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Autore: mughetto nella neve    29/10/2013    4 recensioni
"All’inizio hai creduto che si trattasse di un’allucinazione, dovuta alla stanchezza e a cattivi pensieri; poi hai pensato che fosse un semplice sbaglio dovuto ad una possibile somiglianza. Hai scosso la testa e hai continuato a seguire il tuo gruppo. Troppo preso da quei pensieri, non sei riuscito nemmeno a capire che lui aveva abbandonato la postazione vicino al muretto per avvicinarsi a te. Hai continuato per la tua strada, ma poi avevi sentito le sue mani – tiepide e morbide – prenderti per la spalle e tirarti a sé, come se fossi stato oggetto delle sue ricerche più disperate. Sotto gli occhi sconcertati dei tuoi compagni di squadra e dei giocatori del Kaijō, hai potuto avvertire il suo caldo respiro sul tuo collo e così la sua forte stretta alle tue spalle.
“Da quanto tempo, Kuroko!” ha mormorato lui piano per poi accennare un lieve sorriso che sei riuscito a percepire solo grazie al movimento della mascella.
"
[ OgiKuro | what-if | lievemente angst ]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Ogiwara Shigehiro, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Autore: mughetto nella neve [ AO3 ]
Fandom: Kuroko No Basket
Personaggi: Shigehiro Ogiwara, Tetsuya Kuroko
Coppia: Ogiwara/Kuroko
Generi: Malinconico, Sentimentale
Avvertimenti: lievemente angst
Note: //

E anche quella giornata sta andando a concludersi.
Il sole ha colorato di rosso le strade e le pareti vetrate dei negozi con la propria luce, ed ha preso a nascondersi con divertimento dietro gli alti grattacieli della città. È inseguito da una leggera brezza, prova che l’inverno non si è ancora concluso, che spira da un albero all’altro divertita dal solito trantran della gente. Le luci dei lampioni e vari negozi si stanno velocemente accendendo e la strada comincia a popolarsi di uomini di ritorno dal lavoro o dolci coppiette che vogliono rifugiarsi in qualche locale appartato per parlare del più o del meno. Sembra una serata come tutte le altre tanto che, per un attimo, ti perdi a contemplare un gruppo di tuoi coetanei che urla a gran voce “Andremo al Rice Bowl!”; inclini la testa leggermente di lato e ti domandi cosa esso possa essere e perché uno di loro giri senza maglietta, tuttavia decidi di non indagare al riguardo.
Al momento hai decisamente altro a cui pensare – altro che continua a camminarti tranquillamente accanto.
La tua mano stringe con maggiore forza la borsa, cercando di scaricare quanta più frustrazione possibile. Non riesci a celare quel discreto nervosismo che sta lentamente artigliando il tuo corpo da testa a piedi; nonostante il tuo volto riesca a mantenersi impassibile, un leggero tremolio è sintomo di quella spiacevole sensazione che ti sta lentamente scorticando lo spirito.
Ogiwara è qui.
Con te.
Prendi un bel respiro e cerchi di mettere in ordine le idee – per quanto sia possibile. Non riesci ad identificare a quale scuola appartenga la divisa che ha indosso e non tenti nemmeno di domandarglielo. Ti accontenti di notare quanto si sia alzato e di come il suo corpo, in generale, sia cresciuto e si sia trasformato in quello di un uomo. E poi, i suoi capelli sono ancora più corti di quel che ricordi; tuttavia, non fai fatica a riconoscere il taglio e le stesse punte ribelli che aveva un tempo.
Non appena noti un leggero movimento della testa verso di te, ti affretti a chinare lo sguardo e a continuare per la tua strada silenziosamente. Non hai alcuna voglia di incrociare il suo sguardo con il tuo, sai già che sarebbe una perfetta occasione per incominciare una conversazione. Perché lui è fatto così. Adora guardare le persone negli occhi e sorridergli, cercando di infondergli quanta più serenità possibile. È un dono che ha avuto fin da bambino e che tu hai avuto modo di sperimentare fin dal vostro primo incontro.
Segui con un certo nervosismo i suoi spostamenti: il suo sistemarsi la cartella sulla spalla, il suo volgere la testa verso la strada per veder meglio la macchina che vi è appena sfrecciata accanto e poi quel torturarsi i bordi delle maniche della propria divisa. È nervoso anche lui, allora.
Riprendi a guardare a terra e a chiederti come sia potuto succedere una cosa simile.
Trovarlo davanti all’uscita degli spogliatoi è stata un’autentica sorpresa per te – più vicina ad uno shock che altro. Non appena lo hai visto, ti sei fermato incredulo.
All’inizio hai creduto che si trattasse di un’allucinazione, dovuta alla stanchezza e a cattivi pensieri; poi hai pensato che fosse un semplice sbaglio dovuto ad una possibile somiglianza. Hai scosso la testa e hai continuato a seguire il tuo gruppo. Troppo preso da quei pensieri, non sei riuscito nemmeno a capire che lui aveva abbandonato la postazione vicino al muretto per avvicinarsi a te. Hai continuato per la tua strada, ma poi avevi sentito le sue mani – tiepide e morbide – prenderti per la spalle e tirarti a sé, come se fossi stato oggetto delle sue ricerche più disperate. Sotto gli occhi sconcertati dei tuoi compagni di squadra e dei giocatori del Kaijō, hai potuto avvertire il suo caldo respiro sul tuo collo e così la sua forte stretta alle tue spalle.
“Da quanto tempo, Kuroko!” ha mormorato lui piano per poi accennare un lieve sorriso che sei riuscito a percepire solo grazie al movimento della mascella. Non sei riuscito a trattenere un leggero imbarazzo che ti ha fatto immediatamente paralizzare sul posto, sotto gli occhi stupiti della tua squadra e di Kise. È bastato quel semplice saluto per renderti improvvisamente inerme. Non ti ci è voluto molto, però, per riprenderti ed allontanarlo immediatamente da te; e Kagami, che aveva osservato la scena, ti ha tirato a sé carico di una strana preoccupazione che non gli hai mai visto in volto.
I suoi occhi sono stati la prima cosa hai notato. Brillanti. Illuminati da quel sole, così esausto eppure così potente, che conferiva loro uno splendore semplice ed incantevole. Li hai guardati per un paio di secondi per poi riprenderti lentamente ed esaminare il quadro generale per verificare se, effettivamente, i tuoi pensieri fossero giusti e lui fosse realmente Ogiwara. I suoi capelli sono più corti di quanto ti ricordavi eppure il taglio è rimasto immutato; anche la leggera frangetta che ha sempre avuto è quasi scomparsa, solo qualche ciuffo contornano ancora la sua fronte. È anche molto più alto di quanto hai ipotizzato, supera di pochi centimetri anche Kagami, e le sue spalle ti sono apparse improvvisamente larghe e solide.
Kise si è avvicinato un po' al vostro gruppo, incuriosito anche lui da quel misterioso sconosciuto, ma ha preferito non far parola. Probabilmente non lo ha riconosciuto, ma in compenso lo ha fatto Ogiwara – non a caso, hai visto i suoi occhi assottigliarsi in due fessure e il suo volto diventare improvvisamente serio. Per un attimo, ti è parso incredibilmente sulla difensiva, quasi temesse che Kise potesse fargli qualcosa.
Chiudi gli occhi, improvvisamente disturbato da quel recente ricordo, e riprendi ad osservare silenziosamente il tuo accompagnatore. Perché, essenzialmente, la cosa più assurda è questa.
Lui sta facendo la strada affianco a te – quasi fosse un tuo compagno di squadra.
Senti il rumore dei suoi passi e lo osservi mentre lancia occhiate qua e là verso qualche combini, come se fosse alla ricerca di un qualche oggetto in particolare. Piega la testa leggermente di lato e segue con lo sguardo una coppia di fidanzati che osserva le vetrine entusiasta. Dentro di te senti qualcosa morire dolorosamente quasi come se, il renderti conto di quanto non sia cambiato, rendesse ancora peggiore la tua situazione.
Infondo, perché è qui dopo tutto questo tempo? Che senso ha cercarti ora, quando tutto – perfino la Winter Cup – si è concluso?
Ingoi un respiro timoroso e prendi a studiare il suo corpo alla ricerca di qualche possibile indizio che ti possa fornire una qualche risposta. Stringi con maggiore forza la presa alla tua borsa e ti domandi cosa gli possa essere accaduto; l'ultimo ricordo che hai di lui, di un'atleta distrutto ed umiliato, ti perfora il cervello così rapidamente che, per un attimo, sei tentato di fermarti.
C'è poco da dire. Quell'immagine è scolpita nella tua testa da ormai due anni e sempre lo sarà. Ti ha tormentato per un'estate intera: sorprendendoti la notte – facendoti svegliare, nelle più afose giornate d'estate – facendoti correre al campetto con l'intenzione di allenarti ancora, e, perfino, durante i primi giorni in cui ti sei iscritto al Seirin – spingendoti ad avvicinarti ancora di più a Kagami.
Hai avuto paura. Paura che si ripetesse tutto di nuovo e che tu non potessi fare nulla. E che tutti, Kagami per primo, potessero morire come Ogiwara. Perché, proprio come ti ha detto la tua luce, tu hai creduto che fosse morto. Che non tornasse mai più e che la colpa fosse tutta tua.
Kagami ti aveva sgridato aspramente quella volta, fingendosi quasi superiore a questo genere di sentimenti, ma ti aveva fatto capire quanto fosse sbagliato assumersi una simile colpa.
Ed aveva ragione lui: Ogiwara è qui. Con te.
Il pensare a Kagami ti fa tornare in mente il fatto che forse dovresti cercare il telefono nella tua borsa e contattare l’allenatrice, per dirle che stai bene e che domani ti presenterai comunque agli allenamenti – dovesse cascare il mondo, tu ci sarai. Kagami ti è apparso preoccupato quando hai detto che era tutto apposto e che saresti tornato con Ogiwara; ti ha guardato un po' confuso, come se stesse aspettando una qualche frase in particolare. Ma tu non potevi permetterti di coinvolgerlo ancora.
Non vuoi che si preoccupi per te.
Non a caso, apri la tua borsa e comincia a cercare a tentoni un qualcosa che abbia la forma simile al tuo cellulare. Tuttavia, ogni tuo possibile tentativo di ricerca muore non appena senti su di te lo sguardo di Ogiwara. Per un attimo dimentichi Kagami e il resto del Seirin, a cui hai promesso di dare spiegazioni, e ti perdi in quei grandi occhi dorati che ti stanno osservando curioso. Sembrano quasi quelli di un bambino che attendono con ansia un qualche regalo o pensiero, non a caso passa immediatamente lo sguardo da te alla borsa, curioso di sapere quello che stai facendo.
Non ve ne rendete conto, ma entrambi vi siete fermati.
« Perché sei venuto qui, Ogiwara-kun? »
Per riprendere qualcosa? Per far giustizia? Per sfogarsi con qualcuno? Per attuare una spregevole vendetta ai danni di coloro che ti hanno rovinato?. Sono molte le ipotesi che passano nel tuo cervello, veloci eppure così nitide quasi stessi guardando un film; ma la tua voce è più simile ad un sussulto che altro e si esaurisce in fretta.
Vorresti chiedere altro ma ti limiti ad osservalo di nuovo in silenzio, in attesa che sia lui a comprendere quello che stai celando dietro alle tue parole. In passato ci riusciva più che bene, non c’era nulla che  Ti stupisce quindi che l’altro riesca ad udirla e che si fermi per poter ascoltare meglio quello che hai da dire. Sembra quasi che abbia aspettato con trepidazione questo momento. In effetti, come non capirlo! Non hai praticamente aperto bocca da quando lo hai rivisto: ti sei limitato a seguirlo a capo chino, senza nemmeno provare ad iniziare una conversazione, quasi fossi suo prigioniero.
Il tuo corpo trema leggermente nell’avvertire di nuovo quel suo sguardo su di te. Una vocina dentro di te sembra domandarti se hai fatto davvero bene a porre una simile domanda, invece che limitarti a gioire del fatto che non ti ha ancora afferrato per le spalle e urlato un qualcosa di simile ad un “Mi hai rovinato la vita!”.
« Non sei cambiato poi molto in questi anni, Kuroko! Sei ancora troppo diretto! »  esclama divertito lui, prendendo a grattarsi la guancia e mimare una risata che, per quanto questa possa apparire chiaramente forzata e fuori luogo, riesce a rasserenare un poco il tuo animo. Inclini la testa di lato e continui a fissarlo, improvvisamente incuriosito da quelle parole che ancora non ha pronunciato – ti aspettavi ben altro, ad essere sincero. « Però, come al solito, hai ragione! »
Lui si schiarisce un po’ la voce, improvvisamente imbarazzato da quello sguardo che gli stai rivolgendo che decide di non ricambiare. Probabilmente non si aspettava che lo avresti guardato con così tanto stupore e questo lo porta di nuovo a riflettere sulle parole che ha deciso di pronunciare. In questo ricorda davvero molto Kagami. Accenni un rapido sorriso, improvvisamente tranquillizzato da quei modi così familiari ai tuoi occhi e da quel fare imbarazzato.
È come se nulla fosse mai successo.
La tua mente torna ai quei momenti passati assieme di, ormai, anni fa. Non fai fatica a ricordarti di quei lunghi pomeriggi passati sotto al canestro nel disperato tentativo di fare canestro o di quelle lunghe discussioni accompagnate da rapide e fresche risate. Sono dei ricordi che continui a conservare gelosamente – un po' come quella foto che hai riposto nel cassetto che vi ritrae entrambi mentre fate merenda con dei chu chu popsicles, di ritorno da un pomeriggio passato a giocare. Sono un qualcosa di prezioso, che non riesci ad archiviare perché sei consapevole della loro importanza e del dolore che ti provocano ogni volta che li guardi. Hai come paura che, l’eliminarli del tutto, non possa che peggiorare la situazione e portarti alla disperazione più assoluta.
« La verità è che, pochi giorni fa, ho visto le finali della Winter Cup in televisione …  » dichiara risoluto per poi regalarti un piccolo sorriso, incredibilmente leggero e sottile, dato probabilmente da quel leggero piegamento delle labbra.
È diverso da quel sorriso che ti dedicava ogni qualvolta riuscivi a passargli la palla per far canestro o da quello che ti offerto quando ti ha detto che si sarebbe trasferito con la sua famiglia in un'altra città. È molto più serio. E leggero. Ha perso quella spontaneità che aveva avuto fin da bambino. Eppure ha acquistato quella punta di dolcezza che fa lentamente dischiudere le tue labbra. Ti senti profondamente a disagio di fronte a Ogiwara è diverso. Più passi il tempo a parlare con lui e più te ne rendi conto. Non puoi nascondere una sfumatura di paura nella tua espressione facciale, ma lui sembra quasi non notarla e continua ad andare avanti senza badarci troppo.
« Ho davvero fatto fatica a riconoscerti! I tuoi capelli sono cresciuti davvero molto dall’ultima volta e mi sei sembrato così determinato e forte che, per un attimo, ho creduto che si trattasse di qualcun altro! » Il tuo respiro accelera improvvisamente, vittima di un'improvvisa paura che non riesci a spiegare. Non sai dove voglia andare a parare, né quale argomento voglia affrontare. Hai paura che possa tirare fuori quello che è avvenuto. E tu non ti senti pronto per affrontare un simile argomento. Ti penti di aver aperto bocca e ti domandi perché non hai saputo godere di quel momento passato finalmente insieme, Lui, però, non sembra particolarmente agitato da quella discussione: ti sorride di nuovo, questa volto con maggiore divertimento. « È stata una bella partita. Il tuo compagno di squadra è veramente incredibile: non ho mai visto nessuno saltare così in alto! »
Detto questo cade un leggero silenzio fra di voi.  Il mondo riprende forma attorno a te e ti rendi conto di essere ancora per strada e che ormai si è fatto buio. Gli ultimi studenti che ancora giravano per le strade si sono dileguati e così tutti i negozi che sono soliti vedersi la mattina; ciò che è rimasto non è altro che la luce silenziosa dei lampioni e qualche leggero vociare provenienti dai vostri ristoranti aperti.
« Kagami-kun, è molto forte » hai il coraggio di proferire, improvvisamente deciso.
« Sì. Lo so » ti sorride lui.
Non sai il perché ma, ogni volta che si parla di lui, senti dentro di te un moto di orgoglio che ti spinge ad elogiarlo o prendere le sue difese. In fondo, lo vuoi difendere. Non vuoi permettere a nessuno di fargli del male o di scalfire la tua anima così pura e semplice. Ti domandi, quindi, il perché abbia deciso di parlarti di lui. Ti volti verso Ogiwara e lo scopri di nuovo sorridente.
Ti stia guardando in un modo strano, sembra quasi felice che tu abbia fatto una simile affermazione e, sebbene non riesci a spiegarti il perché, avverti che la conversazione sta prendendo una strana direzione.
« Sai?, io credevo che presto o tardi anche tu avresti smesso di giocare a basket. » Ogiwara prende un bel respiro e, inclinando la testa leggermente di lato, prende ad osservarti divertito. Come se gli fosse tornato alla mente un qualcosa di particolarmente piacevole o divertente, tanto che non riesce a trattenere nemmeno un sorriso sereno. Ti appare improvvisamente più adulto di quanto non lo sia mai stato – e non riesci a capire se questo possa farti piacere o meno. È così diverso da quel ragazzo con cui eri solito giocare, sembra più simile ad un adulto ora. « Credevo che dopo essere stato in una simile squadra ne fossi uscito devastato e, il fatto che l’ultima immagine che avevo di te era di un volto in lacrime, mi dava anche ragione … » 
Spalanchi leggermente gli occhi. Non riesci a credere al fatto che sia Ogiwara a scegliere di parlare di quel momento e, soprattutto, che stia parlando di te e non di lui. Se c'era stata una vittima in quello che era accaduto, quello era senza dubbio Ogiwara. Era stato preso in giro e umiliato. La Generazione dei Miracoli aveva giocato con lui quasi fosse un marionetta da muovere a loro piacimento e, quando Kuroko era accorso, lo aveva trovato a pezzi. E non avevi potuto fare nulla per aiutarlo. Forse è per questo che non riesci a perdonarti: tu non hai potuto fare niente. Né per lui, né per Aomine o Akashi. Hai lasciato che il talento li trascinasse dentro una voragine perversa di inquietudine e solitudine, nella quale non avevi le competenze per tuffarti.
« Io posso spiegarti ... Loro non sono come credi … Loro … Ed io … Io non volevo che ... » mormori improvvisamente, non riuscendo più resistere a quel pensiero che lui possa essere ancora arrabbiato per quello che è successo. Hai paura che non possa più perdonarti e che sia venuto qui apposta per riferirtelo. Ma ad Ogiwara basta alzare lentamente la mano, per fermare le tue parole. Ti sorride intenerito e quasi sospira, quasi si aspettasse un simile commento da parte tua. Tu serri lentamente la bocca e lasci che sia lui a riprendere il discorso, ma hai sempre più paura di aver fatto la scelta sbagliata.
« Non c'è nulla di cui tu debba scusarti, Kuroko. Non ha alcuna importanza quello che è successo. E lo sai il perché? » È una domanda che non ti aspettavi. Alzi lentamente lo sguardo verso di lui e noti con tua grande sorpresa come quell’espressione intenerita non abbia ancora abbandonato il suo volto – anzi, le sue guance si sono misteriosamente tinte di rosso, quasi avessero improvvisamente notato qualcosa di particolarmente carino. Ti rendi conto che quello sei tu. E ti sorprendi perché non credevi fosse possibile che Ogiwara potesse mai guardarti in quel modo. Dischiudi lentamente le labbra, alla ricerca di dire qualcosa, ma il solo vederlo così improvvisamente serio e prudente ti fa capire che non è più il momento per parlare. « Perché io ti ho visto durante la finale, Kuroko. Stavi bene. Ed eri felice. Io ho potuto rivedere il tuo splendido sorriso mentre giocavi ed ho pensato che ... sì, forse era vero, il fatto che venissi considerato un Miracolo »
Quello è un complimento. E tu non sai spiegarti perché lo abbia detto proprio a te.
Le tue guance si arrossano, ma è cambiamento così marginale che non sembri notarlo neppure tu. Ora sei troppo preso dal guardarlo dritto negli occhi per notare quello che succedendo fuori e dentro di te. Improvvisamente non hai più paura e man mano che i secondi passano senti dentro di te quelle parole rimbombarti con maggiore forza e calore. Non puoi credere che sia vero una cosa del genere, ma hai quasi paura nel teorizzare che tutto in realtà non è che un sogno. Nella tua testa non hai mai immaginato che lui potesse tornare, hai sempre dato per scontato che fosse il rancore ad accompagnare il tuo ricordo; mentre ora, questa improvvisa gentilezza nei tuoi confronti, ti coglie alla sprovvista.
Ti ha chiamato di nuovo per nome e ti ha definito un miracolo. Quella voce, che aveva riempito i tuoi incubi per un’estate intera, ti ha di nuovo parlato. E sembra quasi felice di averlo fatto.
Quel leggero sorriso che continua a dedicarti, ti lascia letteralmente senza fiato. Improvvisamente dimentichi tutto quello che è accaduto in questi anni e lascia che sia l’eco del vostro passato vissuto assieme ad affiorare. Gli anni che hai passato a giocare assieme a lui sono stati quelli più spensierati: non pensavi a nulla quando giocavi assieme a lui, le ore scorrevano veloci e lasciavi che ogni suo sorriso illuminasse le tue serate mentre tornavate a casa.
Ora c’è qualcosa in lui di profondamente diverso. Aldilà della maturità dei suoi gesti e delle sue parole, c’è qualcosa in lui che lo fa apparire del tutto nuovo ai tuoi occhi. E la cosa ti sorprende così tanto che lasci, anche se di poco, la presa alla tua borsa per cercare di rilassare il tuo corpo improvvisamente teso e tremante. Hai bisogno di quanta più aria possibile, perché improvvisamente i tuoi polmoni sembrano essersi ridotti a due piccole.
Tiri su con il naso e ti rendi conto, finalmente, di come il tuo viso sia improvvisamente arrossito; senti Ogiwara ridacchiare ma, prima ancora che tu possa dire qualcosa – lamentarti magari per quel modo così spensierato di elargire complimenti qua e là – ti senti afferrare da dietro la testa e spingere contro lo sterno dell’altro.
Non riesci a dire niente. Ti senti letteralmente avvolto da un calore così improvviso che ti rende rigido al pari di una statua.
Fin da piccolo, Ogiwara si era rivelato essere una persona molto affettuosa e non esitava a stringergli la mano ogni qual volta ne sentisse il bisogno; eri convinto che, quello, fosse un modo per dimostrare la sua amicizia – e bene o male ricambiavi quei gesti di semplice affetto. Ora invece ti rendi conto di come quei gesti non fossero altro che un disperato tentativo di avvicinarsi a te quanto più possibile.
Avverti la sua testa avvicinarsi lentamente alla tua, chinandosi di lato per appoggiarsi ad essa – quasi tentasse di proteggerti da qualcosa che solo lui riesce a vedere. Puoi sentire il suo cuore battere veloce ed è quasi una sorpresa avvertire di come sia improvvisamente possente il suo corpo. Al pari di Kagami ed Aomine.
«Stai veramente bene, vero, Kuroko? »
« Sì, Ogiwara-kun. Sto davvero bene.
Ti sorride di nuovo e tu non pensi più a niente. Non hai il coraggio di chiedergli cosa sono stati questi anni per lui e di come sia riuscito a cavarsela, in quel momento le parole non riescono ad uscire dalla tua bocca e l’unica cosa che riesce a fare è protenderti leggermente verso di lui quasi a far capire che anche tu desideri dirgli qualcosa ma che non hai abbastanza forza per farlo. Lui sembra capire e, per questo, inclina la testa leggermente di lato e torna a sorriderti.
Il mondo attorno a te sembra sbiadire, lasciando che siate solo voi i due i testimoni di quell’avvenimento. C’è qualcosa di strano nell’aria. Improvvisamente la senti molto più densa, ma incredibilmente leggera e calda; le luci del lampione vanno lentamente a sfumarsi e, improvvisamente, l’unica luce che sembri avvertire è quella degli occhi di Ogiwara.
Lasci che sia lui ad abbandonare quella posizione. Lo vedi ritirarsi lentamente ma, prima che tu possa dire qualcosa, avverti la sua mano sfiorarti lentamente le labbra, e quasi le dischiudi nell’avvertire quel morbido calore.
Ogiwara emana calore.
Ma, a differenza di Kagami, la luce che il suo corpo sembra emanare è un qualcosa di molto tiepido e semplice. Ogiwara non brilla come un sole, ma sembra quasi avvolgerti dentro di sé ogni volta che sorride. La sua luce è molto più simile a quella di una luna, che ti osserva di lontano e ti tira a sé ogni qual volta veda che tu ne hai bisogno.
La sua mano è così calda che, per un attimo, ti ritrovi ad avvicinarti ad essa – quasi cerchi di imprimere su di essa, il tuo, di calore. Ora lasci che essa ti accarezzi dolcemente la guancia, quasi tentasse di avvicinarti sempre di più ai sentimenti che stai rinchiudendo in te: lui ti conosce fin troppo bene. Sa cosa celi dentro il tuo sguardo e non è affatto spaventato.
Non riesci a spiegarti come sia possibile come quel contatto fisico, che di solito trovi così irritante e a tratti imbarazzante, improvvisamente sia indispensabile – a tal punto che, quando ti abbandona, alzi gli occhi verso di lui come a chiedergli spiegazioni. La senti scende lungo la tua spalla e poi scivolare lungo il tuo braccio, Ogiwara la segue con lo sguardo, tracciando un percorso ben preciso nella sua testa; tu sai a cosa stai pensando eppure non lo fermi.
Avverti la sua mano tentare di intrecciarsi lentamente con la tua. Ricambi la stretta. E per quanto sia impercettibile quel movimento, ad Ogiwara sembra bastare questo visto che ti guarda di nuovo, quasi commosso da quel gesto così semplice, e ti sorride. Ti senti meglio.
E tu, per quel lungo attimo, non pensi al fatto che Kagami ha tentato per quasi un anno di farsi coraggio e tentare di afferrarla mentre tornavate a casa; non ricordi più nemmeno di quella gioia che hai provato quando la tua e la sua, di mano, si sono strette. Non riesci a spiegarlo – ma è come se Ogiwara, attraverso quella luce così tenue e semplice, ti stia lentamente facendo dimenticare tutto quello che è stato questo anno di liceo.
Kagami, il Seirin , l’Inter-High, la Winter Cup, Akashi, il basket … Tutto sembra concludersi ed annullarsi dentro il sorriso di Ogiwara. E tu non sai spiegarti perché. Sembra quasi che questo altri non sia che un semplice girotondo. Tutto inizia con Ogiwara e tutto si conclude con lui.
Nell’avvertire però una stretta maggiore alla tua mano, ti rendi conto che sta cercando di nuovo il tuo sguardo. Non fai più fatica a guardarlo negli occhi e quasi ti stupisci di nuovo del loro colore dorato.
« Kuroko, tu hai da fare stasera? »
Sembrate di nuovo bambini.
Eppure quel leggero rossore che popola le guance di Ogiwara ti fa capire come quella richiesta abbia un risvolto molto più adulto e complesso.
Sai che, la sua, non è una semplice richiesta di passare una serata assieme davanti ad un frullato – oh, no di certo! Gli occhi di Ogiwara ti stanno dicendo ben altro. Ti stanno chiedendo di prendere il pallone da basket e di scendere in campo e di giocare di nuovo con lui, di tornare a scrivergli e di parlargli al telefono e, soprattutto, di continuare a stringere la sua mano alla sua.
Ogiwara è tornato per restare? Dove è stato fino ad ora? Perché ha guardato Kise così male quando lo ha visto avvicinarsi a te? Forse, dovresti porti queste domande. E cercare di pensare di più. Ma la verità è che hai paura che esitare, anche solo un pochino, possa portarti a perderlo per sempre.
E tu non vuoi questo.
Vuoi stare con lui. E, in un modo o nell’altro, vuoi che anche lui stia con te. Perché, sfortunatamente, ciò che vi lega non può essere considerato un legame a senso unico. Parlare di ammirazione, di rispetto, di gratitudine e quant’altro è completamente sbagliato. Tu sai che Ogiwara non vuole questo.
Glielo legge negli occhi.
Ti sta chiedendo di formulare una seconda promessa e, questa volta, sembra voler lasciare che il basket resti da un lato.
« No, Ogiwara-kun. Non ho nulla da fare stasera »
 
 
 
And if you have a minute why don't we go 
Talk about it somewhere only we know? 
This could be the end of everything 
So why don't we go 
Somewhere only we know?

Keane – Somewhere Only We Know
 
 
 
~Il Mughetto Dice~
Questa shot è dedicata a Scorpio No Kardia. E al gigantesco spoiler che le ho fatto. Involontariamente. O almeno credo.
Credo che Ogiwara sia uno dei personaggi che più preferisco in questo manga e con cui vedo meglio Kuroko. Considero la loro storia, così pregna di angst e così tragicamente conclusa, uno dei migliori sviluppi di questa storia. Il personaggio di Ogiwara non può certo definirsi piatto o riciclato; le vicissitudini che hanno sconvolto e spinto a fare quel che ha fatto, mi hanno sinceramente colpito a tal punto che ho stentato a trattenere le lacrime durante la finale con il Teiko. Il suo carattere così solare e aperto, esattamente opposto a quello di Kuroko, è d’appoggio a quest’ultimo in molti momenti bui nella sua carriera di sesto uomo; Ogiwara è senza alcun dubbio colui che lo sprona a dare il massimo e continuare ad impegnarsi. Credo che questa coppia sia profondamente diversa dalle altre che sono state concepite in questo fandom; entrambi conoscono lati che l’altro tende a celare, custodiscono nel loro cuore una promessa che ha messo in moto una serie di avvenimenti che hanno segnato la vita di entrambi … E sono palesemente attratti uno dall’altro. Il sorriso che Kuroko regala ad Ogiwara quando lo rivede, non l’ho ancora visto donato a qualcun altro. Kagami compreso.
Riguardo al gruppo di persone che Kuroko sente urlare che “andranno al Rice Bowl”, posso rivelare con piacere che ho voluto accennare un leggero cross-over con “Eyeshield 21”, uno spoken che racconta le vicissitudini di una squadra di football americano liceale; è il mio manga sportivo preferito.
I chu chu popsicles sono invece un tipo di caramelle che si trovano in Giappone e che sono a forma di bottiglietta e contengono una strana caramella in polvere, per poterla mangiare si deve spezzare a metà la bottiglietta e succhiare o leccare via il contenuto. Kuroko e Ogiwara erano soliti consumarli e lo dimostra un’immagine ad inizio di uno dei tanti capitoli sui flashback del passato di Kuroko.
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