Anime & Manga > Ayashi no Ceres
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Autore: bimbarossa    30/10/2013    0 recensioni
Questa storia è arrivata settima al contest Buon Compleanno Anime e Manga!
Aya Mikage ha perso la sua metà, ciò che la rendeva intera, e ora solo il nulla rappresenta il futuro. Almeno fino a quando uno dei suoi tanti fantasmi, uno dei più amati torna da lei, con un regalo che non può rifiutare, che non può ignorare. Un regalo che ha il sapore del sangue ma che proprio per questo rappresenta il ritorno alla vita e a tutto ciò che ne comporta. Compreso quello di continuare la propria strada da anima dimezzata, sicura che un giorno tornerà ad essere unita, completa, felice.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aki Mikage, Aya Mikage
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il mare quella mattina del 24 settembre luccicava più del solito sotto i raggi bianco giallastri dell'alba imminente.

L'isola di Hachijo splendeva come un puntino minuscolo e splendente in quella vastità azzurra, un puntino che si poteva tranquillamente ignorare, dimenticare, sottovalutare.

In realtà quel piccolo fazzoletto di terra strappato all'oceano, emerso per caso a causa dei movimenti capricciosi della crosta del nostro pianeta, giù, ancora più in profondità degli abissi marini, costituiva un piccolo ecosistema a se, una nicchia speciale in cui la terra e il mare si toccavano, si abbracciavano, si univano fino a creare un piccolo miracolo, una sorta di paradiso in terra.

Un paradiso agrodolce per Aya Mikage, che in quel giorno che stava appena iniziando, compiva 21 anni.

La ragazza bionda si era svegliata presto, con il cielo che dal blu della notte si stava schiarendo fino ad assumere quella tonalità fiordaliso che si ha solo al tramonto e prima che sorga il sole.

Facendo attenzione a non svegliare Miku-chan che dormiva nel suo lettino, era uscita di casa, le orme sulla sabbia che dalla porta di casa portavano verso una meta già calcata. Una meta ancora da calcare.

Le onde dalla cresta luminosa schiaffeggiano con indolente rabbia la battigia, lasciando rimasugli di acqua bianca simile a trine di un merletto, simili a placenta divina di una sirena appena nata, appena consapevole che il suo mondo è il mare e che non sentirà mai la terra sotto i suoi piedi, simili a lacrime secche, fiumi prosciugati da una sofferenza e da una pena tale da essere quasi fisica. Come quelli che si era ritrovata stamattina, quando si era toccata le guance e le aveva trovate umide e aride insieme, il frutto di una notte di pianto inconsapevole, mitigato dal sonno che l'aveva catturata in una rete dolcissima, magnanima, consolatoria.

La risacca, con il suo boato ritmico simile al rumore che faceva il cuore di Toya-chan quando poneva la mano sopra il suo petto, ogni sera, era una dolce ninnananna.

Una ninnananna per una persona che si era appena svegliata, che aveva ancora gli occhi pieni di croste e le membra intorpidite e languide.

Poi qualcosa si spezzò, un'ombra che si muoveva ai limiti del suo campo visivo catturò la sua attenzione, come di qualcosa in agguato, qualcosa che aveva aspettato quel momento per destarsi, per ritornare.

Aya si voltò di scatto verso la casa, la sensazione di essere spiata che le faceva battere furiosamente ogni particella del corpo.

L'ombra si spostò, impercettibile, guardinga, eppure chiarissima.

Per un attimo aveva pensato che fosse un malintenzionato, e la paura per Miku che dormiva da sola nella sua cameretta le aveva schiacciato il cuore in una morsa atroce.

Non poteva perdere anche lei, e stava già per correre preparandosi a sfoderare gli artigli che le erano cresciuti durante quei due anni di peripezie e drammi che le avevano cambiato la vita per sempre.

Eppure una voce, una voce che veniva direttamente dal mare luccicante e remoto, la dissuase.

I passi verso la casa protetta dalle fronde degli alberi maestosi che la circondavano si fecero pesanti, esitanti, eccitati.

Era tornato, lo sentiva in tutto il suo essere.

Aya volle godersi quella distanza, volle bearsi del piacere dell'attesa; poiché quando avrebbe valicato quella porta il sogno, la certezza che la sorreggeva si sarebbe potuta incrinare, o peggio spezzare del tutto nell'apprendere che era stata tutta una sua fantasia, la sua immaginazione che voleva illuderla e proteggerla allo stesso tempo.

Anche se fece di tutto per prolungare quella dolce agonia, si trovò comunque davanti quella soglia, l'ombra del sole nascente che si confondeva con altre ombre, altre oscurità, altre zone scure, fuori e dentro di lei.

Un rumore, simile al tintinnio squillante e allegro di un fuukin al vento la guidò verso la sua stanza da letto, la loro stanza da letto, dove lei e Toya avevano passato notti felici, notti piene d'amore, notti piene di dolcezza e totale biunivoca comprensione.

Ma la figura seduta sul letto matrimoniale così pieno di ricordi non era Toya-chan. No, fortunatamente non si era sbagliata, non era Toya-chan.

Toya-chan non le avrebbe mai fatto un torto simile, ritornare dal mondo dei morti come un'ombra senza consistenza, nel classico cliché che propinano i manga e i film strappalacrime.

Il Toya-chan che le aveva salvato la vita, che l'aveva cambiata, per sempre, non l'avrebbe mai costretta a guardare il suo pallido fantasma, a sentile la sua pallida voce fantasma che le diceva “rifatti una vita Aya, io sarò sempre qui con te”, come se questo potesse consolarla, come se questo potesse bastarle.

L'uomo che toccava con reverenza il cuscino su cui la ragazza aveva dormito e su cui era impresso il dolore liquido di quella notte era Aki, il suo adorato Aki-chan.

Aki,che non vedeva dal loro compleanno di tre anni prima, quando le era apparso in sogno, quando le aveva dato il suo estremo saluto. O quello che credeva tale.

Per un attimo tutta la sofferenza di quelle ultime settimane divenne più leggera, più sopportabile, più umana nella forma della sagoma del suo fratello gemello, e un po' quindi nella sagoma di se stessa.

Si osservarono, con circospezione, lei cercando nei suoi occhi un segno della sua permanenza in un'ipotetica sfera celeste, lui con gli occhi gentili e intelligenti che ricordava così bene, così chiaramente, così nostalgicamente.

Poi Aki-chan fece un'espressione buffa, e l'ilarità che condividevano un tempo, eoni di anni fa, ritornò tra i due, senza che entrambi l'avessero cercata, senza che Aya l'avesse voluto.

Il senso di colpa per quel momento di gioia, il primo dalla morte di Toya e il primo che non avesse avuto lui come spettatore le fece sprofondare lo stomaco, il cuore che schizzava fuori dal suo petto e si gettava nel mare per raggiungere quegli abissi senza fine, senza una fine, ma che erano stati l'inizio della loro unione prima, e l'inizio della loro separazione poi.

Hai smesso di ridere Aya-chan. Una volta lo facevi spesso. Una volta lo facevamo spesso.” Aya si sentì pizzicare le palpebre, un nuovo fiotto di lacrime che non sarebbe mai riuscita a contenere, che nemmeno il mare sarebbe riuscito a contenere.

La sua voce, la voce del suo fratellino era così uguale, sembrava quasi che non fosse morto, che il suo corpo non fosse stato posseduto da un folle, che le sue membra non fossero state lacerate dall'abominio creato con la Manna incompleta.

Tutto questo non aveva fatto presa, non era riuscito a scalfire l'immagine, e paradossalmente anche la sostanza più vera di Aki.

Come se tutti gli stravolgimenti, tute le catastrofi non fossero che un'inezia effimera e sottile, il tepore di un respiro, un velo da sposa, la consistenza di un spettro, la durata di un'alba.

Non ho molto per cui ridere. Tu sei morto, Toya-chan è morto, papà è morto, le mie amiche sono morte. Sono circondata da fantasmi che invece di perseguitami hanno dimenticato. Mi hanno dimenticata.”

Aki non rispose, non disse che non era vero, non disse che lei era viva e quindi doveva vivere, per la felicità di tutti, parole che in quel giorno non avrebbe potuto sopportare.

Improvvisamente un riverbero della luce nascente del sole si riflesse in modo anomalo sulla superficie del mare, o questa fu la spiegazione che si diede Aya mentre chiudeva gli occhi pesti e acquosi per non rimanere accecata.

Ma non poteva essere così, non con il simbolo di Ceres che simile ad un'ombra cinese si moltiplicava sule pareti, ancora e ancora.

Anche quando le era stata restituita la Manna, quando Toya le aveva restituito la Manna per salvarla sacrificando se stesso e la sua immortalità, la sua invulnerabilità (in tutti i sensi in cui una persona può essere vulnerabile e invulnerabile), si era verificato lo stesso fenomeno, lo stesso bagliore di quella forma senza forma, di quella atavica geometria non geometrica. In quel momento una veste era stata ricondotta alla sua proprietaria, e adesso, per il medesimo miracolo, per la medesima magia, una veste era lì, per lei.

Aki, in piedi adesso, guardava contento verso il letto, in cui era disteso, senza una minima piega che rovinasse l'effetto, un bellissimo kimono.

Cos'è?”

Aya non riusciva a parlare, si sentiva la bocca piena di farfalle che svolazzavano. Aveva sempre creduto che le farfalle si sentissero nello stomaco quando si è felici, ma le sue le battevano tra i denti, sotto la lingua, nella saliva mista a lacrime inghiottite a forza.

È un kimono, no? Ma come sorellina, non ti ricordi che oggi è il nostro compleanno?”

Aki-chan sbuffò divertito, la sua consistenza che si faceva più solida ad ogni risata.

È per me?”

Certo, è il mio regalo per te. È il nostro regalo per te.”

Nostro.

Per un po' quella parola aleggiò trasparente nell'aria, oscurata dalle farfalle e dalla bellezza di quel kimono. Che non era un semplice kimono. Era un kimono homongi, un kimono da visita dato da un persona che le faceva visita dall'oltretomba.

Aya non poteva staccare gli occhi da tanta bellezza. Di pura seta, era di un colore particolare, un rosso scurissimo, quasi nero, quasi come......

Vieni più vicino Aya-chan, vieni a vederlo.”

La ragazza si sentiva come se stesse sognando, come se stesse camminando nell'acqua. Le gambe molli si muovevano a fatica, lottando con quella sensazione di chi cerca la felicità, di chi ce l'ha a portata di mano, proprio lì davanti ma che sente di non meritarsela, di non poter afferrare, stendere la mano per toccare quella luce fulva come la luce di un tramonto.

Amore e morte, morte e amore.

Due facce della stessa medaglia, due sentimenti così contrastanti da essere identici, nella loro assolutezza, nella loro completezza, nella loro ineluttabilità.

Ma il kimono chiamava, urlava più forte di Amore e Morte, voleva essere guardato, voleva essere indossato.

Aya si avvicinò al letto e fu sicura che dalla parte dove dormiva Toya-chan ci fosse ancora la sua impronta sul materasso, e il suo profumo nelle lenzuola, che si mischiavano entrambi, l'impronta e l'odore con le pieghe e il profumo dell'homongi color sangue secco, color sangue vecchio.

Vecchio di generazioni, vecchio di secoli, un sangue che sarebbe potuto essere benissimo quello versato nell'ordalia commessa dal Capostipite nella sua ossessione. Perché amore e morte erano due facce della stessa medaglia e Mikagi aveva fatto marchiare a Ceres, sulla sua pelle, entrambi.

Nel riandare ai ricordi del periodo Jomon che Ceres stessa le aveva fatto risvegliare, che le aveva fatto ereditare, Aya notò che oltre al marchio divino onnipresente di Ceres ricamato in oro sull'intera superficie del kimono, e in color sangue sull'obi dorato annodato nello stile kai no kuchi, vi erano decori famigliari, decori antichi o di un'epoca antica che più del Capostipite e della sua furia primitiva e devastatrice le richiamavano alla mente un pescatore innamorato di una dea, e che contro ogni previsione vede ricambiato il suo amore. In quei ricami c'era speranza, la stessa di Mikagi prima che impazzisse, c'era l'euforia della passione del primo incontro.

Si Aya, questi sono da parte di Mikagi. Adesso lui è in pace, ora lui può essere completo come ha sempre voluto. Con lei.”

Non c'era nessun odio nella voce di Aki, ne amarezza per una vita che gli era stata strappata via a 18 anni ancora da compiere.

Ma questo regalo non è solo da parte sua o mia. Osserva attentamente. Il miracolo dell'esistenza di ognuno di noi è nei dettagli.”

Ci mise un po' a mettere a fuoco l'intera trama di quel dono inaspettato, perché i suoi occhi erano stanchi, erano terrorizzati. Per quello che aveva visto quella mattina quando Toya era morto, per quello che aveva visto dopo quando aveva dovuto sostenere quelli di sua figlia di occhi, pieni di confusione e uno smarrimento infantile che è più straziante di ogni tortura.

Da quel giorno gli occhi di Aya non avevano avuto più tempo per i dettagli, non avevano più avuto voglia di vedere il miracolo delle piccole cose, distratti e annientati dalla portata di quella tragedia così enorme, così generale nella sua deflagrazione da avere colpito tutto quello che c'era da colpire, ogni aspetto della sua vita quotidiana, tutto quanto, indiscriminatamente.

Notare la fattura dei ricami, i particolari delle cuciture che variavano per ogni parte del kimono fu come riandare in bicicletta dopo molto tempo. Prima complicato, con Aki che doveva indicarle le molteplici sfumature ad allegre volute del maemigoro1uscite dalle mani di Chidori-chan, “ricordati sempre di sorridere e andare al karaoke Aya-chan, per non prenderti mai troppo sul serio”; le spirali quasi aggressive e contorte che Urakawa aveva disegnato su ogni sode2,lei che voleva solo un abbraccio, un conforto, un calore sincero; i candidi e semplici e timidi occhielli di Miori,che costellavano l'intera susomawashi3 “ti ho sempre ammirato Aya-san, adesso ammira tu il mio dono per te!”; i cerchi dorati simili a crome e semicrome piene e vuote che lampeggiavano rockettare e spumeggianti per tutto l'ushimigoro4,ultimo saluto di Shuro-chan che la proteggeva sempre, che le stava costantemente dietro le spalle, come aveva fatto per tutta la sua breve e intensa vita con Aya stessa e con il suo amato Kei.

Questa è una hagoromo5 di sangue Aya. Una volta tu restituisti quella che era per Ceres la sua veste, la sua armatura, la sua essenza più intima. Ora lei te ne fa dono di una uguale. Di una veste, di un'armatura, di una essenza che racchiude tutte quelle delle persone che hai perso. Anche Toya...”

Aya non gli lasciò terminare la frase.

Sangue. Toya.

Quelle parole, che dalla sua morte si erano inesorabilmente districate e incastrate nella sua mente in un arazzo pieno di malinconia e rimpianti, ora trovavano un senso. Ora davano un senso a quel disegno crudele e pieno di violenza e agonia che era stato l'abbandono di Toya, la tragedia di Toya, e di conseguenza anche la sua e quella di sua figlia.

Toya aveva dato tutto per lei, tutto quello che c'era da dare, dal pugnale fatto della sua carne, al sangue versato durante lo scontro che lo aveva quasi ucciso, all'intero significato della sua stessa esistenza creata dalla Manna.

Ecco il perché di quel colore. Rappresentava il sacrificio dell'uomo che aveva amato senza limiti, e che l'aveva amata senza limiti.

È il suo sangue vero? Ha voluto ricordarmi quello che ha fatto per me e io me ne sto qui a piangere come una stupida!”

Aya toccò la stoffa leggera come un'illusione non ancora spezzata, non ancora tradita.

Oh Aya-chan, sapevo che eri a questo punto ma non avrei mai immaginato che ti sentissi così in colpa.”

Aki sembrava tristissimo, gli occhi così simili a quelli della sorella ma con una pena infinita, superiore forse a quella della sua gemella.

Che vuoi dire? Ho sbagliato? Toya non vuole dirmi questo?”

Credi che Toya ti caricherebbe di un peso simile? Davvero lo odi così tanto? E credi che lui ti odi altrettanto?”

Aya smise di respirare; si sentiva scorticata, le parole di suo fratello che rimbalzavano dolorosamente attorno a lei e poi tornavano per finire il lavoro, per metterla a nudo, i nervi e le cartilagini esposte come quelle.....

Non voleva pensarci. Non doveva pensarci.

Ma ormai le farfalle bianche piene di gioia che le svolazzavano in bocca erano tutte scoppiate, rilasciando un sapore amaro come la bile che le ritornò su al ricordo di quello che era stato il giorno più brutto della sua vita.

Un giorno molto simile a questo, un'alba molto simile a questa. Un'alba che era un tramonto, e che aveva lo stesso colore. Il colore del sangue.


Che fai Toya-chan? Ti prego fermati!”

La figura non nera ma annerita, dal dolore, dalla sofferenza, dal dilaniarsi nelle sue carni, diresse lo sguardo angosciato verso di lei e Aya quasi non lo riconobbe.

La sua faccia una volta bellissima come quella di un modello era piena di piaghe, che si aprivano facendo uscire una sostanza putrescente e verdastra.

Non posso vivere così Aya! Non posso più vivere così. Devi lasciare che io vada via. Che ritorni al mio.....”

No! Non ti lascerò Toya. e tu non mi lascerai. Non ci lascerai. Ti prego, ti prego.....”

Aya piangeva in maniera disgustosa e si sentiva disgustosa. Sapeva quanto Toya soffrisse, erano dieci giorni che il processo di putrefazione era iniziato, quello stesso processo che anni prima da neonato lo aveva fatto crescere in un tempo uguale.

Toya. Dieci notti.

Il vecchio pescatore lo aveva chiamato così proprio per quello, un nome che era un destino, che era una promessa e una minaccia assieme.

È giusto così Aya. Devo andarmene prima che il mio corpo diventi così ripugnante che il solo guardarmi ti faccia rabbrividire. Non voglio che questo sia l'ultimo ricordo che hai di me, e tanto meno che lo sia di Miku-chan.”

Anche così! Ti voglio anche così Toya. Non abbandonarmi!”

I singhiozzi si erano fatti forsennati, come se la sua vita e quella di Toya-chan dipendessero da quello, da quante lacrime avrebbe potuto versare.

Versare per uguagliare l'acqua del mare, la tomba che Toya si era scelto; il suo mare, che non aveva mai dimenticato e da cui non era stato mai dimenticato.

Ma io no, Aya. Io no!”

La guardò con fierezza, e orgoglio e amore.

In fondo l'alba è perfetta per andarsene. È perfetta per una morte, e anche per ricominciare a vivere.”

Quelle frasi crudeli erano state dette con dolcezza, con la stessa dolcezza dei suoi baci, delle sue carezze, del suo corpo caldo quando entrava dentro di lei e si fondeva con lei.

Un senso di amarezza e di impotenza avvolse la ragazza, che indietreggiò per allontanarsi da lui, per lasciargli spazio per quello che stava per fare, per lasciare spazio al lutto che invece lei stava per affrontare.

Il mare sbuffava irrequieto, nervoso, come se avesse aspettato troppo a lungo; le onde scure come inchiostro si facevano beffe del suo pianto, divorando tutti i suoni dell'universo che faceva da sfondo a quella tragedia, mentre Toya si faceva largo con le braccia emaciate e piene di pustole sanguinolente come se volesse invece trovare sollievo proprio in quelle acque salate, brucianti, un inferno liquido che per lui era un Paradiso. Sicuramente un posto migliore per morire che le l'abbraccio della donna amata, pensò Aya con un punta di amarezza che divenne una voragine nel giro di tre secondi.

Mentre il sole sorgeva e tutto intorno a lei diventava più scuro, tenebroso come la pece, quel risentimento trovò uno spazio,una nicchia piccola e confortevole che lo avrebbe cullato come un dono malefico,nato dalla sofferenza rabbiosa,dalla vergogna dell'impotenza,da occhi che si rifiutano di incontrarsi perfino nell'estremo saluto.

Poiché Aya, all'ultimo momento, si voltò, per non vedere lo scempio del suo corpo solido, muscoloso, duro e morbido al contempo che aveva amato tante volte sciogliersi in acqua come in un bagno di acido corrosivo.

E Aya in quel momento sentì proprio questo, un lento e viscido logoramento che non lasciava spazio a più nulla, se non il compiacersi della propria anima che andava in pezzi.


Aya, quello scrittore americano.......ti ricordi la lezione di letteratura straniera di quattro o cinque anni fa, Hemingway-sama. Bene, lui ha detto che nei punti in cui veniamo fatti a pezzi, proprio lì diventiamo più forti.” Aki-chan pareva aver condiviso il suo ricordo, come se ci fosse dentro come lei aveva fatto con Ceres anni prima, anzi come se lui lo avesse evocato, per un fine che le rimaneva ancora oscuro.

Questa è una hagoromo di sangue Aya-chan. Di sangue,” ripeté ostinato, come se lei fosse una bambina che si rifiutava di capire la lezione.

Me lo hai già detto. So che il sangue di Toya macchia le mie mani. Credi che non ci faccia i conti tutti i giorni? Credi che non sappia che è tutta colpa mia? Avrei dovuto impedirgli di darmi la Manna, avrei dovuto impedirgli di suicidarsi, avrei dovuto.....”

Aya, apri gli occhi! Il sangue è energia, il sangue è come l'energia. E cosa fa l'energia?”

Ma che stai dicendo? Vuoi farmi una lezione di fisica? Ti sei scomodato dal paradiso celeste per questo?”

Mi rispondi?” Aki quasi urlò. Non lo aveva mai visto così arrabbiato, il dolce e tranquillo Aki sempre paziente e gentile con tutti, sopratutto con lei.

L'energia non muore, ma si trasforma. Contento?”gli rispose con una smorfia di disappunto.

Vedo che le mie ripetizioni ti sono servite! Ho passato un'intera estate a insegnarti i principi della fisica, e ho anche rinunciato ad andare con i miei amici a Nigata.”

Ancora me lo rinfacci!”

Ma Aki non la guardava più. Il suo volto era fisso sulla porta della camera alle spalle della sorella.

Quando Aya si voltò vide Miku-chan che si strofinava gli occhi cisposi e sbadigliava, la bambola regalata dal padre, che si trascinava sempre dietro, tenuta per un braccio e e penzolante in maniera quasi commovente.

Mammina, lo festeggiamo il tuo compleanno oggi? Io voglio la torta, e voglio cantarti la canzoncina come faceva il papà.”

Le iridi di sua figlia non si appuntarono mai sulla figura vicino alla madre, come se non la vedesse.

E non la vedeva sul serio, perché Miku in quei giorni non vedeva nemmeno Aya.

Miku in quei giorni vedeva solo il suo papà. Lo vedeva senza vederlo, il che doveva essere ancora più frustante per una bambina così piccola.

Ma quella mattina dopo tanto tempo sua figlia la guardava direttamente negli occhi, senza il velo dell'abbandono e della morte che non riusciva capire ad offuscare il loro rapporto; in quanto ad Aki non poteva arrivare a percepirlo. Aki era lì per Aya-chan, solo per lei, era il suo miracolo di compleanno.

Certo che facciamo una torta. Ci mettiamo le fragole e le more che ti piacciono tanto!” Aya sentiva di nuovo di stare per scoppiare a piangere ma sentiva che sua figlia non avrebbe dovuto assistere a quell'ennesimo sfogo. Non quel giorno, non con Aki-chan presente che sicuramente l'avrebbe sgridata, non con il sangue di Toya e delle altre che macchiava il suo letto.

Ora vai a fare colazione, io ti raggiungo tra poco.”

Cercò di nascondere il kimono, aveva paura di farlo vedere a Miku, aveva paura che anche lei potesse darle la colpa della morte del padre.

Aya Aya, non ci hai proprio capito niente! Eppure ce l'avevi sotto il naso, lo hai sempre avuto sotto il naso. Guarda questi ricami, sono delle firme. Di persone che ti vogliono così bene che si offenderebbero che sapessero che tu ti senti responsabile della loro sorte. E si offenderebbero ancora di più se sapessero che reputi questo regalo come un modo macabro per ricordartelo.”

E cosa dovrei pensare allora?”

Le spalle di Aki erano afflosciate, e sembrava anche più trasparente.

E' tutto così ingiusto! Se solo potessi arrivare al tuo cuore come facevo quando ero vivo, se solo potessi dirti che la morte non è come crede la gente, che non è la fine. Questa tragedia si sarebbe potuta evitare se la brama di potere e le vecchie tradizioni non avessero costituito le fondamenta della nostra famiglia. Se l'ossessione del Capostipite non avesse....”

Ti sbagli Aki.” Aya sentiva il calore del sole ormai quasi sorto del tutto, ormai quasi partorito del tutto dal mare e dal suo orizzonte sconfinato, ”quando Toya stava per.....stava per tornare al suo mare io l'ho odiato. Non l'ho mai odiato ne l'ho mai amato come in quel momento. E so che per lui era lo stesso. Solo adesso capisco la brama di Mikagi, solo ora che l'ho provato sulla mia pelle e sul mio cuore comprendo la sua profonda amarezza e il suo quasi aberrante attaccamento per Ceres. Toya-chan ha sofferto per giorni, di una sofferenza atroce e umanamente insopportabile. E lo ha fatto solo perché io non ero pronta a lasciarlo. E non ero pronta nemmeno quando lui non ne ha potuto più. A me non importava che lui stesse male, non volevo stare male io, avei preferito che lui continuasse in quello stato di tormento piuttosto che fare a meno di......”

Bollenti fiotti rotolarono giù inondandole la faccia. Non lacrime di dolore, o di rabbia, ma di vergogna e perdono.

No Aya-chan, tu non lo odiavi e Toya non ti odiava. Odiavi la sua morte che sarebbe avvenuta e lui odiava la tua vita che sarebbe continuata. Ma l'odio è come la morte, sono fatti della stessa pasta, effimera e non più consistente del battito delle ali di un angelo. Ma l'amore è come il sangue, è come l'energia. Non sparisce, si trasforma e rimane, in forme che sono firme, che sono l'anello della catena che ci mantiene qui, ora, in un presente che è luminoso come un'alba. Un'alba perfetta per chi va e chi resta.”

Aya appuntò di nuovo gli occhi sull'homongi, così brillante come una promessa solenne, di giustezza, di felicità, e di un nuovo ed antico incontro. Come la promessa suggellata da quella conchiglia che lei da bambina, su quella stessa spiaggia, aveva dato al ragazzo sconosciuto che però era già una parte di lei, e lei di lui.

I suoi capelli. I capelli di Toya-chan.” Guardò bene il kimono, per accertarsi che non stesse cercando una scappatoia, una via di fuga.

Aveva sbagliato tutto, o perlomeno non ci aveva azzeccato del tutto. Il sangue di Toya non era quello versato per lei ma era il sangue che le aveva lasciato.

Quel rosso talmente scuro da sembrare nero era lo stesso dei capelli di Toya, quei capelli che lei accarezzava e dove vi infilava le dita per sentire la forma del suo cranio, con lui che sospirava di piacere per quel contatto che sapeva di eternità.

Quei capelli che erano gli stessi di Miku.

Miku-chan,che era la sosia di Toya, che era Toya, che era lei e Toya uniti, e uniti ancora fino alla fine dei tempi e delle generazioni dei Mikage e del sangue della Dea Celeste.

E meno male che ci sei arrivata Aya. Come al solito devo sempre spiegarti tutto io.”

Ma piantala Aki-chan. Avresti potuto dirmelo. Avresti dovuto darmi dei cazzotti per farmelo capire prima.”

Dovevi capirlo da sola, è così che succede nei film e nei manga, no? L'eroina deve superare le sue paure e le sue incertezze. Toya ti ha lasciato quanto gli era di più caro, non sua figlia, ma vostra figlia. Tutto quello che ha fatto non lo ha fatto per te, o almeno non solo. Lo ha fatto per lui, per se stesso, per la sua felicità insieme a te, non spinto da te o dalla Manna che era in lui. Niente disegno, niente destino Aya. Solo amore, quello che ti fa smettere di respirare quando l'altra persona ti guarda negli occhi o ti parla, quello che ti fa fare cose assurde che vanno contro tutti i piani e tutte le regole. L'amore non è destino, l'amore è l'opposto del destino. È attimo eterno.”

Le loro mani, così simili, si toccarono. Aki-chan sembrava quasi vivo, concreto e per un istante Aya quasi credette che la scena straziante sulla barca di tre anni prima fosse solo un incubo, lo scherzo di un kami crudele e che sarebbe evaporato come la bruma al mattino.

Io non so quando potrai, quando riuscirai ad andare avanti, ne quando tornerai indietro. Perché Aya, ti assicuro che ci saranno giorni, anche se ti sembrerà che tutto sia tornato come prima o quasi, che qualcosa, un odore, un suono o una particolare sfumatura del cielo ti riporteranno a questo dolore, e ti sembrerà di avere perso quel barlume di serenità ritrovata. E poi rinizierai di nuovo a sentirti meglio.” Aki era implacabile nel suo esame, nella sua predizione, nella sua speranza.

Quando finirà fratellino? Quando? Toya mi manca così tanto!”

Non finirà Aya-chan, non finirà. Diverrà una parte di te, una parte bellissima di te, una parte che nel momento in cui ritroverai Toya ad aspettarti, e lo rivedrai stanne certa, sarà la migliore che lui potrà capire, che potrà amare. Se ti chiedi perché sono venuto,con questo dono, beh non è stato quello di spronarti, o quello di biasimarti. Sono qui perché sei la mia sorellina, perché è il nostro compleanno e anche per ricevere un regalo che tu neanche mi hai fatto!”

Aki-chan mise un finto broncio mette se la rideva, un pallido tentativo di alleggerire quell'atmosfera piena di opaca malinconia e di un senso di solitudine che traspariva da ogni fibra della ragazza che gli stava di fianco.

Aya non rispose subito, anche se aveva cambiato espressione.

Qualcosa si era svegliato in lei, sembrava la vecchia Aya mentre ne stava combinando una delle sue, con un'aria furbesca di chi nasconde un segreto.

Forse potrei avere anche io un regalo per te.”

Prese la mano del fratello e se la portò sotto il maglione, per poi posarla sulla sua pancia leggermente arrotondata.

Aki sbarrò gli occhi, con le farfalle bianche che nuotavano nelle sue iridi e le fossette che ricordava così bene.

Sarà un bambino Aki-chan, un bambino che ti somiglierà e che porterà il tuo nome. Toya mi ha dato Miku e io ti dò tuo nipote Aki. Sono sicura che suo padre capirebbe, e approverebbe.”

Tu non sai quanto mi hai reso felice sorellina. Una nuova generazione di Mikage che sfideranno il mondo. Insieme.”

Aya annuì e guardò il kimono, non più guardinga, ne quasi paralizzata dal suo splendore, ma grata che tante persone avessero pensato a lei, in quel giorno, e che continuassero a farlo per il resto dell'anno. Per il resto degli anni che l'avrebbero separata ancora da loro.

Ora indossalo e fallo vedere a tua figlia. Dille che è da parte di suo padre, di suo zio, delle sue ziette e dei suoi antenati celesti. Dille che lei è il nostro futuro e che non deve mai dimenticare che è la figlia di Aya Mikage, la persona più forte che abbia mai conosciuto.”

Ora era Aki-chan che piangeva mentre gli occhi della sorella erano asciutti, aperti su tutto ciò che era davanti a lei e pronti per affrontarlo. Compresa la consapevolezza che Aki stava per andarsene, che stava diventando sempre più trasparente, il residuo di un sogno bellissimo che non vorremmo mai interrompere ma la cui fine è necessaria per tornare alla realtà.

Per ritornare alla vita.


1Parte anteriore del kimono.

2Manica del kimono.

3Fodera interna del kimono.

4Parte posteriore del kimono.

5Veste di piume

  
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