Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: giambo    27/10/2013    6 recensioni
Storia partecipante al “Winter Contest” di Nede.
Vincitore dei premi: Miglior sceneggiatura invernale, miglior pacchetto invernale, miglior coppia invernale, miglior personaggio invernale.
Introduzione:
Le fate danzano.
Attorno a noi, in mezzo a noi. Danzano. Danzano leggiadre e silenti. Ballano a volte veloci e birichine, a volte lente e solenni.
Le fate dell'inverno danzano.
Solo che noi non c'è ne accorgiamo. Immersi in vite troppo materialiste e frenetiche per apprezzare i loro movimenti, ed accorgersi che sono loro i veri tesori e la vera bellezza di questo mondo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Crilin | Coppie: 18/Crilin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Autore: Giambo

Titolo: La danza delle fate

Pacchetto: Freddo d'Inverno

Prompt: Neve

Genere: Introspettivo, Malinconico

Rating: Verde

Avvertimenti: Nessun avvertimento

Note: Questa storia partecipa al “Winter Contest” di Nede.

 

Ehm...Salve! Non ho molto da dire. L'idea di base mia era molto più complessa, ma avendo un tetto di parole ho dovuto scegliere se approfondire la trama o la psicologia dei personaggi. Alla fine ho optato per la seconda. Infatti la trama è molto semplice (terribilmente semplice) e non vorrei essere scaduto nel banale. Spero che vogliate darmi il vostro parere in merito (anche se negativo), come al solito ricordo che qualsiasi consiglio, correzione o critica (costruttiva) sono ben accetti.

Prima di lasciarvi liberi di leggere mi permetto di aggiungere un'ultima cosa: nella parte finale Crilin pone una domanda che mi sono preso il permesso di prendere dal libro “Il Giovane Holden” di J.D. Salinger che, pur non piacendomi moltissimo, ho trovato estremamente interessante e che consiglio di leggere a qualunque persone di età compresa tra i sedici e i ventidue anni. Trovo che sia una lettura estremamente utile per capire meglio la mentalità degli adolescenti, specie per loro.

Bene, adesso ho detto proprio tutto.

Buona lettura!

 

=======================================================================

La danza delle fate

 

Image and video hosting by TinyPic

 

Crilin inspirò con delicatezza l'aroma del tè, gustandosi il calore del locale e la sensazione di pace e normalità che lo pervadeva. Il guerriero avvertiva le propria membra riscaldarsi lentamente dopo le lunghe ore della giornata passate fuori all'aperto. Una sensazione decisamente piacevole.

Alzò lo sguardo dalla propria tazza, incrociando gli occhi con quelli di sua moglie. Sorrise. Un sorriso stanco ma felice, che ebbe il potere di sciogliere l'autocontrollo di C18, giacché gli rispose con un veloce e flebile sorriso prima di tornare seria come sempre.

Si trovavano in un piccolo locale. Dopo aver passato la giornata a fare acquisti, i primi dei saldi natalizi, i due coniugi avevano deciso di rilassarsi qualche minuto. Era bello potersene rimanere seduti al caldo e nella tranquillità mentre fuori la frenetica attività cittadina appariva sfumata e sfuocata. Era come se si fossero tagliati fuori dal mondo per qualche manciata di minuti, una percezione bellissima ai loro occhi. Erano insieme e felici, tutto il resto non contava.

Crilin guardava attraverso il vetro del bar. Vedeva gente passare velocemente, incurante di quello che li circondava, immersi totalmente nei loro problemi quotidiani. Il terrestre si domandò chi fossero, come si chiamassero e se erano felici o meno della loro vita. Sapeva così poco delle persone che lo circondavano. Ognuna con la propria famiglia, i propri amici e conoscenti, il proprio lavoro. Centinaia di migliaia di persone da cui si diramavano a loro volta altri milioni di contatti, conoscenze, amicizie e amori. Una ragnatela contorta ed immensa che, certe volte, faceva venire al moro le vertigini nel provare ad immaginarla. Era sconvolgente comprendere in tutta la sua enormità il numero di esseri umani che popolavano quel pianeta sperduto nell'universo. Gli dava l'idea di essere solo un puntino insignificante dei tanti. Una formica di un gigantesco formicaio che nasceva,cresceva, viveva e moriva nell'indifferenza generale, cadendo nel dimenticatoio e nell'oblio.

Scosse la testa, cercando di liberarla da quei pensieri depressivi. Non voleva guastare quell'atmosfera di pace e tranquillità con viaggi mentali contorti e senza senso. Lui era lì, vivo, felice e sposato con la donna che amava. Contro ogni possibilità, ogni previsione ed ogni speranza razionale lui aveva realizzato i suoi sogni che, per quanto fossero piccoli, banali ed insignificanti al resto del mondo, per lui significavano la fine di un lungo e burrascoso viaggio solitario e l'inizio di uno altrettanto lungo, ma in compagnia della persona che amava.

Distolse gli occhi dalla vetrina, accorgendosi di essere osservato da lei. Sorrise di nuovo quando incrociò per la seconda volta i suoi occhi chiari. Erano bellissimi, come tutto di lei del resto. Sempre seria, sempre silenziosa. Era come osservare uno splendido, ma indomito, animale. Una sensuale pantera. Una grossa, feroce e pericolosa gatta che però si era in parte calmata, spegnando la sete di sangue e di morte che albergava dentro di sé.

Lei lo osservò sorridere ma stavolta non ricambiò. Si limitò ad osservarlo per qualche istante, valutandolo. Poi, come se fosse soddisfatta di quello che aveva visto, si girò verso il vetro, osservando con fare attento il caotico movimento cittadino di fine pomeriggio.

Crilin non parlò. Non le domandò perché l'avesse squadrato o di cosa stesse pensando in quegli istanti. Se la cyborg aveva appreso da lui ad apprezzare la vita e tutto ciò che comporta vivere, il moro aveva appreso da lei il valore del silenzio e della gestualità. Non serviva parlare quando non ce ne era bisogno, avrebbe rotto quella bolla di pace in cui si erano immersi da qualche minuto. In quel momento non esisteva nessun altro al mondo, solo lui e lei.

Le strinse la mano, una tiepida e dolce stretta che aveva il significato di un appoggio, di darle la consapevolezza che lui le era vicino e che le voleva bene. Lei ricambiò con leggerezza. Accettando quel contatto e lanciandogli una veloce occhiata d'intesa. Non servivano parole tra di loro. Non serviva rompere la bolla.

Poi, lo squillo leggero del campanello d'ingresso ruppe l'atmosfera che si era instaurata tra di loro. Il mondo era rientrato prepotentemente nelle loro vite, obbligandoli a malincuore ad abbandonare quel loro piccolo momento d'intimità.

“Ti sei divertita oggi?” le sussurrò Crilin mentre i nuovi clienti distruggevano definitivamente la quiete del locale con il loro cicaleccio. Il terrestre parlò non perché sentiva il bisogno di instaurare una conversazione con sua moglie, ma per distarsi dalle frivole chiacchiere che i nuovi arrivati diffondevano nell'ambiente.

Sua moglie non rispose subito. Rimase immobile, per qualche istante, ad osservare le dorate luci natalizie che abbellivano le strade della città. I riflessi di queste ultime nelle sue iridi cerulee creavano una luminosa danza simile a quella di uno sciame di lucciole birichine e vivaci.

“Abbastanza.” rispose infine l'androide con la sua voce morbida e decisa allo stesso tempo.

“Marron sarà felice dei regali che li abbiamo comprato.” osservò il guerriero mentre sorseggiava la propria tazza. “Scommetto che si divertirà a Natale.”

“E' una mocciosa di neanche un anno Crilin.” borbottò sua moglie assaporando il caffè caldo, amaro e forte che aveva ordinato. “Non si renderà conto del significato di quella giornata che a te e ai tuoi amici piace tanto.”

“Già, hai ragione.” rispose ridendo il moro. “Però sono sicuro che si divertirà lo stesso. Hai visto com'era felice ieri pomeriggio quando io e Yamcha abbiamo montato l'albero? Le piacevano tutte quelle palline colorate e quelle luci. Ieri sera ho passato almeno un'ora sul divano con lei in braccio che fissava incantata le lucette illuminarsi ad intermittenza. Le piace quell'albero, lo sento.”

C18 non rispose. Si limitò ad osservarsi l'ovale del viso riflesso sulla scura patina liquida della propria bevanda, mentre ricordi troppo dolci e 'normali' dei giorni passati le invadevano la mente.

“Ha gusti semplici.” replicò alla fine. “Si vede che ha preso da te.”

Non sapendo come rispondere a quell'affermazione, il marito si limitò a sorseggiare la propria ordinazione, rimembrando il pomeriggio del giorno prima, quando i suoi vecchi amici Yamcha, Pual e Oolong erano venuti a tenergli compagnia, donandogli l'impressione di essere tornato ragazzino. Era stato strano, visto che adesso c'erano anche la silenziosa C18 e la piccola Marron dentro la sua vita. Quello sarebbe stato il primo Natale per sua figlia. Lui e sua moglie avevano deciso di non andare da Bulma, preferendo passarlo in compagnia degli amici e della figlioletta. Una scelta giusta all'avviso del terrestre: Marron era ancora piccola e non sarebbe stato salutare per lei restare fuori casa tutto il giorno alla Capsule Corporation.

 

Uscirono dal locale. Appena fuori, il vento gelido della sera morse le parti scoperte del loro corpo, facendo rabbrividire Crilin che si strinse più forte la sciarpa attorno al volto. C18 invece non pareva turbata da quel gelo, anzi sembrava che si trovasse a suo agio in quel clima rigido.

Cominciarono a passeggiare a braccetto per le vie. L'aria era piena dei rumori e degli odori caratteristici del periodo natalizio. Il rombo delle moto, il chiacchiericcio dei passanti, lo sbattere delle porte dei negozi, lo sferragliare dei mezzi pubblici e lo sgommare delle auto creavano un frastuono indistinto che, alla lunga, rendeva quasi l'idea di essere isolati dal resto del mondo.

Ma erano gli odori che prendevano prepotentemente la scena tra le sensazioni di Crilin. Il terrestre sentiva il profumo di sudore misto a dopobarba negli uomini, mentre nelle donne percepiva l'odore penetrante dei loro profumi, unito alla dolce fragranza emanata dalle loro chiome curate. Tra questi, il profumo di sua moglie era quello che giungeva più vivido al suo olfatto, ma ne percepiva molti altri. Alcuni dolci ed altri forti, molti gradevoli ma anche qualcuno di sgradevole. Ma c'era anche l'odore penetrante dello smog, il profumo del cibo caldo appena cotto che usciva invitante dai negozi di alimentari e perfino quello delicato dei negozi di cosmetici che addolciva la fredda aria invernale.

Ma erano soprattutto gli odori delle emozioni e della sensazioni che primeggiavano: Crilin percepiva l'odore penetrante della frenesia, quelli delicati della gioia e della stanchezza, quelli appiccicosi dell'ipocrisia e delle bugie, quelli dell'eccitazione, del calore, ma soprattutto quello del freddo. Un profumo del tutto particolare che gli confermava che quello era il periodo in cui si avvicinava Natale.

Sorrise. Era un odore del tutto caratteristico di quel periodo. Una percezione olfattiva che gli donava una sensazione strana: un misto tra la gioia e la malinconia. Era un sentimento insolito: era felice per quello che quella festa significava per molte persone nel mondo, ma allo stesso tempo lo riempiva di tristezza sapere quanta ipocrisia e materialismo avessero infangato e rovinato lo spirito iniziale con cui le persone festeggiavano il Natale.

C18, notando l'espressione del marito, gli strinse il braccio più forte, facendolo uscire dalla spirale zigzagante dei suoi pensieri. Crilin le rivolse un sorriso riconoscente. Era bello sapere che poteva contare su di lei in ogni momento. Gli donava una sensazione di tranquillità e sicurezza che non aveva mai posseduto prima in vita sua. Non la ringraziò a voce, ma le prese la mano e la strinse nella sua. Non serviva parlare.

Ripresero a camminare. Ormai le strade si stava lentamente svuotando, ma la calca di gente era comunque numerosa. Crilin non desiderava altro che sedersi in macchina e guidare verso la lontana Kame House, dove avrebbe potuto rilassarsi seduto sul divano con in braccio sua figlia. Immerso nei dolci pensieri riguardanti la piccina, il guerriero rimase sorpreso quando si sentì sfiorare il volto da un tocco freddo ed impalpabile.

Sollevò lo sguardo meravigliato. I suoi occhi scuri si spalancarono di botto quando videro candidi fiocchi di neve scendere delicatamente verso di loro. Il terrestre rimase a bocca aperta: erano anni che non assisteva ad una nevicata.

“Guarda 18...nevica!” sussurrò estasiato.

C18 rimase immobile. I suoi freddi occhi cerulei osservarono con indifferenza il lento cadere della neve. La bionda aprì lentamente una mano, accogliendo un fiocco, e lo osservò sciogliersi gradualmente in una goccia d'acqua, che inumidì appena il guanto di pelle che gli ricopriva la mano. Poi, con una leggera inclinazione del polso, l'androide la fece colare a terra, distogliendo definitivamente la sua attenzione dal fenomeno.

“Dai andiamo.” disse sospingendo delicatamente il marito. Crilin si fece guidare, senza smettere però di guardare verso l'alto. Le decorazioni natalizie, unite ai lampioni stradali, creavano lunghi fasci di luce proiettati verso l'alto, dando vita ad uno spettacolo bellissimo di migliaia di piccoli fiocchi di neve argentati che, danzando tra di loro sotto la spinta del vento, vorticavano attorno ai passanti. Sembravano tante piccole fate delle nevi che, birichine, danzavano eleganti e frenetiche allo stesso tempo attorno alla gente, lasciando queste ultime abbagliate dalla loro bellezza.

“Non è bellissimo?” sussurrò ad un tratto il terrestre mentre i suoi capelli si bagnavano sotto il tocco delle damigelle volanti del gelo.

C18 non rispose. La cyborg si limitò ad andare avanti per la sua strada, ignorando all'apparenza lo spettacolo che le si presentava davanti agli occhi. Quando sentì il corpo del marito contrarsi per una risata, la bionda si girò, osservando stupita il moro che tentava di afferrare la neve.

“Si può sapere che stai facendo?” davanti al tono leggermente infastidito della moglie, Crilin si interruppe subito.

“Scusami.” rispose con un sorriso impacciato. “E' solo che da piccolo, nel mio villaggio natale, la neve era di casa. Rivederla mi da sempre l'impressione di tornare bambino.”

“Dai andiamo. Siamo in ritardo.” rispose C18 strattonandolo questa volta bruscamente. Il terrestre non protestò, limitandosi a continuare ad osservare i fiocchi cadere con un'espressione di stupore fanciullesco sul volto.

Proseguirono. Ormai per le strade i passanti erano radi, e la neve stava ovattando i suoni della città, donando l'impressione ai due coniugi di essere finiti in una dimensione parallela. Mentre passeggiavano davanti ad un parco, l'occhio del terrestre cadde verso lo stagno ghiacciato che decorava il centro del piccolo angolo di verde cittadino. Quell'immagine lo colpì nel profondo. Trovava che il freddo riflesso dei lampioni sulla superficie gelata fosse bellissimo. Si fermò, rimanendo incantato dalla leggiadria del fenomeno. In quell'istante, Crilin ebbe la percezione di aver appena compreso una profonda verità: le cose più belle sono racchiuse negli scrigni più semplici.

“Cosa c'è adesso?” gli domandò C18 mentre attorno a loro il silenzio era sceso denso e pesante come una coperta di lana. Il guerriero non rispose subito. Rimase immobile per qualche istante, con i riflessi della patina ghiacciata che gli brillavano nelle iridi scure come tante schegge di diamante.

“Secondo te dove vanno le anatre quando lo stagno gela?” domandò infine mentre si spostava una ciocca bagnata di capelli dalla fronte. Sua moglie lo guardò stranita.

“Di cosa diavolo stai farneticando?”

“Niente di che...” rispose con una scrollata di spalle Crilin. “Soltanto...mi domandavo dove andassero a rifugiarsi le anatre che d'estate popolano questo giardino.”

C18 sospirò esasperata.

“Crilin, quando la finirai di fare il bambino e crescerai?” la sua voce ruppe il silenzio creato dalla neve con la forza di un coltello affilato.

Crilin non rispose. Tutto quello che il moro fece fu di continuare ad osservare i riflessi che baluginavano dalla pozza ghiacciata che si estendeva a qualche metro da lui.

“Dai andiamo. Non ho voglia di perdere altro tempo.” continuò sua moglie porgendogli il braccio. Con un sospiro, il terrestre si strinse a lei e la seguì verso la loro autovettura. Durante quell'ultimo tratto, la mente del guerriero rimase concentrata su quel piccolo dubbio che l'aveva assillato poco fa. Dove andavano le anatre? Possibile che avessero un nascondiglio da qualche parte dove passare l'inverno? Oppure migravano verso posti più caldi in attesa del ritorno della bella stagione? Ma come facevano quelle tranquille, placide anatre a volare per migliaia di chilometri in cerca di un altro stagno? Forse avrebbero nuotato sotto il caldo sole, mentre i bambini di quella fortunata città che le avrebbe ospitate avrebbero giocato schizzandosi allegramente l'acqua del loro stagno?

Dove andavano le anatre d'inverno?

Sapeva che era un dubbio futile, e che di lì a poco l'avrebbe dimenticato. Sepolto sotto problemi ed azioni ben più importanti. Ma in quegli istanti desiderava concentrarsi su quel quesito. Perché era convinto che solamente risolvendolo avrebbe trovato un briciolo della felicità che mancava a troppa gente, immersa in vite stressanti ed inumane. Troppe persone sapevano troppe cose inutili considerate utili, e non avevano invece la più pallida idea di dove le anatre di quel parco andassero a rifugiarsi durante l'inverno.

Era una cosa assurda, futile ed infantile, lo sapeva. Così come sapeva che presto l'avrebbe dimenticata, tornando alla vita di tutti i suoi giorni.

Eppure proseguì a pensare alle anatre dello stagno, mentre le fate dell'inverno danzavano silenziosamente attorno a lui e a sua moglie. Non più una danza sfrenata e allegra, ma un lento e cadenzato ballo che avrebbe avuto fine solamente con lo scioglimento della neve, e il termine delle danze d'inverno.

 

Fine

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: giambo