Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Shizue Asahi    30/10/2013    9 recensioni
Prima classificata al contest Shingeki no Kyojin indetto da Mokochan sul forum di EFP; Vincitrice del premio Miglior Pairing, Miglior Stile, Miglior IC.
Avverte gli occhi pizzicarle e si nasconde il viso con i capelli. Indossa una divisa pulita e si è strofinata tanto a lungo le mani che le sono diventate livide. Sotto gli occhi la pelle è gonfia e tirata, ma il suo aspetto è migliore di quello di molti altri.
Il fuoco brucia lento e man mano il calore diventa insopportabile.
Il Tenente Rivaille la osserva di sbieco per una frazione di secondi e poi riporta l’attenzione sulla pira. Petra neanche se ne accorge, avverte solo l’odore asfissiante della carne che brucia.

{Rivaille/Petra}
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Petra, Ral
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Shizue Asahi
Personaggi: Rivaille/Levi, Petra Ral
Rating: Giallo
Genere: Generale
Avvertimenti:  One-shot, missing moments
NdA: Rivaille appare come Tenente all’inizio della storia poiché ho ritenuto che, dopo che lui e Petra si sono conosciuti, Rivalle sia stato promosso. Tant’è che la storia parte nove anni prima che Eren entri a far parte della Legione Esplorativa.
Gli episodi non sono in ordine cronologico.
 
 
“Non sembra quell’eroe che tutti descrivono, vero? Il vero Caporal Maggiore Rivaille è più esile di quello che immaginavo ed è nevrotico, rude e difficile da avvicinare”
 
Ha l’oro negli occhi
 
Anno 841, Wall Rose
 
Le reclute si ammassano ai bordi della strada, spintonandosi l’un l’altra, mentre la Legione Esplorativa avanza tra la folla. Il vociare si attenua, sostituito dallo scalpiccio dei cavalli.
Una ragazza accanto a lei trattiene il fiato, un altro tenta di contare i morti deposti sul carro.
- Ne è tornata la metà. – sussurra qualcuno e Petra avverte lo stomaco contrarsi e l’improvviso desiderio di allontanarsi, di ritornare nella sua branda e di rimanerci.
Argo le stringe una spalla, la costringe a smetterla di tremare. È una pressione lieve, un ordine deciso e Petra ubbidisce e si rilassa.
Osservano per qualche minuto la Legione Esplorativa avanzare, i volti scavati e smunti, i cavalli che si piegano sotto il peso dei cadaveri e poi Argo sussulta e le dà una gomitata.
Petra lo vede illuminarsi, socchiudere le labbra e sorridere come un bambino. Sposta lo sguardo sui soldati, cercandolo, ma non le riesce di identificare l’eroe di cui il compagno le parla in continuazione.
Un ragazzino macilento, la schiena dritta e due ombre scure sotto gli occhi, li sorpassa e Argo si agita, in preda all’euforia, del tutto dimentico del corteo, dei morti e del dolore.
Petra allora capisce e lo fissa sorpresa e piacevolmente incredula.
 
 
 
Anno 843, Quarantanovesima Spedizione Esplorativa oltre le mura
 
Il vento le sferza il viso, le arruffa i capelli e le fa lacrimare gli occhi. Sotto di sé il cavallo sbuffa e freme, mentre avanzano tra la boscaglia. Con la coda dell’occhio intravede la sagoma di Argo sfrecciare al suo fianco e un velo di sudore freddo e appiccicoso le scende giù per la schiena.
L’attrezzatura per i movimenti tridimensionali le batte sulle cosce, mentre Argo le fa un mezzo sorriso, inarca le sopracciglia e sprona il cavallo.
Sono stanziati nella terza fascia dell’ala nord e trascorrono due ore e tredici minuti prima che avvistino il primo titano. Fanno in tempo a sparare il segnale di fumo prima che tutto diventi nero.
Petra impugna le lame e aziona l’attrezzatura per il movimento tridimensionale. In un attimo ha abbandonato il dorso del cavallo e si trova a mezz’aria. Incide la pelle del gigante più vicino e Argo grida, ma Petra non vede e non sente.
 
*
 
Battono in ritirata. Fa freddo e sta iniziando a piovere. In lontananza riescono già a intravedere le mura. Petra si nasconde nel mantello, si aggrappa al tessuto verde del soprabito, infossa la testa nella spalle e stringe al petto quello che è rimasto del suo compagno. Il sangue rappreso le macchia la camicia, le mani, il collo. Gratta via, frenetica, il sangue che le si rapprende sulle dita, sotto le unghie.
Il fagotto le sembra non pesare abbastanza, ma finge di non accorgersene e viene colta di soprassalto, quando un altro cavallo si affianca al suo.
Una mano le entra nel campo visivo e Petra la registra a malapena; le sottrae le briglie e lei non oppone resistenza, limitandosi a stringere maggiormente le cosce contro i fianchi del cavallo per non perdere l’equilibrio.
Quando realizza che il Tenente Rivaille le sta accanto, hanno ormai varcato il primo cancello e l’uomo sta cercando di farla smontare dall’animale. Si stringe al petto quello che rimane di Argo e osserva il suo superiore tenderle una mano, lo sguardo freddo e implacabile di chi non accetta un no come risposta.
Si prende un lungo istante per osservarlo, disegnare nella propria mente le  sopracciglia aggrottate, la bocca socchiusa e gli occhi spenti. Soppesa la sua mano con diffidenza, ripercorrendo mentalmente le notizie che ha raccolto sul suo conto negli anni – che Argo ha raccolto – e poi si fida, la afferra e gli permette di trascinarla per terra.
Non piange e non parla, mentre Rivaille riprende a camminare, dirigendosi verso il quartier generale; si limita a seguirlo e all’improvviso le sue spalle non le sembrano più così esili, sebbene, in confronto ad Argo, continui ad essere ridicolmente basso.
 
*
 
Avverte gli occhi pizzicarle e si nasconde il viso con i capelli. Indossa una divisa pulita e si è strofinata tanto a lungo le mani che le sono diventate livide. Sotto gli occhi la pelle è gonfia e tirata, ma il suo aspetto è migliore di quello di molti altri.
Il fuoco brucia lento e man mano il calore diventa insopportabile.
Il Tenente Rivaille la osserva di sbieco per una frazione di secondi e poi riporta l’attenzione sulla pira. Petra neanche se ne accorge, avverte solo l’odore asfissiante della carne che brucia.
 
 
 
Anno 848, Quartier Generale
 
Petra ha i capelli che profumano di miele e la pelle che sa di fragole. Rivaille finge di non accorgersene, quando lei si piega sulla sua scrivania per portargli il caffè.
- Grazie. – le dice distratto, posando gli appunti della Cinquantatreesima Spedizione Esplorativa su una pila di scartoffie.
Petra lo osserva e reprime un sorriso, quando lui afferra il caffè col suo modo buffo e strano: stringe i polpastrelli sui bordi della tazza e la solleva, accostandola alla bocca. Il dorso della mano gli spreme contro il naso e Petra sopprime un altro sorriso e inala il profumo di caffè e dopobarba e sapone che impregna l’ufficio.
- C’è altro?- chiede il Caporale, a bruciapelo, seccato.
- Hanji la vuole vedere. – gli risponde, soppesando le proprie parole e poi ride, cogliendo la smorfia dell’altro.
 
 
 
Anno 846, Infermeria
 
La spedizione si è conclusa con esito positivo. Sono riusciti ad abbattere centocinquantasette giganti e le perdite umane sono state contenute.
Petra si gratta il naso, giocherellando con un cerotto.  Ha una spalla slogata e qualche costola ammaccata.
Hanji le tiene compagnia, raccontandole nei minimi particolari di ogni titano che la sua squadra ha abbattuto. Li cataloga per altezza e aggressività. Ha affibbiato un nomignolo a tutti quelli che ha potuto osservare per più di qualche minuti.
Petra l’ascolta lamentarsi del Caporale Maggiore, che ha abbattuto uno dei titani di piccola taglia che l’avevano accerchiata. La ragazza pensa che sia folle, ma le fa piacere sentirla chiacchierare. È viva, è allegra, è logorroica.
Hanji le fascia una mano, controlla che tutte le dita siano al loro posto e le sorride.
Il letto di Petra è diviso dagli altri da una tendina ed è tutto innaturalmente bianco e puzza di sangue e antisettico.
Petra sente Auruo lamentarsi con una delle infermiere, insistendo nel volerla vedere, ma la donna è irremovibile e gli intima di tornare a letto. La ragazza si porta una ciocca di capelli dietro l’orecchio e la ringrazia mentalmente.
È talmente assorta nei suoi pensieri che quasi non si accorge che Hanji le sta sfilando la camicia.
Rabbrividisce e avverte i peli rizzarlesi sulle braccia.
- Ti fa male? – le chiede Hanji, sfiorandole la schiena, le scapole, il collo, le costole. La pelle chiara è costellata di ematomi, macchie violacee e giallognole, che si è provocata cadendo da cavallo. Sulla fronte ha anche un segno rossastro, causatole dalle dita di un gigante. Petra lo tocca, ricordando come il Caporale Maggiore Rivaille sia intervenuto per tempo, tagliando la collottola della creatura e salvandole la vita.
- Poco.- risponde alla fine, spostando l’attenzione sulla tendina. La vede agitarsi e coglie le sagome delle persone che si muovono dietro di essa.
Sussulta e rimane impietrita, quando questa viene scostata. Hanji smette di blaterare e Petra socchiude la bocca, registrando come a rallentatore quello che sta avvenendo. Poi sente le orecchie andarle a fuoco e la gola seccarsi di botto.
Incrocia le braccia sul seno, mentre Rivaille si ferma con la mano ancora sulla tendina e un piede a mezz’aria. La guarda per qualche secondo, studia i segni che le marchiano la pelle, le braccia sottili, le curve appena accennate.
- Auruo voleva sapere se stessi bene. – farfuglia, premurandosi di spostare lo sguardo su un punto imprecisato nelle vicinanze dei suoi stivali. Poi arriva l’infermiera, una donna dal naso piatto e i fianchi larghi, e Rivaille si dilegua senza troppe cerimonie.
Hanji sogghigna e le dà un colpetto su un fianco e improvvisamente trova qualcosa di più curioso dei giganti di cui parlare.
 
 
Anno 845, Wall Maria
 
Gli alloggi dei militari non sono divisi per sesso o grado. Del resto i membri della Legione Esplorativa tendono a non occuparli a lungo.
Il Tenente Rivaille è un caso eccezionale, uno di quei pochi che è riuscito a tenersi la carne attaccata alle ossa e a non perdere neanche un dito. L’uomo occupa il medesimo appartamento da quando è entrato a far parte della Legione Esplorativa, al secondo piano dello Stabile 3.
La prima volta che si incrociano, Petra ha appena preso possesso dell’alloggio che affaccia sul cortile e lui la riconosce appena, ma lei sussulta e gli fa un inchino rispettoso. Ha i capelli notevolmente più corti e indossa abiti civili; Rivaille non ci fa neanche caso.
 
*
 
Una mattina, per caso, si incrociano ancora. Petra lo saluta rispettosamente e incespica nei suoi stessi piedi. Il Tenente la afferra al volo e le intima di stare attenta.
I capelli di Petra sanno di miele e i suoi abiti profumano di pulito, ma lo percepisce appena e il contatto dura tanto poco che se ne dimentica all’istante.
- Mi scusi, signore. – trilla, stringendosi al petto due buste di carta. Rivaille le soppesa con calma per qualche secondo, poi gliene toglie una;  un gesto che, se non fosse per l’espressione impassibile e i suoi modi poco gentili, avrebbe anche potuto essere galante.
La scorta fino alla porta di casa e Petra, imbarazzata, infila la chiave nella serratura e la fa scattare. Rivaille registra con disinteressata attenzione le condizioni del piccolo soggiorno, i vestiti appallottolati che si intravedono dietro al divano, le scartoffie disseminate sul tappeto, il reggiseno abbandonato su una sedia.
- Sono un po’ disordinata. – farfuglia la ragazza, indovinando quello che gli passa per la testa. Poi gli toglie di mano la busta, lo ringrazia ancora e gli chiude la porta in faccia.
Rapida, fa sparire il reggiseno nel cesto dei panni sporchi e poi realizza. Non l’ha invitato ad entrare, non gli ha offerto da bere, non l’ha neanche congedato come si deve a un superiore.
Si gratta il naso e riapre la porta, più per scrupolo che con la reale speranza di trovarlo ancora lì.
Dall’altro lato del corridoio uno dei cadetti le sorride languido.
 
*
 
È diventata un’abitudine incrociarsi, la mattina, e tornare a casa la sera, se si attardano più del dovuto in ufficio o al Quartier Generale della Legione Esplorativa.
Quando era all’accademia, Petra aveva sentito dire che il Tenente Rivaille, prima di arruolarsi, fosse uno dei più abili ladruncoli della capitale. Era una delle tante voci che giravano sul suo conto, insieme alla diceria che fosse alto più di cinque braccia e che fosse un inguaribile dongiovanni. Argo sosteneva che ai membri della Polizia Militare non andasse giù il suo successo e che, dato che non erano abbastanza pronti di spada, usassero  un po’ troppo la lingua.
All’epoca Petra non aveva dubitato della falsità di quelle voci, trovando, tra l’altro, sensata la spiegazione data dal compagno. A distanza di anni, però, il dubbio le era sorto.
Rivaille è lesto come un gatto e non gli capita mai di mettere un piede in fallo o di fare rumore camminando. Petra lo osserva di sottecchi e ha ormai imparato che il modo migliore per comunicare con lui è il silenzio. Lo vede studiare i passanti con l’occhio critico di chi, senza indugio, un tempo li avrebbe privati del portafoglio o della borsa per mangiare. Inoltre, non di rado, incrociano qualche vecchio derelitto, un saltimbanco da strada o qualche donna poco raccomandabile e  Rivaille fa loro un cenno col capo con la familiarità propria di chi per strada ci ha vissuto.
Certe volte le sorge anche il dubbio che pure qualche altra voce sia vera. Di certo non è alto più di cinque braccia, sebbene, durante le missioni, quando maneggia l’attrezzatura per gli spostamenti tridimensionali e impugna le sue lame, sembri un gigante. Magari è un dongiovanni, le capita di pensare qualche volta, con una stretta fastidiosa allo stomaco.
 
*
 
Non ci sono missioni esplorative da organizzare, né fastidiose faccende da sbrigare. Ha avuto il pomeriggio libero ed è stato letteralmente cacciato dal suo ufficio. Quando fa ritorno a casa, non avverte la familiare stanchezza, né il consueto buonumore.
Non ha aspettato Petra, né l’ha vista per tutto il giorno. Non dà peso alla cosa, del resto i soldati semplici sono spesso dislocati rapidamente da un comando all’altro e il più delle volte i loro incarichi sono di così breve durata che neanche viene avvertito.
Per una volta far la strada di casa senza l’assillante presenza della giovane è stato rilassante, sebbene meno familiare. Ha anche incontrato una delle sue vecchie conoscenze. La donna gli ha sorriso languida, poi ha divaricato le cosce e gli ha chiesto che fine avesse fatto la sua gatta, ricordandogli, finalmente, della mancanza del sottoposto.
Una volta sul pianerottolo di casa, col mantello zuppo di pioggia e la presenza molesta di fango sugli stivali, la vede. Petra, in abiti civili e al braccio di un ragazzino che del soldato non ha neanche la postura.
Lei gli fa un rispettoso cenno del capo e Rivaille la fulmina sul posto, li oltrepassa con la fredda cortesia di chi non ha niente da aggiungere e si sbatte la porta di casa alle spalle.
 
 
Anno 849, Wall Maria
 
Petra ha l’oro negli occhi e i capelli di miele. Ha la pelle che sa di fragola e le cosce che fremono. Rivaille la possiede con la calma di chi sa di avere i minuti contati, con la foga dei desideri inespressi.
Rotolano tra le coperte e Petra aggiunge un altro sfregio alle cicatrici che gli coprono la schiena; gli morde il collo per dispetto, gli arruffa i capelli, gli bacia il lobo dell’orecchio, finché Rivaille non le stringe i seni, dedicandosi all’areola dei capezzoli, sfiorandoli con la punta della lingua e divertendosi nel vederla agitarsi sotto di sé.
Avverte un calore tanto intenso al basso ventre che non sa più se è lui o lei a bruciare e il sudore rende tutto più appiccicoso e soffocante, i movimenti più frettolosi e, quando affonda il viso tra i seni di Petra, avverte il cuore battergli contro l’orecchio.
Petra sospira e gli cinge le spalle con le braccia, gli carezza il collo materna e gli bacia la fronte.
Rivaille si sente improvvisamente svuotato e leggero. Trema per il piacere e si aggrappa a Petra, le tira i capelli di miele, ne cerca la bocca, le guance, gli occhi.
 
 
Anno 850, Quartier Generale
 
La studia con calma, in silenzio, togliendosi la cuffietta dai capelli. Ha spedito Eren a pulire di nuovo le stanze dall’ala est del castello con insospettata soddisfazione.
Petra, dal canto suo, finge di non essersi accorta di niente, continuando a spazzare il pavimento e ostinandosi a non guardarlo.
- Esile, nevrotico e rude, eh? – le fa il verso, alla fine e Petra si pietrifica.
La vede grattarsi il naso, come fa di solito quando viene colta in fallo, e passarsi il manico della scopa da una mano all’altra.
- È la verità. – sostiene alla fine con una scrollata di spalle.
 


  
   
 
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