincere da quegli avvoltoi
dei suoi ‘consiglieri’ a fare quell’uscita di scena per racimolare un po’ di
soldi. Che poi, dopo aver organizzato tutto, aveva anche scoperto che con tutta
quella fatica non sarebbe riuscito a pagare neanche la metà dei suoi debiti,
quindi si ritrovava ancora in una situazione difficile e, oltre ad aver
trascurato i suoi figli, si era irrimediabilmente ammalato. La consapevolezza
di ciò in cui si era trasformato lo colpì forte come un macigno e desiderò solo
poter tornare indietro nel tempo e rifiutare la proposta di quel nuovo tour.
I suoi pensieri e le sue lacrime
furono interrotti nuovamente. –Papà, non piangere. Io ti voglio tanto, tanto
bene e ti perdono per essere stato lontano. Non sono arrabbiata con te. Io so
che tu hai fatto tutto questo perché ci vuoi bene davvero. Ma è difficile senza
di te, noi rivogliamo indietro il nostro papà.- la sincerità della bambina fu
peggio di una pugnalata. Era così buona e intelligente per essere così piccola,
che ne fu proprio orgoglioso. L’abbracciò nuovamente e le diede un bacio
delicato sulla fronte. Rimasero abbracciati per svariati minuti, quando –Mi
canti una canzone?- la richiesta gli giunse all’orecchio con una voce talmente delicata
e ricca di desiderio, che non le avrebbe mai potuto negare una risposta
affermativa. Così accostò le labbra fini all’orecchio della bambina e a voce
bassissima intonò un pezzetto di una delle sue canzoni, quella che la piccola
amava maggiormente.
There’s a place in your heart
And I know that it is love
And this place could be much
Brighter than tomorrow
And if you really try
You’ll find there’s no need to cry
In this place you’ll feel
There’s no hurt or sorrow
There are ways
To get there
If you care enough
For the living
Make a little space
Make it a better place
Heal the world
Make it a better place
For you and for me
And the entire human race
There are people dying
If you care enough
For the living
Make a better place
For you and for me
Si accorse di aver chiuso gli
occhi solo quando ebbe finito di cantare; li riaprì e si riprese dall’emozione
che lo prendeva sempre mentre cantava. Abbassò lo sguardo verso il viso
dell’angelo sdraiato accanto a sé e scoprì che la piccola si era addormentata
profondamente, il viso rilassato e un sorriso a ricoprirle le labbra.
Michael si alzò dal letto il più
delicatamente e silenziosamente possibile, per evitare di svegliare la sua
Paris. Le sistemò in maniera tenera le coperte nuovamente e le sfiorò la fronte
con le labbra un’ultima volta, prima di dirigersi alla porta. Arrivato
sull’uscio, volse ancora lo sguardo in direzione della figlia, poi lasciò la
stanza definitivamente.
Arrivato nella propria camera da letto, si tolse velocemente i vestiti e si
buttò sul letto a peso morto. Era stata la giornata più dura che aveva
affrontato da quando erano iniziate le prove; i medicinali che prendeva non gli
facevano più effetto e sentiva che il suo corpo non riusciva più a reggere lo
stress. Pregò che tutto finisse al più presto, così da poter avere la massima
serenità e un lungo periodo di riposo. Afferrò il bicchiere posato sul comodino
accanto al suo baldacchino e ne trangugiò il contenuto in un solo sorso. Era
una routine bere quella roba prima di andare a dormire, lo aiutava ad
affrontare la notte dopo le giornate pesanti.
Poggiò la testa sul cuscino e spense la luce. Cadde nell’oblio con il
pensiero felice del pomeriggio che avrebbe dovuto trascorrere con i suoi figli,
lontano da tutto il resto.
1480
parole di dolore allo stato puro, solo questo.
Non ricordo
neppure quando l’ho scritta questa; l’ho ritrovata tra le storie ‘da revisionare’
in una chiavetta persa prima dell’estate lol
Non so
che dire, solo che avevo bisogno di ricordare Michael come un premuroso padre. Boh,
Paris mi ha sempre fatto una tenerezza assurda e ora più che mai vorrei farle
sentire il mio appoggio, con tutti i problemi che ha. Purtroppo non ne ho la
possibilità, quindi mi limito a scrivere.
L’ho
riletta, sì, ma potrebbero comunque esserci degli errori, quindi sorry.
Spero sia
piaciuta (: