L’ufficio del preside, di
mattina, incuteva senz’altro meno terrore di quanto potesse suscitare passata
l’ora di cena.
Sulla parete da cui si
accedeva erano appesi i ritratti dei presidi che avevano guidato Hogwarts nel passato, personaggi gloriosi e altri da
dimenticare ciattellavano gli uni con gli altri,
scambiandosi opinioni, criticando.
Alla destra della porta era
una scaletta di legno con pochi gradini che immetteva ad un piano sopraelevato
dove stava la biblioteca dell’ufficio, caratterizzata dal colore rossiccio o
marrone caldo del legno degli antichi ripiani che sorreggevano “il peso del
sapere”.
Fini incisioni di fiori
rampicanti e uccelli di legno erano parte delle decorazioni di questi mobili
antichi, tanto perfette da parere quasi vere.
L’accozzaglia di legni di
colore e fattura diversa rendeva chiaro che la stanza aveva subito forti
rimaneggiamenti per far sì che ogni volume avesse il proprio posto a scapito
dell’estetica. Peccato però che nel piano sottostante, ci fossero ancora libri
e librerie e la scrivania.
Nonostante lo spazio fosse
molto, sembrava quasi che non bastasse a contenere tutti i soprammobili che
facevano bella mostra di loro tra i ripiani o che, al momento, stazionavano in
cima ad una pila di volumi sul pavimento che sembrava essere quasi parte
dell’arredamento, probabilmente per loro non c’era davvero più posto.
Alambicchi colorati erano
appoggiati su un tavolo alla sinistra, mentre la scrivania era ingombra da pile
di scartoffie burocratiche sulla sinistra, un portapenne con calamaio e
accessori per la scrittura in argento e alcuni tomi alla destra.
Il proprietario di tutto
questo era seduto dietro lo scrittoio, le mani in grembo che tormentavano la
lunga barba bianca che ricadeva sulla veste color lavanda di velluto finissimo;
il caratteristico cappello a punta intonato col colore era appoggiato
all’ennesima catasta di volumi ingialliti.
Draco ed Hermione presero
posto nelle due poltroncine su cui avevano già seduto poco prima di fare i
bagagli e partire per Londra. Adesso, però, le circostanze erano assai cambiate
e molto, molto più gravi.
Ma se l’espressione della
vicepreside era soddisfatta e rilassata, altrettanto non si poteva dire di
quella del rettore, la cui preoccupazione era facilmente riconoscibile oltre
gli occhiali a mezzaluna che gli erano così cari.
La Caposcuola si guardò
attorno senza riconoscere né la sagoma inconsistente di Honor
Black né quella di Nicholaa, di cui non aveva più
avuto notizie dopo il loro arrivo.
Doveva essere difficile anche
per lei.
Draco pativa ogni sera,
quando calavano le tenebre. Non glielo aveva mai detto, ma ogni tanto si era
accorta di un gesto ripetuto, come un tic, di toccarsi l’avambraccio e, in quel
momento, il suo viso si deformava in una smorfia di dolore.
Non era cieca fino a non
accorgersi di certe cose.
Non sapeva, poi, se Nicholaa avesse o meno il Marchio, considerato il fatto che
non poteva parlare, i mangiamorte avrebbero potuto
anche pensare che fosse uno spreco marchiare un essere inutile come lei.
Malfoy non glielo aveva mai
detto e lei non si era sentita di chiederglielo.
Ma anche senza quel segno
maledetto, doveva essere ugualmente difficile perché tra quelle mura
stazionavano ancora i ricordi più brutti della sua storia: probabilmente era a Hogwarts quando le avevano comunicato che sarebbe andata in
sposa ad un parente dell’uomo che l’aveva violentata e le aveva fatto perdere
la favella e, allo stesso modo, chissà come doveva aver sofferto a dover
lasciare la scuola e le sue mura protette per avventurarsi in una vita senza
certezze.
Draco le aveva detto che era
stata una studentessa piuttosto brava, se le fosse piaciuto conoscere e
imparare la metà di quanto piaceva a lei, beh, rinunciarvi sarebbe stato come
morire.
Ma non erano lì per parlare
della bionda madre di Pansy, né per riflettere,
Silente li aveva espressamente chiamati nel suo ufficio per metterli
effettivamente al corrente di tutto quello che c’era da sapere circa la
questione dei seguaci di Voldemort che, in quel
momento, accerchiavano la scuola e che non dovevano essere poi così estranei a
quel bimbetto ora addormentato tra le braccia della più severa professoressa di
Hogwarts.
Per un momento, ad Hermione,
parve di avere un flashback dal passato, una scena simile con sua nonna che la
cullava per farla addormentare.
Draco versione bambinetto sfoggiava un’espressione corrucciata e lo stesso
vestitino nero che tanto detestava, completo di fiocco sotto il mento.
Non era di buon umore e un
cero tic nervoso al sopracciglio la diceva lunga su di lui.
Hermione aveva cercato di
rendersi presentabile senza dover apparire di fronte a Silente con gli abiti di
tutti i giorni, ma non se la sentiva proprio di approfittare nuovamente della
gentilezza della prof e indossare uno dei suoi tartan che tanto amava.
Così s’era messa la cosa più
elegante che aveva e, adesso, era tremendamente a disagio e si stava
tormentando una ciocca di capelli un po’ arruffata tenendo gli occhi chini
sulle ginocchia.
-
Da quanto tempo
il Marchio è sopra la scuola? – domandò infine Malfoy rompendo il silenzio
denso che si era venuto a creare; il preside emise un lungo e grave sospiro,
poi si spostò dalla sua posizione, appoggiò le mani intrecciate sul ripiano e
guardò fissamente negli occhi grigi del ragazzo
-
Da Capodanno
Il biondo si morse le labbra
per non pronunciare quella parola che rendeva così bene la situazione, ma che
di sicuro la vicepreside avrebbe disapprovato con fervore, soprattutto se
proferita da un bambino tanto piccolo.
-
Mi avete scritto
di aver incontrato dei mangiamorte a Londra,
parlatemene – li incoraggiò il vecchio mago
I due studenti si scambiarono
un’occhiata; se li si fosse dovuti giudicare in quel momento non si sarebbe mai
detto che appartenevano allo stesso corso di studi.
-
Eravamo alla Queen Victoria – intervenne Hermione, sentendo la sua voce
debole e un poco rotta – e abbiamo incontrato…
-
Nott e Crouch – intervenne il
bambino senza soffermarsi sui particolari di cosa ci facessero quei due maghi
in un posto moooooolto babbano
-
E poi, la sera di
Capodanno, siamo usciti per festeggiare un poco, chiaramente ci siamo
travestiti in modo che non ci riconoscessero e abbiamo tinto i capelli –
aggiunse frettolosa cercando di nascondere ciò che, probabilmente, Silente
sapeva già, ovvero che avevano deliberatamente pedinato Bellatrix
-
C’erano Bellatrix e Rodolphus in un caffè
-
Babbano? – indagò il preside
-
Mezzo e mezzo –
precisò lo Slytherin
-
Ah… il “Nastro”,
vero? – confermò con un sorriso il vecchio stupendoli – quando ero giovane
esisteva già e ogni studente sognava di portarci la propria ragazza…
Beh, in un secolo circa le
cose non erano cambiate poi così tanto.
-
Parlavano di una
persona da tenere in vita fino alla vostra… morte – aggiunse la ragazza
-
Non abbiamo
sentito molto, ma abbiamo subito scritto e poi ci siamo messi ad indagare
-
E avete trovato
-
Già – confermò la
serpe agognando ad una sigaretta che non poteva permettersi
Un altro lungo sospiro mentre
la McGranitt gli si faceva vicina con il bimbo in
braccio, sempre cullandolo dolcemente.
-
Lui è mio nipote
– incominciò con voce lugubre Silente – Devlin Derek Dumbledore. Il figlio di
mia sorella Ariana.
Silenzio.
Quella era la prima volta che
sentivano parlare Silente con quel tono, come se il pericolo ci fosse davvero e
fosse stranamente potente.
-
Devlin è nato più di cinquant’anni
fa – precisò ancora l’uomo – ma ho dovuto prendere una decisione difficile
quando sia mia sorella che… il padre del bambino… sono mancati.
Fermandosi un secondo di
parlare, si alzò in piedi ed avvicinò al neonato, toccando il medaglione che Honor aveva intimato loro di non sfiorare neppure se non
volevano subire terribili conseguenze.
La catenella d’oro si slacciò
facilmente lasciando una placca dorata tra le dita lunghe e ossute del mago.
Mise le mani una sopra
l’altra, tenendo l’oggetto in mezzo e, quando le scostò, si formò una piccola
nube scintillante dove prima c’era il metallo.
Guardarono alternativamente
le mani e gli occhi del preside, cercando di capire cosa voleva dire loro.
Poi, una figura piccina si
creò tra le dita, assumendo una forma vagamente umana, molto simile alla fatina
di Peter Pan che Hermione ricordava aver letto in un
libro per bambini, molti anni prima.
-
Lei è Alys – riprese Silente – ed è lo spirito della Elder Wand
Hermione spalancò poco
decorosamente la bocca, rimanendo basita di fronte a quelle rivelazioni.
La fata spiegò delle piccole
ali semitrasparenti e volò in fronte ai due, sorridendo appena. Aveva capelli
verdi e occhi fucsia e pareva gaia e spensierata: Trilly,
insomma.
-
Ciao! – esclamò
con voce suadente come il miele, ma appena percettibile da quanto era bassa
-
Alys è una feycoocu – annunciò
ancora l’uomo – ovvero lo spirito di un oggetto magico
La ragazza tese un dito e,
come ci si sarebbe aspettati da Campanellino, la fata vi si sedette, allungando
il braccio che poteva essere paragonato ad un giunco da tanto era sottile.
-
Alys ha sempre vissuto nella Elder
Wand fin dalle sue origini, per questo la Bacchetta è
così potente, ha uno spirito potente che la governa, anche se le potenzialità
dell’oggetto dipendono sempre da quelle del mago…
Quando
Devlin è nato, Tom Riddle aveva appena aperto la Camera dei Segreti: la guerra
contro Lord Voldemort era appena cominciata.
Sapevo
che difficilmente sarei stato scartato dalla sua lista nera e decisi quindi di
mettere in salvo il bambino prima che potesse accadergli qualcosa. L’unico
posto dove speravo fosse al sicuro era il futuro.
Se
mi avessero ucciso, e a quel tempo era una cosa molto probabile, nessuno si
sarebbe potuto impadronire della Elder Wand e usarla per scopi malvagi poiché ci sarebbe comunque
stato un erede in grado di impugnarla. Usai la Giratempo
che ora custodisce
La Grifondoro
e il Serpeverde annuirono, comprendendo le
motivazioni del vecchio mago
-
Ma non tutti
nella famiglia sono in grado di usare il potere, anche se diventano
Capofamiglia. – precisò Draco con altrettanta freddezza
-
Infatti, la
Bacchetta richiede doti particolari, ma, per sua fortuna o sfortuna, Devlin le possiede tutte. Sua madre era Ariana Silente e
suo padre nientemeno che Grindewald in persona.
Eccolo finalmente alla luce
il torbido segreto della famiglia.
Un bambino bastardo, una
ragazza madre, stupro, violenza.
Creduloneria, ingenuità, solitudine.
Aveva chiamato suo nipote Devlin che significa sia “demone” che “cavaliere” per
cercare di sintetizzare gli animi antitetici che convivevano in quella piccola
creatura.
Per lui erano passati cinquant’anni da allora, per quel frugoletto, invece, circa
un anno.
Quando aveva preso con sè il fagotto, la bacchetta e la Giratempo,
molte cose dovevano ancora accadere: era ancora un insegnante e Minerva una
studentessa del terzo anno.
Tom Riddle non si faceva ancora
chiamare Lord Voldemort e non aveva messo in piedi
quell’organizzazione di pazzi mangiamorte. Non era
stato spazzato via da Harry e definitivamente cancellato dal mondo quando le
bacchette erano entrate in risonanza.
E Grindewald
era morto da poco meno di due mesi.
Era stato proprio lui a
ucciderlo, usando
L’aveva fatto per molti
motivi: per sfogare la frustrazione che lo accompagnava da molto e che l’altro
mago gli aveva fatto credere di poter curare, per vendicare sua sorella,
distrutta per sempre, per vendicarsi di un’amicizia tradita, per Aberforth che aveva rischiato di pagare con la vita; e poi,
anche per Yuri e Marlene che non vivevano più, ma che
erano stati l’involontario punto d’inizio di tutta quella matassa aggrovigliata
di fili.
Grindewald era tornato con lo stesso sorriso bieco che aveva
dopo aver usato violenza ad Ariana, voleva la bacchetta e lo sapevano tutti e
due, ma avrebbe dovuto ucciderlo e uccidere una persona che medita vendetta è
difficile.
Grindewald non aveva mai saputo di aver avuto un figlio e,
nonostante tutto, non si era sentito in colpa quando quell’incantesimo l’aveva
colpito, era stato la chiusura di tutto, tradimento per tradimento.
Non si era pentito di non
averglielo detto.
Compiere la scelta sbagliata
era ammissibile, tradire no perché è con coscienza che si realizza un gesto del
genere.
Quando era stato faccia a
faccia col se stesso che sarebbe diventato, aveva posto tra le braccia
invecchiate il cesto, preso la bacchetta e scisso il corpo della stessa dallo
spirito.
Poi aveva rinchiuso Alys nel medaglione di Devlin e
tenuto con sé il legno di sambuco che formava l’impugnatura.
Era comunque un’arma potente,
ma non distruttiva perché lo spirito terribile che rendeva possibili le più
complicate magie, al momento, era altrove.
Un giorno avrebbe dovuto dire
a suo nipote tutto quello, che aveva ucciso suo padre, che lo aveva portato nel
futuro, un sacco di “che” e di “ma”.
Ma gli aveva lasciato lo
spirito della bacchetta, nessuno, a parte Devlin,
poteva giudicarlo per quello che aveva fatto.
Per questo voleva che
vivesse, per sapere cosa ne pensava, per poter dire tutto ad una persona che
avrebbe potuto capirlo, se avesse voluto.
-
Ci sono due
motivi per cui Bellatrix ha fatto rapire Devlin – ricominciò tornando alla realtà – il primo è che,
se mi uccidessero, liberarsi di un bambino sarebbe estremamente facile, in
particolare un bimbo così piccolo che non è ancora in grado di compiere magie.
Il secondo è che Devlin è un mago molto potente e le
sue capacità sarebbero senz’altro ben accolte tra le fila dei mangiamorte, inoltre, se si riuscisse a plagiare un simile
potere, forse si riuscirebbe a creare una persona malvagia e spietata quanto Voldemort che la sostituisse, ma non uno qualunque, bensì
un burattino manovrato nell’ombra dalla “mamma” Bellatrix
che gli direbbe cosa fare o non fare.
-
E Honor? – chiese Draco
-
Honor, come vi avrà già detto lei stessa, è la figlia di Orion, sorella gemella di Sirius.
– i due ragazzi annuirono – quando nella famiglia Black nascono due gemelli, in
genere il secondogenito viene ucciso per paura che si ripeta quello che si
crede sua successo quando le Reliquie sono state trovate.
-
Ma Honor era una femmina – protestò Hermione
-
All’inizio i
“Doni della Morte”, ovvero i gemelli considerati pericolosi, erano solo i
secondogeniti di sesso maschile, ma col passare del tempo si è avuto sempre più
paura di questa leggenda, soprattutto dopo che i Black hanno cominciato a
perdere progressivamente potenza e ricchezza. Quando Honor
è nata è stato molto facile prendersela con una neonata.
-
Ma allora perché Orion non l’ha fatta uccidere? Non è certo passato alla
storia per essere stato un uomo misericordioso – sottolineò Malfoy, Silente
annuì
-
C’è un segreto
che né Honor né Sirius
hanno mai saputo e che Orion mi ha pregato di non far
mai loro sapere. Lo dirò a voi, se prometterete che questo non verrà mai
divulgato
Draco ed Hermione accennarono
un assenso con la testa.
Silente e Minerva si
scambiarono un’occhiata d’intesa, seria, poi il preside tornò a rivolgersi a
loro.
-
Orion da giovane assomigliava a Sirius
più di quanto si potrebbe credere – Draco sollevò le sopracciglia, vagamente
curioso – come lui era mosso da passioni molto forti che non riusciva a
controllare e viveva nel desiderio di sperimentare e provare cose nuove. Sirius una volta ha detto ad Harry che “il pericolo è il
pepe che dà gusto alla vita”, ebbene, lui non lo sa, ma quando una volta sono
stato costretto a mettere in punizione Orion e gli ho
chiesto il motivo di quella malefatta, lui mi ha risposto la stessa identica
frase.
Un attimo di silenzio mentre
quelle parole venivano lentamente assorbite e si arrivava, in climax, al
momento clou, quello che pochi conoscevano.
-
Orion conobbe una ragazza, una mezzosangue, come dicono i
purosangue, che lo stregò al punto da fargli perdere
-
Chi era? –
domandò attenta la Caposcuola
-
Si chiamava Lysis ed era una creatura minuta e dolcissima con un
temperamento che avrebbe messo tranquillo perfino il nostro Harry… - Silente
sorrise in maniera paterna al ricordare tutto quanto
-
E che successe,
dopo?
-
Furioso coi suoi
parenti, Orion fuggì di casa con lei; il caso volle
che rimanesse incinta.
-
LEI è la madre di
Sirius e Honor? – chiese Draco,
il preside fece cenno di aspettare.
-
Più che la
famiglia, chi lo stava perseguitando davvero era la sua promessa sposa,
Walburga. Tentò in tutti i modi di separarli, era una donna gelosa.
-
Diciamo che non
era la simpatia fatta persona – commentò acido Draco borbottando sottovoce un
paio di epiteti poco carini nei confronti della “zietta”;
la McGranitt gli scoccò un’occhiataccia ma non disse
altro.
-
Ad ogni modo,
venne il giorno del parto e lui non era ancora rientrato a Grimmauld
Place. In verità, non furono due i gemelli che Lysis mise al mondo, ma tre.
-
TRE? –
esclamarono all’unisono Draco ed Herm
-
Sirius Black, Honor Black e Nicholaa, anche se il suo vero nome sarebbe Georgiana.
-
Nicholaa? – quasi urlò la piccolo serpe
-
Già, lei. La
ragazza non sopravvisse che poche ore, Orion mi
raccontò che era stato un parto difficile.
-
Ma Nicholaa non assomiglia per niente a Sirius
o al fantasma di Honor! – protestò Malfoy mentre la
mezzosangue annuiva, confermando la cosa
-
Qui sta il punto.
Con i Black ormai alle calcagna, Orion dovette
prendere una decisione. Prese le due bambine nate e le portò nel mondo babbano, lasciandole ad una famiglia innocua dove nessuno
sarebbe andato a cercarle, divennero Nicholaa e Vesper Lyndt. Suppongo Honor vi abbia raccontato di quando ha scoperto di essere
figlia di Orion
-
Sì – confermarono
i due
-
Ebbene, lo stesso
giorno lo scoprì anche Nicholaa.
-
Cosa?
-
Nicholaa e Honor non si somigliano
molto. Avendo appreso fin da bambine di essere state trovate per strada, hanno
sempre creduto di non essere sorelle di sangue, invece, a dispetto delle
apparenze, lo erano eccome.
-
Ma… - un’occhiata
della vicepreside intimò al biondo di ascoltare e non parlare.
-
Quando Orion riconobbe nella ragazza assieme a Sirius
l’altra sua figlia, cercò di raggiungerla ma il ragazzo, Sirius,
credendo che suo padre volesse punirlo per l’ennesima marachella, fuggì con
lei. Chi incontrò per i corridoi fu Nicholaa.
-
E come faceva a
sapere che era l’altra sorella?
-
Io mi ricordo
bene di Lysis – confermò la professoressa di
Trasfigurazione – Nicholaa le assomiglia moltissimo.
-
Insomma, le
conobbe tutte e due.
-
Nicholaa sa che Honor è sua sorella
di sangue, anche se Honor non ne ha idea, eppure le
vuole bene come ad una sorella perché sono cresciute assieme.
-
Ma… e Sirius? – indagò la Caposcuola
-
Né lui né Honor sanno di tutto questo, solo Nicholaa.
-
E che ne è stato
di Orion dopo che Lysis è
morta? Ha sposato Walburga, giusto? – chiese Draco
-
Disse ai parenti
che aveva avuto due gemelli e ne aveva ucciso uno, poi sposò Walburga ed ebbe Regulus.
-
Dunque è per
questo che la zietta detestava tanto Sirius
-
Più di quanto si
immagini perché, per un’altra donna, Orion era
addirittura giunto ad abbandonarla e fuggire e, forse, non sarebbe mai tornato
a casa. E quando Bellatrix ha saputo della figlia che
Orion aveva riconosciuto, ebbene, si riferiva a Nicholaa, non a Honor, solo che,
male interpretando, anche se Honor era effettivamente
l’altra gemella, fu lei la vittima.
-
Poverina –
concesse Hermione
-
È stata una
ragazza sfortunata, lei e Sirius si volevano molto
bene.
-
Quindi,
ricapitolando, i gemelli erano tre: Sirius, Honor e Georgiana. Tutti e tre hanno vissuto come se non
avessero legami di sangue, le due femmine credendo di non essere sorelle per
via della diversità e Sirius perché non sapeva
dell’effettiva esistenza delle altre. Poi sono entrati a Hogwarts
e si sono conosciuti. Honor e Sirius
hanno fatto amicizia e Nicholaa…?
-
Era un essere
piuttosto solitario, amica di Remus
-
Il professor Lupin? – chiese Hermione
-
Lui
-
Ad ogni modo, un
giorno Orion arriva a scuola e incontra Sirius e Vesper, riconosce la
figlia e cerca di avvicinarla, incontra però Nicholaa
e riconosce anche lei. Le dice la verità, giusto?
-
Sì. Poi parlò con
Regulus che lo disse a Bellatrix
-
Credendo che la
sorella fosse Honor, mentre invece si riferiva a Nicholaa, uccise la prima delle gemelle, ignorando che ce
ne fosse un’altra. – ammise pensieroso Silente
-
In quel giorno Orion riconobbe ufficialmente la prima delle gemelle, poi
però, spaventato da quanto accaduto, non se la sentì di riconoscere anche la
seconda, perciò Bellatrix non ha mai avuto dubbi
circa l’aver ammazzato la sorella giusta. E questo è anche il motivo per cui Honor si fa chiamare Honor,
mentre nessuno chiama Nicholaa Georgiana – concluse Minerva
McGranitt
-
Honor seppe la verità solo da cadavere, Sirius
solo prima di morire. – precisò ancora la donna
-
Nicholaa da sempre – confermò Silente. – e poi ci fu il
disastro della famiglia Parkinson
-
Anche lei non è
stata molto fortunata – concesse Draco – forse i gemelli portano davvero
sfortuna
-
Forse…
-
Dunque questo è
tutto? – guardò i presenti come a confermare. Silente annuì e lo stesso fece
-
Quando Sirius morì, chiesi a Honor di
rimanere con Devlin, in questo modo mi sarebbe stata
di grande aiuto. Honor seguì Devlin
quando venne rapito e incontrò Nicholaa. In forma di
spettro aveva parlato solo a Sirius per tutti quegli
anni, ma riconobbe subito la sorella sfortunata. Il loro legame, sangue o non
sangue, è ancora molto forte. Nicholaa ha sempre
cercato di proteggere il bambino, da allora, e quindi ne ha subito le
conseguenze, anche se, finchè ai mangiamorte
fosse andato bene, sarebbe stata utile.
-
E… come sta ora?
– chiese Hermione
-
La sta vegliando
sua sorella.
-
Che famiglia
sfortunata… - ammise tristemente.
-
Non preoccupatevi,
Lynwood arriverà presto.
-
Suo marito –
specificò lo Slytherin all’indirizzo della ragazza
-
E i mangiamorte? – chiese preoccupata
-
Tradire ora i mangiamorte equivale a decidere le parti della battaglia
finale. Non manca poi molto, lo sappiamo tutti. Lynwood
ha finalmente preso la sua decisione.
-
Non è mai stata
una persona molto decisa – annuì il Principe delle Serpi
-
Infatti, proprio
per questo la scelta da lui compiuta è così importante.
-
Direte mai a Honor della sua vera storia? Lei crede di essere figlia di
Walburga e che suo padre abbia impedito di ucciderla…
-
Forse… quando
tutto questo sarà finito e quando quella sua idea di vendetta si sarà sopita
-
La vendetta non
conosce giorno e notte, o si compie oppure no – enfatizzò il biondo erede dei
Malfoy. Silente gli rivolse uno sguardo duro, ma, in fondo, era quella la
verità.
Brutto da ammettere,
eticamente terribile, ma VERO.
Quando si era accanito contro
Grindewald, avrebbe potuto compiere una strage tanto
era il fuoco che lo animava, non stentava a credere che quel fantasma avesse
deciso di rimanere solo per potersi vendicare, soprattutto perché ciò che
avevano tolto a lei era la possibilità di vivere.
Si dice che i fantasmi siano
sulla terra perché hanno “delle faccende in sospeso”; forse lo era per quelli
che abitavano Hogwarts, senz’altro era così per
Mirtilla che, passato tanto tempo, voleva sapere chi e che cosa l’aveva uccisa.
Anche Honor
era stata uccisa, lei però sapeva il nome del colpevole e non si era
rassegnata, fantasma o non fantasma, qualunque cosa fosse, aveva la certezza
che il suo piano terribile sarebbe stato portato a termine.
E non riusciva a biasimarla
per quello. Ma, soprattutto, non poteva.
Quando Devlin
avrebbe compiuto undici anni, se non prima, la Bacchetta e Alys,
il suo spirito, si sarebbero ricongiunti.
Se fosse morto per mano di
qualcuno, sarebbe stata solo di Devlin perché solo
lui aveva quel diritto e nessun altro. Devlin poteva
giudicarlo.
Non avrebbe permesso a
qualcuno di ucciderlo prima di sapere cosa ne pensava suo nipote e avrebbe
fatto tutto quanto in suo potere: quello si chiamava egoismo.
I suoi studenti lo vedevano
come un bravo nonno saggio, la raffigurazione di Mago Merlino, lui era stato tutt’altro che un mago del genere.
Ombre e paure, vendetta,
odio, desiderio, amore, pietà, colpa e peccato macchiavano il suo passato e il
suo presente.
La vanità e l’orgoglio erano
stati il carburante che gli serviva per diventare famoso e potente, salvo poi
abbandonare tutto quanto quella notte di luna piena.
Aveva ucciso Grindewald da poco.
Aveva portato via Devlin sentendosi saggio.
E adesso ricordava che gli
occhi che aveva rivolto a se stesso, quando il giovane Albus
consegnava la cesta tra le braccia del vecchio Albus,
erano occhi di pietà e di comprensione per quello che di lì a poco sarebbe
accaduto e che non poteva impedire per non cambiare il proprio passato e
presente.
Minerva avrebbe varcato
quella porta e la tragedia si sarebbe consumata di nuovo.
Una tragedia di sangue.
Una tragedia che finiva con
un sorriso, ma che non aveva “felici e contenti”, era un finale a cui lui e
Non c’era posto per quello,
l’unica cosa che potevano fare era rimanersi accanto.
Minerva l’aveva perdonato,
lui non aveva fatto altrettanto con se stesso.
E quello era l’unico motivo
per cui non avevano il loro “happy ending”, solo
colpa sua.
Ma se un giorno ci fosse
riuscito, fosse anche il giorno prima della fine del mondo, sapeva che lei
l’avrebbe aspettato e sarebbe rimasta con lui, viva o fantasma.
-
Rimarrete in
infermeria per i prossimi giorni, almeno finchè
l’effetto della pozione non sarà sparito del tutto. Il professor Piton ha affermato che entro metà mese sarà scomparso
-
Lo spero –
borbottò lo Slytherin
-
Se avete bisogno
di tornare nei vostri dormitori a recuperare gli effetti personali – li informò
ancora il preside – chiedete ai vostri Responsabili:
-
Possiamo
incontrarci con chi è a conoscenza della nostra situazione? – domandò Hermione,
il preside annuì
-
Certo. Il signor
Potter e il signor Zabini possono venire a trovarvi,
se lo desiderate.
La ragazza ne fu sollevata,
anche se Harry avrebbe dovuto pensare a studiare piuttosto che stare a
chiacchierare con lei.
Eppoi con Malfoy il tempo
volava sempre.
Lo guardò con fare materno e
qualcosa la turbò: gli occhi di lui erano duri e lontani, la sua mente non era
in quella stanza, ma persa nei suoi pensieri.
-
Signor Malfoy –
aggiunse ancora il vecchio mago – se il bruciore al braccio dovesse diventare
particolarmente fastidioso, la prego di informare il professor Piton che provvederà a darle qualcosa per alleviare il
dolore
Draco annuì meccanicamente,
sapendo che non l’avrebbe mai fatto.
-
Il Ministero sa
che Hogwarts è in queste condizioni? – chiese poi
d’improvviso, riportando la sua attenzione al preside
-
Abbiamo avvisato
gli Auror, una piccola squadra dovrebbe giungere a
giorni e, se necessario, manderanno rinforzi.
Hermione sentì borbottare
alla serpe le parole “piccola squadra” con sprezzo, come se l’imminente
battaglia alla Scuola di Magia e Stregoneria fosse come una scaramuccia tra
bambini e, invece, era la punta di diamante, il traguardo ultimo. Ma nessuno,
neppure al Ministero, era a conoscenza della storia le Reliquie come quelli che
ne erano coinvolti e quindi sembrava solo l’ennesimo tentavo dei mangiamorte di espugnare l’ultima roccaforte.
Nessuno si era mai chiesto
perché quei maghi ce l’avessero tanto con Silente e, certo, non erano a
conoscenza di ciò che accadeva a Malfoy Manor,
avvolta tra le fiamme degli inferi.
Mille e mille volte avrebbe
voluto chiedere a Silente di far cessare l’incantesimo che la separava dal
resto del mondo, ma se l’avesse fatto, Bellatrix e
gli altri non avrebbero certo esitato a buttarsi a pesce sulla questione,
impadronendosi della Reliquia che serviva loro per riportare in vita il Lord
Oscuro.
Adesso tutta la
responsabilità era sulle sue spalle e sapeva che non era ancora pronto, ma ce
l’avrebbe fatta, comunque.
Silente si alzò in piedi,
indicando con un gesto la porta di uscita, ciò significava che il colloquio era
terminato, per il momento.
Fanny si fece accarezzare
un’ultima volta la testa dalla ragazza e strillò giuliva esattamente come
faceva Grattastinchi per ricompensarla di un paio di grattini supplementari.
Fu l’ultima a lasciare
l’ufficio, guardando dietro di sé la vicepreside composta e sorridente di quel
sorriso disperato ma fiducioso che aveva sfoggiato ogni volta che un grosso
guaio si sarebbe abbattuto sulla scuola; gli occhi azzurri di Albus Silente, invece, lo facevano sembrare più vecchio di
quanto avesse mai dimostrato, era pressato da tutta quella situazione e, con ogni
probabilità, Devlin non era che la goccia ultima.
Draco chiuse con difficoltà
la porta riuscendo ad arrivare a stento alla maniglia, certamente non pensata
per bambini.
Si appoggiò contro l’uscio,
respirando come se avesse trattenuto il fiato per tutto quel tempo, lanciò
un’occhiata alla mezzosangue con la schiena appoggiata al legno spesso che
sbirciava lontano nella brughiera innevata che si scorgeva attraverso le tende
del pianerottolo.
Una luce improvvisa si
propagò dal corpo di lui non appena la sua attenzione fu riportata al pavimento
e ai lacci delle scarpe nere; l’attimo dopo anche la ragazza era avviluppata in
quella luce magica e brillante che scandiva i loro continui cambiamenti d’età
che si facevano via via più frequenti.
Il bagliore si dissolse in
fretta in una miriade di molecole luccicanti lasciando i due ragazzi di nuovo
alla loro età normale.
Draco si guardò le mani ormai
quasi adulte e l’anello che portava alla catenina con lo stemma dei Black, era
stato costretto a levarselo quando era diventato bambino perché quello era
stato il simbolo del Capofamiglia e non aveva intenzione di allargarlo o
stringerlo, così era tornato alla catenina d’oro bianco intorno al collo, il
posto dove era rimasto per molti anni, finchè tutti i
Black non erano morti: suo nonno, suo cugino Sirius e
anche Regulus e, anche se non lo sapeva, pure Honor Black. Nicholaa non faceva
testo poiché, non essendo riconosciuta come figlia, lei non apparteneva alla
famiglia.
Con un piccolo strappò
sganciò il fermaglio che sigillava la catenella intorno al collo facendo
scivolare il cerchietto chiaro tra le dita, lo fece girare due o tre volte in
un giochetto che aveva imparato da piccolo con l’altro anello, quello che,
invece, cresceva e si rimpiccioliva con lui: il simbolo dei Malfoy.
Guardò attraverso la
silhouette perfetta del metallo prezioso, sorridendo un poco, poi lo strinse e
mise in tasca.
Allungò l’altra mano e la
passò sulla spalla della ragazza, scostando appena la cascata di capelli
disordinati a cui era abituato, accarezzò la guancia e passò un dito sotto gli
occhi che avevano voglia di piangere, ma che non ci riuscivano. Occhi persi da
un’altra parte a riflettere sulle tante cose apprese in così poco tempo e di
cui non potevano fare parola ad anima viva senza il consenso di Silente o di Nicholaa stessa.
Fece scivolare le dita dietro
il collo e premette leggermente, avvicinando il viso di lei al suo.
Chiuse gli occhi e la baciò.
La sua medicina, l’unica cosa
che riusciva a farlo tornare, se non fiducioso, almeno deciso a proposito del
suo futuro. Perché quando era con lei sapeva perfettamente cosa doveva o non
doveva fare, ciò che era giusto e ciò che non lo era.
Non era ciò che veramente
stavano facendo, in mezzo ad un corridoio, di fronte all’ufficio di Silente, a
renderlo orgoglioso e neppure che fosse riuscito ad aggiungere alla sua lista
di conquiste anche la sacrosanta santarellina Granger, ma il fatto che lei non
avesse paura di volergli bene, il fatto che avesse cercato una strada per
salvarlo, che si fosse preoccupata per lui. Nessuno mai aveva fatto tanto e
nessuno aveva fatto come lei, gli aveva voluto bene tanto da andare contro a
tutto quello che era la regola, fino a far male a se stessa e al suo
stupidissimo orgoglio Gryffindor per dirgli quanto
gli voleva bene, per non fargli credere che l’aveva lasciato perché lo odiava.
Niente gli aveva fatto più
male che credere che lei se ne fosse andata perché lo odiava e lo detestava
perché non voleva ritornare con lei ai sotterranei della biblioteca; ma lei,
invece, aveva tutt’altro in testa, un progetto
bislacco per la sua salvezza e sopravvivenza che aveva retto poco, ma che aveva
aperto gli occhi ad entrambi, facendo capire loro quanto ormai erano importanti
l’uno per l’altra.
E lui non era stato da meno,
decidendo di continuare da solo il piano di salvataggio di quella creatura che
avevano saputo essere il nipote di Silente: l’aveva malamente cacciata con
brutte parole e lasciandola praticamente senza speranza perché non si illudesse
troppo.
Qualcuno aveva dato loro una
mano ed erano di nuovo insieme, ancora, e non riusciva a non desiderare le sue
labbra e i suoi occhi e il suo sorriso.
Tutto di lei era diventato
speciale, ma solo perché era quello che c’era dentro ad esserlo, Hermione
Granger era speciale.
Se quello era l’amore
bisognava dire che favoriva nettamente l’altra persona a scapito di se stessi
e, soprattutto, della propria incolumità fisica e psicologica, ma non avrebbe
dato tutto il potere demoniaco del mondo per quel bacio che lei gli stava
regalando, nella sua ingenuità.
Avrebbe voluto averla e
possederla, la voleva tutta, come si vuole una donna, ma erano legati ad una
condizione troppo instabile per poter anche solo sperare di riuscire a
concludere il tutto come si comandava senza che subentrasse qualche
inconveniente di sorta o un imprevisto; inoltre non voleva forzarla.
Se si fosse sentito un mese
prima si sarebbe dato del malato di mente, avrebbe trangugiato una dose
sufficiente di whisky incendiario, avrebbe posato il bicchiere e tutte quelle
fisime sarebbero scomparse, se mai fossero potute esistere, ma era andata
diversamente e c’era qualcosa di più di quello che era stato fino ad un mese
prima.
Avrebbe aspettato e sofferto.
Solo per non perderla,
avrebbe aspettato tutta la vita.
Gli bastava che lei fosse
insieme a lui.
Prese la mano destra che lei
aveva passato inesperta dietro la schiena di lui, allargò le dita e infilò
l’anello che prima teneva in mano all’anulare.
-
Una volta è stato
l’anello del Capofamiglia dei Black – spiegò sentendo quanto era doloroso dover
allontanare il capo e le labbra per parlare
-
Adesso ci sono le
nostre iniziali – aggiunse indicando l’elaborato intreccio sulla sommità dove
riccioli e ghirigori formavano un intrico difficile da estirpare, ma che, a ben
guardarlo, poteva essere scisso in una D ed una H – i Black sono tutti morti –
aggiunse prevenendo la domanda “perché mi dai proprio questo anello?”.
In verità voleva che lei
portasse con sé la cosa più cara che avesse, nella speranza di accompagnarla,
un po’, sempre; perché quell’anello era un oggetto a cui teneva moltissimo,
senza una ragione particolare.
Lei sorrise e lo rimirò alla
luce, era a conoscenza del significato affettivo che aveva, per questo era
lusingata che lo avesse dato proprio a lei e che lo avesse fatto con un gesto
così romantico.
Un’incisione attirò la sua
attenzione su quel cerchietto chiaro che risaltava tra le dita, come un anello
di fidanzamento:
Sii sempre con me. Io per te ci sarò sempre.
Recitava una scritta che
percorreva tutta la lunghezza della fascetta.
Fidanzamento oppure no,
avrebbe dato battaglia per stargli accanto, soprattutto adesso, soprattutto
dopo aver saputo quanto lui le voleva bene.
E non poteva che essere
sincero.
* * *
Spazio autrice:
ecco a voi un altro bel capitolo di rivelazioni! Con l’avvicinarsi della fine
della fic bisogna un po’ dipanarli questi misteri che
ho costruito e fatto crescere tutto il tempo, finalmente si viene a sapere chi
è il bambino che Draco ed Herm hanno trovato nella
biblioteca e anche il suo legame con Silente. Devlin
non è figlio del figlio di Ariana, bensì quello stesso figlio che dovrebbe
avere una cinquantina d’anni e che, invece, ne dimostra un paio al massimo.
Inoltre si viene finalmente a
sapere l’intera e vera storia di Honor, Sirius e anche dell’insospettabile Nicholaa,
legata a doppio filo agli altri due gemelli, questo perché ciascuno di questi
personaggi ha raccontato una vicenda differente e anche un po’ distorta, Sirius avrebbe detto di essere stato un banale figlio di
purosangue, le rivelazioni shock di Honor sono
arrivate nello scorso cappy e quelle di Nicholaa non so se avrei saputo come metterle, soprattutto
perché, o si metteva a scrivere un poema o ci sarebbe stato un piccolo problemino
tecnico… >_>
Adesso passo ai
ringraziamenti,
giuliabaron:
come accade ogni tanto, anche se di rado, ci sono capitoli dove Draco ed Herm non litigano, come questo, ma in generale mi diverto a
descrivere quelle situazioni, sono due personaggi stravaganti ^^
Spero che ti piaccia anche
questo capitolo di rivelazioni, aspetto di sapere, ciao! Nyssa
Luana1985:
anche a me a volte capita di leggere un aggiornamento ormai a notte fonda e
poi, con gli occhi che mi cascano, mi dico che il giorno dopo devo recensire,
peccato che la mia testa navighi direttamente su un altro pianeta e quindi le
volte che me ne ricordo sono effettivamente poche (“,).
Beh, per quanto riguarda
Bella, in effetti un po’ si vede che lei è gelosa per qualcosa di Sirius, anche nei libri, dopotutto è sempre contro di lui
che si accanisce, anche al Ministero.
La cosa curiosa che è uscita
dalla storia è che, anche non pensandoci è capitato che sia Sirius
che Honor venissero uccisi da lei… dovrò darle un bel
fiale drammatico… >_>
Spero che ti piaccia anche
questo nuovo capitolo, ciao e un bacione! Nyssa
Gloria85:
sono felice che con l’andare del tempo non diventi una roba insopportabile da
addormentarsi durante la lettura, ho un bel po’ di pessime abitudini nello
scrivere e devo sempre stare attenta a quello che butto giù quindi sono felice
di non aver fatto danni di sorta ^^
Spero che apprezzerai anche
il nuovo post, ciao! A presto, Nyssa
Mimmaus: grazie mille! Sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto,
spero che sia lo stesso anche per questo quindi aspetto di sapere, ciao e a
presto! Nyssa
Shavanna:
stai scherzando, spero, io ero la fan n°1 di Sakura fin dalla sua prima
apparizione tv!
Diciamo che Herm è stata un po’ ingenua, lei viveva serena dicendosi
“ah, che bello oggi non mi trasformo” e invece era tutta opera del ragazzino lì
con lei… dopotutto Draco era riuscito a identificare la pozione, con ogni
probabilità pensandoci e ripensandoci era riuscito a trovare qualche formula o
incantesimo che potesse aiutarli, insomma, la buona fede di Herm
gli ha dato una mano…
Spero che ti piacciano anche
le nuove rivelazioni della famiglia Black, sempre al centro delle mie storie, a
presto! Un bacio, Nyssa
Vavva:
dì, i progressi ci sono davvero, qui non c’è proprio nulla in sospeso! Ho fatto
il primo finale come si deve, ma bisogna anche capire che, con l’andare avanti
della storia, è molto difficile non lasciare questioni in sospeso…
Ti ringrazio per tutti i
complimenti che mi hai fatto, grazie mille =^_^=
Sì, Draco è un po’ stupidino, ma penso che Herm sia
troppo importante per lui, avrebbe fatto qualche follia anche con un piede
nella fossa, invece stava relativamente bene… (nei limiti del possibile,
chiaro).
Eh, anche io vorrei essere al
posto della cara Herm, non solo tu…
Spero che ti piaccia anche il
nuovo aggiornamento, ciao! un bacione, Nyssa
Falalula:
ti ringrazio per tutti i complimenti, ma credo che tu mi stia adulando un po’
troppo, non sono certo
Per quanto riguarda la carta,
a me piacciono tutte e due (eh sì, che mistero!) però mi sembrava che la carat col copricapo avesse un vestito un po’ poco adatto ad
un personaggio del genere, sì, mi sembrava un po’ troppo moderno… però poi
ognuno può immaginarlo come preferisce, io è difficile che metta immagini
perché mi piace figurarmi le cose come mi gira, l’ho fatto solo questa volta
perché mi pareva che la descrizione fatta non rendesse molto giustizia al vero
aspetto che avevo in mente ^^
Personalmente a me il patronus di Herm piace perché la
lontra è un animale piuttosto piccolo ma fortissimo con un grande senso della
famiglia e del gruppo, ricorda un po’ i colori della nostra eroina ed è molto
carino (ovviamente è solo un’opinione) quindi ho deciso di adottarlo anche io,
però ciascuno può figurarselo come preferisce .
Grazie ancora per i bei
complimenti, spero che ti piaccia anche questo nuovo aggiornamento, ciao e un bacione grandissimo, Nyssa
Lord Martiya: Bella non è un personaggio che mi sta tanto simpatico
quindi posso permettermi di farle fare qualche cosa di terribile, tanto prima o
poi la punizione arriverà anche per lei…
Faccio un piccolo spoiler: Mana entrerà davvero nella storia, non so quando e come, ma
so che ci sarà perché mi serve per una piccola questione…
Mi sa che ultimamente sto
prendendo un po’ troppo in prestito i personaggi del sensei
Akamatsu ma al momento sono molto più preoccupata
dallo svolgimento della storia perché mi sto lambiccando il cervello a cercare
di rendere una scena…
Spero che ti piaccia anche il
nuovo capitolo, ciao e a presto! Nyssa
Potterina_88:
grazie per tutti i complimenti, mi fa piacerissimo
sapere che il cappy precedente ti è piaciuto, Honor in effetti è una tipa strana e la sua storia viene
completata perbene in questo nuovo aggiornamento, in compenso per Bella non ci
sono ancora risoluzioni definitive, ma progetto qualcosa di terribile perché mi
sta molto antipatica (sono due fic che mi ci
accanisco contro, poveretta).
Per quanto riguarda Sirius e Bella, io ho sempre creduto che Bella avesse
qualcosa per Sirius, più che altro perché lui
rappresentava alla perfezione la sua idea di maschio dominante e quindi aveva
tutte le caratteristiche tranne, forse, la più importante: un bel cervello masterizzato formato mangiamorte.
Chiaramente il Sirius di questa storia non ci ha fatto neppure un
pensierino su di lei anche dopo che Honor è morta,
per questo Bella era così furiosa quel giorno al Ministero al 5° anno.
Cosa significa “almeno per il
momento”? beh, il fatto è che mi piace scrivere di scene drammatiche, quindi ho
sempre questo desiderio latente di mettere una bella scena strappalacrime,
nell’altra l’ho fatto, ma poi mi sono redenta perché ammazzarmi un protagonista
dopo venti capitoli che ci sto dietro (là poi erano 30…) era autolesionismo,
quindi penso che, se metterò qualcosa di analogo non moriranno almeno i
protagonisti, per gli altri però non garantisco…
Spero che ti piaccia anche il
mio nuovo aggiornamento, aspetto di sapere, ciao e un bacione
grande! Nyssa
Semplicementeme:
ciao! Innanzi tutto devo ringraziarti per aver letto l’altra mia fic e grazie anche per tutte le belle parole che mi hai
detto a proposito, anche io penso che quella, anche se è quella a cui sono più
affezionata, sia un po’ un’”opera giovanile” quindi invece ho cambiato un bel
po’ di cose a cominciare dall’atmosfera che diventa sempre meno scanzonata e un
bel po’ drammatica piena di problemi.
Ti dirò, per me è ammirevole
che tu abbia impiegato solo tre giorni a leggerla tutta, io credo che morirei
dopo il primo oppure comincerei a prendermi a calci, una delle due, non so se
sarei una buona lettrice di me stessa =^_^= quindi ti ammiro davvero!
Credo sia normale avere
confusione a questo punto perché siamo proprio alle rivelazioni clou, quindi ci
sono misteri che vagano e tanti interrogativi ancora irrisolti, ma per
rispondere alle tue domande posso dire:
1)
Devlin, questo il nome del nipote di Silente, non è in
effetti il figlio del figlio di Ariana, bensì solo il figlio perché il prof
l’ha portato nel futuro con la Giratempo, come viene
spiegato in questo capitolo (lo so, è una storia un po’ contorta XP)
2)
Per quanto
riguarda i Malfoy posso dire che, effettivamente, stanno dentro a Malfoy Manor racchiusi dalla muraglia di fuoco. Il motivo per cui Lucius non ha dato la Reliquia a Bella credo sia da
ricercare nel fatto che è una cosa secolare della famiglia Malfoy, dopotutto
lui non ha mai sacrificato nulla di personale per i mangiamorte,
forse la cosa gli è sembrata troppo grande anche per lui o forse, per una
volta, ha pensato che sarebbe stato contro la regola delle reliquie dargliela e
quindi non l’ha fatto; non penso di renderlo membro dell’Ordine, soprattutto
perché, in quel caso, non si capirebbero tutti i problemi avuti da Draco.
3)
Draco diciottenne
vaga per la fic tra un cappy
e l’altro, non posso lasciarlo sempre così perché ci sono scene in cui mi serve
bambino, ma in certune, come quella di questo cappy,
capita di vederlo alla sua reale età.
Spero di aver risposto bene a
tutti i quesiti, probabilmente ho fatto un po’ di confusione, anche se spero di
no ^^
Mi auguro che continuerai a
leggere questo e i prossimi capitoli e spero che mi lascerai anche altre
recensioni, ciao e a presto! Un Bacio, Nyssa