E mi ritrovo sempre allo stesso punto. Sempre qui, seduta dietro la porta del mio bagno, col mascara che mi riga la faccia.
Troppe volte mi rintano qui. Per momenti no, litigi, persone sbagliate.
Ma le delusioni che mi costringono a stare qui, adesso, sono troppo perché un essere umano possa sopportarle. Come puoi convivere con te stessa quando ti disprezzi?
Come puoi guardarti allo specchio ogni giorno, supportarti ogni momento, vivere e amare ogni secondo, se non stai bene nella tua pelle?
Mi trovo qui, mi guardo allo specchio, mi vedo fragile e sofferente.
Mi vedo qui, e mi sembro una vittima di questo mondo; ma poi ricordo il motivo per cui sto piangendo.
Sono una persona cattiva, meschina, una di quelle omologate.
Una di quelle che dicevo di disprezzare, l'uomo medio d'oggi.
Quello pieno di sé, che critica e giudica senza sapere, che si comporta in maniera diffidente e sgarbata con chi non gli va.
Mi dico, che se tutto ciò accade, se sono così, c'è un motivo: le troppe fregature, la paura di soffrire e il non voler essere presa in giro come sempre. Ma ciò è una scusa? Può tutto il male di questo mondo giustificare la cattiveria di una persona?
No, non può. Ed è per questo che sono qui, a piangere, a disprezzarmi, a desiderare di cancellarmi.