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Autore: mikybiky    15/04/2008    11 recensioni
Perfetto. Il controllore ci ha buttati giù dal pullman, perché siamo sprovvisti di biglietto.
Meraviglioso.
E ora cosa faccio?
Non so dove sono, non ho idea di come cavolo farò a tornare a casa, ho pochi soldi con me e per di più sono qui con un austriaco che sa giusto spiccicare tre parole di italiano!

Cosa fareste voi se vi trovaste bloccati in una città ignota con un ragazzo che parla solo il tedesco??
Le cose che succcedono nella fic sono un po' improbabili, ma è un'opera di fantasia.
Genere: Generale, Commedia, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una giornata di peripezie'
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23. Es tut mir leid


Il pullman parte e io lo osservo, sconvolta di me stessa. Ma che cosa ho fatto? Osservo Britta prendere a pugni la porta e gridare il nome di Stefan.
Ho paura a guardarlo negli occhi, però mi giro. Lui è attonito, e guarda l’autobus senza capire. Quando si rende conto che l’ho buttato giù, mi fissa, arrabbiato. Ops.
- Ma tu è scema? - mi urla.
- Io… io… - non so cosa dire.
Stefan si rialza, scansandomi.
- Stefan… - dico, ma lui si gira e mi zittisce.
- Tu ora lascia me in piace! - mi grida.
- Non pensare di mettermi i piedi in testa, Stefan! - gli urlo io, di rimando.
- Sta zitta! -
Rimango interdetta. Stefan mi ha detto di restare zitta? Lui? Ma come osa?
- Lo “stai zitta” te lo puoi mettere gentilmente dove vuoi tu, ma non me lo devi rinfacciare! Ti è chiaro? -
- Tu è tanto stupida! Tu SMETTI di trattare male me! Chiaro? -
Come Stefan mi dice quell’ultima parola, mi verrebbe voglia di tirargli uno schiaffo.
- Cosa hai detto?? -
- Du bist dumm, unwissend, du verstehet nichts, wenn ich Deustch spreche, du schrei, weil du Deutsch nicht wissen WOLLEN. Du bist zu antipatische! Hast du alles verstanden? -
Mi si raggela il sangue nelle vene.
- Stefan, vuoi morire? -
- Non hai capito niente!! -
- Che cosa ti salta in mente di dire?? -
- Tu lascia me in pace, ora! -
- No! -
- Ha dato a tu fastidio che io di stare zitta dirti? Ha dato a tu fastidio che io in tedesco ho te insultato e tu non hai capito? HA DATO A TU FASTIDIO? -
Vorrei ribattere, ma non so cosa dire… sì, mi ha dato fastidio, e non lo deve più rifare.
- In poche parole, fallo ancora e sei morto. -
- Tu ora sta zitta e ascolta me! Tu ha SEMPRE fatto così con me e io ho te sopportato. Ora basta! Tu insulta me e poi è gelosa! Tu ha fatto a me male! Io e te ho chiuso! -
- Bene! - gli urlo - sono contenta, perché sei uno STUPIDO, un cretino, un deficiente! E questi termini me li hai insegnati tu quando mi hai insultata, appena arrivati! Ora arrangiati pure ad andare a casa, se vuoi dirò a Camilla di mandare una pattuglia a cercarti! Perditi bene, mi raccomando! -
Stefan non sta neanche sentendo ciò che ho da dirgli. Sta camminando lontano da me, nella direzione che il taxista ci ha indicato per Brescia. Io cammino dalla parte opposta.
Odio quel ragazzo, con tutto il mio cuore. Vorrei corrergli dietro e prenderlo a sberle. Mi ha offesa, umiliata… come si è permesso di trattarmi in quel modo?
Però quello che ha detto… è vero. Accidenti, perché quel ragazzo deve sempre crearmi questo effetto? Ecco, adesso mi viene anche da piangere. Maledetto!
Mi siedo su una panchina e mi copro il volto con le mani. Stefan è stato in grado di farmi sentire una merda. Perché mi ha rinfacciato tutte quelle cose? Vuole dirmi che tutto il fastidio che mi ha arrecato in poche frasi glielo ho arrecato io in tutta questa giornata? No, di sicuro lui mi ha dato molto più fastidio… o forse gli ho dato molto più fastidio io.
Oh, che cavolo! Adesso basta, non ce la faccio più! Inizio a piangere, ma mi asciugo subito le lacrime. Non posso piangere per lui, è solo Stefan.
Basta, è ora di darci un taglio. Dimenticati di lui, lo vedrai solo domani e poi mai più per tutta la tua vita. Sono contenta così.
Mi alzo, soddisfatta. Mi accingo ad attraversare la strada e… AAAAHHH!!! Oddio, un autobus mi stava per investire! Gesù, Giuseppe e Maria, non voglio morire giovane!
Guardo il pullman stordita e… Brescia? C’è scritto Brescia? Questo vuol dire che… posso tornare a casa sana e salva?? Yuppy!!!!!! Evviva! Non ci credo!!
Salgo sul veicolo, esagitata. Mostro il mio abbonamento e vado a sedermi nei posti in fondo. Sto per tornare a casa!! Sono ancora troppo felice per crederci.
Mentre il pullman riparte, frugo nella mia cartella. Non so cosa sto cercando, so solo che niente di quello che faccio ha più senso. Devo essere sicura di non stare sognando. Sento la forma famigliare del diario; tocco qualcosa che potrebbe essere una sottospecie di libretto accartocciato; poi le mie dita sfiorano qualcosa duro e freddo. Una bomba??
Estraggo lo strano oggetto e la malinconia di poco prima mi sopraffa. È la catena che Stefan, dopo averla persa in un cantiere, mi ha regalato.
Ecco che tutto mi ritorna alla mente e mi fa sentire di nuovo una merda: il modo in cui ho trattato Stefan, Matteo, la menzogna che ho detto a Elena, e infine… Michele. L’ho mandato in prigione. Mi metto di nuovo a piangere e inizio a pensare che non posso andare a casa senza Stefan. Ma come faccio? Oddio, aiutatemi, vi prego!!
Non posso neanche scendere alla prossima fermata, visto che siamo incolonnati nel traffico. Oddio!! No, questa non mi ci voleva… Stefan, qualsiasi cosa ti succeda…. mi dispiace… eh ehm… ho detto mi dispiace. Che scatole, d’accordo, mi dispiace. Ora va bene?
Sprofondo nel sedile e continuo a piangere. Forse dovrei chiamare Camilla e spiegarle che cos’è successo. Tanto ormai è finita… Stefan l’ho perso.
Continuo a piangere finché non arrivo a Brescia. Quando metto piede giù dall’autobus non sono contenta. In qualche modo spero che Stefan abbia incontrato Marianne e che sia tornato a casa con lei, Karola e Britta. Sì, forse è andata così. Ormai non devo più pensare a lui.
Ora è tutto finito.


FINE


ENIF


.otinif ottut è arO
.iul a erasnep ùip oved non iamrO .ìsoc atadna è esrof ,ìS .attirB e aloraK, eil noc asac a otanrot ais ehc e ennairaM otartnocni aibba nafetS ehc oreps odom ehclauq nI .atnetnoc onos non subotua’llad ùig edeip ottem odnauQ .aicserB a ovirra non éhcnif eregnaip a ounitnoC.
(Non è una strana invocazione a Satana, è solo il tempo nella mente di Alice che torna indietro)



Non posso permettere che tutto ciò accada! No, devo fare qualcosa, perché quel verme patetico è stato talmente stupido da girare i tacchi e andarsene, e come al solito sta a me risolvere la situazione! Bé, in realtà no, visto quel “verme-patetico” (è il suo nuovo nomignolo) sta salendo ora sul pullman. Uffa, volevo compiere qualche strana azione degna di un film, come, ad esempio, buttarmi giù dal finestrino, cercarlo, casualmente trovarlo, rincorrere l’autobus, finalmente salire e poi arrivare a Brescia. Peccato!
Il traffico si è improvvisamente sbloccato e Stefan è salito ad una fermata. Cavolo, non lo facevo così perspicace!
Ci guardiamo fissi negli occhi, come per dirci “dobbiamo parlare”. Infatti lui viene verso di me e mi si siede accanto.
- Ci si ritrova, eh? - dico, ironica. - Per la seconda volta. -
- Alice… -
- Se stai per chiedermi scusa, forse le accetterò. -
- Io?? -
- D’accordo, forse sarei io che dovrei chiederti scusa per tutto quello che è successo oggi. Mi dispiace, ma solo per avere trattato così una persona, non perché questa persona sia tu. -
Stefan inarca le sopracciglia.
- Ti…? - chiede, fingendo di non avere capito.
- Mi dispiace - ripeto, non con troppa enfasi.
- Ich habe nicht verstanden. -
- Mi dispiace! - urlo infine.
Stefan sorride e io, per la vergogna, mi copro la faccia con le mani.
- Ora era! - esclama.
- Era ora - lo correggo io.
- Eh? -
- Niente. -
Stefan mi abbraccia e mi dice (diciamo che tenta di dirmi) che non devo vergognarmi di avergli chiesto scusa. Proprio mentre sto premeditando il suo omicidio se non si stacca da me, gli squilla il cellulare.
- È Camilla? - chiedo, spaventata. Ma poi mi rivedo. - In quel caso, dille di morire. -
Stefan mi guarda male, poi risponde.
- Hallo, Andreas! Wie geht’s? Ja, Italien ist schön… -
Approfittando della sua momentanea distrazione, estraggo l’i-pod dalla sua tracolla e lo accendo. Sono proprio curiosa di sapere che canzoni ascolta! Premo play e parte City Of Angels dei Distillers. Mhm… mi piace! Potrei ascoltarla e… scarico?? Non è giusto, perché quel verme patetico l’ha ascoltato per tutto il giorno e proprio mentre lo stavo ascoltando io si è scaricato?? Mi metto a ridere… tutto ciò che è successo oggi me lo ricorderò per sempre.
Chissà come sta Michele.
Ad un certo punto il pullman frena e io guardo fuori dal finestrino.
- Capolinea! - dice il conducente.
Riconosco questo posto: il luogo coperto, i nomi dei prossimi pullman che lampeggiano sui tabelloni, le corriere che accostano una davanti all’altra, i vari bar riservati… questa è la stazione degli autobus!
Come scendo dal pullman tiro un sospiro di sollievo.
Questa è Brescia!
- Ci siamo! Ci siamo! - urlo.
La gente mi guarda come se fossi un’imbecille.
Non sono mai stata così contenta di essere a Brescia!
Stefan finisce di parlare al cellulare e mi sorride. Io ricambio.
Mi correggo: quello era un fuggevole sorriso più simile ad una smorfia. Io non avrei mai osato sorridere a Stefan.
- Coraggio - dico, trionfante - ti accompagno a casa. -
Okay, devo aggiungere un’altra piccola, indecorosa nota: in realtà io so dove abita Camilla, ma è troppo vergognoso per ammetterlo.
Con il sorriso che non mi si cancella dalle labbra, percorro la strada che dalla stazione porta a Piazza della Loggia: Stefan deve andare pressappoco lì.
Una volta giunti davanti ad una villetta con un giardino moderatamente osceno, mi blocco, dicendo:
- Coraggio, devi entrare qui. -
Stefan accenna ad un sorrisetto.
- Ci vediamo domani - concludo, voltandomi per andarmene.
Dopo la giornata di oggi, non mi spreco di dirgli nemmeno grazie. Figuriamoci se dovrei ringraziarlo dopo che io ho risolto la situazione, e io l’ho riportato a casa! Se fosse stato per lui ora sarebbe ancora a Bergamo a girovagare.
Ci mancherebbe altro che adesso debba ringraziarlo. Il saluto che gli ho rivolto è già abbastanza.
- So che sei troppo orgogliosa per ammettere che ti sto simpatico. -
Mi giro di scatto verso Stefan, sconvolta. Sono uscite dalla sua bocca le parole che ho appena sentito pronunciare? Cioè, era italiano non cirillico.
- Del resto - continua lui, imperterrito - anche io ero troppo orgoglioso per ammettere davanti a te di sapere parlare perfettamente l’italiano. -
Rimango interdetta per qualche secondo. Cos’è che ha detto?
- Tu - dico - conosci l’italiano come conosci il tedesco? -
- Come credi che sarei riuscito a sopportarti per un giorno intero a Bergamo? -
Vorrei rispondergli, ma non so cosa dire.
Improvvisamente arrossisco. E tutte quelle cose cattive che gli ho detto pensando che non le capisse? Ad esempio, quando l’ho infamato nonostante mi avesse appena salvato la vita?? O le cose che ho detto di lui a tutta la gente che ho incontrato? Quando ho finto con Elena che lui fosse il mio ragazzo e che mi avesse fatto le corna?
L’imbarazzo è l’unico elemento grazie al quale non ho già ucciso Stefan per la rabbia.
- Ehm - dico - Stefan… guarda che non erano vere tutte le cose che ho detto… cioè… erano più che altro una sorta di divertimento pensando che non le capissi. -
- Bé - dice lui, con una sorta di affetto nella voce - non mi stupirei se tu trovassi comunque un altro modo per sentirti superiore. -
A quella frase, non posso impedirmi di sorridere anche io. In effetti, è vero.
Mi stupisce che Stefan non sia arrabbiato. Io in effetti lo sono, ma ora proprio non mi sembra il caso di sgridarlo, lui ha molte armi contro di me. E poi non è più la stessa cosa, l’italiano lo capisce. Ora lo so.
- Ma…? - chiedo.
- Ho vissuto per tre anni in Italia. A Bolzano - mi spiega lui.
- Capisco - dico, cercando di non mostrarmi troppo interessata.
- Bé, in realtà mi mancava l’Italia - continua - anche perché in Austria non se ne sono mai viste di avventure del genere. O per lo meno non ho mai conosciuto una ragazza come te che me le facesse vivere. Ma posso dire di avere conosciuto te, oggi. -
A questo punto, il mio sorriso diventa più ampio che può. Ogni senso di rabbia che provavo nei suoi confronti è svanito. In tutto il giorno, non mi ha mai detto una cosa così carina. Mi avvicino a lui e lo abbraccio.
- Non sono così tanto orgogliosa, in fondo. O per lo meno, potrei esserlo se avessi appena trascorso un pomeriggio normale in giro con una persona che veramente non conosce il “cirillico”… -
- … Ma l’amazzone -
Se potessi, sorriderei ancora di più.
Cerco di allontanarmi leggermente per rompere l’abbraccio (mica posso stare per così tanto tempo abbracciata a Stefan), ma lui mi stringe forte a sé… ehm, sono un po’ imbarazzata. Incrocio il suo sguardo e divento rossissima in volto. Cosa diamine sta facendo??
(Nota: non ho affatto intuito quello che Stefan ha chiaramente intenzione di fare, è solo un’impressione.)
Sembra che i minuti passino a rallentatore, o forse in realtà sono io che voglio che passi un’eternità prima che lui faccia ciò che io non so che vuole fare.
Alla fine mi stufo, mi avvicino e lo bacio.
Oddio che sto facendo???
In questo momento vorrei proprio non esistere… sto morendo dalla vergogna! Io ho baciato Stefan. No, è impossibile. È lui che me l’ha fatto fare. Ed è anche lui che in questo momento mi sta passando una mano fra i capelli! E non sono mie le braccia che gli circondando il collo, sia chiaro.
Giuro che se adesso non ha una scusa più che valida… ehm… non fa niente.
Però forse potrei morsicargli la lingua, giusto per farla franca.
- Eh ehm… -
Ci voltiamo entrambi di scatto: Camilla è in piedi davanti alla porta che ci osserva con espressione arcigna.
Stefan è imbarazzato e vorrebbe allontanarsi da me, ma io non mi scollo (non sono io, è un alieno che ha preso il mio posto). Ne tenta di tutte, poi alla fine mi prende le braccia e me le stacca con la forza. Ops, lo stavo veramente stringendo con così tanta volontà?
- Ciao - dice secca Camilla - dove sei stato fino ad adesso? -
- Sapessi - dico io, con un’aria maliziosa.
Stefan diventa rosso come un peperone e Camilla assume la faccia di una mucca. Scusate, volevo dire che fa una smorfia tale da non sembrare umana.
Oddio… non è che magari fra Camilla e Stefan…
No, un attimo: questo vorrebbe dire che per una volta sono riuscita ad averla vinta io??
Stefan, in questo momento non sai quanto ti stia volendo bene! (Solo in questo momento, eh!)
Mi trattengo a stento dal fare i salti di gioia, poi gli salto addosso. Gli do un bacio sulla guancia e gli dico:
- Ci vediamo domani. -
Poi mi allontano.
Esultante, non vengo nemmeno toccata dall’idea che Stefan e Camilla siano rimasti leggermente interdetti. Se la sbrigheranno loro.
- Alice, aspetta! -
Mi volto. Stefan sta correndo verso di me.
- Che cosa c’è? -
- Alice… ascolta io… mi dispiace… -
- Per cosa? -
- Per tutto quello che è successo oggi. Per tutto… io… sapevo perfettamente di non dover andare a Milano… non so cosa mi sia preso quando sono salito su quel pullman. Volevo solamente vedere che cosa avresti fatto, dopo avermi dato delle indicazioni sbagliate. Pensavo che saremmo potuti scendere alla fermata successiva, non immaginavo che saremmo dovuti arrivare fino a Bergamo. Mi dispiace… di tutto. -
Non so perché, ma per una volta cerco di contenere la rabbia che provo. L’enorme, immensa, infinita rabbia che provo nei confronti di quello stupido! Come ha potuto fare una cosa del genere?? Avrei dovuto rimanere ferma alla fermata e lasciare che lui si arrangiasse da solo.
Però, in fondo… ci sono anche i lati positivi della cosa: ho scoperto tante nuove cose, ho conosciuto Elena, ho iniziato ad accettare quello che è successo quella mattina, l’ho avuta vinta con Camilla per la prima volta, io ho dimostrato di essere capace di sopportare un austriaco che fingeva di non sapere l’italiano e l’ho anche riportato a casa… ed in fondo ho conosciuto lui. Non è così grave alla fine, no?
Dopo questa mia arguta riflessione, ho smaltito la rabbia.
Gli sorrido.
- In fondo… avrei anche potuto lasciarti andare, quando ti ho gridato di scendere… -
- È quello che avresti dovuto fare. Io ho finto di non sentirti. Mi dispiace. Non meritavi niente di questo. Mi hai preso in giro più volte e mi hai anche fatto male, ma sei stata unica a salire sul pullman solo per me. Tu mi piaci, Alice, ma io non ti merito. -
Detto questo, mi raggiunge, mi si avvicina e poi mi stringe forte.
- No, non ti merito - ripete - però… -
Mi da un bacio… però in questo momento non ho il coraggio di pensare a niente, se non a ciò che sta accadendo.



Alcune volte, quando piaci ad una persona, è quasi impossibile arguirlo. Fa di tutto per starti alla larga e ti tratta male. Talvolta non lo si capisce subito neanche di noi stessi, ma non si arriverebbe mai a nasconderselo. Forse la nostra convinzione è tale da ostinarci a negarlo, ma nel profondo del nostro cuore sappiamo qual è la scelta giusta.
Eppure è strano quanto si possa arrivare a detestare la persona che ci piace: la si ritiene responsabile di un sentimento che in un determinato momento può sembrarci inopportuno. Ed è, forse, ciò che ho fatto io.
Mi dissero una cosa di Stefan: mi sono sentita sempre superiore a lui, comportandomi in un modo talmente meschino che anche ad un pollo farebbe venire voglia di tirarmi una sberla. Eppure lui non ha mai contestato, e non perché non avesse le palle, ma perché è un ragazzo dolce ed onesto. Per questo merita la mia stima, non la mia disapprovazione.*
Sorridendo, passo un braccio attorno alla vita di Stefan e proseguo verso casa.






IL CORRIERE DELLA SERA 13 dicembre 2007


Ieri, dodici dicembre 2007, si è svolta una manifestazione ad Isso, in provincia di Bergamo.
Un gruppo di ragazzi era stato escluso da un locale, e ieri, Jasmin Yetzi, sedici anni, legittima erede del defunto proprietario e pusher Pedro Yetzi, si è trovata a dover affrontare la loro ira.
Da tempo la polizia sospettava che il locale fosse un luogo di spaccio, poiché non vi entrava nessuno fuorché ragazzi conosciuti nella zona per traffico e assunzione di droga. Per poter accedere al pub occorreva un lasciapassare. La gente spacciava per conto di Jasmin Yetzi, e tutti i soldi guadagnati finivano a lei; in cambio ella offriva agli spacciatori sostanze stupefacenti gratis.
La settimana scorsa una generosa manciata di ragazzi dai diciannove ai venticinque anni è stata scartata dal locale perché non fruttava soldi (ovvero assumeva droga ma non spacciava più). Questi giovani si sono coalizzati contro la Yetzi, che ha dimostrato di sapere tener testa al gruppo.
Per cause ancora indefinite, è scoppiata una rissa che è costata la vita a due ragazzi, Cristina Montecarli, ventuno anni, e Alessandro Bighetti, ventiquattro. Altri due ora si trovano allospedale, fuori pericolo.
Due ragazzi coinvolti nella rissa sono scappati e sono stati inseguiti dalla polizia, causando lintero blocco di Isso e dei comuni confinanti.
La ragazza (non ancora identificata) è riuscita a fuggire a bordo di una bicicletta, mentre il ragazzo, Michele Pavone, è stato arrestato dopo pochi minuti. In questura ha ripetuto più volte di non avere partecipato alla rissa ma di esserne stato coinvolto per errore. La polizia non è riuscita a dimostrare la sua colpevolezza né che spacciasse o assumesse droga, per cui questa mattina alle undici Pavone è stato prosciolto dalle accuse.
Sono innocente dichiara alla stampa e lo è anche la ragazza che era con me. Si pensa rea della mia cattura, e se nessuno riuscirà a toglierle questa convinzione dalla testa almeno spero che legga larticolo, così saprà che ora sono libero. Ciao, Alice.




*Citazione non testuale di una battuta di Elena, capitolo 10.


Du bist dumm, unwissend, du verstehet nichts, wenn ich Deustch spreche, du schrei, weil du Deutsch nicht wissen WOLLEN. Du bist zu antipatische! Hast du alles verstanden?: sei stupida, ignorante, non capisci niente, quando parlo tedesco, tu urli, perché NON LO VUOI SAPERE. Sei troppo antipatica! Hai capito tutto?
Ich habe nicht verstanden: non ho capito.
Hallo, Andreas! Wie geht’s? Ja, Italien ist schön…: ciao, Andreas! Come va? Sì, l’Italia è bella…


FINE
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Odio!!!! Sono arrivata alla fine!! Non ci credo! La fine di una ff è sempre la parte che mi dispiace di più... non me la sento di abbandonare i miei lettori, di non pubblicare più un capitolo e mettermi subito buona lena a scrivere il prossimo... Soprattutto mi dispiace chiudere i miei personaggi, Alice e Stefan, dopo tutte le peripezie che gli ho fatto passare!
Ma non temete, a breve troverete pubblicata una one-shot con il titolo UNA GIORNATA DI PERIPEZIE – COME È BELLO IL MONDO INSIEME A TE, per non lasciare in sospeso la fine e i personaggi =D
Ora non mi resta altro che salutarvi, perché vi adoro tuttiiii!!!

Kokky, La_LaUrEtTa, Jess_91, ehy_Lyla, Shio, francy91, Pinzyna, Little jewel, Drangon-fly, Cissy, bychan, Ari, blackout, Piccola Dea, Lely1441, Mirkodancer... come farò senza di voi?? Vi adoro TUTTI!!!
E ringrazio da morire per avere aggiunto la storia ai preferiti:
Aila
alii
blackout
bychan
DiraReal
ehy_Lyla
francy91
gaTzi_yaShi
Jess_91
Kokky
La_LaUrEtTa
Lely1441
Little jewel
Mamey
Mana_chan
Miranda
Mirkodancer
momica
Piccola dea
Pinzyna
Sakyo91
sasamy
Shio
SoporAeternus

E ringrazio anche coloro che hanno seguito la storia senza lasciare segno, perché non possono essere dimenticati!! Non finirò mai di amarvi!!!
<3 <3 <33333


  
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