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Autore: ielma    29/10/2013    2 recensioni
"Riconobbe tra la folla quell'indistinguibile massa di capelli marroni che non erano più gonfi e ricci bensì perfettamente in ordine. Le mise una mano sulla spalla per bloccarla, lei sobbalzò ed emise un gridolino. Si voltò.
«Malfoy»
«Granger»
«Devi dirmi qualcosa?»
«Volevo.. Volevo chiederti di uscire»
«Perché?»
«Perché sono in debito con te»
«Non hai nessun debito con..»
Lui la interruppe:
«Quando eravamo piccoli ho rubato così tante lacrime ai tuoi occhi che non saprei contarle, ero solo uno stupido bambino. Mi dispiace di averti trattata male per tutti quegli anni, non ero io. Ora voglio sdebitarmi e ti porto a cena fuori. Ti prego, dammi la possibilità di scusarmi»"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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1.Lifes

 


2005, Dicembre.
Un debole vento freddo di tramontana attraversò con un fruscio il giardino e fece ondeggiare i fili d'erba. Si andò a schiantare contro il gelido ferro battuto del cancello e si disintegrò contro il pietroso muro di cinta. Scese il silenzio nella zona periferica di Londra, le alte cime dei cipressi smisero di muoversi quando il vento cessò di soffiare. Gli uccelli non cantavano, era mattina e di solito la mattina nelle zone abitate fuori Londra vi sono molti uccelli che cantano ma attorno quella casa non se ne vedevano più da anni. Non si vedeva più nessuno entrare nella villa se non il suo padrone con qualche donna, molte donne, ogni sera una diversa. Ma poi queste se ne ritornavano a casa un'ora dopo che vi erano entrate e su di essa tornava a piombare il silenzio e la solitudine. L'odore di muschio che si faceva sentire quando mettevi piede nel giardino era molto piacevole, ti entrava nelle narici come l'odore di una foglia di menta fresca. Non vi erano aiuole di fiori né tanto meno piante grasse, solo cipressi e alberi sempreverdi. A sormontare il tutto vi era un grande ciliegio dai fiori rosati, l'unico tocco di colore in quel crudo ma lussuoso panorama. Le finestre erano chiuse, le luci spente. Si sentiva solo il rumore del respiro regolare di un uomo addormentato, il suo torace nudo coperto solo per metà dalla trapunta grigia si alzava e si abbassava lentamente. Lui si svegliò e accese la lampada sul comodino, si strofinò gli occhi abbagliato dalla luce improvvisa e cercò di leggere l'orologio. A lui piaceva la luce, a lui piaceva il calore. Ma ancora lo stava cercando. Si alzò dal letto strusciando i piedi e afferrò la vestaglia, uscì dalla camera.
«Buon giorno, signor Malfoy» gli fece l'elfo domestico, lui non rispose ma si andò a sedere al tavolo nell'ampia cucina dell'ampia casa. Tutto così troppo ampio solamente per lui.
«Dormito bene stanotte, signore?» continuò imperterrito l'elfo, si chiamava Harvie.
«Quando ero bambino» cominciò Draco, parlando a denti stretti «venivate trattati in modo barbaro, incivile, come se foste degli oggetti di proprietà del vostro padrone. Non so cosa vi abbia spinto a diventare così invadenti e ad ottenere così tanta libertà a voi elfi domestici»
«E' forse merito del C.r.e.p.a., signore» gli sorrise Harvie.
«Stupidaggini, e stupido colui che ha fondato quell'organizzazione e stupidi quelli dell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche che la rappresentano»
«E' stata una donna a fondarlo, signore»
«Non mi interessa, portami del caffè»
«Subito, signore»
L'elfo portò la colazione a Draco.
«Stamattina presto è arrivata una lettera da parte di sua madre. Dice che la vuole vedere a pranzo, oggi» lo informò.
«Ha scritto il luogo?»
«Casa sua, signore»
«Rispondile, dille che ci andrò ma probabile che arriverò dopo pranzo >
«Perché dopo pranzo, signore?»
«Smettila di ripetere 'signore' alla fine di ogni frase, di prima mattina non ti fa sembrare educato ma solo snervante. Oggi ho alcuni impegni di lavoro»
«Le preparo gli abiti, allora?»
«Sì, non dimenticarti la cravatta»
«No, no di certo, signore»
Un'ora dopo Draco Malfoy uscì di casa con le dita strette attorno all'impugnatura della ventiquattrore di pelle nera e si smaterializzò.

***

Un debole vento freddo di tramontana attraversò con un fruscio la camera da letto e fece ondeggiare le tende di lino bianco. Si andò a schiantare contro il corpo addormentato di una donna e si disintegrò contro il legnoso armadio chiaro. Improvvisamente il vociare di mattinieri che se ne andavano in giro per il centro di Londra si fece più chiaro e lei si alzò infreddolita e andò a chiudere la finestra dell'appartamento. Raccolse da terra il peloso gatto dal manto rosso e se lo strinse al petto, l'animale rispose con un miagolio soffuso. Dopo che si fece la doccia aprì l'armadio ed indossò una camicia di raso nera e dei pantaloni stretti dello stesso colore. Si infilò il cappotto grigio, afferrò la borsa ed uscì di casa. Entrò nel bar e le sue narici furono pervase da un odore familiare di caffè caldo e di marmellata.
«Buongiorno, Hermione!»
«Buongiorno signor Norrington»
«Cosa ti preparo questa mattina?» chiese il babbano panciuto da dietro il bancone con un sorriso simpatico stampato in faccia.
«Caffè lungo, grazie»
«Da mangiare non prendi nulla?»
«E' che vado di fretta..»
Mentre il liquido scorreva dalla macchinetta alla tazzina il barista le chiese:
«Dove te ne vai, vestita così elegante?»
«Al ministero, devo assistere ad un processo»
«Che processo?»
«Oh, roba da niente»
Rispose lei con nonchalance, non poteva certo dirgli che andava al Ministero della Magia per assistere alla condanna di un ex mangiamorte. Fece colazione poi uscì, diretta verso l'entrata per visitatori al Ministero. Dopo la sconfitta di Voldemort tra i pochi mangiamorte sopravvissuti alla guerra alcuni erano sfuggiti alla condanna ed avevano compiuto alcune rivolte contro la comunità dei maghi. Questi erano capeggiati da Rodolphus Lestrange, marito della defunta Bellatrix Black. Rodolphus nei giorni precedenti aveva ucciso Broderick Bode un indicibile dell'ufficio Misteri ed aveva evocato il Marchio Nero. Hermione, diventata auror da poco più di un anno era riuscita ad arrestarlo e stava andando al processo per testimoniare contro di lui. Giunta nell'atrio del ministero arrivò davanti l'ascensore facendo rumore con i tacchi ad ogni passo che mosse, scese al nono livello poi ancora un piano a piedi per arrivare al decimo livello che era irraggiungibile tramite ascensore. Cominciò a respirare un'aria fredda e densa, cominciò a sentire il suo corpo più pesante. Conosceva fin troppo bene quella sensazione, come se tutta la felicità fosse scomparsa. Dissennatori. Attendevano il condannato, li oltrepassò sforzandosi di non guardare verso di essi e raggiunse l'aula dieci. Il Wizengamot era già seduto sugli spalti, il processò iniziò. Aurora Wilkinson, Capo del Dipartimento per l'Applicazione della Legge Magica parlò per prima:
«In piedi, entra il patrono giuridico del Wizengamot che presiederà il processo»
Hermione si alzò di scatto, quando lo vide entrare le si gelò il sangue. Sulle sue guance divampò un color rosso accesso e subito abbassò lo sguardo. Draco Malfoy come patrono giuridico, le veniva quasi da ridere.
  
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