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Autore: Ale    30/10/2004    7 recensioni
“A volte si era sentito perduto in quel mondo così diverso. Avrebbe addirittura preferito tornare ad Azkaban pur di ritornare nel mondo in cui era nato, in quello dove aveva spadroneggiato, dove era il Grande Malfoy.” Qualcuno dice che certe esperienze fanno maturare. Ma sembra proprio che per Draco Malfoy questo non valga. Benché ridotto a vivere per strada e messo davanti alla disfatta della sua famiglia, desidera ardentemente ritornare nel mondo magico, mondo dal quale è stato estromesso. Lo desidera così ardentemente da cogliere al volo la prima occasione per ritornarvi, anche se l’occasione consiste nell’aiutare gli Auror con certi vampiri ribelli…
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Prologo

Ok, la prima volta è stato un buco nell’acqua… Speriamo che adesso vada meglio.

Spero che coloro che mi hanno lasciato le recensioni facendomi notare che non si vedeva niente, questa volta mi dicano che cosa ne pensano…

Beh, allora buona lettura.

Ale

Prologo

“La vita scorre molto velocemente:

ti fa precipitare dal cielo

all’inferno in pochi secondi.”

(Undici minuti, Paulo Coelho)

Draco Malfoy.

Una volta era un nome importante. Incuteva terrore.

Ora era solo uno dei tanti.

Si guardò le mani. Erano ghiacciate e secche. Cercò di scaldarsele mettendole sotto il mantello sciupato. Dalla sua bocca uscivano nuvolette di vapore caldo e le ossa gli tremavano come non mai.

Con un sorriso amaro si chiese come poteva essere arrivato a quel punto. Una volta era temuto e rispettato, aveva un tetto sopra la testa e pasti caldi assicurati.

Quello ridotto a vivere come un barbone sulla strada, cercando di riscaldarsi le ossa accendendo un fuoco nell’aria fredda di inizio dicembre, era solo l’ombra del Draco Malfoy che aveva fatto il bello ed il cattivo tempo ad Hogwarts.

Hogwarts… Quanti ricordi… dolorosi, per lo più.

Si sfregò le mani l’una contro l’altra e poi le unì a coppa per soffiarci dentro sbuffi di aria calda. Niente da fare. Erano ancora fredde come ghiaccioli.

Si tirò ancora di più il cappuccio sul volto, anche se non era necessario. Nessuno avrebbe potuto riconoscere in quel ragazzo coperto da un mantello lacero e con ciuffi di lunghi e biondissimi capelli che spuntavano dal cappuccio, il Mangiamorte Draco Malfoy.

Sollevò una manica, scoprendo il Marchio Nero. Un conato di nausea gli salì in gola e si sbrigò a coprire quel dannatissimo segno.

Controllò la temperatura della lattina di fagioli che aveva messo a scaldare sopra il fuoco.

Troppo fredda ancora. Si lasciò andare in un verso frustrato.

Era dura vivere per strada.

Specie se la strada era il duro acciottolato ghiacciato di un vicolo non meglio identificato.

Specie, soprattutto, se non poteva fare affidamento sulla magia.

Ora era costretto a vivere come il più malconcio dei Babbani

Si ritrovò a sorridere amaramente pensando all’ironia della sorte. Li aveva così tanto disprezzati e ora era come loro, privo di alcun potere magico.

A volte si era sentito perduto in quel mondo così diverso. Avrebbe addirittura preferito tornare ad Azkaban pur di ritornare nel mondo in cui era nato, in quello dove aveva spadroneggiato, dove era il Grande Malfoy.

Ora, invece, era solo Draco. Un Draco che cercava di scaldare corpo e spirito stringendosi davanti ad un fuocherello striminzito.

Stava cercando di ravvivare il fuoco che lentamente tentava di spegnersi facendosi beffe del suo infreddolito creatore, quando entrarono nel vicolo dei ragazzi. Parlottavano tra loro e non si accorsero di lui fino a quando uno di loro quasi inciampò nel lembo del suo mantello. “Ehi, pezzente, vedi di toglierti dalla strada: non vedi che intralci?”

Draco alzò gli occhi grigi, una volta brillanti di malizia simile a malignità ed ora spenti e provati dalle difficoltà. Il suo sguardo stanco incrociò quello duro e spietato dei ragazzi. Tornò a guardare la sua scatola di fagioli. “Puoi benissimo camminare da un’altra parte. Nessuno te lo vieta.”

“Ah, davvero?” il ragazzo cominciò a far crocchiare le giunture delle dita, avvicinandosi pericolosamente a Draco. “Peccato che non ne abbia la minima voglia. Ho solo voglia di darti una lezione, stupido barbone…” gli disse con un inquietante ghigno stampato in faccia. E quelli degli altri ragazzi erano terribilmente uguali: crudeli e spietati…

Cominciarono a riempirlo di calci e pugni senza che ci fosse un motivo ben preciso, soltanto per l’eccitazione che dava loro il vederlo soffrire senza reagire.

Già, perché Draco non reagiva: avrebbe voluto, ma le forze gli mancavano. Non faceva un pasto decente da non si ricordava neanche quanto.

Il dolore gli stava annebbiando la mente, l’unica sensazione di essere ancora ancorato alla realtà era il freddo e duro acciottolato che sentiva sulla guancia. Si ritrovò a sperare di chiudere gli occhi e di non sentire più niente.

Non avrebbe saputo dire se lo avessero pestato per un secondo, per un minuto, per un’ora o per tutta la vita.

Il tempo si deformò per lui. Divenne un attimo eterno, sospeso fuori dalle regole del tempo e dello spazio.

Non sentiva quasi più il dolore.

I rumori gli giungevano ovattati e la mente sembrava galleggiare, mentre un fastidioso ronzio gli riempiva le orecchie ed un terribile sapore ferrigno gli arrivava al palato.

Poi, improvvisamente, non ebbe più alcuna sensazione del suo corpo. Aveva solo una voglia tremenda di chiudere gli occhi, come se avesse molto sonno.

Cercò di resistere, ma le palpebre sembravano macigni, impossibili da sostenere.

Così, Draco Malfoy, chiuse gli occhi…

   
 
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