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Autore: DanielaRegnard    29/10/2013    5 recensioni
«Per l’amor del cielo, Spock! Quante volte devo spiegarle che non deve coinvolgermi nelle sue illuminanti e noiosissime discussioni matematiche e fisiche?!» tra i corridoi dell’Enterprise, si sentì un uomo con la camicia blu della divisione scientifica, o medica in questo caso, sbottare irritato contro un altro uomo dalle orecchie a punta e dall’espressione irritante, con la camicia dello stesso colore.
«Perché le riesce così difficile ascoltarmi per più di una decina di minuti? La annoio, forse?»
«Da cosa l’ha capito?!»
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«Le decine, sono ciò che sono poiché le singole cifre, unendosi, si completano a vicenda.»
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Leonard H. Bones McCoy, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Per l’amor del cielo, Spock! Quante volte devo spiegarle che non deve coinvolgermi nelle sue illuminanti e noiosissime discussioni matematiche e fisiche?!» tra i corridoi dell’Enterprise, si sentì un uomo con la camicia blu della divisione scientifica, o medica in questo caso, sbottare irritato contro un altro uomo dalle orecchie a punta e dall’espressione irritante, con la camicia dello stesso colore.
«Dottore, all’interno di una nave stellare l’ufficiale medico capo ha il dovere di possedere nozioni basilari su ogni disciplina, non sulla sua singola professione, che è la medicina.» spiegò Spock all’altro, con tono freddo ed impassibile, come al solito. Quel tono che il medico, Leonard McCoy, di fronte a lui, detestava profondamente.
«Ah si? E dove sarebbe scritto?» chiese spiegazioni l’umano, pentendosi qualche secondo dopo, sentendo la risposta del vulcaniano.
«Regolamento della Flotta Stellare, paragrafo otto, comma-»
«Daccordo, diamine!» lo interruppe bruscamente quello che tra i due era il più emotivo. Si, Leonard era, senza ombra di dubbio, il più emotivo tra i due. Spock l’avrebbe definito “fortemente irrazionale, facilmente influenzabile da emozioni esterne”, e, in effetti, non era neanche sbagliato dirlo. Leonard, d’altra parte, definiva Spock come “il bastardo dalle orecchie a punta, freddo,  troppo legato a stupide teorie, sulla qualunque cosa, dalla scienza all’indole umana”. Ovviamente, nessuno dei due aveva torto.
«Le stavo dicendo, dottore… Dottore?» stava per riprendere a parlare, Spock, quando notò che il moro era più che distratto, e guardava il tetto della nave con espressione quasi implorante. Come a dire “quando finisce questa tortura?”
«Cosa c’è adesso.» sbuffò McCoy, riportato bruscamente alla realtà.
«Perché le riesce così difficile ascoltarmi per più di una decina di minuti? La annoio, forse?» ora, toccò a Spock chiedere spiegazioni, alzando leggermente il sopracciglio, e non distogliendo staccando lo sguardo dall’altro neanche per un momento.
«Da cosa l’ha capito? Forse, dal tono esasperato? O da quanto sono evidentemente contrario alle sue lezioni di matematica?!» Leonard pestò un piede contro il pavimento, incrociando le braccia al petto, e aggrottando le sopracciglia fissando il vulcaniano.
Erano l’esatto opposto l’uno dell’altro. Uno era riflessivo, controllato, logico in tutto ciò che faceva, freddo e razionale. L’altro era incline alle emozioni, irritabile, e soprattutto illogico. Come facessero ad andare daccordo durante le missioni, e a portarle al termine perfettamente, era per tutto l’equipaggio un mistero.
«Mh… E’ evidente, dottore, che non le è stato insegnato l’amore per la matematica sin da bambino… Dovremo rimediare.» disse, mantenendo il tono calmo e perfettamente controllato, il vulcaniano.
«Beh, sentiamo, signor Spock, vuole insegnarmi a fare le sottrazioni? Ma che sciocco, mi insegna a contare fino a 10, giusto?!» disse McCoy col tono volutamente più ironico e irritato della galassia.
«Iniziamo dai numeri a due cifre, perché in fondo lei è più intelligente e colto di quanto sembra.» spiegò ancora Spock, portando le mani dietro la schiena e piegando appena la testa, per continuare a guardare negli occhi il dottore. Quello strano atteggiamento, guardare dritto negli occhi le persone che lo interessavano, Spock lo aveva già da qualche anno. Nessuno gli aveva mai fatto notare nulla o si era tantomeno lamentato, quindi continuava come se niente fosse.
«Oh, ma che gentile!» sbottò Leonard, ridendo senza gioia.
«Le decine, sono ciò che sono poiché le singole cifre, unendosi, si completano a vicenda.» iniziò a parlare Spock, ignorando la nuova frecciatina del medico.
«..E formano qualcosa di perfetto nella loro completezza.» finì il discorso, senza smettere, nemmeno per un attimo, di guardare l’altro negli occhi, con il suo solito sguardo. Quello sguardo che penetrava e lasciava come agghiacciaci allo stesso tempo. Quello sguardo che sembrava ti studiasse, tentasse di leggerti nel profondo, analizzasse te stesso ed ogni tua reazione. McCoy, ormai, c’aveva fatto l’abitudine ad essere guardato in quel modo, ogni tanto però si chiedeva ancora che cosa il vulcaniano pensasse di lui, per guardarlo in quel modo.
«Sono un dottore, non un matematico! Perché questi giochi di parole?!»
«Se lei fosse come me, o io come lei, probabilmente non saremo così efficienti, insieme.» rispose, questa volta con tono gentile, troppo gentile, Spock, smettendo di guardarlo e avanzando a passo veloce verso la plancia. A Leonard sembrò come di aver sentito la mano del vulcaniano toccare la sua, in quel momento. Ogni tanto, si, succedeva. Il loro non era un rapporto dichiarato, entrambi negavano apertamente. Erano rari i contatti tra di loro, fugaci, svelti e repentini, in modo che nessuno potesse accorgersene. Alle volte, neanche McCoy la mattina, riusciva a capire che Spock era stato nel suo alloggio, quella notte, e gli aveva lasciato qualche carezza sul capo o sulla schiena, prima di andare a dormire.
«E’… E’ un complimento?» chiese l’umano, leggermente spiazzato da quell’affermazione. Ciò che lo spiazzò ancora di più, fu il fatto che si trovavano in un luogo pubblico, e che Spock aveva quasi ammesso che, tra di loro, qualcosa, qualcosa di piccolo, era.
«Può prenderlo come un incoraggiamento, dottore, e un riconoscimento delle sue abilità sul campo.» disse  vulcaniano, continuando ad avanzare. Fu presto raggiunto dal medico, che lo fermò mettendogli la mano sulla spalla quasi con violenza, e sussurrandogli una frase all’orecchio, in modo che nessuno, tranne il diretto interessato, potesse sentirlo.
«Si, ti amo anch’io, idiota… E DOPO VENGA IN INFERMERIA, CREDO LEI ABBIA LA FEBBRE.» disse infine Leonard, per poi andarsene.
Avrebbe controllato, certo, perché quelle parole, per un vulcaniano come Spock, non erano tanto normali, pubblicamente.
Però, mentre andava via, Leonard sorrise.
Sorrise, perché Spock, nei suoi ragionamenti logici e matematici, era riuscito a dirgli qualcosa di incredibilmente romantico quanto inaspettato.
 
 

 
«Come i numeri, ci completiamo a vicenda.»




 
Angolo dell'Autrice
Prima fanfiction su Star Trek!
Che dire... Io amo questa saga di film/telefilm, come dir si voglia.
Questo è il mio primo esperimento di una storia su Star Trek, spero sia riuscita bene.
Inizialmente, doveva essere una storia corta, poi scrivendo si è evoluta.
Fatemi sapere, e spero di scrivere ancora su questi due!

Alla prossima!
  
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