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Autore: msmali    28/10/2013    6 recensioni
AU baby!Finntana. Durante la loro prima festa di Halloween Finn e Santana giungono a delle interessanti conclusioni. [Finntana friendship]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finn Hudson, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Dai Finn sei pronto? Non è buona educazione far aspettare quando si è invitati!” Carole aveva i minuti contati. Essere una mamma che cresce un figlio da sola, in giorni come quello, era più difficile del solito: aveva il turno da infermiera che combaciava proprio con l’orario di inizio della prima festa di Halloween a cui era stato invitato il suo Finny, ma avrebbe fatto di tutto per farlo arrivare in orario, pronto a divertirsi come non mai.
 
“Eccomi mamma!” la nocciolina più carina che si fosse mai vista arrivò in cucina. “Sei sicura che stia bene con questo vestito? Tutti a scuola hanno detto che si sarebbero vestiti da supereroi e io…”
 
Carole si portò all’altezza del bambino, molto limitata per essere un bambino di sei anni in verità. “Tesoro avevamo deciso che ti saresti vestito da ciò che ti piaceva più al mondo, le noccioline ti piacciono, no?”
 
“Certo mamma, le noccioline sono le cose più buone del mondo e da loro nasce il burro d’arachidi che è la cosa più deliziosa che si possa mangiare e…”
 
“Ok Finn, lo so quanto ami le noccioline e sei delizioso con il tuo costume. Ora prendi il tuo secchiello e andiamo, non ho molto tempo tesoro e non vorrei facessimo tardi…”
 
“Si mamma, va bene andiamo. Mi fido di te, e se mi dici che sono carino vuol dire che un po’ hai ragione!”
 
Arrivarono davanti la porta di casa Puckerman e il cuore di Finn batteva fortissimo. Lui e Puck erano compagni di banco, sentiva che la loro amicizia era veramente qualcosa di epico, insomma Puck gli aveva fatto vedere il suo posto segreto per nascondere le caccole e certe cose si fanno vedere solo al tuo braccio destro, ma nonostante questo si sentiva parecchio in soggezione. Insomma Puck giocava sempre con le costruzioni più belle che c’erano nella cesta comune in classe, saltava sempre la fila a mensa e sceglieva sempre le patatine cotte meglio o le fette di carne meno grassa, senza che nessuno protestasse. Finn ci provava, ma era difficilissimo per lui non cedere il passo a quel ragazzino, che aveva appena avuto quel brutto incidente in macchina, di cui non ricordava bene il nome, Archie forse? No Artie, si chiamava Artie. E gli sembrava ingiusto lanciare le palline di carta sulla giacca del figlio del signor Hummel. Ma nonostante questo sentiva di volere bene a Puck, che poteva essere anche dispettoso ma si arrabbiava tantissimo quando gli altri prendevano in giro la piccola statura di Finn. “Amico solo io posso prenderti in giro per il fatto che la mammina ti dà troppi baci della buonanotte che non ti fanno crescere!”.
 
E quindi eccolo qui, con il suo costume da nocciolina e il suo secchiello pronto ad entrare in casa Puckerman. Gli aprì l’amico che indossava un paio di jeans aderenti, una giacca di pelle e aveva una parrucca che gli formava una specie di banana in testa.
 
“Ehi, Finn! Ah bello il tuo vestito da nocciolina transigienica! Io sono vestito da David lo Zunco, quello di Grease. Berry  nomina sempre quel musical e ci ha costretto a vederlo l’altro giorno al Tempio. E’ veramente un duro quel tipo!”
 
“Si chiama Danny Zuko in realtà, Grease piace tanto anche a me…Io e la mamma lo guardiamo spesso e…”
 
“Amico, guardi i musical? Ma è roba da femmine!”
 
“Ma ti sei travestito da protagonista di un musical…”
 
“Ah senti questi discorsi da ragazzina valli a fare con Berry, che tra l’altro sta per arrivare. Io vado a vedere se riesco a scassinare la dispensa della mamma. Ci sono decisamente pochi dolci per far partire la festa.”
 
Finn guardò l’amico allontanarsi. Con Puck andava sempre a finire così. Quando lo contraddicevi con la realtà dei fatti lui ti piantava. Però la maggior parte delle volte non gli dava fastidio come cosa. E poi aveva appena detto che Rachel era invitata alla festa, quindi non poteva avercela troppo con l’amico.
 
Rachel era uno dei loro argomenti di discussione. Puck la trovava noiosa come bambina ma pesava che fosse super ok come ebrea. Finn non era cresciuto con il culto per la religione (tranne una strana simpatia per Gesù, la cui faccia ogni tanto appariva nel cibo) quindi non riusciva a capire questo discorso dell’essere persone noiose ma ebrei simpatici. Per lui Rachel era simpatica anche come bambina. Solo che lo spaventava parecchio con tutto quel chiacchierare e attaccare stelline ovunque. E poi gli altri non la trovavano simpaticissima. E lui era sempre intimorito quando si trattava del giudizio delle altre persone. Quindi limitava i suoi giochi con Rachel alla fine della giornata scolastica, quando le maestre riunivano i bambini con in genitori più ritardatari in un’unica classe e li lasciavano giocare senza troppo controllo.
 
In attesa che Rachel arrivasse, Finn si diresse nel fondo della sala dove erano state allineate delle sedie. Seduta sola e pensosa c’era una piccola Pocahontas imbronciata, che passava il suo sguardo da una bambina bionda, vestita con un sacco dell’immondizia, al suo costume e riempiendo il gesto di sbuffate e strane parole in spagnolo. Era senza ombra di dubbio Santana Lopez.
 
Finn e Santana avevano sempre avuto uno strano rapporto, sin dal primo giorno di scuola. Santana l’aveva sempre preso in giro per il fatto che fosse il più basso della classe, ma era stato l’unico con cui non si era vergognata di piangere quella volta che era caduta e si era sbucciata il ginocchio.
 
Durante la lezione di ginnastica Santana si divertiva sempre a percorrere tutto il cortile facendo la ruota. Quel giorno però c’era più brecciolino e aveva messo male la mano. Il risultato fu che fece un mega capitombolo e tutti si erano messi a ridere.
 
Non le importava niente delle risate, sapeva che una volta che si fosse sciacquata le mani avrebbe fatto gelare ogni sorrisino sulla faccia di quei mocciosi. Il fatto era che si era sbucciata il ginocchio e la ferita pizzicava e le veniva da piangere, e la nonna le aveva sempre insegnato che ogni volta che piangi davanti a qualcuno quel qualcuno può prenderti in giro per questa cosa e perdere il rispetto che aveva nei tuoi confronti.
 
Santana non sapeva bene cosa fosse questo rispetto di cui la nonna gli parlava sempre, ma sapeva che era una cosa importante. E lei non voleva deludere sua nonna. Perciò si mise a correre verso il retro della scuola, dove nessuno poteva vederla. Si mise seduta vicino ad un cespuglio e cominciò a singhiozzare passandosi una manina sporca sul ginocchio.
 
“Se passi le mani sporche sulla ferita potrebbe infettarsi, la mamma mi dice sempre di non farlo quando cado!” eccola quella voce insopportabile di Finn Hudson. In realtà le stava simpatico ma non le andava giù  il fatto che riuscisse a ottenere quello che immaginava fosse quel famoso rispetto raccontato dalla nonna, pur essendo gentile con tutti. Lei per essere considerata doveva spingere e tirare capelli: a quel Finn bastava un sorriso o un posto ceduto e tutti gli sorridevano e volevano bene.
 
“Cosa ci fai qui? Vattene! Non mi servono i tuoi piagnucolii.” Disse asciugandosi le lacrime con il dorso della mano e sistemandosi i codini.
 
“Non devi preoccuparti di piangere se ti sei fatta male. L’altro giorno la mamma mi ha detto che un bel pianto è sempre liberatorio. Non so bene cosa significhi liberatorio, ma anche Rachel Berry pensa la stessa cosa sul piangere e Puck mi ha detto che liberatorio è quando fai la pipì dopo averla trattenuta per tanto tempo, quindi non deve essere poi così sbagliato questo pianto liberatorio se ti serve.”
 
Santana sorrise, effettivamente anche lei si sentiva meglio dopo aver fatto la pipì trattenuta per tanto tempo, tirò su con il naso e lasciò scendere una lacrima. “È che sono caduta, mi sono sbucciata il ginocchio e non ho nemmeno un cerotto e guarda…” disse mettendo la gamba vicino a Finn “sta anche sanguinando!”
 
“Non preoccuparti, ho sempre i cerotti in tasca. Mia mamma è infermiera ed è un po’ fissata con queste cose. In più me ne riporta sempre di colorati dall’ospedale. Guarda ne ho anche qualcuno rosa da femmina…”
 
“No niente roba da femmina, a me vanno benissimo questi di Spiderman!”
 
Finn rimase un po’ interdetto per la scelta di Santana, ma si strinse nelle spalle, scartò il cerotto e lo mise sulla ferita dell’amica. E dopo le diede un bacino sulla zona sbucciata, proprio come faceva sua mamma ogni volta che si faceva male. “Ecco ora passerà di sicuro.”
 
“Grazie Finn.”
 
“Prego Santana.”
 
Finn aveva riconosciuto subito quello sguardo. Era lo sguardo triste e un po’ arrabbiato che Santana aveva quando qualcosa la faceva stare male, proprio lo stesso che aveva visto quel giorno del ginocchio.
 
Le si sedette vicino. “Ciao Santana! Sei carina!”
 
“Zitto nano, sono orribile. Volevo vestirmi da Zorro, ma no. La mia abuela ha cominciato a dire che non si può concepire una bambina vestita da Zorro. È una questione di rispetto! E mi è toccato vestirmi da Pocahontas. Ma io volevo essere Zorro. E poi Brittany. Quella stupida. Preferisce parlare con i grilli piuttosto che stare qui a giocare con me!”
 
Finn la guardò e le prese una mano “Santana, per me sei molto carina. Credo che tu sia veramente uguale a Pocahontas. Ho visto giusto qualche giorno fa il cartone con la mamma e sul serio…”
 
“Ma cosa vuoi saperne tu? Ti sei vestito da nocciolina. Cosa vuoi saperne di vestiti di Halloween da duri!”
 
“Beh mi sembra che la tua amichetta che preferisce i grilli a te, sia vestita da bidone della spazzatura!”
 
Santana si girò a guardarlo. I grandi occhi ebano lo fulminarono, prima di riempirsi di lacrime.
 
“Sai, nessuno ti ha chiesto di venirti a sedere vicino a me. Ma sai, Nano, ti ho lasciato comunque rimanere nonostante ti sia travestito da esca per elefanti, e considerando che sei una calamita per Rachel-Non-Smetto-Mai-Di-Frignare-Berry. Ma non voglio che tu stia qui a prendermi in giro perché la mia unica amica preferisce parlare con i grilli. E per la cronaca è vestita da ecologia.”
 
“Sarà ma rimane il fatto che ha addosso un sacco dell’immondizia!”
 
“Senti se sei venuto qui per rompere puoi anche andartene da quella nasona di Berry, guarda è appena arrivata, con il suo vestitino da Dorothy”
 
Finn sentì il suo piccolo cuore battergli nel petto. Fece un giro con lo sguardo della sala e la vide con il vestitino azzurro, le tipiche scarpette rosse sbrilluccicanti, il cestino in una mano e un peluche a forma di cane nero nell’altra. Era carinissima. Si sentiva le mani sudate come quando la mamma lo portava a comprare un nuovo pezzo per la batteria che mano a mano stava mettendo insieme.
 
“Ehi, se sei qui per consolarmi almeno non distrarti. Tanto lo sanno tutti che alla fine ti vergognerai di farti vedere che giochi con lei, quindi potresti riportare la tua attenzione su di me, così posso finire di insultarti.”
 
Finn si girò a guardarla offeso “Guarda che io e Rachel ci conosciamo a malapena. Solo che è l’unica a cui piace giocare con gli spartiti e che fa sembrare il solfeggio un gioco.”
 
“Come vuoi. Ma solo perché me la svigno non vuol dire che non sappia quello che succede quando vi portano nell’aula di quelli con i genitori troppo impegnati. E sei proprio uno stupido a fare quello che fai. Non è carino. E potresti perdere il rispetto che ho per te. Sei sempre gentile con tutti, ma poi con lei giochi solo quando non ti vede nessuno. Comunque se vuoi un mio parere è troppo alta per te. Sembrereste Barney e Betty dei Flinstones.”
 
Finn la guardava mentre parlava. Santana faceva un sacco di discorsi strani e usava parole che non sentiva mai pronunciare dagli altri suoi coetanei, fatta eccezione che per qualche parolona buttata a caso da Puck ogni tanto. Però sentiva che lei lo capiva. Sapeva che si vergognava a dire davanti a tutti che preferiva i giochi da maschio che quelli da bambine. Sapeva anche che tutto il suo impegnarsi nella danza era per non far capire a tutti che avrebbe preferito giocare a basket con i ragazzi. E sapeva anche che non era solo per le parole della nonna che non si era vestita da Zorro. C’erano tre cose per cui Santana impiegava tutte le sue energie: essere la capo branco, tenersi Brittany tutta per sé e nascondere il più possibile che le piacevano tutti i passatempi da bambino. E anche lui aveva tre punti critici. Gli piaceva che essere il capoclasse, gli piaceva che Puck fosse il suo migliore amico e anche lui ci metteva parecchio impegno per non dare a vedere che il cuore gli batteva forte per Rachel.
 
Forse era per quei tre punti critici in comune che qualche volta, quando proprio non capiva gli atteggiamenti di Puck preferiva sedersi sotto un albero in cortile con Santana, a consolarla perché Brittany le aveva preferito un’altra bambina per giocare alla famiglia o perché voleva leggere il suo tema alla cucciolata di gatti appena nata vicino scuola.
 
Non si facevano tante domande in quei momenti. Stavano seduti e quando Finn sentiva che Santana singhiozzava più forte le stringeva la mano.
 
La loro amicizia era così. Sin da quella volta del ginocchio non c’era mai stato bisogno di tante parole. Si capivano e basta.
 
Questa volta però Finn aveva deciso di non stare in silenzio. La sera prima aveva visto Come eravamo insieme a sua mamma, gliene aveva parlato anche Rachel in una pausa dagli esercizi di solfeggio,  che a film finito gli aveva detto tra le lacrime. “Non lasciare che la tua vita venga contraddistinta dalle cose non dette, se hai bisogno di dire qualcosa a qualcuno a cui vuoi bene fallo.”
 
Finn non aveva capito da subito il senso di quelle parole, in realtà non sapeva nemmeno se le stava capendo in quel momento in cui sentiva l’impulso di dare una voce a tutti quei silenzi carichi di comprensione tra lui e Santana. Ma comunque respirò, si sistemò il costume da nocciolina e disse tutto d’un fiato.
 
“Secondo me dovresti smettere di vergognarti del fatto che ti piacciono i giochi da maschio. Come Pocahontas sei bellissima. Ma se ti fossi vestita da Zorro saresti stata ancora più fantastica. Tu sei sempre grandiosa, a parte quando mi prendi in giro per l’altezza o quando mi sputi le molliche di pane in testa, ma quando fai le cose da maschio sei assolutamente la migliore. Insomma, non dirlo a Puck, ma Super Mario con te è tutta un’altra cosa. E non mi prendi in giro se rimango a guardare Rachel mentre gioca. E quindi credo che tu debba cominciare a lasciar perdere questo rispetto di cui parla tua nonna e cominciare a voler bene a Santana. La mia mamma lo dice sempre: per essere felice Finn deve voler bene a Finn. E quindi credo che tu…”
 
“Le pensi veramente queste cose? Insomma che sarei stata carina anche come Zorro e tutto il resto?”
 
“Certo che le penso. Insomma ci stavo pensando e tu sei tipo… il mio Puck femmina. E se vuoi saperlo dovresti anche smettere di perdere tempo con Brittany. Insomma sei troppo forte per piangere per una che preferisce mettere insieme un coro di rane, piuttosto che giocare con te. Dovresti trovare una migliore amica alla tua altezza…”
 
Santana sorrise “Sai…c’è quella nuova bambina. Quella che si è appena trasferita…”
 
“Quinn Fabray?!”
 
“Si proprio lei. L’altro giorno abbiamo fatto qualche esercizio di danza insieme. E’ un po’ smorfiosa e ho come l’impressione che voglia prendere il mio posto come capo delle femmine in classe. Ma ogni tanto è proprio simpatica!”
 
“Si… è anche bella. Ma vedi? Non è difficile trovare nuovi amici che non ti lasciano sola, amici…”
 
“Amici come te?”
 
Finn la guardò e le fece un mezzo sorriso. “Anche!” e le prese una mano.
 
“Grazie Finn.”
 
“Ti voglio bene, Santana”.





A.N. Questa Fan Fiction è nata quasi per caso durante una chiamata Skype tra me e therentgirl che non solo mi ha aiutata a metttere insieme le idee, ma ha anche betato "la nocciolina".
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