Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Nyssa    15/04/2008    10 recensioni
L'amore non è solo come una rosa che sboccia o una pesca delicata, l'amore è anche una mela selvatica dal sapore un po' asprigno che nasce al freddo e tra le spine.
L'amore è fatto di tante cose, anche di imprevisti, esattamente come quello che colpisce Draco Malfoy ed Hermione Granger durante una delle loro solite litigate, ma che cosa gli è capitato veramente? E quali sono i tanti misteri della Londra babbana (ma non troppo) che Hermione è più che mai decisa a scoprire? E quali sono gli altrettanto sconosciuti motivi che spingono (o costringono?) Draco Malfoy a seguirla?
Prima classificata al Never Ending Story Awards - Terzo Turno secondo la scelta del pubblico.
Vincitrice nelle categorie: Best Saga, Best Romance, Best Plot e Best Couple (Draco/Hermione)
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le ombre dell'anima

L’ufficio del preside, di mattina, incuteva senz’altro meno terrore di quanto potesse suscitare passata l’ora di cena.

Sulla parete da cui si accedeva erano appesi i ritratti dei presidi che avevano guidato Hogwarts nel passato, personaggi gloriosi e altri da dimenticare ciattellavano gli uni con gli altri, scambiandosi opinioni, criticando.

Alla destra della porta era una scaletta di legno con pochi gradini che immetteva ad un piano sopraelevato dove stava la biblioteca dell’ufficio, caratterizzata dal colore rossiccio o marrone caldo del legno degli antichi ripiani che sorreggevano “il peso del sapere”.

Fini incisioni di fiori rampicanti e uccelli di legno erano parte delle decorazioni di questi mobili antichi, tanto perfette da parere quasi vere.

L’accozzaglia di legni di colore e fattura diversa rendeva chiaro che la stanza aveva subito forti rimaneggiamenti per far sì che ogni volume avesse il proprio posto a scapito dell’estetica. Peccato però che nel piano sottostante, ci fossero ancora libri e librerie e la scrivania.

Nonostante lo spazio fosse molto, sembrava quasi che non bastasse a contenere tutti i soprammobili che facevano bella mostra di loro tra i ripiani o che, al momento, stazionavano in cima ad una pila di volumi sul pavimento che sembrava essere quasi parte dell’arredamento, probabilmente per loro non c’era davvero più posto.

Alambicchi colorati erano appoggiati su un tavolo alla sinistra, mentre la scrivania era ingombra da pile di scartoffie burocratiche sulla sinistra, un portapenne con calamaio e accessori per la scrittura in argento e alcuni tomi alla destra.

 

Il proprietario di tutto questo era seduto dietro lo scrittoio, le mani in grembo che tormentavano la lunga barba bianca che ricadeva sulla veste color lavanda di velluto finissimo; il caratteristico cappello a punta intonato col colore era appoggiato all’ennesima catasta di volumi ingialliti.

 

Draco ed Hermione presero posto nelle due poltroncine su cui avevano già seduto poco prima di fare i bagagli e partire per Londra. Adesso, però, le circostanze erano assai cambiate e molto, molto più gravi.

 

La professoressa McGranitt, con in braccio il bambino che avevano portato con loro, Devlin, passeggiava tra i libri cullandolo appena, con un’espressione dolcissima sul viso che non le avevano mai scorto durante le lezioni. Non avrebbero detto che fosse la stessa persona, sembrava davvero una nonna alle prese col suo nipotino appena nato.

 

Ma se l’espressione della vicepreside era soddisfatta e rilassata, altrettanto non si poteva dire di quella del rettore, la cui preoccupazione era facilmente riconoscibile oltre gli occhiali a mezzaluna che gli erano così cari.

 

La Caposcuola si guardò attorno senza riconoscere né la sagoma inconsistente di Honor Black né quella di Nicholaa, di cui non aveva più avuto notizie dopo il loro arrivo.

 

Doveva essere difficile anche per lei.

Draco pativa ogni sera, quando calavano le tenebre. Non glielo aveva mai detto, ma ogni tanto si era accorta di un gesto ripetuto, come un tic, di toccarsi l’avambraccio e, in quel momento, il suo viso si deformava in una smorfia di dolore.

Non era cieca fino a non accorgersi di certe cose.

Non sapeva, poi, se Nicholaa avesse o meno il Marchio, considerato il fatto che non poteva parlare, i mangiamorte avrebbero potuto anche pensare che fosse uno spreco marchiare un essere inutile come lei.

Malfoy non glielo aveva mai detto e lei non si era sentita di chiederglielo.

Ma anche senza quel segno maledetto, doveva essere ugualmente difficile perché tra quelle mura stazionavano ancora i ricordi più brutti della sua storia: probabilmente era a Hogwarts quando le avevano comunicato che sarebbe andata in sposa ad un parente dell’uomo che l’aveva violentata e le aveva fatto perdere la favella e, allo stesso modo, chissà come doveva aver sofferto a dover lasciare la scuola e le sue mura protette per avventurarsi in una vita senza certezze.

Draco le aveva detto che era stata una studentessa piuttosto brava, se le fosse piaciuto conoscere e imparare la metà di quanto piaceva a lei, beh, rinunciarvi sarebbe stato come morire.

 

Ma non erano lì per parlare della bionda madre di Pansy, né per riflettere, Silente li aveva espressamente chiamati nel suo ufficio per metterli effettivamente al corrente di tutto quello che c’era da sapere circa la questione dei seguaci di Voldemort che, in quel momento, accerchiavano la scuola e che non dovevano essere poi così estranei a quel bimbetto ora addormentato tra le braccia della più severa professoressa di Hogwarts.

Per un momento, ad Hermione, parve di avere un flashback dal passato, una scena simile con sua nonna che la cullava per farla addormentare.

 

Draco versione bambinetto sfoggiava un’espressione corrucciata e lo stesso vestitino nero che tanto detestava, completo di fiocco sotto il mento.

Non era di buon umore e un cero tic nervoso al sopracciglio la diceva lunga su di lui.

 

Hermione aveva cercato di rendersi presentabile senza dover apparire di fronte a Silente con gli abiti di tutti i giorni, ma non se la sentiva proprio di approfittare nuovamente della gentilezza della prof e indossare uno dei suoi tartan che tanto amava.

Così s’era messa la cosa più elegante che aveva e, adesso, era tremendamente a disagio e si stava tormentando una ciocca di capelli un po’ arruffata tenendo gli occhi chini sulle ginocchia.

 

-          Da quanto tempo il Marchio è sopra la scuola? – domandò infine Malfoy rompendo il silenzio denso che si era venuto a creare; il preside emise un lungo e grave sospiro, poi si spostò dalla sua posizione, appoggiò le mani intrecciate sul ripiano e guardò fissamente negli occhi grigi del ragazzo

-          Da Capodanno

Il biondo si morse le labbra per non pronunciare quella parola che rendeva così bene la situazione, ma che di sicuro la vicepreside avrebbe disapprovato con fervore, soprattutto se proferita da un bambino tanto piccolo.

-          Mi avete scritto di aver incontrato dei mangiamorte a Londra, parlatemene – li incoraggiò il vecchio mago

I due studenti si scambiarono un’occhiata; se li si fosse dovuti giudicare in quel momento non si sarebbe mai detto che appartenevano allo stesso corso di studi.

-          Eravamo alla Queen Victoria – intervenne Hermione, sentendo la sua voce debole e un poco rotta – e abbiamo incontrato…

-          Nott e Crouch – intervenne il bambino senza soffermarsi sui particolari di cosa ci facessero quei due maghi in un posto moooooolto babbano

-          E poi, la sera di Capodanno, siamo usciti per festeggiare un poco, chiaramente ci siamo travestiti in modo che non ci riconoscessero e abbiamo tinto i capelli – aggiunse frettolosa cercando di nascondere ciò che, probabilmente, Silente sapeva già, ovvero che avevano deliberatamente pedinato Bellatrix

-          C’erano Bellatrix e Rodolphus in un caffè

-          Babbano? – indagò il preside

-          Mezzo e mezzo – precisò lo Slytherin

-          Ah… il “Nastro”, vero? – confermò con un sorriso il vecchio stupendoli – quando ero giovane esisteva già e ogni studente sognava di portarci la propria ragazza…

Beh, in un secolo circa le cose non erano cambiate poi così tanto.

-          Parlavano di una persona da tenere in vita fino alla vostra… morte – aggiunse la ragazza

-          Non abbiamo sentito molto, ma abbiamo subito scritto e poi ci siamo messi ad indagare

-          E avete trovato la mia Honor

-          Già – confermò la serpe agognando ad una sigaretta che non poteva permettersi

Un altro lungo sospiro mentre la McGranitt gli si faceva vicina con il bimbo in braccio, sempre cullandolo dolcemente.

-          Lui è mio nipote – incominciò con voce lugubre Silente – Devlin Derek Dumbledore. Il figlio di mia sorella Ariana.

Silenzio.

Quella era la prima volta che sentivano parlare Silente con quel tono, come se il pericolo ci fosse davvero e fosse stranamente potente.

-          Devlin è nato più di cinquant’anni fa – precisò ancora l’uomo – ma ho dovuto prendere una decisione difficile quando sia mia sorella che… il padre del bambino… sono mancati.

Fermandosi un secondo di parlare, si alzò in piedi ed avvicinò al neonato, toccando il medaglione che Honor aveva intimato loro di non sfiorare neppure se non volevano subire terribili conseguenze.

La catenella d’oro si slacciò facilmente lasciando una placca dorata tra le dita lunghe e ossute del mago.

Mise le mani una sopra l’altra, tenendo l’oggetto in mezzo e, quando le scostò, si formò una piccola nube scintillante dove prima c’era il metallo.

Guardarono alternativamente le mani e gli occhi del preside, cercando di capire cosa voleva dire loro.

Poi, una figura piccina si creò tra le dita, assumendo una forma vagamente umana, molto simile alla fatina di Peter Pan che Hermione ricordava aver letto in un libro per bambini, molti anni prima.

-          Lei è Alys – riprese Silente – ed è lo spirito della Elder Wand

Hermione spalancò poco decorosamente la bocca, rimanendo basita di fronte a quelle rivelazioni.

La fata spiegò delle piccole ali semitrasparenti e volò in fronte ai due, sorridendo appena. Aveva capelli verdi e occhi fucsia e pareva gaia e spensierata: Trilly, insomma.

-          Ciao! – esclamò con voce suadente come il miele, ma appena percettibile da quanto era bassa

-          Alys è una feycoocu – annunciò ancora l’uomo – ovvero lo spirito di un oggetto magico

La ragazza tese un dito e, come ci si sarebbe aspettati da Campanellino, la fata vi si sedette, allungando il braccio che poteva essere paragonato ad un giunco da tanto era sottile.

-          Alys ha sempre vissuto nella Elder Wand fin dalle sue origini, per questo la Bacchetta è così potente, ha uno spirito potente che la governa, anche se le potenzialità dell’oggetto dipendono sempre da quelle del mago…

Quando Devlin è nato, Tom Riddle aveva appena aperto la Camera dei Segreti: la guerra contro Lord Voldemort era appena cominciata.

Sapevo che difficilmente sarei stato scartato dalla sua lista nera e decisi quindi di mettere in salvo il bambino prima che potesse accadergli qualcosa. L’unico posto dove speravo fosse al sicuro era il futuro.

Se mi avessero ucciso, e a quel tempo era una cosa molto probabile, nessuno si sarebbe potuto impadronire della Elder Wand e usarla per scopi malvagi poiché ci sarebbe comunque stato un erede in grado di impugnarla. Usai la Giratempo che ora custodisce la signorina Granger e viaggiai cinquant’anni nel futuro, consegnando al me stesso di oggi il fagotto che avevo a cuore. Ho dato a quel bambino una nuova identità in una famiglia normale, ma avevo fatto male i miei conti pensando che cinquant’anni dopo la situazione sarebbe stata migliore e, infatti, i mangiamorte sono riusciti a trovare questa creatura e addirittura a rapirla.

La Grifondoro e il Serpeverde annuirono, comprendendo le motivazioni del vecchio mago

-          Ma non tutti nella famiglia sono in grado di usare il potere, anche se diventano Capofamiglia. – precisò Draco con altrettanta freddezza

-          Infatti, la Bacchetta richiede doti particolari, ma, per sua fortuna o sfortuna, Devlin le possiede tutte. Sua madre era Ariana Silente e suo padre nientemeno che Grindewald in persona.

Eccolo finalmente alla luce il torbido segreto della famiglia.

Un bambino bastardo, una ragazza madre, stupro, violenza.

Creduloneria, ingenuità, solitudine.

Aveva chiamato suo nipote Devlin che significa sia “demone” che “cavaliere” per cercare di sintetizzare gli animi antitetici che convivevano in quella piccola creatura.

Per lui erano passati cinquant’anni da allora, per quel frugoletto, invece, circa un anno.

Quando aveva preso con il fagotto, la bacchetta e la Giratempo, molte cose dovevano ancora accadere: era ancora un insegnante e Minerva una studentessa del terzo anno.

Tom Riddle non si faceva ancora chiamare Lord Voldemort e non aveva messo in piedi quell’organizzazione di pazzi mangiamorte. Non era stato spazzato via da Harry e definitivamente cancellato dal mondo quando le bacchette erano entrate in risonanza.

E Grindewald era morto da poco meno di due mesi.

Era stato proprio lui a ucciderlo, usando la stessa Elder Wand che aveva sempre con se.

L’aveva fatto per molti motivi: per sfogare la frustrazione che lo accompagnava da molto e che l’altro mago gli aveva fatto credere di poter curare, per vendicare sua sorella, distrutta per sempre, per vendicarsi di un’amicizia tradita, per Aberforth che aveva rischiato di pagare con la vita; e poi, anche per Yuri e Marlene che non vivevano più, ma che erano stati l’involontario punto d’inizio di tutta quella matassa aggrovigliata di fili.

Grindewald era tornato con lo stesso sorriso bieco che aveva dopo aver usato violenza ad Ariana, voleva la bacchetta e lo sapevano tutti e due, ma avrebbe dovuto ucciderlo e uccidere una persona che medita vendetta è difficile.

Grindewald non aveva mai saputo di aver avuto un figlio e, nonostante tutto, non si era sentito in colpa quando quell’incantesimo l’aveva colpito, era stato la chiusura di tutto, tradimento per tradimento.

Non si era pentito di non averglielo detto.

Compiere la scelta sbagliata era ammissibile, tradire no perché è con coscienza che si realizza un gesto del genere.

 

Quando era stato faccia a faccia col se stesso che sarebbe diventato, aveva posto tra le braccia invecchiate il cesto, preso la bacchetta e scisso il corpo della stessa dallo spirito.

Poi aveva rinchiuso Alys nel medaglione di Devlin e tenuto con sé il legno di sambuco che formava l’impugnatura.

Era comunque un’arma potente, ma non distruttiva perché lo spirito terribile che rendeva possibili le più complicate magie, al momento, era altrove.

Un giorno avrebbe dovuto dire a suo nipote tutto quello, che aveva ucciso suo padre, che lo aveva portato nel futuro, un sacco di “che” e di “ma”.

Ma gli aveva lasciato lo spirito della bacchetta, nessuno, a parte Devlin, poteva giudicarlo per quello che aveva fatto.

Per questo voleva che vivesse, per sapere cosa ne pensava, per poter dire tutto ad una persona che avrebbe potuto capirlo, se avesse voluto.

 

-          Ci sono due motivi per cui Bellatrix ha fatto rapire Devlin – ricominciò tornando alla realtà – il primo è che, se mi uccidessero, liberarsi di un bambino sarebbe estremamente facile, in particolare un bimbo così piccolo che non è ancora in grado di compiere magie. Il secondo è che Devlin è un mago molto potente e le sue capacità sarebbero senz’altro ben accolte tra le fila dei mangiamorte, inoltre, se si riuscisse a plagiare un simile potere, forse si riuscirebbe a creare una persona malvagia e spietata quanto Voldemort che la sostituisse, ma non uno qualunque, bensì un burattino manovrato nell’ombra dalla “mamma” Bellatrix che gli direbbe cosa fare o non fare.

-          E Honor? – chiese Draco

-          Honor, come vi avrà già detto lei stessa, è la figlia di Orion, sorella gemella di Sirius. – i due ragazzi annuirono – quando nella famiglia Black nascono due gemelli, in genere il secondogenito viene ucciso per paura che si ripeta quello che si crede sua successo quando le Reliquie sono state trovate.

-          Ma Honor era una femmina – protestò Hermione

-          All’inizio i “Doni della Morte”, ovvero i gemelli considerati pericolosi, erano solo i secondogeniti di sesso maschile, ma col passare del tempo si è avuto sempre più paura di questa leggenda, soprattutto dopo che i Black hanno cominciato a perdere progressivamente potenza e ricchezza. Quando Honor è nata è stato molto facile prendersela con una neonata.

-          Ma allora perché Orion non l’ha fatta uccidere? Non è certo passato alla storia per essere stato un uomo misericordioso – sottolineò Malfoy, Silente annuì

-          C’è un segreto che né HonorSirius hanno mai saputo e che Orion mi ha pregato di non far mai loro sapere. Lo dirò a voi, se prometterete che questo non verrà mai divulgato

Draco ed Hermione accennarono un assenso con la testa.

Silente e Minerva si scambiarono un’occhiata d’intesa, seria, poi il preside tornò a rivolgersi a loro.

-          Orion da giovane assomigliava a Sirius più di quanto si potrebbe credere – Draco sollevò le sopracciglia, vagamente curioso – come lui era mosso da passioni molto forti che non riusciva a controllare e viveva nel desiderio di sperimentare e provare cose nuove. Sirius una volta ha detto ad Harry che “il pericolo è il pepe che dà gusto alla vita”, ebbene, lui non lo sa, ma quando una volta sono stato costretto a mettere in punizione Orion e gli ho chiesto il motivo di quella malefatta, lui mi ha risposto la stessa identica frase.

Un attimo di silenzio mentre quelle parole venivano lentamente assorbite e si arrivava, in climax, al momento clou, quello che pochi conoscevano.

-          Orion conobbe una ragazza, una mezzosangue, come dicono i purosangue, che lo stregò al punto da fargli perdere la testa. Successe la cosa peggiore che possa succedere ad un “purosangue”: s’innamorò – nessuno fiatò, Draco trattenne il respiro mantenendo gli occhi gelidi e fermi, conscio che quello era anche il suo destino e sapendo che si stava scoprendo un passato pericoloso - Decise di sposarla quando aveva appena raggiunto la maggiore età, chiaramente la famiglia era contraria al matrimonio e glielo impedirono.

-          Chi era? – domandò attenta la Caposcuola

-          Si chiamava Lysis ed era una creatura minuta e dolcissima con un temperamento che avrebbe messo tranquillo perfino il nostro Harry… - Silente sorrise in maniera paterna al ricordare tutto quanto

-          E che successe, dopo?

-          Furioso coi suoi parenti, Orion fuggì di casa con lei; il caso volle che rimanesse incinta.

-          LEI è la madre di Sirius e Honor? – chiese Draco, il preside fece cenno di aspettare.

-          Più che la famiglia, chi lo stava perseguitando davvero era la sua promessa sposa, Walburga. Tentò in tutti i modi di separarli, era una donna gelosa.

-          Diciamo che non era la simpatia fatta persona – commentò acido Draco borbottando sottovoce un paio di epiteti poco carini nei confronti della “zietta”; la McGranitt gli scoccò un’occhiataccia ma non disse altro.

-          Ad ogni modo, venne il giorno del parto e lui non era ancora rientrato a Grimmauld Place. In verità, non furono due i gemelli che Lysis mise al mondo, ma tre.

-          TRE? – esclamarono all’unisono Draco ed Herm

-          Sirius Black, Honor Black e Nicholaa, anche se il suo vero nome sarebbe Georgiana.

-          Nicholaa? – quasi urlò la piccolo serpe

-          Già, lei. La ragazza non sopravvisse che poche ore, Orion mi raccontò che era stato un parto difficile.

-          Ma Nicholaa non assomiglia per niente a Sirius o al fantasma di Honor! – protestò Malfoy mentre la mezzosangue annuiva, confermando la cosa

-          Qui sta il punto. Con i Black ormai alle calcagna, Orion dovette prendere una decisione. Prese le due bambine nate e le portò nel mondo babbano, lasciandole ad una famiglia innocua dove nessuno sarebbe andato a cercarle, divennero Nicholaa e Vesper Lyndt. Suppongo Honor vi abbia raccontato di quando ha scoperto di essere figlia di Orion

-          Sì – confermarono i due

-          Ebbene, lo stesso giorno lo scoprì anche Nicholaa.

-          Cosa?

-          Nicholaa e Honor non si somigliano molto. Avendo appreso fin da bambine di essere state trovate per strada, hanno sempre creduto di non essere sorelle di sangue, invece, a dispetto delle apparenze, lo erano eccome.

-          Ma… - un’occhiata della vicepreside intimò al biondo di ascoltare e non parlare.

-          Quando Orion riconobbe nella ragazza assieme a Sirius l’altra sua figlia, cercò di raggiungerla ma il ragazzo, Sirius, credendo che suo padre volesse punirlo per l’ennesima marachella, fuggì con lei. Chi incontrò per i corridoi fu Nicholaa.

-          E come faceva a sapere che era l’altra sorella?

-          Io mi ricordo bene di Lysis – confermò la professoressa di Trasfigurazione – Nicholaa le assomiglia moltissimo.

-          Insomma, le conobbe tutte e due.

-          Nicholaa sa che Honor è sua sorella di sangue, anche se Honor non ne ha idea, eppure le vuole bene come ad una sorella perché sono cresciute assieme.

-          Ma… e Sirius? – indagò la Caposcuola

-          Né lui né Honor sanno di tutto questo, solo Nicholaa.

-          E che ne è stato di Orion dopo che Lysis è morta? Ha sposato Walburga, giusto? – chiese Draco

-          Disse ai parenti che aveva avuto due gemelli e ne aveva ucciso uno, poi sposò Walburga ed ebbe Regulus.

-          Dunque è per questo che la zietta detestava tanto Sirius

-          Più di quanto si immagini perché, per un’altra donna, Orion era addirittura giunto ad abbandonarla e fuggire e, forse, non sarebbe mai tornato a casa. E quando Bellatrix ha saputo della figlia che Orion aveva riconosciuto, ebbene, si riferiva a Nicholaa, non a Honor, solo che, male interpretando, anche se Honor era effettivamente l’altra gemella, fu lei la vittima.

-          Poverina – concesse Hermione

-          È stata una ragazza sfortunata, lei e Sirius si volevano molto bene.

-          Quindi, ricapitolando, i gemelli erano tre: Sirius, Honor e Georgiana. Tutti e tre hanno vissuto come se non avessero legami di sangue, le due femmine credendo di non essere sorelle per via della diversità e Sirius perché non sapeva dell’effettiva esistenza delle altre. Poi sono entrati a Hogwarts e si sono conosciuti. Honor e Sirius hanno fatto amicizia e Nicholaa…?

-          Era un essere piuttosto solitario, amica di Remus

-          Il professor Lupin? – chiese Hermione

-          Lui

-          Ad ogni modo, un giorno Orion arriva a scuola e incontra Sirius e Vesper, riconosce la figlia e cerca di avvicinarla, incontra però Nicholaa e riconosce anche lei. Le dice la verità, giusto?

-          Sì. Poi parlò con Regulus che lo disse a Bellatrix

-          Credendo che la sorella fosse Honor, mentre invece si riferiva a Nicholaa, uccise la prima delle gemelle, ignorando che ce ne fosse un’altra. – ammise pensieroso Silente

-          In quel giorno Orion riconobbe ufficialmente la prima delle gemelle, poi però, spaventato da quanto accaduto, non se la sentì di riconoscere anche la seconda, perciò Bellatrix non ha mai avuto dubbi circa l’aver ammazzato la sorella giusta. E questo è anche il motivo per cui Honor si fa chiamare Honor, mentre nessuno chiama Nicholaa Georgiana – concluse Minerva McGranitt

-          Honor seppe la verità solo da cadavere, Sirius solo prima di morire. – precisò ancora la donna

-          Nicholaa da sempre – confermò Silente. – e poi ci fu il disastro della famiglia Parkinson

-          Anche lei non è stata molto fortunata – concesse Draco – forse i gemelli portano davvero sfortuna

-          Forse…

-          Dunque questo è tutto? – guardò i presenti come a confermare. Silente annuì e lo stesso fece la prof. Hermione ci mise di più, poi accennò di sì riservandosi si chiedere chiarimenti più tardi. – e quindi cosa ci fa Nicholaa con questo Devlin? E Honor? – fece per aggiungere che era un casino astronomico, ma si frenò appena in tempo.

-          Quando Sirius morì, chiesi a Honor di rimanere con Devlin, in questo modo mi sarebbe stata di grande aiuto. Honor seguì Devlin quando venne rapito e incontrò Nicholaa. In forma di spettro aveva parlato solo a Sirius per tutti quegli anni, ma riconobbe subito la sorella sfortunata. Il loro legame, sangue o non sangue, è ancora molto forte. Nicholaa ha sempre cercato di proteggere il bambino, da allora, e quindi ne ha subito le conseguenze, anche se, finchè ai mangiamorte fosse andato bene, sarebbe stata utile.

-          E… come sta ora? – chiese Hermione

-          La sta vegliando sua sorella.

-          Che famiglia sfortunata… - ammise tristemente.

-          Non preoccupatevi, Lynwood arriverà presto.

-          Suo marito – specificò lo Slytherin all’indirizzo della ragazza

-          E i mangiamorte? – chiese preoccupata

-          Tradire ora i mangiamorte equivale a decidere le parti della battaglia finale. Non manca poi molto, lo sappiamo tutti. Lynwood ha finalmente preso la sua decisione.

-          Non è mai stata una persona molto decisa – annuì il Principe delle Serpi

-          Infatti, proprio per questo la scelta da lui compiuta è così importante.

-          Direte mai a Honor della sua vera storia? Lei crede di essere figlia di Walburga e che suo padre abbia impedito di ucciderla…

-          Forse… quando tutto questo sarà finito e quando quella sua idea di vendetta si sarà sopita

-          La vendetta non conosce giorno e notte, o si compie oppure no – enfatizzò il biondo erede dei Malfoy. Silente gli rivolse uno sguardo duro, ma, in fondo, era quella la verità.

Brutto da ammettere, eticamente terribile, ma VERO.

Quando si era accanito contro Grindewald, avrebbe potuto compiere una strage tanto era il fuoco che lo animava, non stentava a credere che quel fantasma avesse deciso di rimanere solo per potersi vendicare, soprattutto perché ciò che avevano tolto a lei era la possibilità di vivere.

Si dice che i fantasmi siano sulla terra perché hanno “delle faccende in sospeso”; forse lo era per quelli che abitavano Hogwarts, senz’altro era così per Mirtilla che, passato tanto tempo, voleva sapere chi e che cosa l’aveva uccisa.

Anche Honor era stata uccisa, lei però sapeva il nome del colpevole e non si era rassegnata, fantasma o non fantasma, qualunque cosa fosse, aveva la certezza che il suo piano terribile sarebbe stato portato a termine.

E non riusciva a biasimarla per quello. Ma, soprattutto, non poteva.

 

Quando Devlin avrebbe compiuto undici anni, se non prima, la Bacchetta e Alys, il suo spirito, si sarebbero ricongiunti.

Se fosse morto per mano di qualcuno, sarebbe stata solo di Devlin perché solo lui aveva quel diritto e nessun altro. Devlin poteva giudicarlo.

Non avrebbe permesso a qualcuno di ucciderlo prima di sapere cosa ne pensava suo nipote e avrebbe fatto tutto quanto in suo potere: quello si chiamava egoismo.

I suoi studenti lo vedevano come un bravo nonno saggio, la raffigurazione di Mago Merlino, lui era stato tutt’altro che un mago del genere.

Ombre e paure, vendetta, odio, desiderio, amore, pietà, colpa e peccato macchiavano il suo passato e il suo presente.

La vanità e l’orgoglio erano stati il carburante che gli serviva per diventare famoso e potente, salvo poi abbandonare tutto quanto quella notte di luna piena.

Aveva ucciso Grindewald da poco.

Aveva portato via Devlin sentendosi saggio.

 

E adesso ricordava che gli occhi che aveva rivolto a se stesso, quando il giovane Albus consegnava la cesta tra le braccia del vecchio Albus, erano occhi di pietà e di comprensione per quello che di lì a poco sarebbe accaduto e che non poteva impedire per non cambiare il proprio passato e presente.

Minerva avrebbe varcato quella porta e la tragedia si sarebbe consumata di nuovo.

Una tragedia di sangue.

Una tragedia che finiva con un sorriso, ma che non aveva “felici e contenti”, era un finale a cui lui e la bella Minerva non erano destinati, altri erano i loro compiti, difficili, impegnativi.

Non c’era posto per quello, l’unica cosa che potevano fare era rimanersi accanto.

Minerva l’aveva perdonato, lui non aveva fatto altrettanto con se stesso.

E quello era l’unico motivo per cui non avevano il loro “happy ending”, solo colpa sua.

Ma se un giorno ci fosse riuscito, fosse anche il giorno prima della fine del mondo, sapeva che lei l’avrebbe aspettato e sarebbe rimasta con lui, viva o fantasma.

 

-          Rimarrete in infermeria per i prossimi giorni, almeno finchè l’effetto della pozione non sarà sparito del tutto. Il professor Piton ha affermato che entro metà mese sarà scomparso

-          Lo spero – borbottò lo Slytherin

-          Se avete bisogno di tornare nei vostri dormitori a recuperare gli effetti personali – li informò ancora il preside – chiedete ai vostri Responsabili: la professoressa McGranitt e il professor Piton faranno in modo che gli altri alunni non debbano accorgersi del vostro stato.

-          Possiamo incontrarci con chi è a conoscenza della nostra situazione? – domandò Hermione, il preside annuì

-          Certo. Il signor Potter e il signor Zabini possono venire a trovarvi, se lo desiderate.

 

La ragazza ne fu sollevata, anche se Harry avrebbe dovuto pensare a studiare piuttosto che stare a chiacchierare con lei.

Eppoi con Malfoy il tempo volava sempre.

Lo guardò con fare materno e qualcosa la turbò: gli occhi di lui erano duri e lontani, la sua mente non era in quella stanza, ma persa nei suoi pensieri.

 

-          Signor Malfoy – aggiunse ancora il vecchio mago – se il bruciore al braccio dovesse diventare particolarmente fastidioso, la prego di informare il professor Piton che provvederà a darle qualcosa per alleviare il dolore

Draco annuì meccanicamente, sapendo che non l’avrebbe mai fatto.

-          Il Ministero sa che Hogwarts è in queste condizioni? – chiese poi d’improvviso, riportando la sua attenzione al preside

-          Abbiamo avvisato gli Auror, una piccola squadra dovrebbe giungere a giorni e, se necessario, manderanno rinforzi.

Hermione sentì borbottare alla serpe le parole “piccola squadra” con sprezzo, come se l’imminente battaglia alla Scuola di Magia e Stregoneria fosse come una scaramuccia tra bambini e, invece, era la punta di diamante, il traguardo ultimo. Ma nessuno, neppure al Ministero, era a conoscenza della storia le Reliquie come quelli che ne erano coinvolti e quindi sembrava solo l’ennesimo tentavo dei mangiamorte di espugnare l’ultima roccaforte.

Nessuno si era mai chiesto perché quei maghi ce l’avessero tanto con Silente e, certo, non erano a conoscenza di ciò che accadeva a Malfoy Manor, avvolta tra le fiamme degli inferi.

Mille e mille volte avrebbe voluto chiedere a Silente di far cessare l’incantesimo che la separava dal resto del mondo, ma se l’avesse fatto, Bellatrix e gli altri non avrebbero certo esitato a buttarsi a pesce sulla questione, impadronendosi della Reliquia che serviva loro per riportare in vita il Lord Oscuro.

Adesso tutta la responsabilità era sulle sue spalle e sapeva che non era ancora pronto, ma ce l’avrebbe fatta, comunque.

 

Silente si alzò in piedi, indicando con un gesto la porta di uscita, ciò significava che il colloquio era terminato, per il momento.

Fanny si fece accarezzare un’ultima volta la testa dalla ragazza e strillò giuliva esattamente come faceva Grattastinchi per ricompensarla di un paio di grattini supplementari.

 

Fu l’ultima a lasciare l’ufficio, guardando dietro di sé la vicepreside composta e sorridente di quel sorriso disperato ma fiducioso che aveva sfoggiato ogni volta che un grosso guaio si sarebbe abbattuto sulla scuola; gli occhi azzurri di Albus Silente, invece, lo facevano sembrare più vecchio di quanto avesse mai dimostrato, era pressato da tutta quella situazione e, con ogni probabilità, Devlin non era che la goccia ultima.

 

Draco chiuse con difficoltà la porta riuscendo ad arrivare a stento alla maniglia, certamente non pensata per bambini.

Si appoggiò contro l’uscio, respirando come se avesse trattenuto il fiato per tutto quel tempo, lanciò un’occhiata alla mezzosangue con la schiena appoggiata al legno spesso che sbirciava lontano nella brughiera innevata che si scorgeva attraverso le tende del pianerottolo.

 

Una luce improvvisa si propagò dal corpo di lui non appena la sua attenzione fu riportata al pavimento e ai lacci delle scarpe nere; l’attimo dopo anche la ragazza era avviluppata in quella luce magica e brillante che scandiva i loro continui cambiamenti d’età che si facevano via via più frequenti.

Il bagliore si dissolse in fretta in una miriade di molecole luccicanti lasciando i due ragazzi di nuovo alla loro età normale.

Draco si guardò le mani ormai quasi adulte e l’anello che portava alla catenina con lo stemma dei Black, era stato costretto a levarselo quando era diventato bambino perché quello era stato il simbolo del Capofamiglia e non aveva intenzione di allargarlo o stringerlo, così era tornato alla catenina d’oro bianco intorno al collo, il posto dove era rimasto per molti anni, finchè tutti i Black non erano morti: suo nonno, suo cugino Sirius e anche Regulus e, anche se non lo sapeva, pure Honor Black. Nicholaa non faceva testo poiché, non essendo riconosciuta come figlia, lei non apparteneva alla famiglia.

Con un piccolo strappò sganciò il fermaglio che sigillava la catenella intorno al collo facendo scivolare il cerchietto chiaro tra le dita, lo fece girare due o tre volte in un giochetto che aveva imparato da piccolo con l’altro anello, quello che, invece, cresceva e si rimpiccioliva con lui: il simbolo dei Malfoy.

Guardò attraverso la silhouette perfetta del metallo prezioso, sorridendo un poco, poi lo strinse e mise in tasca.

 

Allungò l’altra mano e la passò sulla spalla della ragazza, scostando appena la cascata di capelli disordinati a cui era abituato, accarezzò la guancia e passò un dito sotto gli occhi che avevano voglia di piangere, ma che non ci riuscivano. Occhi persi da un’altra parte a riflettere sulle tante cose apprese in così poco tempo e di cui non potevano fare parola ad anima viva senza il consenso di Silente o di Nicholaa stessa.

Fece scivolare le dita dietro il collo e premette leggermente, avvicinando il viso di lei al suo.

Chiuse gli occhi e la baciò.

La sua medicina, l’unica cosa che riusciva a farlo tornare, se non fiducioso, almeno deciso a proposito del suo futuro. Perché quando era con lei sapeva perfettamente cosa doveva o non doveva fare, ciò che era giusto e ciò che non lo era.

Non era ciò che veramente stavano facendo, in mezzo ad un corridoio, di fronte all’ufficio di Silente, a renderlo orgoglioso e neppure che fosse riuscito ad aggiungere alla sua lista di conquiste anche la sacrosanta santarellina Granger, ma il fatto che lei non avesse paura di volergli bene, il fatto che avesse cercato una strada per salvarlo, che si fosse preoccupata per lui. Nessuno mai aveva fatto tanto e nessuno aveva fatto come lei, gli aveva voluto bene tanto da andare contro a tutto quello che era la regola, fino a far male a se stessa e al suo stupidissimo orgoglio Gryffindor per dirgli quanto gli voleva bene, per non fargli credere che l’aveva lasciato perché lo odiava.

Niente gli aveva fatto più male che credere che lei se ne fosse andata perché lo odiava e lo detestava perché non voleva ritornare con lei ai sotterranei della biblioteca; ma lei, invece, aveva tutt’altro in testa, un progetto bislacco per la sua salvezza e sopravvivenza che aveva retto poco, ma che aveva aperto gli occhi ad entrambi, facendo capire loro quanto ormai erano importanti l’uno per l’altra.

E lui non era stato da meno, decidendo di continuare da solo il piano di salvataggio di quella creatura che avevano saputo essere il nipote di Silente: l’aveva malamente cacciata con brutte parole e lasciandola praticamente senza speranza perché non si illudesse troppo.

Qualcuno aveva dato loro una mano ed erano di nuovo insieme, ancora, e non riusciva a non desiderare le sue labbra e i suoi occhi e il suo sorriso.

Tutto di lei era diventato speciale, ma solo perché era quello che c’era dentro ad esserlo, Hermione Granger era speciale.

Se quello era l’amore bisognava dire che favoriva nettamente l’altra persona a scapito di se stessi e, soprattutto, della propria incolumità fisica e psicologica, ma non avrebbe dato tutto il potere demoniaco del mondo per quel bacio che lei gli stava regalando, nella sua ingenuità.

Avrebbe voluto averla e possederla, la voleva tutta, come si vuole una donna, ma erano legati ad una condizione troppo instabile per poter anche solo sperare di riuscire a concludere il tutto come si comandava senza che subentrasse qualche inconveniente di sorta o un imprevisto; inoltre non voleva forzarla.

Se si fosse sentito un mese prima si sarebbe dato del malato di mente, avrebbe trangugiato una dose sufficiente di whisky incendiario, avrebbe posato il bicchiere e tutte quelle fisime sarebbero scomparse, se mai fossero potute esistere, ma era andata diversamente e c’era qualcosa di più di quello che era stato fino ad un mese prima.

Avrebbe aspettato e sofferto.

Solo per non perderla, avrebbe aspettato tutta la vita.

Gli bastava che lei fosse insieme a lui.

 

Prese la mano destra che lei aveva passato inesperta dietro la schiena di lui, allargò le dita e infilò l’anello che prima teneva in mano all’anulare.

-          Una volta è stato l’anello del Capofamiglia dei Black – spiegò sentendo quanto era doloroso dover allontanare il capo e le labbra per parlare

-          Adesso ci sono le nostre iniziali – aggiunse indicando l’elaborato intreccio sulla sommità dove riccioli e ghirigori formavano un intrico difficile da estirpare, ma che, a ben guardarlo, poteva essere scisso in una D ed una H – i Black sono tutti morti – aggiunse prevenendo la domanda “perché mi dai proprio questo anello?”.

In verità voleva che lei portasse con sé la cosa più cara che avesse, nella speranza di accompagnarla, un po’, sempre; perché quell’anello era un oggetto a cui teneva moltissimo, senza una ragione particolare.

Lei sorrise e lo rimirò alla luce, era a conoscenza del significato affettivo che aveva, per questo era lusingata che lo avesse dato proprio a lei e che lo avesse fatto con un gesto così romantico.

Un’incisione attirò la sua attenzione su quel cerchietto chiaro che risaltava tra le dita, come un anello di fidanzamento:

Sii sempre con me. Io per te ci sarò sempre.

Recitava una scritta che percorreva tutta la lunghezza della fascetta.

Fidanzamento oppure no, avrebbe dato battaglia per stargli accanto, soprattutto adesso, soprattutto dopo aver saputo quanto lui le voleva bene.

E non poteva che essere sincero.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ecco a voi un altro bel capitolo di rivelazioni! Con l’avvicinarsi della fine della fic bisogna un po’ dipanarli questi misteri che ho costruito e fatto crescere tutto il tempo, finalmente si viene a sapere chi è il bambino che Draco ed Herm hanno trovato nella biblioteca e anche il suo legame con Silente. Devlin non è figlio del figlio di Ariana, bensì quello stesso figlio che dovrebbe avere una cinquantina d’anni e che, invece, ne dimostra un paio al massimo.

Inoltre si viene finalmente a sapere l’intera e vera storia di Honor, Sirius e anche dell’insospettabile Nicholaa, legata a doppio filo agli altri due gemelli, questo perché ciascuno di questi personaggi ha raccontato una vicenda differente e anche un po’ distorta, Sirius avrebbe detto di essere stato un banale figlio di purosangue, le rivelazioni shock di Honor sono arrivate nello scorso cappy e quelle di Nicholaa non so se avrei saputo come metterle, soprattutto perché, o si metteva a scrivere un poema o ci sarebbe stato un piccolo problemino tecnico… >_>

Adesso passo ai ringraziamenti,

 

giuliabaron: come accade ogni tanto, anche se di rado, ci sono capitoli dove Draco ed Herm non litigano, come questo, ma in generale mi diverto a descrivere quelle situazioni, sono due personaggi stravaganti ^^

Spero che ti piaccia anche questo capitolo di rivelazioni, aspetto di sapere, ciao! Nyssa

 

Luana1985: anche a me a volte capita di leggere un aggiornamento ormai a notte fonda e poi, con gli occhi che mi cascano, mi dico che il giorno dopo devo recensire, peccato che la mia testa navighi direttamente su un altro pianeta e quindi le volte che me ne ricordo sono effettivamente poche (“,).

Beh, per quanto riguarda Bella, in effetti un po’ si vede che lei è gelosa per qualcosa di Sirius, anche nei libri, dopotutto è sempre contro di lui che si accanisce, anche al Ministero.

La cosa curiosa che è uscita dalla storia è che, anche non pensandoci è capitato che sia Sirius che Honor venissero uccisi da lei… dovrò darle un bel fiale drammatico… >_>

Spero che ti piaccia anche questo nuovo capitolo, ciao e un bacione! Nyssa

 

Gloria85: sono felice che con l’andare del tempo non diventi una roba insopportabile da addormentarsi durante la lettura, ho un bel po’ di pessime abitudini nello scrivere e devo sempre stare attenta a quello che butto giù quindi sono felice di non aver fatto danni di sorta ^^

Spero che apprezzerai anche il nuovo post, ciao! A presto, Nyssa

 

Mimmaus: grazie mille! Sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto, spero che sia lo stesso anche per questo quindi aspetto di sapere, ciao e a presto! Nyssa

 

Shavanna: stai scherzando, spero, io ero la fan n°1 di Sakura fin dalla sua prima apparizione tv!

Diciamo che Herm è stata un po’ ingenua, lei viveva serena dicendosi “ah, che bello oggi non mi trasformo” e invece era tutta opera del ragazzino lì con lei… dopotutto Draco era riuscito a identificare la pozione, con ogni probabilità pensandoci e ripensandoci era riuscito a trovare qualche formula o incantesimo che potesse aiutarli, insomma, la buona fede di Herm gli ha dato una mano…

Spero che ti piacciano anche le nuove rivelazioni della famiglia Black, sempre al centro delle mie storie, a presto! Un bacio, Nyssa

 

Vavva: dì, i progressi ci sono davvero, qui non c’è proprio nulla in sospeso! Ho fatto il primo finale come si deve, ma bisogna anche capire che, con l’andare avanti della storia, è molto difficile non lasciare questioni in sospeso…

Ti ringrazio per tutti i complimenti che mi hai fatto, grazie mille =^_^=

Sì, Draco è un po’ stupidino, ma penso che Herm sia troppo importante per lui, avrebbe fatto qualche follia anche con un piede nella fossa, invece stava relativamente bene… (nei limiti del possibile, chiaro).

Eh, anche io vorrei essere al posto della cara Herm, non solo tu…

Spero che ti piaccia anche il nuovo aggiornamento, ciao! un bacione, Nyssa

 

Falalula: ti ringrazio per tutti i complimenti, ma credo che tu mi stia adulando un po’ troppo, non sono certo la zia Rowling

Per quanto riguarda la carta, a me piacciono tutte e due (eh sì, che mistero!) però mi sembrava che la carat col copricapo avesse un vestito un po’ poco adatto ad un personaggio del genere, sì, mi sembrava un po’ troppo moderno… però poi ognuno può immaginarlo come preferisce, io è difficile che metta immagini perché mi piace figurarmi le cose come mi gira, l’ho fatto solo questa volta perché mi pareva che la descrizione fatta non rendesse molto giustizia al vero aspetto che avevo in mente ^^

Personalmente a me il patronus di Herm piace perché la lontra è un animale piuttosto piccolo ma fortissimo con un grande senso della famiglia e del gruppo, ricorda un po’ i colori della nostra eroina ed è molto carino (ovviamente è solo un’opinione) quindi ho deciso di adottarlo anche io, però ciascuno può figurarselo come preferisce .

Grazie ancora per i bei complimenti, spero che ti piaccia anche questo nuovo aggiornamento, ciao e un bacione grandissimo, Nyssa

 

Lord Martiya: Bella non è un personaggio che mi sta tanto simpatico quindi posso permettermi di farle fare qualche cosa di terribile, tanto prima o poi la punizione arriverà anche per lei…

Faccio un piccolo spoiler: Mana entrerà davvero nella storia, non so quando e come, ma so che ci sarà perché mi serve per una piccola questione…

Mi sa che ultimamente sto prendendo un po’ troppo in prestito i personaggi del sensei Akamatsu ma al momento sono molto più preoccupata dallo svolgimento della storia perché mi sto lambiccando il cervello a cercare di rendere una scena…

Spero che ti piaccia anche il nuovo capitolo, ciao e a presto! Nyssa

 

Potterina_88: grazie per tutti i complimenti, mi fa piacerissimo sapere che il cappy precedente ti è piaciuto, Honor in effetti è una tipa strana e la sua storia viene completata perbene in questo nuovo aggiornamento, in compenso per Bella non ci sono ancora risoluzioni definitive, ma progetto qualcosa di terribile perché mi sta molto antipatica (sono due fic che mi ci accanisco contro, poveretta).

Per quanto riguarda Sirius e Bella, io ho sempre creduto che Bella avesse qualcosa per Sirius, più che altro perché lui rappresentava alla perfezione la sua idea di maschio dominante e quindi aveva tutte le caratteristiche tranne, forse, la più importante: un bel cervello masterizzato formato mangiamorte.

Chiaramente il Sirius di questa storia non ci ha fatto neppure un pensierino su di lei anche dopo che Honor è morta, per questo Bella era così furiosa quel giorno al Ministero al 5° anno.

Cosa significa “almeno per il momento”? beh, il fatto è che mi piace scrivere di scene drammatiche, quindi ho sempre questo desiderio latente di mettere una bella scena strappalacrime, nell’altra l’ho fatto, ma poi mi sono redenta perché ammazzarmi un protagonista dopo venti capitoli che ci sto dietro (là poi erano 30…) era autolesionismo, quindi penso che, se metterò qualcosa di analogo non moriranno almeno i protagonisti, per gli altri però non garantisco…

Spero che ti piaccia anche il mio nuovo aggiornamento, aspetto di sapere, ciao e un bacione grande! Nyssa

 

Semplicementeme: ciao! Innanzi tutto devo ringraziarti per aver letto l’altra mia fic e grazie anche per tutte le belle parole che mi hai detto a proposito, anche io penso che quella, anche se è quella a cui sono più affezionata, sia un po’ un’”opera giovanile” quindi invece ho cambiato un bel po’ di cose a cominciare dall’atmosfera che diventa sempre meno scanzonata e un bel po’ drammatica piena di problemi.

Ti dirò, per me è ammirevole che tu abbia impiegato solo tre giorni a leggerla tutta, io credo che morirei dopo il primo oppure comincerei a prendermi a calci, una delle due, non so se sarei una buona lettrice di me stessa =^_^= quindi ti ammiro davvero!

Credo sia normale avere confusione a questo punto perché siamo proprio alle rivelazioni clou, quindi ci sono misteri che vagano e tanti interrogativi ancora irrisolti, ma per rispondere alle tue domande posso dire:

1)      Devlin, questo il nome del nipote di Silente, non è in effetti il figlio del figlio di Ariana, bensì solo il figlio perché il prof l’ha portato nel futuro con la Giratempo, come viene spiegato in questo capitolo (lo so, è una storia un po’ contorta XP)

2)      Per quanto riguarda i Malfoy posso dire che, effettivamente, stanno dentro a Malfoy Manor racchiusi dalla muraglia di fuoco. Il motivo per cui Lucius non ha dato la Reliquia a Bella credo sia da ricercare nel fatto che è una cosa secolare della famiglia Malfoy, dopotutto lui non ha mai sacrificato nulla di personale per i mangiamorte, forse la cosa gli è sembrata troppo grande anche per lui o forse, per una volta, ha pensato che sarebbe stato contro la regola delle reliquie dargliela e quindi non l’ha fatto; non penso di renderlo membro dell’Ordine, soprattutto perché, in quel caso, non si capirebbero tutti i problemi avuti da Draco.

3)      Draco diciottenne vaga per la fic tra un cappy e l’altro, non posso lasciarlo sempre così perché ci sono scene in cui mi serve bambino, ma in certune, come quella di questo cappy, capita di vederlo alla sua reale età.

Spero di aver risposto bene a tutti i quesiti, probabilmente ho fatto un po’ di confusione, anche se spero di no ^^

Mi auguro che continuerai a leggere questo e i prossimi capitoli e spero che mi lascerai anche altre recensioni, ciao e a presto! Un Bacio, Nyssa

 

 

 

   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nyssa