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Autore: MadHat    28/10/2013    1 recensioni
"Si reca lì una volta all'anno, in un giorno preciso: l'anniversario della sua morte." (dal testo)
-old!Sherlock, What if-
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I will burn the heart out of you.”

I have been reliably informed

that I don't have one.”

Oh, but we both know that's

not quite true.”

 

(The Great Game,

Moriarty & Sherlock)

 

- Che melodia meravigliosa, mister Holmes.
La voce ammirata della donna non lo distoglie dal violino: in piedi di fronte alla finestra, continua a suonare.
Osserva senza vederli gli alberi spogli, raggrinziti su se stessi come per sconfiggere il freddo penetrante, le foglie sbriciolate in terra, la pioggia che cade su quel paesaggio desolato.
Socchiude gli occhi, immaginando di essere ancora al 221B di Baker Street, in un giorno qualunque.
A Baker Street, con John.
La melodia si fa più lieve, è quasi un pizzicore di corde appena accennato. La musica sembra quasi un sussurro, un mormorio che sa di ricordi lontani …

“Afghanistan o Iraq?”
L'espressione sconvolta sul viso dell'altro lo diverte, ma trattiene un sorriso.
“Scusi?”
“Dov'è successo, in Afghanistan o Iraq?”

Afghanistan, ma come fa a saperlo?”
Un momento di distrazione, il caffè di Molly. E poi, aveva continuato.
“A lei piace il violino?”
“Come scusi?”
Non capiva il senso di quelle domande. 

Accenna un sorriso, scuotendo appena la testa.
L'aveva sconvolto, lo sapeva bene. Probabilmente anche indignato e infastidito.
Ma non era scappato, si era presentato all'appartamento.
Lo aveva aiutato in un caso, conoscendolo appena.
Si era fidato.
Gli aveva salvato la vita. Uccidendo un uomo.
“Bel colpo.”
“Sì, sì. É partito da quella finestra.”
“Mi ha capito. Si sente bene?”
“Sì, certo, sto bene.”
“Ha appena ucciso un uomo.”
“Succede. Ma non era una bella persona.”
“No, non lo era affatto, è vero.”
“Infatti, era un pessimo tassista.”

La musica ha un guizzo allegro, e la donna sorride. Si domanda chi abbia mai scritto quella composizione meravigliosa, ma non osa parlare. Ascolta, e osserva.
Mister Holmes ha gli angoli delle labbra incurvati in un sorriso malinconico che non le fa distogliere lo sguardo da lui.
Sembra in un'altra dimensione.

Erano diventati amici, colleghi.
Dove c'era uno, quasi sempre c'era l'altro.
La gente ne parlava, facendo insinuazioni divertite a mezza voce, ridacchiando e ammiccando.
Ma la gente non capiva. Non sapeva.
Nessuno avrebbe potuto capire cos'era quell'amicizia che li legava, quella profonda fiducia reciproca.
Fiducia che non era mai stata infranta.

Erano diventati un bersaglio, in seguito.
Fai del male a uno per far soffrire l'altro, semplicemente.
“Non sono Sherlock Holmes!”
“E io non le credo!”
“Dovrebbe, invece.”

Aveva avuto paura, vedendo quel simbolo di morte sulla finestra.
Ma era riuscito a salvarlo, e con lui Sarah.
Ed era successo ancora.
“Buonasera. Bella sorpresa, non è vero, Sherlock? Questo non l'avevi previsto.”
“John. Cosa diavolo ...”
“Cosa ti piacerebbe che gli facessi dire, adesso?”

L'archetto scivola nervosamente sulle corde, la musica si fa più cupa e veloce.
Agitata, come il suo sguardo vedendo John ricoperto di esplosivo.

“Ti brucerò. Ti brucerò il cuore!”
“Mi spiace, so da fonte certa che non ce l'ho.”
“Oh, ma sappiamo entrambi che non è vero.”

Era vero. É vero, e già allora lo sapeva.

John lo aveva visto sconvolto, tremante, quasi in lacrime, quando sembrava che la logica non potesse aiutarlo.
Ci aveva pensato lui a fornirgli aiuto, ci aveva provato.
“Vedi, sto benissimo, mai stato meglio, quindi lasciami in pace!”
“Sì, ok. Ok. Perchè mai dovresti ascoltarmi? Sono solo tuo amico.”
“Io non ho amici!”
Tono sprezzante, sguardo infuriato.
John trasale appena.
“No. Chissà perchè.”
Si alza e se ne va, lasciandolo solo.

La mano ha un leggero tremito che fa scivolare l'archetto sulla corda sbagliata, provocando una stonatura.
Ma quasi non si sente, come se facesse parte della composizione.

“Ascolta, John, quello che ho detto prima … era sul serio. Io non ho amici. Ne ho solo uno.”
Non si era scomposto, limitandosi a un “ok” e tornando a camminare.
Ma sapeva che lo aveva perdonato.


John lo aveva visto buttarsi da un tetto, morire, lasciandolo con una telefonata d'addio.
Chiedendogli di dire a tutti la verità: non era quello che aveva sempre detto di essere.
“Sono un impostore. I giornali avevano ragione fin dall'inizio. Voglio che tu lo dica a Mrs Hudson, a Lestrade e a Molly.”
“Sherlock, sta zitto, sta zitto. Ascolta, la prima volta che ci siamo incontrati … sapevi tutto di mia sorella, no?”
“Nessuno può essere così intelligente.”
“Tu sì.”
Sorride, mormorando un “già” rotto dall'emozione.
“Era un semplice trucco di magia.”
“No. Adesso basta.”


La musica, ora, è lenta, le note lunghe e dolenti, acute.
Quasi straziante, come se fosse il lamento di un uomo morente.
“Questa telefonata è il mio biglietto. É così che si fa, no? Si lascia un biglietto.”
“Quando si lascerebbe un biglietto?”
“Addio, John.”
“No. Non ...”
Si butta.


Non sa cos'è successo dopo, non sa la reazione di John.
Ma sa cos'ha detto al cimitero, davanti alla sua lapide.
“Tu … una volta mi hai detto che non eri un eroe. Ci sono stati dei momenti in cui ho pensato che non fossi umano, ma ti dico una cosa … Eri l'uomo migliore … l'essere umano più umano che io abbia mai conosciuto, e nessuno mi convincerà che tu mi abbia mentito. Ecco … l'ho detto. Ero davvero molto solo … e ti devo davvero tanto. Ma, ti prego, ancora una cosa. Un'ultima cosa, un ultimo miracolo, Sherlock, per me. Non. Essere. Morto. Potresti farlo, per me? Solo … smettila. Smettila!”
Aveva pianto. Un saluto militare, e se n'era andato.

La musica sta lentamente tornando più dolce, quasi con esitazione. Di una dolcezza talmente malinconica da spezzare il cuore.

Ora accelera, è nervosa, quasi violenta. Le corde stridono, come se fossero maltrattate.
Non eri molto felice di rivedermi, John. Non dopo tre anni.
Non meritavo quel pugno, ma l'ho capito.

“Solo noi due, contro il resto del mondo.”
Hai sorriso, anche se cercavi di nasconderlo. Ti riusciva abbastanza bene con quei ridicoli baffi, ma a me non potevi nascondere nulla.

Le note piovono leggere e allegre, pimpanti: sembra il sole dopo la tempesta, la primavera dopo l'inverno.
Un tripudio di suoni melodiosi e vivaci, come il cinguettio degli usignoli.

Pian piano scema, tornando alla lentezza di poco prima.
Le corde sono pizzicate quasi con distrazione, poche note cupe dopo pause di interi minuti di silenzio.
La musica termina così, all'improvviso, dopo un ultimo assolo quasi tenebroso, come una marcia funebre, ma forte e violenta.
La donna gli si avvicina, poggiandogli una mano sulla spalla, per farlo sedere sulla poltrona.
Lui la guarda, gli occhi chiari circondati da profonde rughe.
- Andiamo.
Lei annuisce, dopo un attimo di esitazione.
Poco dopo sono in auto.

Il cimitero di Londra è immenso. Un ampio prato punteggiato di lapidi e salici, dove il vento sferza entrambi, senza riguardo.
Ma lui sa bene dove andare.
Si reca lì una volta all'anno, in un giorno preciso: l'anniversario della sua morte.
L'infermiera lo attende poco distante, rispettosa.

Sherlock Holmes si ferma davanti alla lapide bianca, in piedi, dritto come un fuso nonostante l'età.
Il nome del vecchio amico John Watson risalta, nero, sul marmo, insieme alla data di nascita e di morte.
Un vaso di fiori freschi testimonia le visite frequenti dei parenti e degli amici.

Amici.
Sherlock Holmes non ne ha più, è rimasto solo come diceva di essere.
Mrs Hudson li ha lasciati dopo molti anni di gentile e affettuoso servizio.
L'ispettore Lestrade è morto pochi anni prima di John, a causa di un incidente sul lavoro: colpito al cuore da una pallottola, sparata da un rapinatore. Sherlock aveva passato tutto il funerale a labbra strette, furioso.
Il giorno dopo, il colpevole era stato trovato morto poco distante dalla centrale, grazie a una chiamata anonima.
Molly è viva, ma da un paio d'anni si è trasferita al sud con la famiglia. Si tengono in contatto, ma si sentono raramente.

John Watson è morto per infarto. A volte la vita ha un senso dell'umorismo davvero macabro.
La notizia gliel'aveva riferita, in lacrime, sua moglie Mary.
Sherlock non aveva mangiato né dormito per due settimane, finchè Molly non aveva fatto irruzione a Baker Street, facendogli una sfuriata da manuale.
Pochi giorni dopo aveva venduto l'appartamento, trasferendosi nel Sussex, assumendo un'infermiera personale come governante e, nel caso, badante.

Ora, sotto la pioggia battente, non stacca lo sguardo da quella lapide.
La sfiora con una mano, titubante e quasi speranzoso di avvertire un calore umano, ma sente solo freddo, tanto freddo.
Ricorda ancora la prima volta che era stato lì.

Si avvicina con circospezione, quasi temendo che accada qualcosa di irreparabile.
Erano passati sei mesi dalla sua morte, ma solo ora, a parte il funarale, è davanti alla sua tomba.
La fissa con un'intensità quasi malata, come se sperasse di vederla scomparire, ma non accade nulla.
Si avvicina ancora, e appoggia una mano sul marmo.
“Non essere morto. Potresti farlo, per me? Smettila.”
Quella frase gli torna alla mente, mai davvero dimenticata, e la ripete ad alta voce, quasi senza accorgersene.
Urla l'ultima parola, sbattendo la mano sulla lapide, ricevendo in risposta solo un silenzio assordante.
E lì capisce che è vero, che il suo amico non c'è più, che ora è solo.
Solo, come ha sempre temuto di essere.


Allontana la mano dalla pietra, infilandola in tasca e si ritrae.
Dopo un piccolo cenno del capo, si volta e se ne va.
Non c'è più niente che lo trattiene lì.

- Mister Holmes, tutto bene?
- Benissimo.
L'infermiera non è convinta, ma non insiste. Sa che in certe occasioni deve solo osservare e tacere.
Guarda Sherlock Holmes, seduto perfettamente composto sul sedile, lo sguardo freddo perso nel vuoto. Sa che in quel momento non è davvero lì, ma altrove, in un altro tempo.
Un tempo in cui era felice. 



Ciao a tutti :)
E' la prima volta che mi cemento in questo tipo di ff, perciò spero di non avere fatto un pasticcio. 
Come avete letto, è ambientata dopo la morte di John. Ovviamente, è tutto di mia invenzione, ai fini della trama. Volevo semplicemente scrivere qualcosa di introspettivo su Sherlock, immaginandomi come si comporterebbe in questo caso.
Fatemi sapere cosa ne pensate, anche le critiche sono ben accette se costruttive :)
Vi saluto stringendovi calorosamente la mano (cit. Willy Wonka)  :D 

  
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