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Autore: voiceOFsoul    30/10/2013    0 recensioni
Tommaso e il suo gruppo coltivano la loro passione girando per locali una sera ogni tanto. Niente di eccezionale, pochi spettatori e qualche soldo per la benzina. La sua vita sembra perfetta: musica, amici, una bella compagna e una figlia stupenda. Ma questa vita inizia a stargli stretta. Sta per cambiare tutto, solo che lui ancora non lo sa.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Tommaso scostò via le coperte che era ancora buio pesto. Poggiò i piedi a terra e assaporò per un attimo la scossa fresca che gli procurò il pavimento.
- Ehi, che succede? - La voce insonnolita di Simona lo fece voltare. - Rose sta piangendo? - Chiese mentre staccava il viso dal cuscino.
- No, dorme come un cucciolo in letargo. - Sorrise leggermente, andando con lo sguardo a cercare quel tenero fagottino che dormiva beato a pancia all'aria nella culletta ai piedi del letto.
- E allora cosa ci fai in piedi così presto? - Simona si mise a sedere sul letto, strofinandosi gli occhi con il dorso delle mani. 
- Non è così presto. Sono già le sette. -
- Le sette? Impossibile. -
- Non ti sei ancora abituata all'inverno, eh! -
- Direi di no. - Si gettò nuovamente sul cuscino. - Non voglio alzarmi! Ho sonno. -
Tommaso non riuscì a trattenere un sorriso. - E allora resta a letto. - Si chinò a baciarle una tempia invasa dai capelli castani e si alzò. 
Quando l'aveva conosciuta, Simona portava i capelli lunghi fin sotto le natiche, ma dopo la nascita di Rose li aveva tagliati drasticamente alle spalle. Diceva che così le veniva più comodo. A Tommaso non piacevano di solito, ma su lei sembrava carini. 
- Ricorda di portare la piccola da mia madre. - disse mentre frugava nel cassetto, cercando le mutande da infilarsi.
Simona mugugnò qualcosa di incomprensibile, tenendo ancora la bocca incollata al cuscino. Tommaso sorrise ancora. In quei momenti sembrava proprio l'adolescente con cui trascorreva notti di baldoria durante il liceo e che la mattina si trascinava alla fermata dell'autobus con gli occhi ancora chiusi. Certe volte sembrava che nulla fosse cambiato. Altre invece... Si avvicinò alla culla di Rose, le baciò delicatamente le manine cercando in lei la forza di scappare dal pensiero in cui si stava infilando.

Guardò l'orologio ancora una volta. Le quindici e trenta. Dentro quel negozio di articoli elettronici il tempo non passava mai. Colpa della crisi. Fino a qualche anno prima il negozio era sempre pieno di gente che entrava ed usciva, ma da quando pochi chilometri fuori città era stato aperto il nuovo centro commerciale con un intero piano dedicato ad uno dei più grandi negozi di aggeggi tecnologici, in quel piccolo negozio all'angolo di Via Martire non entrava quasi mai nessuno. Ogni tanto arrivava un vecchietto che faceva qualche domanda per poi andar via più confuso di quando era entrato, esclamando la tipica frase "Va beh, chiederò a mio nipote ...lui si che ne capisce di queste cose!". Se la giornata era buona, varcava la porta qualcuno che aveva le idee ben precise: cercava, agguantava, pagava ed andava via. Se la giornata era molto buona entrava una bella ragazza da assistere. Se la giornata era molto cattiva entrava qualcuno che si credeva onniscente e iniziava a rompere le palle per ore e ore e ancora ore senza arrivare a nulla.
Mancava un'ora e mezza alla fine del suo turno e quella era senza dubbio stata una delle classiche giornate noiose e senza scopo. Se ne stava coi gomiti apppoggiati al suo bancone, fissando un punto nel vuoto. La mente viaggiava al pomeriggio: si era finalmente deciso a parlare ai ragazzi di quello che provava. Dopo tutto erano la sua famiglia ed era sicuro che l'avrebbero capito. Una parte di lui credeva anche che qualcuno di loro avrebbe condiviso il suo pensiero. 
- O si fa il botto o si scoppia. - Continuava a ripetersi a bassa voce. - O si decolla o ci si schianta. -
Non voleva di certo abbandonare il gruppo, tutto il contrario. Aveva voglia di provare un grande salto insieme a loro. L'ultimo.
- Tommaso, posso parlarti? - La voce di Mattia lo riportò alla realtà.
- Dimmi pure. Che vuoi sapere? -
- Stai bene? Sembri un po' strano oggi. -
- Certo, sto bene. Che mi vedi? -
- Non saprei dirti. La tua testa sembra da un'altra parte. C'è qualche problema? Come sta la piccola? -
- Oh, la piccola sta una meraviglia. Ogni tanto la notte ce la fa passare in bianco, ma ci può stare. Ha pur sempre tre mesi, le passerà. -
- Tu sei sicuro di stare bene, quindi? -
- Oh Mattia, che fai lo iettatore di secondo mestiere? - chiese portano una mano a toccarsi le zone intime, per scaramanzia.
- No, no, non lo farei mai. Solo che devo parlarti di una cosa un po' delicata e prima di farlo vorrei sapere se tutto è ok. -
- Sì, Mattia, per l'ennesima volta, è tutto ok. Ora vuoi dirmi che succede? Mi stai facendo preoccupare. -
Mattia si guardò un attimo attorno. Tommaso si accorse di quanto fosse lui a sembrare in poca salute. Era pallido e sembrava parecchio nervoso, non riusciva a fermare le dita che continuavano a tamburellare sul tavolo. 
Finalmente si decise a parlare. - Seguimi. - disse sottovoce.
Lo condusse nel loro piccolo deposito in fondo al negozio, tra scaffali semi vuoti e polvere.
- E allora Mattì. Che devi dirmi di così segreto? Non avrai mica ucciso quel tizio che ci provava con la tua morosa, vero? -
- La cosa è seria davvero. Le cose che devo dirti in realtà sono due. Una buona e una proprio per niente. -
- Inizia da quella cattiva, dai. -
- Non ho chiesto da quale volevi che cominciassi. O mi sbaglio? -
- Non divagare Mattia. Attacca. Sono pronto a tutto. -
Mattia rimase in silenzio ancora un attimo, fissandolo con occhi quasi lucidi. 
- Quel mio amico che produce in proprio... ricordi che mi hai chiesto di parlargli del tuo gruppo? -
- Ti ha detto che facciamo schifo? - 
- No, assolutamente. Anzi, ha accettato di incontrarvi. Vuole aiutarvi a produrre. Lui ha anche degli agganci che potrebbero aiutarvi dopo che avrete prodotto il vostro disco. Sai, no? Gente che è disposto a venderlo, piccoli accordi per fare dei mini-tour locali. Roba di questo tipo, sperando che possa portare a qualcosa di più. - 
Il volto di Tommaso si illuminava di più ad ogni parola che sentiva. Era l'occasione giusta! Finalmente sarebbero riusciti a farsi conoscere al di fuori di due serate ogni tanto come cover band. Un passo avanti, un piccolo passo che avrebbe potuto spianare loro la strada. 
- E questa per te è una brutta notizia? -
- No, questa è la bella. -
- Ma io ti avevo detto... -
- Ti sembra una brutta notizia? -
- No, certo, ma... -
- Ma niente! "Non divagare" hai detto, giusto? -
- E allora spara anche questa brutta notizia. - Tommaso non riusciva a rimanere serio dopo tutto quello che aveva sentito. - Dopo questa notizia che mi hai dato posso davvero affrontare tutto. Cioè, ti rendi conto? Abbiamo finalmente la possibilità di incidere, di vedere sul bancone di un negozio di disci il nostro! Questa è una cosa... -
- Sei licenziato. -
Tommaso si bloccò di colpo. Il sangue gli si gelò nelle vene. - Che hai detto? -
Mattia fissava a terra, senza il coraggio di guardarlo negli occhi. - Ti danno il preavviso di quindici giorni. -
- Che cazzo stai dicendo Mattia? -
Lo vide fare un grande sospiro. Alzò la testa, finalmente a guardarlo negli occhi. - Le cose stanno andando male Tommaso, molto male. Lo puoi vedere da solo. Facciamo sì e no cinquanta euro al giorno, quando va bene. Alcuni giorni non facciamo proprio niente. Lo sai quanti sono cinquanta euro al giorno? Togliendo tasse, affitto, luce e tutto il resto? Un cazzo, Tommaso, un cazzo! Non bastano neanche a pagare la merce, figurati se bastano a pagare i dipendenti! Sono sott'acqua, stanno affondando. Qualcuno è disposto a coprire i loro debiti e a farli restare a galla. Ma hanno dettato delle condizioni. -
- Ed io cosa centro? Perché in queste condizioni c'è scritto che devono licenziare me? -
- Non devono licenziare te. Devono licenziare tutti gli addetti alle vendite. Prenderanno degli stagisti al vostro posto, di quelli con poca esperienza e tanti sgravi fiscali, che non costano niente. -
- Ma... - Tommaso era senza parole. Tutto l'entusiasmo che aveva in corpo gli era scivolato via. - ...io ho una bambina. -
- Ho voluto dirtelo io di persona invece di fartelo dire da quel deficiente del capo. -
Tommaso era in trance, non parlava più. La sua mente era un vago calderone di immagini sfocate che andavano a ripetizione. 
- Cosa posso fare adesso? - Sussurrò, infine.
Mattia gli poggiò una mano sulla spalla. - Quello che sai fare meglio. -
Tommaso inizialmente non capì.
- Sei l'unico tra tutti loro che ha una possibilità di superare questa cosa in grande stile. - Mattia cercava di sorridere. - Non sono un grande consolatore e forse ho anche sbagliato a dirti questa cosa per ultima... ma pensa all'opportunità che avete tu e i ragazzi! Hai l'opportunità di spaccare. -
Tommaso raccolse il suo orgoglio in frantumi sul pavimento e lo ingoiò nuovamente. - O si fa il botto o si scoppia. -
Mattia lo guardò perplesso. ma vedendo che Tommaso non accennava a spiegarsi decise semplicisticamente di prendere per buono quello che aveva detto, qualsiasi cosa significasse. - Come dici tu! -

   
 
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