Ok, la prima volta è stato
un buco nell’acqua… Speriamo che adesso vada meglio.
Spero che coloro che mi hanno lasciato le recensioni facendomi notare che non si vedeva niente, questa volta mi dicano che cosa ne pensano…
Beh, allora buona
lettura.
Ale
Prologo
“La vita scorre molto
velocemente:
ti fa precipitare dal cielo
all’inferno in pochi
secondi.”
(Undici minuti, Paulo Coelho)
Draco Malfoy.
Una volta era un nome importante. Incuteva terrore.
Ora era solo uno dei tanti.
Si guardò le mani. Erano ghiacciate e secche. Cercò
di scaldarsele mettendole sotto il mantello sciupato. Dalla sua bocca uscivano
nuvolette di vapore caldo e le ossa gli tremavano come non mai.
Con un sorriso amaro si chiese come poteva essere
arrivato a quel punto. Una volta era temuto e rispettato, aveva un tetto sopra
la testa e pasti caldi assicurati.
Quello ridotto a vivere
come un barbone sulla strada, cercando di riscaldarsi le ossa accendendo un
fuoco nell’aria fredda di inizio dicembre, era solo l’ombra del Draco Malfoy che aveva fatto il
bello ed il cattivo tempo ad Hogwarts.
Hogwarts…
Quanti ricordi… dolorosi, per lo più.
Si sfregò le mani l’una
contro l’altra e poi le unì a coppa per soffiarci dentro sbuffi di aria calda.
Niente da fare. Erano ancora fredde come ghiaccioli.
Si tirò ancora di più il
cappuccio sul volto, anche se non era necessario. Nessuno avrebbe potuto
riconoscere in quel ragazzo coperto da un mantello lacero e con ciuffi di
lunghi e biondissimi capelli che spuntavano dal cappuccio, il Mangiamorte Draco Malfoy.
Sollevò una manica,
scoprendo il Marchio Nero. Un conato di nausea gli salì in gola e si sbrigò a
coprire quel dannatissimo segno.
Controllò la temperatura
della lattina di fagioli che aveva messo a scaldare sopra il fuoco.
Troppo fredda ancora. Si
lasciò andare in un verso frustrato.
Era dura vivere per
strada.
Specie se la strada era
il duro acciottolato ghiacciato di un vicolo non meglio identificato.
Specie, soprattutto, se
non poteva fare affidamento sulla magia.
Ora era costretto a vivere
come il più malconcio dei Babbani…
Si ritrovò a sorridere
amaramente pensando all’ironia della sorte. Li aveva così tanto disprezzati e
ora era come loro, privo di alcun potere magico.
A volte si era sentito
perduto in quel mondo così diverso. Avrebbe addirittura preferito tornare ad Azkaban pur di ritornare nel mondo in cui era nato, in
quello dove aveva spadroneggiato, dove era il Grande Malfoy.
Ora, invece, era solo Draco. Un Draco che cercava di
scaldare corpo e spirito stringendosi davanti ad un fuocherello
striminzito.
Stava cercando di
ravvivare il fuoco che lentamente tentava di spegnersi facendosi beffe del suo
infreddolito creatore, quando entrarono nel vicolo dei ragazzi. Parlottavano
tra loro e non si accorsero di lui fino a quando uno di loro quasi inciampò nel
lembo del suo mantello. “Ehi, pezzente, vedi di toglierti dalla strada: non
vedi che intralci?”
Draco
alzò gli occhi grigi, una volta brillanti di malizia simile a malignità ed ora
spenti e provati dalle difficoltà. Il suo sguardo stanco incrociò quello duro e
spietato dei ragazzi. Tornò a guardare la sua scatola di fagioli. “Puoi
benissimo camminare da un’altra parte. Nessuno te lo vieta.”
“Ah, davvero?” il ragazzo
cominciò a far crocchiare le giunture delle dita, avvicinandosi pericolosamente
a Draco. “Peccato che non ne abbia la minima voglia.
Ho solo voglia di darti una lezione, stupido barbone…” gli disse con un
inquietante ghigno stampato in faccia. E quelli degli altri ragazzi erano
terribilmente uguali: crudeli e spietati…
Cominciarono a riempirlo
di calci e pugni senza che ci fosse un motivo ben preciso, soltanto per
l’eccitazione che dava loro il vederlo soffrire senza reagire.
Già, perché Draco non reagiva: avrebbe voluto, ma le forze gli
mancavano. Non faceva un pasto decente da non si ricordava neanche quanto.
Il dolore gli stava
annebbiando la mente, l’unica sensazione di essere ancora ancorato alla realtà
era il freddo e duro acciottolato che sentiva sulla guancia. Si ritrovò a
sperare di chiudere gli occhi e di non sentire più niente.
Non avrebbe saputo dire
se lo avessero pestato per un secondo, per un minuto, per un’ora o per tutta la
vita.
Il tempo si deformò per
lui. Divenne un attimo eterno, sospeso fuori dalle regole del tempo e dello
spazio.
Non sentiva quasi più il
dolore.
I rumori gli giungevano
ovattati e la mente sembrava galleggiare, mentre un fastidioso ronzio gli
riempiva le orecchie ed un terribile sapore ferrigno gli arrivava al palato.
Poi, improvvisamente, non
ebbe più alcuna sensazione del suo corpo. Aveva solo una voglia tremenda di
chiudere gli occhi, come se avesse molto sonno.
Cercò di resistere, ma le
palpebre sembravano macigni, impossibili da sostenere.
Così, Draco
Malfoy, chiuse gli occhi…