Pigna, pizzicotto, manicotto, tigre ~
~ once
upon another tale.
I
Primo settembre
{ L’adulto
è sciocco e immemore, quando sottovaluta la giovinezza. }
# Binario nove e tre
quarti
Si
guarda intorno eccitato. Orde di ragazzi, ragazze, gabbie urlanti, caos
dappertutto. Per l’ennesima volta nell’arco di pochi minuti stringe la presa
sulla pergamena frusciante vergata d’inchiostro verde nella tasca, ancora
incredulo, eppure è tutto vero, tutto vero.
Siamo
lieti di informarla che lei è stato ammesso...
Da oggi nella sua vita cambia tutto. Niente più
incomprensioni, né freddo; niente più silenzi opprimenti, niente più palle di
neve contro un muro che non le può distruggere.
La piattaforma brulica di studenti vecchi e
nuovi, accompagnati da familiari ansiosi coi fazzoletti già pronti in mano. La
sua solitudine gli pesa ora meno che mai. Un gruppetto vociante a poca distanza
ha tutta l’aria di conoscersi da una vita; lui osserva con interesse il
tarchiato, il ciccione e i due gemelli, finché un fulmine rosso non arriva dal
nulla a sparpagliarli in tutte le direzioni.
«Permesso, permesso, scusate.»
Il tarchiato urla qualcosa agitando un pugno, ma
la minaccia è sciupata dal suo ruzzolare per terra, appena prima del baratro
che si apre sui binari. Lui non ha il tempo di spostarsi: il fulmine rosso gli
è addosso, e così da vicino si direbbe che più che un fulmine è una ragazza.
Scontro frontale, come previsto.
«Ahi! Levati dai piedi, quello scompartimento è mio.»
Si è sentito invisibile per tanto di quel tempo
che ritrovarsela tra le braccia non gli dà alcun fastidio, ma questo la
ragazza-fulmine non deve saperlo. Le sogghigna a un palmo dal naso. «Non sono
mica io ad averti investito.»
La ragazza si divincola sbuffando forte. Jack ha
appena il tempo di vedere che ha gli occhi azzurri, sotto quel mare di riccioli
rossi, prima che lei riparta alla stessa velocità verso il treno fumante e se
lo lasci alle spalle, ancora ridacchiante e incerto se aiutare o meno il tipo
con i piedi sulle rotaie che non riesce in alcun modo ad alzarsi da solo.
# Espresso per Hogwarts
«Shh, dai, ti prometto che tra un po’ ti lascio uscire.»
Il micio non sembra fiducioso. Continua a
miagolare a un volume assordante e a graffiare meticolosamente le sbarre della
gabbietta, e il cigolio sinistro di artigli su ferro non aiuta i suoi nervi già
messi a dura prova. Lo blandisce, intrufola tra le sue zampine nere il gomitolo
delle emergenze, ma Sdentato non ci sta.
«Posso farti una domanda?» gli giunge, come un
soccorso celeste, una voce melodiosa.
Si volta, un po’ troppo in fretta forse, verso
la ragazza che condivide lo scompartimento con lui. Dire che lo incuriosisce
sarebbe un eufemismo, ma si è trattenuto fino alla fine dal rivolgerle la
parola – d’altro canto Sdentato non gliel’avrebbe permesso – e certo non si
sarebbe aspettato che lei distogliesse l’attenzione dal libro per farlo al
posto suo. Non è poi così abituato a parlare con la gente.
«Il tuo gatto... Come mai ha quel nome buffo?»
«Oh...» Si sente arrossire, guardando in tralice
Sdentato che ha rizzato le orecchie in direzione della sconosciuta, in accorto
silenzio. «Una scemenza. La prima cosa che ha fatto quando l’ho trovato è stata
mordermi, così...» La voce gli si perde in un borbottio. La ragazza lo crederà
sicuramente un idiota: già sorride, e non è mai buon segno quando la gente ti
sorride, non se tuo padre ha avuto la disgraziata idea di affibbiarti il nome
di un tic.
«Che carino» cinguetta lei.
Non le risponde, poiché non ha idea di cosa
voglia intendere con quel ‘carino’ – se Sdentato, la situazione o magari lui
stesso, che se ne sta lì a guardarla senza parole come un pesce rosso. Si
schiarisce la gola e racimola tutto il suo coraggio. Un po’ ne ha, in fondo. E
lei gli deve una domanda.
«Uhm... Scusa, ma... I tuoi capelli...»
La ragazza sorride e di colpo è come se il sole,
in tutta la sua luce, filtrasse dalle nuvole fitte oltre i finestrini del treno
in corsa. Stringe una ciocca all’altezza della guancia, come un fiore. «Ti
piacciono?»
Hiccup non osa andare oltre e
si dà l’aria di chi ha sempre frequentato gente con capelli lunghi quindici
metri. A ben pensarci, comunque, sono molto più bizzarre le improvvise fusa di
Sdentato.
# Primo anno da questa
parte
«Non
più di quattro per battello» raccomanda l’essere gigantesco, e Jack s’incammina
alle spalle dei due ragazzi usciti dallo scompartimento prima del suo. Una dei
due ha i capelli così lunghi da doverli tenere in braccio, letteralmente, per
non calpestarli. Sorride tra sé e non fa battute, consapevole di avere tutto il
tempo del mondo per ricominciare a ridere, tutto
il tempo.
Scelgono una barca in cui è già seduta una
persona. Jack sorride di nuovo: è la ragazza-fulmine. Lei alza gli occhi, lo
vede, lo riconosce; gli mostra la lingua e poi rivolge tutta la sua attenzione
al lago nero spalancato di fronte a loro, come un immenso cielo visto a testa
in giù.
La biondina col suo carico di capelli prende
posto con una leggerezza sorprendente, il ragazzo col gatto nero nella
gabbietta la raggiunge e Jack, senza riuscire a trattenere l’entusiasmo, salta
a bordo facendo oscillare pericolosamente la barca intera. La biondina ride, il
ragazzo stringe forte la gabbietta e la ragazza-fulmine-rosso torna a
guardarlo, stavolta con una traccia di simpatia.
Silenzioso come il primo incantesimo della
notte, comincia il viaggio verso il castello.
Spazio
dell’autrice
A un passo dalla conclusione della
mia precedente – e insperatamente fortunata! ;///; – crossover sui Big Four, sono felicissima di presentarvi l’esordio della famosa
Hogwarts!verse che mi decido finalmente a pubblicare.
Confesso di farlo soprattutto come stimolo mio personale: magari sottoporre al
vostro giudizio i primi capitoli mi aiuterà a sbloccarmi con i successivi –
anche questa è narrata in forma di pseudo-raccolta, e vi assicuro che spesso e
volentieri mi perdo tra ciò che voglio dire e ciò che non voglio dire. Perché, come forse avrete già notato, malgrado l’AU
anche qui i personaggi hanno molto altro da raccontare, molto al di là del
fluff generale che è Hogwarts... In particolare ho il
sospetto di trattare sempre malissimo Jack e Hiccup. Poveri
cari. *li coccola*
Anyway,
ci siamo! So che come prologo dice poco più di nulla, ma mi farebbe piacere
sapere cosa pensate dell’idea. Ogni capitolo sarà incentrato su un certo numero
di prompt tratti da un ‘tema’ unico: qui è la volta
del primo settembre, il giorno dell’arrivo al castello. Malgrado il travestimento
da raccolta, questa storia si propone comunque di ripercorrere gli eventuali
anni dei protagonisti a scuola in modo assolutamente cronologico (ergo sì, qui
i personaggi hanno undici anni!), anche sulla base di alcune citazioni tratte
direttamente dalla saga di Harry Potter,
le più rappresentative di ciò che intendo raccontarvi. Questa prima introduzione
firmata Silente è tratta da Il Principe
Mezzosangue. Mi sembra superfluo specificare che anche il titolo della
raccolta è un volutissimo omaggio al personaggio più foriero di citazioni dell’intera
saga.
Per quanto riguarda gli altri pg con
cui Jack, Hiccup, Merida e Rapunzel interagiranno, non aspettatevi nessuno degli
studenti originali di zia Jo: questo vuole essere un
universo completamente alternativo, per cui dovrete aspettarvi invece tutti
quegli altri protagonisti di film d’animazione in computer grafica con cui mi
piace shippare ora l’uno ora l’altro dei Big Four. /O/ Capirete più avanti, be sure.
Altra noticina più o meno
importante: non citerò mai i nomi degli insegnanti, per lo stesso motivo per
cui non ho voluto inserire studenti letterari di Hogwarts.
L’essere gigantesco qui citato
potrebbe essere Hagrid, ma potrebbe anche essere
Ralph Spaccatutto... A voi la scelta!
Beh, spero di incuriosirvi di nuovo.
Al prossimo capitolo, se vorrete.
Aya
~