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Autore: Shainareth    27/10/2013    4 recensioni
[Gundam SEED Destiny] Come se fosse stata colta da un impulso, lanciò un rapido sguardo alla porta per assicurarsi che fosse sola. Infine, prese la giacca del giovane e se la mise sulle spalle. Le stava grande, ma non appena Cagalli vi affondò dentro, subito fu investita dall’odore di Athrun.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Athrun Zala, Cagalli Yula Athha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GIACCA




«Athrun?» mormorò, temendo di attirare l’attenzione anche dei domestici, se avesse parlato a voce troppo alta. Dall’interno della camera, tuttavia, non arrivò alcuna risposta. Cagalli provò a bussare nuovamente, piano. «Athrun?» Nulla. Che stesse dormendo profondamente? Doveva essere molto stanco. E che diritto aveva, lei, di svegliarlo nel cuore della notte per uno stupido sogno?
   Corrucciò le sopracciglia chiare, pensando che, dopotutto, Athrun glielo doveva: era colpa sua se aveva avuto quel brutto risveglio e adesso non riusciva a riprendere sonno. Doveva vederlo per accertarsi che stesse bene. Per una volta, dopo tanto tempo, decise che la vecchia, testarda e irruente Cagalli avrebbe benissimo potuto prendere il sopravvento sul Delegato Athha. Afferrò perciò la maniglia della porta e l’abbassò. L’uscio si schiuse e tutto ciò che lei vide fu una stanza da letto vuota, illuminata solo da una lampada che si trovava sulla scrivania su cui era ancora acceso il computer portatile di Athrun. Ma lui dov’era finito? Il letto era ancora intonso, come se il giovane non vi si fosse neanche seduto sopra.
   La ragazza varcò la soglia della camera e mosse i piedi nudi sopra la moquette, raggiungendo così la scrivania. Non capiva granché di tutti quei programmi complicati che usava quel cervellone dell’Ammiraglio, per cui non si prese la briga di curiosare fra i suoi appunti, lasciati in bella vista sul monitor del computer. Si soffermò piuttosto ad osservare la giacca bianca e blu della divisa militare che lui aveva posto ordinatamente sullo schienale della sedia. Cagalli ne sfiorò il tessuto chiaro con una mano, quasi con timidezza, come se volesse farvi una carezza.
   Come se fosse stata colta da un impulso, lanciò un rapido sguardo alla porta per assicurarsi che fosse sola. Infine, prese la giacca del giovane e se la mise sulle spalle. Le stava grande, ma non appena Cagalli vi affondò dentro, subito fu investita dall’odore di Athrun. Oh, Haumea! Quanto amava, quell’odore…! Si avvolse l’indumento attorno al corpo sottile e quasi le parve di essere abbracciata da lui. Da quanto tempo non accadeva? Non lo ricordava neanche più. L’ultima volta che aveva potuto fare una cosa del genere in pubblico, sia pure non in maniera romantica, era stata al termine della guerra, quando lui, Kira, Lacus e gli altri erano tornati a Orb dopo essere riusciti a debellare i biechi propositi del Presidente Dullindal – quel dannato capellone che gliel’aveva portato via per troppo tempo. Ma forse, a ben pensarci, se non fosse stato per quel dannato capellone, Athrun non avrebbe saputo far chiarezza in se stesso e adesso magari non sarebbe stato lì a Orb con lei, fiero di ciò che era e del nome che portava.
   Cagalli Yula Zala, cominciò a fantasticare la ragazza, andando a sedersi sul letto e arrossendo per quell’assurdità. Sarebbe mai stato possibile? Le venne da ridere quando provò a pensare all’eventualità contraria: Athrun Athha. No, si disse, mentre si stendeva all’indietro sul materasso; semmai fossero riusciti a vincere ogni pregiudizio da parte dell’umanità, rendendo ufficiale la prima unione a livello politico fra una natural e un coordinator, di certo sarebbe stata lei a prendere il cognome di Athrun, lasciando però intatto anche quello di suo padre, poiché a Orb era fin troppo importante. Allora sarebbe orgogliosamente diventata Cagalli Yula Athha Zala. Suonava bene, vero? Sì, decisamente. Si girò su un fianco, stringendosi ancora di più la giacca dell’amato attorno al corpo, e si domandò quando sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe potuto dedicare a se stessa e ad Athrun un po’ di quel tempo di cui necessitano tutti gli innamorati. Di certo non sperava di poter essere libera dai pensieri che le affollavano la mente da mane a sera; era il capo degli emiri, dopotutto, e la ricostruzione di Orb era anzitutto nelle sue mani. Ma quel Cagalli Yula Athha Zala suonava così bene…
   «Cagalli?» La voce calda e rassicurante di Athrun sembrò arrivare da molto lontano, tant’è che lei quasi credette di non averla udita per davvero. «Cagalli?» ripeté il giovane, posandole una mano sulla spalla per svegliarla.
   Senza neanche essersi resa conto di essere crollata dal sonno sul letto di lui, la fanciulla schiuse le palpebre e mise lentamente a fuoco la sua figura. Lo vide sorridere. «Che ci fai qui?» si sentì domandare con tono affettuoso.
   «Athrun?» farfugliò, credendo di trovarsi ancora nella propria camera e chiedendosi perciò perché mai il ragazzo fosse accanto a lei. Sia pure a fatica, si alzò a sedere e la giacca in cui si era avvolta una manciata di minuti prima le scivolò di dosso, attirando l’attenzione di entrambi. Di colpo, Cagalli recuperò la propria lucidità e pertanto non poté fare a meno di arrossire per l’essere stata colta in flagrante. Abbassò gli occhi, mortificata e imbarazzata. «Scusa… se sono entrata in camera tua senza permesso…»
   «Non importa», la rassicurò Athrun, intenerito da quella reazione. «Ma come mai sei qui?»
   «Ti stavo cercando», fu la sincera risposta che ricevette.
   Inarcò le sopracciglia. «Ma pensa…» la prese in giro a quel punto, sollevando la giacca dal letto per accomodargliela nuovamente sulle spalle, coperte solo da una leggera camicia da notte. «Credevo invece che volessi rubarmi i vestiti.» Cagalli lo insultò cordialmente e lui rise. «Di che avevi bisogno?» si arrese infine a chiederle, sedendosi accanto a lei.
   Il Delegato tornò ad abbassare lo sguardo, questa volta con un’espressione quasi angosciata. «Ho sognato che morivi tranciato in due durante uno scontro fra Mobile Suit. E mentre gridavi, esplodevi fra mille schizzi di sangue e budella.»
   Avvertendo un brivido freddo lungo la schiena, Athrun strinse le labbra con fare preoccupato. «Beh… Grazie per la delicatezza con cui mi hai messo al corrente del tuo sogno.»
   «È stato orribile», insistette Cagalli, ignorando il suo commento. «Anche perché non mi rimaneva alcun corpo su cui piangere, capisci?»
   «Veramente, avrei preferito che quella fosse la tua ultima preoccupazione», mormorò l’altro, ruotando gli occhi al soffitto con aria rassegnata.
   «Oltretutto non puoi morire.»
   «Avessi davvero il dono dell’immortalità…»
   «Prima di aver procreato, intendo.» Athrun credette di aver capito male, perciò tornò a guardare la ragazza, che invece lo stava fissando con un’espressione mortalmente seria in volto. «Ragiona», ebbe il coraggio di continuare Cagalli, facendolo allibire sempre di più. «Se morissi senza aver mandato avanti la dinastia degli Athha Zala, sarebbe imperdonabile: abbiamo dei doveri nei confronti della nostra gente.»
   Lui rimase in silenzio, la fronte leggermente corrucciata e un evidente imbarazzo ad imporporargli il viso. Tuttavia, per amor di logica, si permise di domandare: «Potrei sapere quand’è che ci saremmo sposati?»
   «Oh…» balbettò a quel punto Cagalli, rendendosi conto di non aver messo al corrente di tutti i suoi piani proprio il diretto interessato. Arrossì di nuovo e, con un musetto quasi offeso, rigirò la frittata: «Perché, non vuoi sposarmi?»
   Ad Athrun quasi mancò il respiro: da quanto tempo non facevano discorsi di quel genere? Tanto, davvero tanto. Anzi, a ben guardare quasi non ne avevano mai fatti, visto che ne avevano sempre parlato indirettamente. «Non… Non ho detto questo», provò allora a difendersi, cercando di capire cosa diamine stesse passando per la testa della ragazza. Non che fosse una novità, che Cagalli sembrasse pazza, visti i ragionamenti spesso astrusi in cui lo coinvolgeva. «Solo… non mi aspettavo che…»
   Si interruppe, fissando gli occhi chiari sulla giacca che lei si stringeva ancora attorno al corpo. Cagalli lo amava ancora, quindi? Beh, in effetti non gli aveva mai detto il contrario… Senza che potesse farci nulla, si ritrovò a fissare il tessuto leggero della sua camicia da notte, che le accarezzava le forme del corpo in modo seducente. Scostò lo sguardo altrove, affondando il viso nel palmo di una mano, il gomito su un ginocchio.
   «Athrun?» lo chiamò la ragazza, non capendo il perché di quella reazione.
   «Sto per chiederti una cosa», la informò lui, serio, mentre volgeva la propria attenzione all’ingresso ancora aperto della camera.
   «Cosa?» s’incuriosì allora Cagalli, del tutto ignara di quel che gli passava per la testa.
   Riempiendosi i polmoni d’aria, Athrun prese coraggio. «Posso chiudere la porta?»
   «Eh?» farfugliò lei, confusa.
   Il giovane occhieggiò timidamente nella sua direzione e aggiunse: «A chiave.»
   Fu allora che, sgranando gli occhi per la sorpresa dovuta all’audacia dell’amato, Cagalli comprese e arrossì più di prima. Quindi, imbarazzata, affondò il viso nel bavero della giacca e, col cuore che le batteva forte in petto, annuì. In fin dei conti, se riuscivano a trovare il tempo per parlare a vanvera, perché non dedicarsi a qualcosa di più costruttivo per il loro rapporto? Sicuramente ci sarebbe voluto parecchio per fare progetti più seri e importanti, ma se non avessero provato a fare almeno un primo passo, probabilmente l’attesa sarebbe stata molto più lunga.












Ogni tanto torna a galla l'amore per questo pairing, ci posso fare poco. Questa shot nasce da una fanart trovata su questo blog: http://torinotsumami.blog121.fc2.com/page-1.html
Ringrazio perciò l'autrice (credo sia donna), perché mi ha dato l'input per scrivere questa sciocchezzuola sdolcinata. Spero solo di non essere andata troppo OOC. :'D
Shainareth
P.S. Perdonate gli errori e le sviste; domattina, a mente più lucida, cercherò di porvi rimedio.





  
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